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Silvio Pellico Poesie inedite IntraText CT - Lettura del testo |
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IL VOTO A MARIA.
Deinde dicit discipulo: «Ecce mater tua». (Ioh. 19. 27).
Serpeggiava il malefico elemento Cui dal Gange svolgea l'ira divina, E, recato per l'aer morte e spavento, Pur la dolce assalìa sponda Taurina: Dalla nostra città s'alzò un lamento Alla Vergin, cui terra e ciel s'inchina; E come gli avi già correano ad essa, Corremmo a lei colla fidanza istessa. Sciolto è il voto, innalzata è la Colonna, Che, or volge un anno, il cittadin fervore Imprometteva alla superna Donna, Deprecando l'orribile malore: Speranza in lei vieppiù di noi s'indonna, Dacchè prova ci diè somma d'amore: Venne l'indica lue, tremenda apparve, Ma al cenno di Maria sedossi e sparve.
Ah! questo monumento una incessante Sarà preghiera delle nostre schiatte! Ei rammenterà sempre al vïandante L'inclite grazie che a Taurin son fatte. Ve' l'immagin di Lei col Figlio amante, Ch'orgoglio umano ed uman'ira abbatte! Deh! nessun passi mai per questa via Che il cor non alzi ver Gesù e Maria!
O Regina del Ciel, non è sgombrata La fera lue da tutti i nostri lidi! Piange al flagel Dertona sconsolata, E d'altre sponde a te s'elevan gridi: Pietà di loro! e sia Taurin salvata! Chiedi al Signor che a lui viviam più fidi; Digli che il vuoi; le menti in noi migliora, E il figlio tuo benediranne allora! Deh, ci ottieni ogni don, ma più virtute Di fraterna concordia e d'intelletto! Qui l'alme vili sien di gloria mute, Qui del bello e del ver splenda l'affetto! Qui insidie di stranier non sien tessute, Qui sia armonia di Prence e di soggetto! Qui in pace o in guerra, in giubilo od in pianto Stiane Maria sospitatrice accanto!
Tu, dopo il Dio che s'umano in tuo seno, Sei l'Ente più benefico del mondo; La nobil Eva in cui non fu veleno; La vincitrice dello spirto immondo; L'umano cor che al divin Rege appieno Gradì, perchè in amar fu il più profondo: Tu sei la donna in sua perfetta altezza; Degli Angioli e di Dio sei l'allegrezza!
Invan sonò in più secoli, ed invano Sonerà ancor di cieche menti il riso, Che il bel culto a Maria chiamano insano: Noi la Donna onoriam del Paradiso; Noi giubiliam che il Reggitor sovrano Volgane, in braccio a lei, clemente viso; Noi sentiamo l'incanto celestiale D'aver madre una madre al Dio immortale! Quindi risponderemo all'infelice Che corruccioso ti sogguarda e ghigna: «Degli avi nostri fu consolatrice, E nostr'umile pianto udì benigna! Divine cose il nome suo ne dice; Per esso in noi più cavitarie alligna! Non sappiamo amar Dio fuorchè con Quella, Che per noi l'ha nodrito a sua mammella!»
Che sono i monumenti? Iddio non chiede Statue e colonne, ma infiammati cuori. È ver, ma i sacri segni alzan la fede; Gridan d'età in etade: «Il Ciel s'onori!» Nobilitan le vie dov'hanno sede; Collegano i nepoti a' lor maggiori; Son degl'ingegni sconfortati al guardo, Qual movente a bell'opre, alto stendardo.
Or questo novo segno al vicin tempio Appellerà ogni giorno i passeggieri: Quivi la maestà, quivi l'esempio Degl'incessanti aneliti sinceri, Ad ossequio talor costringon l'empio, L'invaghiscon talor de' pii misteri; E s'egli te, Madre d'afflitti, implora, Il miri, il tocchi, - ed è tuo figlio ancora!
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