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Silvio Pellico
Poesie scelte

IntraText CT - Lettura del testo

  • FRANCESCA DA RIMINI   TRAGEDIA.
    • ATTO QUARTO.
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ATTO QUARTO.

 

 

 

SCENA PRIMA.

 

LANCIOTTO e PAGGIO.

 

LANCIOTTO.

Che? Guido affretta il suo partir? Vederla

Voglio, veder voglio Francesca. Innanzi

Anche colui mi venga... Paolo.

PAGGIO.

Il tuo

Fratello?

LANCIOTTO.

Il mio... fratello.

 

 

 

SCENA II.

 

LANCIOTTO.

 

 

Il mio fratello!

Fratello m'è: più orribile è il delitto. -

Essa l'odiava! ah menzognera! Io pure

A quell'odio credei. La lontananza

Di lui, cagione di sue lagrime era.

A rieder forse in Rimini Francesca

Secretamente l'invitò. - Ti frena,

O pensier mio; feroce mi consigli

La mandi porre ahi! su quest'elsa...io tremo!

 

 

 

SCENA III.

 

GUIDO E LANCIOTTO.

 

LANCIOTTO.

Fuggirmi forse è di tua figlia intento?

Senza ch'io'l sappia spera ella fuggirmi!

E tu a sue brame...

GUIDO.

È necessario!

LANCIOTTO.

Ah, rea

Dunque è tua figlia!

GUIDO.

No: tremendo fato

Noi tutti danna a interminabil pianto!

LANCIOTTO.

Rea non la chiami, e d'esecrando foco

Arde?

GUIDO.

Ma forte duol ne sente, e implora

Di fuggir da colui. - Ripigliò appena

I sensi, e pieno io di vergogna e d'ira

Dagli occhi tuoi la trassi: ed obbliando

Quasi d'esserle padre, a' piè d'un santo

Simulacro prostratala, snudai

Sul suo capo l'acciaro, ahi, minacciando

Di trucidarla e in un di maledirla,

Se il ver taceva. Fra singhiozzi orrendi

Favellò l'infelice.

LANCIOTTO.

E che ti disse?

GUIDO.

M'affoga il pianto. Ella è mia figlia... - Porse

La sua gola all'acciaro, e lagrimosi

Figgeva gli occhi negli asciutti miei. -

Sei tu colpevol? (le gridai) rispondi,

Sei tu colpevol?... pronunciar parola

Non poteva ella dall'angoscia... A forza

Mi si commosse il cor. Per non vederla

Torsi gli sguardi, e mi sentii le piante

Abbracciare, e lei, prono a terra il volto,

Sclamar con voce moribonda: Padre,

Sono innocente. - Giuralo. - Tel giuro!...

Ed io in silenzio m'asciugava il ciglio. -

Sono innocente, replicò tre volte...

Gettai l'acciar, l'alzai: la strinsi al seno...

Padre infelice e offeso son, ma padre.

LANCIOTTO.

Oh rabbia! L'ama ed innocenza vanta?

Lunge dagli occhi miei, più allegro amore

Con Paolo spera; ah, sen lusinga in vano!

Di seguirla a Ravenna ei le promette...

Oh traditor!.. Siete in mie mani ancora.

GUIDO.

Queste canute mie chiome rispetta.

Salvarla io deggio... tu, più non vederla. (Parte.)

 

 

 

SCENA IV.

 

LANCIOTTO e PAOLO.

 

LANCIOTTO.

Sciagurato, t'avanza.

PAOLO.

Uso non sono

Ad ascoltaracerbi modi: in altri

Rintuzzarli saprei. Ma in te del padre

L'autorità con sofferenza onoro. -

Parli a fratello o a suddito?

LANCIOTTO.

...A fratello. -

Rispondi, Paolo. Se tua sposa fosse

Colei; se alcuno a te il suo cor rapisse,

E se quei fosse il tuo più dolce amico...

Un uom che, mentre ti tradia, stringevi

Come più che fratello al seno tuo...

Che faresti di lui? - Pensavi.

PAOLO.

Io sento

Quanto ti costa l'esser mite.

LANCIOTTO.

Il senti?

Fratello, il senti quanto costa? - Il nostro

Padre nomasti. Ei mite era co' figli,

Anche se rei credevali.

PAOLO.

Tu solo

Succedergli mertavi. E che mai dirti?

Oh, come atterri la baldanza mia!

Anch'io talor magnanimo mi credo:

Al par di te nol son.

LANCIOTTO.

Di': se tua sposa

Fosse?

PAOLO.

Francesca? Ah, d'un rival pur l'ombra

Non soffrirei.

LANCIOTTO.

Se un tuo fratello amarla

Osasse?

PAOLO.

Più non mi saria fratello.

Guai a colui! Lo sbranerei col mio

Pugnal, chiunque il traditor si fosse.

LANCIOTTO.

Me pure assal questo desio feroce,

E trattengo la man che al brando corre:

Credilo, a stento la trattengo. Ed osi

Del tuo delitto convenir? Sedurre

La sposa altrui, del tuo fratel la sposa!

PAOLO.

Meno crudel saresti, or se col brando

Tu mi svenassi. Un vil non son. Sedurre

Io quel purissimo angiolo del cielo?

Non fora mai. Chi di Francesca è amante

Un vil non è: lo foss'ei stato pria,

Più nol sarebbe amandola: sublime

Fassi ogni cor, dacchè v'è impressa quella

Sublime donna. Io perchè l'amo, ambisco

D'esser uman, religioso e prode:

E perch'io l'amo, assai più forse il sono

Ch'esser non usan guerrier prenci.

LANCIOTTO.

E inverecondo più d'ogn'uom tu sei.

Vantarmi ardisci l'amor tuo?

PAOLO.

