ATTO QUARTO.
SCENA PRIMA.
LANCIOTTO e PAGGIO.
SCENA II.
LANCIOTTO.
SCENA III.
GUIDO E LANCIOTTO.
LANCIOTTO.
|
Fuggirmi forse è di tua figlia
intento?
Senza ch'io'l sappia spera
ella fuggirmi!
E tu a sue
brame...
|
GUIDO.
|
È
necessario!
|
LANCIOTTO.
|
Ah, rea
Dunque è tua
figlia!
|
GUIDO.
|
No: tremendo
fato
Noi tutti
danna a interminabil pianto!
|
LANCIOTTO.
|
Rea non la chiami, e
d'esecrando foco
Arde?
|
GUIDO.
|
Ma forte duol ne sente, e
implora
Di fuggir da colui. - Ripigliò
appena
I sensi, e pieno io di
vergogna e d'ira
Dagli occhi tuoi la trassi: ed
obbliando
Quasi d'esserle padre, a' piè
d'un santo
Simulacro prostratala, snudai
Sul suo capo l'acciaro, ahi,
minacciando
Di trucidarla e in un di
maledirla,
Se il ver taceva. Fra singhiozzi
orrendi
Favellò
l'infelice.
|
LANCIOTTO.
|
E che ti
disse?
|
GUIDO.
|
M'affoga il pianto. Ella è mia
figlia... - Porse
La sua gola all'acciaro, e
lagrimosi
Figgeva gli occhi negli
asciutti miei. -
Sei tu colpevol? (le gridai)
rispondi,
Sei tu colpevol?... pronunciar
parola
Non poteva ella
dall'angoscia... A forza
Mi si commosse il cor. Per non
vederla
Torsi gli sguardi, e mi sentii
le piante
Abbracciare, e lei, prono a
terra il volto,
Sclamar con voce moribonda:
Padre,
Sono innocente. - Giuralo. -
Tel giuro!...
Ed io in silenzio m'asciugava
il ciglio. -
Sono innocente, replicò tre
volte...
Gettai l'acciar, l'alzai: la
strinsi al seno...
Padre
infelice e offeso son, ma padre.
|
LANCIOTTO.
|
Oh rabbia! L'ama ed innocenza
vanta?
Lunge dagli occhi miei, più
allegro amore
Con Paolo spera; ah, sen
lusinga in vano!
Di seguirla a Ravenna ei le
promette...
Oh
traditor!.. Siete in mie mani ancora.
|
GUIDO.
|
Queste canute mie chiome
rispetta.
Salvarla io
deggio... tu, più non vederla. (Parte.)
|
SCENA IV.
LANCIOTTO e PAOLO.
LANCIOTTO.
|
Sciagurato,
t'avanza.
|
PAOLO.
|
Uso non sono
Ad ascoltar sì acerbi modi: in
altri
Rintuzzarli saprei. Ma in te
del padre
L'autorità con sofferenza
onoro. -
Parli a
fratello o a suddito?
|
LANCIOTTO.
|
...A fratello. -
Rispondi, Paolo. Se tua sposa
fosse
Colei; se alcuno a te il suo
cor rapisse,
E se quei fosse il tuo più
dolce amico...
Un uom che, mentre ti tradia,
stringevi
Come più che fratello al seno
tuo...
Che faresti
di lui? - Pensavi.
|
PAOLO.
|
Io sento
Quanto ti
costa l'esser mite.
|
LANCIOTTO.
|
Il senti?
Fratello, il senti quanto
costa? - Il nostro
Padre nomasti. Ei mite era co'
figli,
Anche se rei
credevali.
|
PAOLO.
|
Tu solo
Succedergli mertavi. E che mai
dirti?
Oh, come atterri la baldanza
mia!
Anch'io talor magnanimo mi
credo:
Al par di te nol son.
|
LANCIOTTO.
|
Di': se tua sposa
Fosse?
|
PAOLO.
|
Francesca? Ah, d'un rival pur
l'ombra
Non
soffrirei.
|
LANCIOTTO.
|
Se un tuo fratello amarla
Osasse?
|
PAOLO.
|
Più non mi saria fratello.
Guai a colui! Lo
sbranerei col mio
Pugnal,
chiunque il traditor si fosse.
|
LANCIOTTO.
|
Me pure assal questo desio
feroce,
E trattengo la man che al
brando corre:
Credilo, a stento la
trattengo. Ed osi
Del tuo delitto convenir?
Sedurre
La sposa
altrui, del tuo fratel la sposa!
|
PAOLO.
|
Meno crudel saresti, or se col
brando
Tu mi svenassi. Un
vil non son. Sedurre
Io quel purissimo angiolo del
cielo?
Non fora mai. Chi di Francesca
è amante
Un vil non è: lo foss'ei stato
pria,
Più nol sarebbe amandola:
sublime
Fassi ogni cor, dacchè v'è
impressa quella
Sublime donna. Io perchè
l'amo, ambisco
D'esser uman, religioso e
prode:
E perch'io l'amo, assai più
forse il sono
Ch'esser non
usan nè guerrier nè prenci.
|
LANCIOTTO.
|
E inverecondo più d'ogn'uom tu
sei.
Vantarmi
ardisci l'amor tuo?
|
PAOLO.
|
Se iniquo
Fosse il mio amor, tacer
saprei, ma puro
È quanto immenso l'amor mio.
Morire
Mille volte saprei pria che
macchiarlo. -
Nondimen... veggio di partir
la forte
Necessità. - Per la tua donna
al tuo
Fratel
rinuncia... ed in eterno!
|
LANCIOTTO.
|
Iniquo
Non è il tuo amore? E misero
in eterno
Tu non mi rendi?... Obblierò
ch'io m'ebbi
Un fratel caro: ma potrò dal
core
Di Francesca strapparlo? E il
cor di lei
Non porterai teco dovunque?
