Sul Giornale d'Italia
apparve una corrispondenza genovese che, in forma frettolosa e oscura, porgeva
notizia di una nuova serie di sedute sperimentali medianiche, cui presero parte
chiarissimi cultori della scienza, tra i quali Cesare Lombroso ed Enrico
Morselli.
Dai primi del dicembre 1901, in
realtà su nuovo invito del Circolo scientifico Minerva, la famosa medio
Eusapia Palladino prese dimora in Genova, e si prestò a una serie di sedute,
ripartite fra cinque o sei gruppi di persone, ciascun dei quali diretto da
individualità capaci di presentare le migliori garanzie di serietà d'esame e di
critica. Verissimo l'intervento dei professori Lombroso e Morselli, i quali
hanno raccolto in diligenti verbali copiosa narrazione di fenomeni, per poi
farne, suppongo, analisi accurata in un volume o sopra rassegne scientifiche.
Intanto, essendo grande e
legittima la curiosità, mi propongo di esporre, come saprò meglio, il risultato
delle cinque sedute a cui presi parte, nel gruppo diretto, con intelligente
serenità, dal professore Francesco Porro, le relazioni del quale, intorno alla
prima serie delle sedute della Palladino, hanno già fatto il giro di tutti i
principali fogli del mondo, attestando così qual vivo interesse tutti prendano
a quest'ordine meraviglioso di studi, quando sian condotti da persone degne
d'affrontare le indagini dell'ardua materia.
Ma prima di tutto, più che utile
mi par necessario sfrondare alquanto la selva selvaggia di pregiudizi e
d'asinerie che s'è addensata intorno all'argomento.
Comincerò dal Circolo
scientifico Minerva, che ho l'onore di presiedere, per avvertire quale ne
sia lo scopo supremo: non già quello di divulgare le cosidette pratiche
spiritiche, o altro genere d'occultismo, ma quello al contrario di condurre e
ristringere gli studi medianici alle persone le quali, per abito di scienza,
per profondità di mente, per pratica di osservazione acuta, per serietà di
ingegno, abbiano la capacità non comune, l'autorità, sto per dire, di
addentrarsi in simili studi, che richiedon fibre energiche e cervelli
d'acciaio, e siano in grado di avvicinarsi, passo passo, alla ricerca
dell'assoluta verità.
Tanto è vero che abbiamo
scartato a decine, per non dire a centinaia, le domande d'ammissione a socio,
restringendo deliberatamente il numero a coloro ch'erano mossi, non da vana curiosità,
non da morbosa avidità di misteri, bensì da sincero amore di severa indagine,
spoglia di qualsiasi fanatismo. Tanto è vero, aggiungo, che ogni socio è libero
di pensare quel che meglio gli torni circa la causalità dei fenomeni (e c'è
infatti molto divario di pareri, tra l'uno e l'altro) ma l'essenziale è che
tutti giungano a un accordo critico quanto all'accertamento, alla sincerità dei
fenomeni stessi.
A tale scopo, le sedute promosse
dal Circolo vengono sempre circondate dalle maggiori cautele di controllo, in
modo da chiarire i casi di illusione soggettiva o di frode incosciente o no: e
si adoperano mezzi la cui efficacia risultò da prove irrefutabili.
Ma quale, di tali studi, il morale
interesse?
Immenso.
Da oltre un secolo, le ricerche
e le scoperte scientifiche hanno fatalmente condotto a una filosofia
materialista e desolante, che ha disseminato il nichilismo nei cervelli umani.
Anche negli esseri più mistici vi è la perturbazione, il dissidio, lo
squilibrio. La religione, certo, è una potenza: ma la religione è fatta per le
anime semplici, e le nostre anime non sono più semplici. La facilità di leggere
ha diffuso, in modo straordinario, una cultura superficiale e mediocre che
rende l'uomo orgoglioso, inconsapevole della sua smisurata ignoranza, quasi
padrone di tutti i misteri dell'universo, schernitore di credenze e tradizioni
che omai gli sembrano puerili e sciocche. Solamente i grandi intelletti, giunti
ai più sublimi vertici dell'intuizione umana, comprendono che la nostra
sapienza, per quanto spinta a così magnifiche altezze, è circondata da enigmi
essenziali, e che quanto ora sappiamo è nulla in confronto di quel che si
saprà. Ma la gran folla dei semi-eruditi non può partecipare a tali
smisurate e abbaglianti divinazioni del genio: la folla, sballottata dalla
critica, non sa più che pensare circa i destini umani, e si divide in due
categorie: gli scettici che tutto negano, i dubbiosi che prendono qualche
precauzione, come a dire un biglietto di lotteria sopra la vita futura,
dicendo:
- Non si sa mai!
