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Silvio Pellico
Poesie scelte

IntraText CT - Lettura del testo

  • FRANCESCA DA RIMINI   TRAGEDIA.
    • ATTO PRIMO.
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ATTO PRIMO.

 

 

 

SCENA PRIMA.

 

Esce LANCIOTTO dalle sue stanze per andare all'incontro di GUIDO, il quale giunge. Si abbracciano affettuosamente.

 

 

GUIDO.

Vedermi dunque ella chiedea? Ravenna

Tosto lasciai; men della figlia caro

Sariami il trono della terra.

LANCIOTTO.

Oh Guido!

Come diverso tu rivedi questo

Palagio mio dal che sposo io fui!

Di Rimini le vie più non son liete

Di canti e danze; più non odi alcuno

Che di me dica: Non v'ha rege al mondo

Felice al pari di Lanciotto. Invidia

Avean di me tutti d'Italia i prenci:

Or degno son di lor pietà. Francesca

Soavemente commoveva a un tempo

Colla bellezza i cuori, e con quel tenue

Vel di malinconia che più celeste

Fea il suo sembiante. L'apponeva ognuno

All'abbandono delle patrie case

E al pudor di santissima fanciulla,

Che ad imene ed al trono ed agli applausi

Ritrosa ha l'alma. - Il tempo ir diradando

Parve alfin quel dolor. Meno dimessi

Gli occhi Francesca al suo sposo volgea;

Più non cercava ognor d'esser solinga;

Pietosa cura in lei nascea d'udire

Degl'infelici le querele, e spesso

Me le recava; e mi diceva.... Io t'amo.

Perchè sei giusto e con clemenza regni.

GUIDO.

Mi sforzi al pianto. - Pargoletta, ell'era

Tutta sorriso, tutta gioja, ai fiori

Parea in mezzo volar nel più felice

Sentiero della vita; il suo vivace

Sguardo in chi la mirava, infondea tutto

Il gajo spirto de' suoi giovani anni.

Chi presagir potealo? Ecco ad un tratto

Di tanta gioja estinto il raggio, estinto

Al primo assalto del dolor! La guerra,

Ahimè, un fratel teneramente amato

Rapiale!... Oh infausta rimembranza!.. Il cielo

Con preghiere continue ella stancava

Pel guerreggiante suo caro fratello...

LANCIOTTO.

Inconsolabil del fratel perduto

Vive, e n'abborre l'uccisor; quell'alma

pia, sì dolce, mortalmente abborre!

Invan le dico: I nostri padri guerra

Moveansi; Paolo, il fratel mio, t'uccise

Un fratello, ma in guerra; assai dorragli

L'averlo ucciso; egli ha leggiadri, umani,

Di generoso cavaliero i sensi.

Di Paolo il nome la conturba. Io gemo

Però che sento del fratel lontano

Tenero amore. Avviso ebbi ch'ei riede

In patria, il core men balzò di gioja;

Alla mia sposa supplicando il dissi,

Onde benigna l'accogliesse. Un grido

A tal annunzio mise. Egli ritorna!

Sclamò tremando, e semiviva cadde.

Dirtelo deggio? Ahi l'ho creduta estinta,

E furente giurai che la sua morte

Io vendicato avrei... nel fratel mio.

GUIDO.

Lasso! e potevi?...

LANCIOTTO.

Il ciel disperda l'empio

Giuramento! L'udì ripeter ella,

Ed orror n'ebbe, e a me le man stendendo:

Giura, sclamò, giura d'amarlo: ei solo,

Quand'io più non sarò, pietoso amico

Ti rimarrà... Ch'io l'ami impone, e l'odia,

La disumana! E andar chiede a Ravenna

Nel suo natio palagio, onde gli sguardi

Non sostener dell'uccisor del suo

Germano.

GUIDO.

Appena ebbi il tuo scritto, inferma

Temei foss'ella. Ah, quanto io l'ami, il sai!

Che troppo io viva... tu mi intendi... io sempre

Tremo.

LANCIOTTO.

Oh, non dirlo!.. Io pur, quando sopita

La guardo... e chiuse le palpebre e il bianco

Volto segno non dan quasi di vita,

Con orrenda ansietà pongo il mio labbro

Sovra il suo labbro per sentir se spiri:

E del tremor tuo tremo. - In feste e giochi

Tenerla volli, e sen tediò: di gemme

Dovizïosa e d'oro e di possanza

Farla, e fu grata ma non lieta. Al cielo

Devota è assai: novelle are costrussi.