Se iniquo

Fosse il mio amor, tacer saprei, ma puro

È quanto immenso l'amor mio. Morire

Mille volte saprei pria che macchiarlo. -

Nondimen... veggio di partir la forte

Necessità. - Per la tua donna al tuo

Fratel rinuncia... ed in eterno!

LANCIOTTO.

Iniquo

Non è il tuo amore? E misero in eterno

Tu non mi rendi?... Obblierò ch'io m'ebbi

Un fratel caro: ma potrò dal core

Di Francesca strapparlo? E il cor di lei

Non porterai teco dovunque? Odiato

Vivrò al suo fianco. Nol dirà, pietosa,

Non mel dirà, ma ben il sento; ah, m'odia,

E tu, fellone, la cagion ne sei.

PAOLO.

L'amo, il confesso...Ma Francesca, oh cielo

Di lei non sospettar.

LANCIOTTO.

Anco ingannarmi

Vorresti? Il pensier tuo scerno. Tu temi

Che un giorno in lei mi vendichi, in Francesca,

Nella tua amante: e or più desio men prendi

Che? d'immolarvi non ho dritto? io regno:

Tradito sposo ed oltraggiato prence

Son io. Di me narri che vuoi la fama:

Di voi dirà: perfidi fur.

PAOLO.

La fama

Dirà: Qual colpa avea, se giovinetto

Paolo a Ravenna fu mandato, ed arse

Pel più leggiadro de' terrestri spirti? -

E tu quai dritti hai su di lei? Veduto

Mai non t'avea: sol per ragion di stato

La bramasti in isposa. Umani affetti

Non diè natura anco de' prenci ai figli?

Perchè il suo cor non indagasti pria

Di farla tua?

LANCIOTTO.

Che ardisci? aggiungi insulto

A insulto ancor? No, più non reggo. (Mette mano alla spada.)

 

 

 

SCENA V.

 

GUIDO, FRANCESCA e DETTI

 

FRANCESCA.

(Prima di uscire.)

Padre!

Stringer l'arme li veggio.

GUIDO.

(Vuol prima trattener Francesca; quindi si frappone tra Paolo e Lanciotto.)

Ferma. - Ah, pace,

O esacerbati spiriti fraterni!

PAOLO.

Più della vita mi togliesti: poco

Del mio sangue mi cal, versalo.

FRANCESCA.

Il mio

Sangue versate: io sol v'offesi.

GUIDO.

Oh figlia!

LANCIOTTO.

Il sacro aspetto di tuo padre, o iniqua,

Per tua ventura ti difende. Statti

Fra le sue braccia: guai s'ei t'abbandona!

Obblierò che regia fu tua culla:

Peggio di schiava tratterotti. Infame

È l'amor tuo: più d'una schiava è infame

Una moglie infedel... Questa parola

Forsennato mi rende. Io tanto amarti,

Tanto adorarti, e tu spregiarmi?... Altero

Ho il cor, nol sai? tremendamente altero:

E oltraggi v'han, che perdonar non posso.

Onor mel vieta... Onor? che dissi? noto

Questo nome t'è forse?

GUIDO.

Arresta.

LANCIOTTO.

Io intendo,

Io dell'onor l'onnipossente voce:

allorch'ei parla, più altra voce intendo,

E vibro il ferro ovunque accenni.

FRANCESCA.

Ah padre!

Ei non m'uccide, uccidimi tu, padre!

LANCIOTTO.

Vaneggio?... Voi raccapricciate?... - Oh Guido!

Quando canute avrò le chiome anch'io,

E vivrò nel passato, e freddamente

Guarderò i vizi e le virtù mie antiche...

Anche allor rimembrando un'adorata

Sposa che mi tradia, tutta l'antica

Disperata ira sentirò nel petto,

Ed imprecando fuggirò col guardo

Verso il sepolcro, onde mie angosce asconda.

Ma non verrà quel . Verso il sepolcro

Mi precipita l'empia oggi: del mio

Vicin sepolcro già il pensier l'allegra:

Di calpestarlo essa godrà... Seco altri,

A calpestarlo verrà forse!

FRANCESCA.

Oh cielo!

Dammi tu forza, ond'io risponda. - Io sorda

Alle voci d'onor... Se Paolo amai,

Vil non era il mio foco: Italo prence,

Cavalier prode, altro ei per me non era.

Popoli e regi lo lodavan. Tua

Sposa io non era... Ah, che favello? Giusto

È il tuo furor; dal petto mio non seppi

Scancellar mai quel primo amor! E il volli

Scancellar pur... Con quell'arcano io morta

Sarei, se Paolo or non riedea, tel giuro.

PAOLO.

Misera donna!

FRANCESCA.

A lui solo perdona;

Non al mio amante, al fratel tuo perdona.

LANCIOTTO.

Per Paolo preghi? Oh scellerata!...Uscirne

Di queste mura ambi credete? Insieme

Di riunirvi concertaste. Al padre

Di rapirti fors'anco ei ti promise.

PAOLO.

Oh vil pensier!

LANCIOTTO

Io vil? - Partirà l'empia

Sì; ma più te mai non vedrà. - Di guardie

Si circondi costui. Passo ei non muova

Fuor della reggia.

PAOLO.

Tanta ingiuria mai

Non soffrirò nel tetto mio paterno. (Vuol difendersi.)

LANCIOTTO.

Tuo signor sono. Quel ribelle brando

Cedi.

PAOLO.

(Oppresso dalle guardie.)

Fratel... tu disarmarmi... Oh come

Cangiato sei!

FRANCESCA.

Pietà!... Paolo!

PAOLO.

Francesca!

LANCIOTTO.

Donna...

GUIDO.

Vieni; sottrati al furor suo.

 

FINE DELL ATTO QUARTO.


 

 

 




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