Costoro, che sono i più,
accettano una religione purchessia, quasi con benefizio d'inventario: vivono
cioè paganamente, come se la loro missione fosse circoscritta nei materiali
interessi dell'esistenza terrena: poi, all'ultima ora, cercano di farsi
vidimare un passaporto per l'altro mondo, non già perché abbiano la convinzione
dell'al di là, ma per la ragione solita:
- Non si sa mai!
Ora, mi par superfluo dimostrare
quale profonda, quale enorme diversità d'orientamento di pensiero e d'azione
avverrebbe in tutto noi, dai pessimi ai migliori, se penetrasse nelle
coscienze, così annebbiate, la certezza scientifica, matematica, indiscutibile
di una qualsiasi esistenza futura. Tutta la grande fiamma dei doveri, della
legge morale, c'investirebbe in modo irresistibile, regolando gli atti nostri
verso un continuo ideale di perfezione, di dolcezza, di purità: noi proveremmo
non più il terrore materiale invincibile della morte, che ci parrebbe invece un
trapasso sereno a una forma superiore d'esistenza, ma il salutare terrore di
mancare ai doveri verso noi, verso i fratelli nostri, verso la suprema
Giustizia, macchiandoci di colpe che dovranno poi essere espiate dallo spirito,
attraverso fasi inconoscibili.
Poter credere dunque, senza esitazioni,
a una forma di vita spirituale, anche facendo astrazione da ogni dogma
religioso, significa già ricevere nell'anima un raggio di luce perenne
d'infinita bontà.
Nessun interesse maggiore,
quindi, che poter dire, per bocca della scienza, all'anima umana:
- Tu esisti e tu, dopo il
dissolvimento della materia, esisterai.
Ma che dico: maggiore? è
l'interesse unico, rispetto a cui tutti gli altri non sono che
conseguenze accessorie.
Ciò posto, è ferma convinzione
in noi che a tale risultato non si possa giungere che per via degli studi
medianici e, per tal motivo, gli sforzi tendono a costringere gli scienziati a
sviscerare compiutamente il grande problema che ogni altro supera, con la
certezza incrollabile, per parte nostra, almeno, di giungere alla scoperta
assoluta della verità. Il giorno in cui la scienza, col sostegno di prove
irrefutabili, affermerà che la vita spirituale esiste, sarà un vero
rinnovamento delle coscienze nell'imperio della legge morale. E il giorno in
cui la scienza ci dimostrasse, cosa non fatta finora, che i fenomeni medianici
sono tutte fandonie, ebbene allora ci rassegneremo ancora a dubitare che le
stelle innumeri siano sassi roteanti per caso e noi stecchi rivestiti di
ciccia, ambulanti, non si sa perché, né percome, a guisa d'insetti parassitari,
sopra la crosta di questo nostro inutile e stolido pianeta.
Veniamo adesso alle categorie
più comuni degli avversari sistematici degli studi medianici. Rappresentano
essi in fondo un genere solo, diviso in queste due specie: l'ignorante dotto e
l'ignorante asino.
Individuo della prima specie:
- Ah! (accento di benigno
compartimento) voi dunque vi siete dato allo spiritismo?
- Studio, fin dove arrivo: cerco
di formarmi un criterio... Prima di tutto, ho procurato di farmi una biblioteca.
Soltanto di opere scientifiche, come quelle dell'Aksakow, del Du Prel, del
Brofferio, dell'Ermacora, del Flammarion e via dicendo, ho già più d'un
centinaio di volumi...