Cento vergini e cento alzano ognora

Preci per lei, che le protegge ed ama.

Ella s'avvede ch'ogni studio adopro

Onde piacerle, e me lo dice, e piange.

Talor mi sorge un reo pensier... Avessi

Qualche rivale? O ciel! ma se da tutta

La sua persona le traluce il core

Candidissimo e puro!... Eccola.

 

 

 

SCENA II.

 

FRANCESCA e Detti.

 

GUIDO.

Figlia,

Abbracciami. Son io...

FRANCESCA.

Padre... ah, la destra

ch'io ti copra di baci!

GUIDO.

Al seno mio,

Qui... qui confondi i tuoi palpiti a' miei

Vieni, prence. Ambidue siete miei figli:

Ambidue qui... Vi benedica il cielo!

Così vi strinsi ambi quel che sposi

Vi nomaste.

FRANCESCA.

Ah, quel !... fosti felice,

O padre.

LANCIOTTO.

E che? forse dir vuoi che il padre

Felice, e te misera festi?

FRANCESCA.

Io vero

Presagio avea, che male avrei lo sposo

Mio rimertato con perenne pianto,

E te lo dissi, o genitor: chiamata

Alle nozze io non era. Il vel ti chiesi;

Tu mi dicesti che felice il mio

Imen sol ti farebbe... io t'obbedii.

GUIDO.

Ingrata, il vel chieder potevi a un padre

A cui viva restavi unica prole?

Negar potevi a un genitor canuto

D'avere un sulle ginocchia un figlio

Della sua figlia?

FRANCESCA.

Non per me mi pento.

Iddio m'ha posto un incredibil peso

D'angoscia sovra il core, e a sopportarlo

Rassegnata son io. Gli anni miei tutti

Di lagrime incessanti abbeverato

Avrei del pari in solitaria cella

Come nel mondo. Ma di me dolente

Niuno avrei fatto!... liberi dal seno

Sariano usciti i miei gemiti a Dio,

Onde guardasse con pietà la sua

Creatura infelice, e la togliesse

Da questa valle di dolor!... Non posso

bramar pure di morir: te affliggo,

O generoso sposo mio, vivendo:

T'affliggerei più, s'io morissi.

LANCIOTTO.

O pia

E in un crudele! Affliggimi, cospargi

Di velen tutte l'ore mie, ma vivi.

FRANCESCA.

Troppo tu m'ami. E temo ognor che in odio

Cangiar tu debba l'amor tuo... punirmi...

Di colpa ch'io non ho... d'involontaria

Colpa almeno....

LANCIOTTO.

Qual colpa?

FRANCESCA.

Io... debolmente

Amor t'esprimo...

LANCIOTTO.

E il senti? Ah, dirti cosa

Mai non volea ch'ora dal cor mi fugge!

Vorresti, e amarmi, oh ciel! nol puoi...

FRANCESCA.

Che pensi?

LANCIOTTO.

Rea non ti tengo... involontarii sono

Spesso gli affetti...

FRANCESCA.

Che?

LANCIOTTO.

Perdona. Rea

Io non ti tengo, tel ridico, o donna:

Ma il tuo dolor... sarebbe mai... di forte

Alma in conflitto con biasmato... amore?

FRANCESCA.

(Gettandosi nelle braccia di Guido.)

Ah, padre, salva la mia fama. Digli,

E giuramento abbine tu, che giorni

Incolpabili io trassi al fianco tuo,

E che al suo fianco io non credea che un'ombra

Pur di sospetto mai data gli avessi.

LANCIOTTO.

Perdona: amore è di sospetti fabbro. -

Io fra me spesso ben dicea: Se pure,

Fanciulla ancor, d'immacolato amore

Si fosse accesa, e or tacita serbasse

Il sovvenir d'un mio rival, cui certo

Ella antepone il suo dover, qual dritto

Di esacerbar la cruda piaga avrei,

Indagando l'arcano? Eterno giaccia

Nel suo innocente cor, s'ella ha un arcano!

