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Silvio Pellico Poesie inedite IntraText CT - Lettura del testo |
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UN FILOSOFO.
Lex lux. (Prov. 6. 23).
Dopo indefessi studii, Sopra vantate carte Giustin vedea non fulgere Fuorchè bugiarda un'arte Con cui l'audacia illudere Del fervido mortal, E il ver col falso mescere, E la virtù col mal.
A nobil ira il mossero Il vil, cinico riso, L'epicurea mollizie, Il duro stoico viso; In tutte scuole un'invida Di laudi fame e d'or; Sul labbro la giustizia, L'iniquità nel cor.
E si squarciò dagli omeri Nel suo corruccio il manto; Gettò i volumi turgidi, Scevri per lui d'incanto, E con profondo-gemito Disse: - «Non v'è quaggiù Luce che guidi i miseri A verità e virtù!».- -
«Evvi!» gli grida un provvido Vecchio che i lagni udìa. Giustin lo mira attonito, Poi dice: «No! follìa!» - «Follìe ti svolser. gli uomini (L'altro risponde allor); Leggi quest'alte pagine!» - «Chi le dettò?» - «Il Signor!»
Tra speranzoso e incredulo Giustin quel libro afferra: Le carte eran profetiche Che a tutti error fan guerra, Che svelan ne' primordii D'umanità il fallir, Poi l'empio Giuda e il Gòlgota, E d'un Iddio il patir.
Gli sconosciuti oracoli Il dubitante aperse, E d'Isaia nel cantico Lo spirito sommerse. Legge: - Ascoltate, o popoli, D'ira divina il suon: Io Re del Ciel, di vittime Infastidito io son.
Incensi ed inni perfidi Il mio intelletto abborre: Premio di voti ipocriti Non mai sperate côrre; Sangue le mani grondano, E voi le alzate a me? Tergetele, o miei fulmini Diran che Dio ancor è!
Pur se le destre s'ergono Sincere a me tuttora, Se rei pensier non serbano Più in vostro cor dimora, Se torna altrui benefico De' figli miei l'oprar, Credete voi ch'io sappia Miei figli sterminar?
Oh! se a pupilli e vedove Esser vi veggio scampo, Venite a me: le folgori Non seguiranno il lampo: E fosser come porpora Sanguigne l'alme pur, Al par di neve candide Le rivedrà il futur!
Quelle or minaci or tenere Parole d'un Iddio Scosser Giustino, ed avido Le carte allor seguìo; E giorno e notte al mistico Libro lungh'ore ei diè: Novi conobbe gaudii; Amò, sperò, credè.
A mastri e condiscepoli De' suoi passati errori, Move, ed in pria l'accolgono Con risi e con furori: Stupiscon poi del placido Suo forte ragionar; Miransi, e forse pensano: «Filosofo ancor par».
Ed ei coll'invincibile Possa del dir verace Eccita santi aneliti Di carità e di pace: Più d'un mortal da glorie Superbe visto fu Trar con Giustino all'umile Scïenza di Gesù.
Invano, invan rammentano Vigliacchi amici al forte, Che della Croce ai nunzii Leggi minaccian morte: Invano a lui, se i vizii S'ostina a maledir, Tremanti vaticinano Scherno, prigion, martir.
- «Oh mal pietosi e timidi! Risponde al caro stuolo, Sappiate che un orribile Martirio esecro solo, Quel che patii nel misero Mio giovanile error, Quando tra fedi varie Mi vacillava il cor.
«Al vero nata l'anima Nel dubitar si snerva; Quindi a sospetti ignobili Fatta ogni dì più serva, Discrede l'amicizia, Discrede ogni virtù; Nessun eccelso palpito Suoi giorni abbella più.
«Ma, dacchè i vili dubbii Cacciai dall'intelletto, E potei diva accogliere Filosofia nel petto, Dacchè imparai qual abbia La vita alto valor, E affratellato agli uomini Conobbi il Redentor;
«Io da quel dì mi pascolo Di forza e di speranza, E questa è gioia intrinseca Che tutte gioie avanza: Il vivere emmi grazia, Grazia mi fia il morir; Uom mi potrebbe estinguere. Ei non può Dio rapir!»
Il predicar fulmineo, I trionfanti scritti Prima fur detti insania, Poi detti fur delitti; Ed ecco il pio filosofo In ceppi rei giacer: Eccol d'iniquo giudice Gl'insulti sostener.
- «Che ti giovar gli stolidi Del Nazareo costumi? Se brami scampo, ossequio Presta ad Augusto e a' numi: Mira per quei che agl'idoli Incenso negan dar, Mira i parati eculei, Mira i flagei d'acciar».
Non si smentì nell'ansia Della terribil ora; Mostrò come un Apostolo Opri, patisca e mora: Al giudice, a' carnefici Perdono oppose e amor, Ed il sublime esempio Nobilitò altri cor.
Venner con lui dal carcere Ai barbari supplici Intemerata vergine E cinque eletti amici: La giovin fra gli strazii Un gemito mandò; Giustin mirolla, e impavida Gli strazii sopportò4.
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4 Con S. Giustino furono martirizzati cinque suoi amici ed una fanciulla per nome Caritana. |
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