- Ma c'è pure (con fare
saputo) la teoria del subcosciente!
- Ho anche quei volumi!
soltanto, contro di essa insorgono le esperienze positive di Crookes...
- Oh, conosco, conosco! (e
non ne sa nulla) un eminente scienziato...
- Diciamo pure uno dei più
grandi.
- Verissimo! ma non esente da
allucinazioni.
- Pure, egli ha impiegato tutte le
precauzioni possibili per escludere l'allucinazione. Gli apparati elettrici...
la lampada che preludiò i raggi Roentgen... la fotografia...
- So, so, so! ... (e si capisce, dal modo come ne parla, che non
sa nulla) ma parliamoci chiaro! di che si tratta? di giocarelli indegni di
entità spirituali. Mai, una manifestazione d'ordine superiore... mai!
- Ma allora non avete letto il
volume meraviglioso di Stainton Moses?
- L'ho letto! ho letto anche
quello! (accento da cui traspare che ne hai ignorato l'esistenza fino a quei
momento) ma, francamente, non mi persuade...
- In che senso?
- Eh, sarebbe troppo lunga! e
poi (con accento trionfale) non v'è mai una prova certa d'identità (come
a dire: caro mio, t'ho messo con le spalle al muro!).
- Non conoscete dunque la
relazione di Hodgson sui fenomeni della Piper?
- Ma sì, (non l'ha mai letta)
e che conchiude, poi?
- Sarei curioso piuttosto che
conchiudeste voi, perché mi sembrate proprio all'abbici della materia.
L'ignorante asino invece vi dà
l'abbordaggio con un risolino paterno e malizioso.
- Dunque, facciamo ballare i
tavolini, eh? chi avete evocato? Dante, mi figuro, Omero, Giordano Bruno,
Cavour, Garibaldi... Ma è proprio vero che, appena chiamati, rispondono e si
presentano, come un cameriere al suono del campanello elettrico? Dev'essere un
gran bel divertimento.
Perché nel suo cervello, si
figura che i cultori degli studi medianici siano cinque o sei poveri scemi
sfaccendati, i quali, a una cert'ora, per procurarsi uno svago con poca spesa,
si mettano a far ballare i tavolini, le sedie, i comodini, il cappellinaio,
facendo sfilare le ombre, come in una lanterna magica:
- Venga Napoleone I! ... buona
sera: come stai? che cosa ne pensi della Triplice? dobbiamo o non dobbiamo sbarcare
a Tripoli?... Ora, va per fatti tuoi. Venga Beethoven! Ah, eri presente? Fa il
piacere di dettare una piccola mazurka, perché domani sera si ha intenzione di
far quattro salti.
Vi è, poi, la sottospecie del
satirico, spirito fino (bonariamente ammette, almeno, che se lo spirito esiste,
non è che in lui) alla quale, per tempo, ho appartenuto anch'io. Ha la mania
innocua dello scetticismo a ogni costo, dispostissimo a negare anche
l'esistenza del formaggio di Gorgonzola. Al massimo, quando gli avete esposto
una serie di fatti, che vi paiono indiscutibili, si stringe nelle spalle e
conclude, come il corrispondente del Giornale d'Italia:
- Sarà! ma se non vedo io, non
credo.
- Ma perché, allora, non cerchi
di vedere?
- Eh, se mi capiterà!...
Ma non gli capita mai, appunto
perché egli appartiene a quella classe che ha orecchi per non udire e occhi per
non vedere, e nella sua vanità, gli ripugna supporre esista al mondo cosa che
non abbia mai vista. Così che egli continua a ridere beato intorno alla ignoranza
propria e ripete, in società, il motto del buon Yorich:
- Quando tre spiritisti son
seduti intorno al tavolino, non c'è che il tavolino che abbia dello spirito.
Anche Cesare Lombroso si burlò a
lungo dei mobili che si mobilitano, ma poi, con candore onorevole, fece ammenda
delle sue satire: così anch'io risi e feci ridere, mettendo in circolazione un per
finire:
- Spirito! se sei presente,
batti due colpi: se... non sei presente, tre.
Ma poi, come in seguito dirò,
non risi più.
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