Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Silvio Pellico
Poesie inedite

IntraText CT - Lettura del testo

  • VOLUME PRIMO.
    • UN FILOSOFO.   Lex lux. (Prov. 6. 23).
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

UN FILOSOFO.

 

Lex lux.

(Prov. 6. 23).

 

Dopo indefessi studii,

Sopra vantate carte

Giustin vedea non fulgere

Fuorchè bugiarda un'arte

Con cui l'audacia illudere

Del fervido mortal,

E il ver col falso mescere,

E la virtù col mal.

 

A nobil ira il mossero

Il vil, cinico riso,

L'epicurea mollizie,

Il duro stoico viso;

In tutte scuole un'invida

Di laudi fame e d'or;

Sul labbro la giustizia,

L'iniquità nel cor.

 

E si squarciò dagli omeri

Nel suo corruccio il manto;

Gettò i volumi turgidi,

Scevri per lui d'incanto,

E con profondo-gemito

Disse: - «Non v'è quaggiù

Luce che guidi i miseri

A verità e virtù!».- -

 

«Evvi!» gli grida un provvido

Vecchio che i lagni udìa.

Giustin lo mira attonito,

Poi dice: «No! follìa!» -

«Follìe ti svolser. gli uomini

(L'altro risponde allor);

Leggi quest'alte pagine!» -

«Chi le dettò?» - «Il Signor!»

 

Tra speranzoso e incredulo

Giustin quel libro afferra:

Le carte eran profetiche

Che a tutti error fan guerra,

Che svelan ne' primordii

D'umanità il fallir,

Poi l'empio Giuda e il Gòlgota,

E d'un Iddio il patir.

 

Gli sconosciuti oracoli

Il dubitante aperse,

E d'Isaia nel cantico

Lo spirito sommerse.

Legge: - Ascoltate, o popoli,

D'ira divina il suon:

Io Re del Ciel, di vittime

Infastidito io son.

 

Incensi ed inni perfidi

Il mio intelletto abborre:

Premio di voti ipocriti

Non mai sperate côrre;

Sangue le mani grondano,

E voi le alzate a me?

Tergetele, o miei fulmini

Diran che Dio ancor è!

 

Pur se le destre s'ergono

Sincere a me tuttora,

Se rei pensier non serbano

Più in vostro cor dimora,

Se torna altrui benefico

De' figli miei l'oprar,

Credete voi ch'io sappia

Miei figli sterminar?

 

Oh! se a pupilli e vedove

Esser vi veggio scampo,

Venite a me: le folgori

Non seguiranno il lampo:

E fosser come porpora

Sanguigne l'alme pur,

Al par di neve candide

Le rivedrà il futur!

 

Quelle or minaci or tenere

Parole d'un Iddio

Scosser Giustino, ed avido

Le carte allor seguìo;

E giorno e notte al mistico

Libro lungh'ore ei diè:

Novi conobbe gaudii;

Amò, sperò, credè.

 

A mastri e condiscepoli

De' suoi passati errori,

Move, ed in pria l'accolgono

Con risi e con furori:

Stupiscon poi del placido

Suo forte ragionar;

Miransi, e forse pensano:

«Filosofo ancor par».

 

Ed ei coll'invincibile

Possa del dir verace

Eccita santi aneliti

Di carità e di pace:

Più d'un mortal da glorie

Superbe visto fu

Trar con Giustino all'umile

Scïenza di Gesù.

 

Invano, invan rammentano

Vigliacchi amici al forte,

Che della Croce ai nunzii

Leggi minaccian morte:

Invano a lui, se i vizii

S'ostina a maledir,

Tremanti vaticinano

Scherno, prigion, martir.

 

- «Oh mal pietosi e timidi!

Risponde al caro stuolo,

Sappiate che un orribile

Martirio esecro solo,

Quel che patii nel misero

Mio giovanile error,

Quando tra fedi varie

Mi vacillava il cor.

 

«Al vero nata l'anima

Nel dubitar si snerva;

Quindi a sospetti ignobili

Fatta ogni dì più serva,

Discrede l'amicizia,

Discrede ogni virtù;

Nessun eccelso palpito

Suoi giorni abbella più.

 

«Ma, dacchè i vili dubbii

Cacciai dall'intelletto,

E potei diva accogliere

Filosofia nel petto,

Dacchè imparai qual abbia

La vita alto valor,

E affratellato agli uomini

Conobbi il Redentor;

 

«Io da quel dì mi pascolo

Di forza e di speranza,

E questa è gioia intrinseca

Che tutte gioie avanza:

Il vivere emmi grazia,

Grazia mi fia il morir;

Uom mi potrebbe estinguere.

Ei non può Dio rapir!»

 

Il predicar fulmineo,

I trionfanti scritti

Prima fur detti insania,

Poi detti fur delitti;

Ed ecco il pio filosofo

In ceppi rei giacer:

Eccol d'iniquo giudice

Gl'insulti sostener.

 

- «Che ti giovar gli stolidi

Del Nazareo costumi?

Se brami scampo, ossequio

Presta ad Augusto e a' numi:

Mira per quei che agl'idoli

Incenso negan dar,

Mira i parati eculei,

Mira i flagei d'acciar».

 

Non si smentì nell'ansia

Della terribil ora;

Mostrò come un Apostolo

Opri, patisca e mora:

Al giudice, a' carnefici

Perdono oppose e amor,

Ed il sublime esempio

Nobilitò altri cor.

 

Venner con lui dal carcere

Ai barbari supplici

Intemerata vergine

E cinque eletti amici:

La giovin fra gli strazii

Un gemito mandò;

Giustin mirolla, e impavida

Gli strazii sopportò4.

 

 

 




4 Con S. Giustino furono martirizzati cinque suoi amici ed una fanciulla per nome Caritana.






Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License