Ma dirlo deggio? Il dubbio mio s'accrebbe

Un che al fratel tuo lodi tessendo,

Io m'accingeva a consolarti. Invasa

Da trasporto invincibile, sclamasti:

Dove, o segreto amico mio del cuore,

Dove n'andasti? Perchè mai non torni,

Sì che pria di morire io ti riveggia?

FRANCESCA.

Io dissi?

LANCIOTTO.

a fratel volti que' detti

Parean.

FRANCESCA.

Fin nel delirio, agl'infelici

Scrutar vuolsi il pensier? Sono infelici,

basta: infami anch'esser denno. Ognuno

Contro l'afflitto spirto lor congiura;

Ognun... pietà di lor fingendo... gli odia;

Non pietà no, la tomba chieggon... Quando

Più sopportarmi non potrai, la tomba

Aprimi sì; discenderovvi io lieta:

Lieta pur ch'io... da ogn'uom fugga!

GUIDO.

Vaneggi?

Figlia...

LANCIOTTO.

Quai su di me vibri tremendi

Sguardi! Che li fec'io?

FRANCESCA.

Di mie sciagure

La cagion non sei tu?... Perchè strapparmi

Dal suol che le materne ossa racchiude?

calmato avria il tempo il dolor mio;

Qui tutto il desta, e lo rinnova ognora...

Passo non fo ch'io non rimembri... - Oh insana!

Fuor di me son. Non creder, no...

LANCIOTTO.

A Ravenna,

Francesca, sì, col genitor n'andrai.

GUIDO.

Prence, t'arresta.

LANCIOTTO.

Oh, a'dritti miei rinunzio.

Dalla tua patria non verrò a ritorti:

Chi orror t'ispira, ed è tuo sposo, e t'ama

Pur tanto, più non rivedrai... se forse

Pentita un giorno e a pietà mossa, al tuo

Misero sposo non ritorni... E forse,

Dall'angosce cangiato, ah, ravvisarmi

Più non saprai! Ben io, ben io nel core

La tua presenza sentirò: al tuo seno

Volerò perdonandoti.

FRANCESCA.

Lanciotto,

Tu piangi?

GUIDO.

Ah figlia!

FRANCESCA.

Padre mio! Vedesti

Figlia più rea, più ingrata moglie? iniqui

Detti mi sfuggon nel dolor, ma il labbro

Sol li pronuncia.

GUIDO.

Ah, di tuo padre i giorni

Non accorciar, del marito vane

Far le virtù per cui degna e adorata

Consorte il ciel gli concedea! Più lieve

Sarà la terra sovra il mio sepolcro,

Se un , toccando, giurerai che lieto

Di prole festi e del tuo amor lo sposo.

FRANCESCA.

Io accorcerei del padre mio la vita?

No. Figlia e moglie esser vogl'io: men doni

Lo forza il ciel. Meco il pregate!

GUIDO.

Rendi

A mia figlia la pace!

LANCIOTTO.

... Alla mia sposa!

 

 

 

SCENA III.

 

un Paggio e Detti.

 

PAGGIO.

L'ingresso chiede un cavalier.

FRANCESCA.

(A Guido.) Tu d'uopo

Hai di riposo: alle tue stanze, o padre,

Vieni. (Parte con Guido.)

 

 

 

SCENA IV.

 

LANCIOTTO e Il Paggio.

 

LANCIOTTO.

Il suo nome?

PAGGIO.

Il nome suo tacea:

Supporlo io posso. Entrò negli atrii, e forte

Commozïone l'agitò: con gioja

Guardava l'armi de' tuoi avi appese

Alle pareti: di tuo padre l'asta

E lo scudo conobbe.

LANCIOTTO.

Oh Paolo! Oh mio

Fratello!

PAGGIO.

Ecco a te viene.

 

 

 

SCENA V.

 

PAOLO e LANCIOTTO si corrono incontro e restano lungamente abbracciati

 

LANCIOTTO.

Ah, tu sei desso,

Fratel!

PAOLO.

Lanciotto! mio fratello! - Oh sfogo

Di dolcissime lacrime!

LANCIOTTO.

L'amico,

L'unico amico de' miei teneri anni

Da te diviso, oh, come a lungo io stetti.

PAOLO.

Qui t'abbracciai l'ultima volta... Teco

Un altr'uomo io abbracciava: ei pur piangea...

Più rivederlo io non doveva?

LANCIOTTO.