Odiato
Vivrò al suo fianco. Nol dirà,
pietosa,
Non mel dirà, ma ben il sento;
ah, m'odia,
E tu,
fellone, la cagion ne sei.
|
PAOLO.
|
L'amo, il confesso...Ma
Francesca, oh cielo
Di lei non
sospettar.
|
LANCIOTTO.
|
Anco ingannarmi
Vorresti? Il pensier tuo
scerno. Tu temi
Che un giorno in lei mi
vendichi, in Francesca,
Nella tua amante: e or più
desio men prendi
Che? d'immolarvi non ho
dritto? io regno:
Tradito sposo ed oltraggiato
prence
Son io. Di me narri che vuoi
la fama:
Di voi dirà:
perfidi fur.
|
PAOLO.
|
La fama
Dirà: Qual colpa avea, se
giovinetto
Paolo a Ravenna fu mandato, ed
arse
Pel più leggiadro de'
terrestri spirti? -
E tu quai dritti hai su di
lei? Veduto
Mai non t'avea: sol per ragion
di stato
La bramasti in isposa. Umani
affetti
Non diè natura anco de' prenci
ai figli?
Perchè il suo cor non
indagasti pria
Di farla
tua?
|
LANCIOTTO.
|
Che ardisci? aggiungi insulto
A insulto
ancor? No, più non reggo. (Mette mano alla spada.)
|
SCENA V.
GUIDO, FRANCESCA e DETTI
FRANCESCA.
|
(Prima di uscire.)
Padre!
Stringer
l'arme li veggio.
|
GUIDO.
|
(Vuol prima trattener
Francesca; quindi si frappone tra Paolo e Lanciotto.)
Ferma. - Ah, pace,
O esacerbati
spiriti fraterni!
|
PAOLO.
|
Più della vita mi togliesti:
poco
Del mio
sangue mi cal, versalo.
|
FRANCESCA.
|
Il mio
Sangue
versate: io sol v'offesi.
|
GUIDO.
|
Oh figlia!
|
LANCIOTTO.
|
Il sacro aspetto di tuo padre,
o iniqua,
Per tua ventura ti difende.
Statti
Fra le sue braccia: guai s'ei
t'abbandona!
Obblierò che regia fu tua
culla:
Peggio di schiava tratterotti.
Infame
È l'amor tuo: più d'una
schiava è infame
Una moglie infedel... Questa
parola
Forsennato mi rende. Io tanto
amarti,
Tanto adorarti, e tu
spregiarmi?... Altero
Ho il cor, nol sai?
tremendamente altero:
E oltraggi v'han, che perdonar
non posso.
Onor mel vieta... Onor? che
dissi? noto
Questo nome
t'è forse?
|
GUIDO.
|
Arresta.
|
LANCIOTTO.
|
Io intendo,
Io dell'onor l'onnipossente
voce:
Nè allorch'ei parla, più altra
voce intendo,
E vibro il
ferro ovunque accenni.
|
FRANCESCA.
|
Ah padre!
Ei non
m'uccide, uccidimi tu, padre!
|
LANCIOTTO.
|
Vaneggio?... Voi
raccapricciate?... - Oh Guido!
Quando canute avrò le chiome
anch'io,
E vivrò nel passato, e
freddamente
Guarderò i vizi e le virtù mie
antiche...
Anche allor rimembrando
un'adorata
Sposa che mi tradia, tutta
l'antica
Disperata ira sentirò nel
petto,
Ed imprecando fuggirò col
guardo
Verso il sepolcro, onde mie
angosce asconda.
Ma non verrà quel dì. Verso il
sepolcro
Mi precipita l'empia oggi: del
mio
Vicin sepolcro già il pensier
l'allegra:
Di calpestarlo essa godrà...
Seco altri,
A
calpestarlo verrà forse!
|
FRANCESCA.
|
Oh cielo!
Dammi tu forza, ond'io
risponda. - Io sorda
Alle voci d'onor... Se Paolo
amai,
Vil non era il mio foco: Italo
prence,
Cavalier prode, altro ei per
me non era.
Popoli e regi lo lodavan. Tua
Sposa io non era... Ah, che
favello? Giusto
È il tuo furor; dal petto mio
non seppi
Scancellar mai quel primo
amor! E il volli
Scancellar pur... Con
quell'arcano io morta
Sarei, se
Paolo or non riedea, tel giuro.
|
PAOLO.
|
Misera
donna!
|
FRANCESCA.
|
A lui solo perdona;
Non al mio
amante, al fratel tuo perdona.
|
LANCIOTTO.
|
Per Paolo preghi? Oh
scellerata!...Uscirne
Di queste mura ambi credete?
Insieme
Di riunirvi concertaste. Al
padre
Di rapirti
fors'anco ei ti promise.
|
PAOLO.
|
Oh vil
pensier!
|
LANCIOTTO
|
Io vil? - Partirà l'empia
Sì; ma più te mai non vedrà. -
Di guardie
Si circondi costui. Passo ei
non muova
Fuor della
reggia.
|
PAOLO.
|
Tanta ingiuria mai
Non soffrirò
nel tetto mio paterno. (Vuol difendersi.)
|
LANCIOTTO.
|
Tuo signor sono. Quel ribelle
brando
Cedi.
|
PAOLO.
|
(Oppresso dalle guardie.)
Fratel... tu disarmarmi... Oh
come
Cangiato
sei!
|
FRANCESCA.
|
Pietà!...
Paolo!
|
PAOLO.
|
Francesca!
|
LANCIOTTO.
|
Donna...
|
GUIDO.
|
Vieni;
sottrati al furor suo.
|
FINE DELL ATTO
QUARTO.
|
|