LA
CROCE.
Confidite: ego vici
mundum!
(Ioh. c.
16.)
E chi ingannato non sariasi quando
All'inesperto giovane
intelletto
Tal si volgea drappello
venerando
Per alta fama ed
eloquente affetto,
Che virtù promettendo,
ed appellando
A sublimanti indagini
ogni petto,
Dicea: «Siam nati a
illuminar la terra,
A tutte ipocrisie
movendo guerra!»
Qual
età vide mai zelo cotanto
D'ardenti ingegni, or
concitati all'ira
Contro menzogna, or
concitati al pianto
Sulle stoltezze in che
il mortal delira?
Sì che spesso il lor dir
quel grido santo
Parea che il cielo a'
suoi profeti ispira,
Onde riscosse da letargo
indegno,
Movan le genti di
giustizia al regno!
Tonerà in quanti secoli fien dati;
Alla palestra degli
spirti umani,
Tonerà il giusto contro
i danni oprati
Da' fratelli perversi e
dagl'insani;
E quel tonar perenne i
cor bennati
Da ignobil opra tener
può lontani,
E più li infiamma od
infiammar dovria
A sacrifizi, a onore, a
cortesia.
Ma sciagura sui popoli e sui regi
Quando frammisti a
nobili pensieri
Potentissima scuola alza
dispregi
Sovra la fonte degli
eterni veri!
Sciagura sugli stessi
animi egregi
Che allor di luce esser
vorrian forieri!
Del vaneggiar d'illustre
scuola tersi
Arduo a loro medesmi è
rimanersi.
Ed in simile tempo io son vissuto!
Famosi audaci avean
deriso l'are,
E affascinata dallo
scherno astuto
Prendea quelli la turba
a idolatrare;
Bello parve ostentar
disdegno arguto
Verso chi preci a Cristo
osasse alzare,
E più d'un per viltà
vituperava
Quell'Evangel ch'ei pur
nel cor portava,
Io dentro al cor portava l'Evangelo,
Nè bestemmie contr'esso
unqua avventai;
Ma perchè s'irrideano e
preci e zelo,
Non curanza di Dio
spesso mostrai,
E agguagliato agli
immemori del cielo,
Plausi e piaceri e
vanità anelai;
E pur nell'alma ognor
udia una voce,
Che dicea: «Dove vai?
Riedi alla Croce!
«Riedi alla Croce! mi dicea; sì sforza
Calunnia indarno di
tenerla a vile:
La Croce sol gl'indegni
fochi ammorza,
La Croce sol fa l'uom
grande e gentile,
La Croce sol dà
all'intelletto forza
Di diventare all'Uomo
Iddio simìle;
Se ipocriti talor stanno
a' suoi piedi,
Non fuggirla perciò:
gemine, e riedi!
«La Croce altro non è ch'alta dottrina
Di generosi e giusti
sacrifici;
La forza d'affrontar
doglie e rovina
Per giovare a' tuoi cari
e a' tuoi nemici;
L'ardir congiunto ad
amistà divina;
La virtù che nel cielo
ha sue radici.
Chi per la Croce, ov'ei
non sia demente,
Meraviglia ed ossequio e
amor non sente?
«E se tu vedi ciò ch'ell'è, se l'ami,
Perchè di lei vilmente
arrossirai?
Perchè, se il travïato
empia la chiami,
All'impudente voce
arriderai?
Di lui spregia e
compiangi i ghigni infami,
Nè incodardir, sotto
agli obbrobrii mai:
Della Croce magnanimo
seguace,
Dimostra quanta in
abbracciarla hai pace.
«Dimostra che la Croce a chi davvero
Suoi pregi indaghi,
scema ogni amarezza;
Dimostra col tuo oprar,
non esser vero
Ch'ella guidi a torpore
ed a fiacchezza;
Dimostra che alto fa
l'uman pensiero,
Che a tutti i grandi e forti
atti lo avvezza;
Dimostra che se ride
all'ignorante,
Pur del nobil sapere è
sempre amante!
«Pari ad ogni miglior vantata scuola
La Croce insegna dignità
ed amore;
Ma in lei sol v'è
possanza di parola
Che inforzi, e persüada,
e appuri il cuore;
Unica le angosciate alme
consola,
Unica abbellir puote
anco il dolore:
Ogni scuola miglior
tituba e illude,
Dubbii ed error la Croce
sola esclude».
Tal mi sonava in cor voce gagliarda,
Or è gran tempo, e s'io
non l'obbedìa,
Del mio spirto esitanza
era infingarda,
E di rapidi, lieti anni
malìa;
La retta via scernendo,
io la bugiarda
Con secreti rimorsi
ognor seguìa:
Mesto or che tanto
resistessi al vero,
Miro la Croce - e in sue
promesse io spero!
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