Oh padre!

PAOLO.

Tu gli chiudesti i moribondi lumi.

Nulla ti disse del suo Paolo?

LANCIOTTO.

Il suo

Figliuol lontano egli moria chiamando.

PAOLO.

Me benedisse? - Egli dal ciel ci guarda,

Ci vede uniti e ne gioisce. Uniti

Sempre saremo d'ora innanzi. Stanco

Son d'ogni vana ombra di gloria. Ho sparso

Di Bizanzio pel trono il sangue mio,

Debellando città ch'io non odiava,

E fama ebbi di grande, e d'onor colmo

Fui dal clemente imperador: dispetto

In me facean gli universali applausi.

Per chi di stragi si macchiò il mio brando?

Per lo straniero. E non ho patria forse

Cui sacro sia de' cittadini il sangue?

Per te, per te, che cittadini hai prodi,

Italia mia, combatterò; se oltraggio

Ti moverà la invidia. E il più gentile

Terren non sei di quanti scalda il sole?

D'ogni bell'arte non sei madre, o Italia?

Polve d'eroi non è la polve tua?

Agli avi miei tu valor desti e seggio,

E tutto quanto ho di più caro alberghi!

LANCIOTTO.

Vederti, udirti, e non amarti... umana

Cosa non è. - Sien grazie al cielo, odiarti

Ella, no, non potrà.

PAOLO.

Chi?

LANCIOTTO.

Tu non sai:

Manca alla mia felicità qui un altro

Tenero pegno.

PAOLO.

Ami tu forse?

LANCIOTTO.

Oh se amo!

La più angelica donna amo... e la donna

Più sventurata.

PAOLO.

Io pur amo; a vicenda

Le nostre pene confidiamci.

LANCIOTTO.

Il padre

Pria di morire un imeneo m'impose,

Onde stabile a noi pace venisse.

Il comando eseguii.

PAOLO.

Sposa t'è dunque

La donna tua? lieto sei? Chi è dessa?

Non t'ama?

LANCIOTTO.

Ingiusto accusator, non posso

Dir che non m'ami. Ella così te amasse!

Ma tu un fratello le uccidesti in guerra,

Orror le fai, vederti niega.

PAOLO.

Parla,

Chi è dessa? chi?

LANCIOTTO.

Tu la vedesti allora

Che alla corte di Guido...

PAOLO.

Essa...

(Reprimendo la sua orribile agitazione.)

LANCIOTTO.

La figlia

Di Guido.

PAOLO.

E t'ama! Ed è tua sposa? - È vero;

Un fratello... le uccisi...

LANCIOTTO.

Ed incessante

Duolo ne serba. Poichè udì che in patria

Tu ritornavi, desolata abborre

Questo tetto.

PAOLO.

(Reprimendosi sempre.)

Vedermi, anco vedermi

Niega? - Felice io mi credeva accanto

Al mio fratel. - Ripartirò... in eterno

Vivrò lontano dal mio patrio tetto.

LANCIOTTO.

Fausto ad ambi ugualmente il patrio tetto

Sarà. Non fia che tu mi lasci.

PAOLO.

In pace

Vivi; a una sposa l'uom tutto pospone.

Amala... - Ah, prendi questo brando, il tuo

Mi dona! rimembranza abbilo eterna

Del tuo Paolo.

(Eseguisce con dolce violenza questo

cambio.)

LANCIOTTO.

Fratel...

PAOLO.

Se un giorno mai

Ci rivedrem, s'io pur vivrò... più freddo

Batterà allora il nostro cuor... il tempo

Che tutto estingue, estinto avrà... in Francesca

L'odio... e fratel mi chiamerà.

LANCIOTTO.

Tu piangi.

PAOLO.

Io pure amai! Fanciulla unica al mondo

Era quella al mio sguardo.... ah, non m'odiava,

No; non m'odiava.

LANCIOTTO.

E la perdesti?

PAOLO.

Il cielo

Me l'ha rapita!

LANCIOTTO.

D'un fratel l'amore

Ti sia conforto. Alla tua vista, a' modi

Tuoi generosi placherassi il core

Di Francesca medesma... Or vieni...

PAOLO.

Dove?...

A lei dinanzi... non fia mai ch'io venga!

 

FINE DELL'ATTO PRIMO.


 

 

 




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