Anche in questa seduta, che si
svolge la sera del 29 dicembre, mi trovo situato nel punto più lontano dalla
medium, così che poco partecipo direttamente alle manifestazioni varie. Oltre i
sei componenti il gruppo, sono presenti i professori Mirelli e Soris.
Quest'ultimo, nuovo a tal sorta d'esperienze, tiene la mano sinistra della medium,
mentre la destra è stretta dal professor Porro. Si comincia alla luce del gas.
Per uno spazio di tempo
piuttosto lungo, atonia completa. Poi cominciano i moti sussultori della
tavola, che finalmente stacca i quattro piedi dal suolo, producendo una levitazione
totale ma di mediocre entità. Altre, a intervalli, ne seguono e si alza circa
un palmo.
La medium, colle dita, batte
colpi ritmici lievi sulla superficie, e un attimo dopo gli stessi colpi, più
intensi, son ripetuti, come al disotto, nel centro della tavola.
Viene chiesta la luce elettrica
rossa.
Il Soris dichiara d'avvertire
contatti, senza precisarne l'indole. Pare gli vogliano togliere la sedia di
sotto.
Il tavolinetto che sta nel
solito cantone, lontano un metro dalla medium, alla vista di tutti s'accosta
alla sedia del Soris, urtandola più volte in modo alquanto brusco, poi si alza
e si corica, per così dire, sopra la tavola, di fronte alla medium, per poi
portarsi, in posizione diversa, all'opposta estremità della tavola stessa.
Succedono vari contatti, a
intervalli, con molta fiacchezza. La medium appare piuttosto stanca e
preoccupata dalla scarsa fenomenologia.
Qua e là, i presenti dicono
d'essere toccati, ma come di passaggio. Ogni tanto, nel centro della tavola,
qualche colpo fortissimo e assai rimbombante. L'invisibile, coi colpi
convenzionali, ordina:
- Cambiate la disposizione della
catena.
Seguendo le successive
indicazioni avviene uno scambio di posto tra il professor Soris e il dottor
Venzi.
Senza che alcuno tocchi gli
interruttori, si spegne e si riaccende la lampada elettrica rossa. Altrettanto
fa la lampadina bianca, situata nel centro del gabinetto medianico chiuso dai
cortinaggi, attraverso cui passa la luce assai visibilmente.
Conviene notare che le perette
automatiche le quali chiudono i fili conduttori delle lampade, nella sala,
pendono abbandonate presso la parete, in un punto ch'è lontano almeno tre metri
dalle mani della medium.
Continuano contatti più
accentuati di mani e si avvertono correnti d'aria gelida.
A un tratto, il dottor Venzi, il
quale tiene e vede distintamente la medium, immobile, con la testa reclinata
verso il professor Porro, osserva formarsi, alla propria destra, alla distanza
d'un palmo dal viso, come una massa globulare, vaporosa, biancastra, che si
condensa in una forma più decisa, un ovale che man mano assume l'aspetto più
definito d'una testa umana, in cui distintamente riconosce il naso, gli occhi,
la barba a pizzo. Tal forma s'accosta alla faccia del dottore, il quale sente
una fronte viva e calda appoggiarsi alla sua e restarvi qualche secondo. Poi
avverte il contatto di tutto il profilo facciale col suo, con una pressione
come di carezza, indi l'impressione di un bacio, dopo di che la massa sembra
dileguare, vaporosa, verso i cortinaggi.
La medium cerca, con la mano,
quella del professor Mirelli, che è in un punto lontano, e lo trae verso di sè.
L'invisibile avendo chiuso le due lampade elettriche, non rimane che il debole
chiarore della candela deposta, presso l'uscio, nell'anticamera. Il professor Mirelli,
sempre tenuto dalla medio, viene ritto in piedi, a trovarsi nello stesso
cantone ove io ero, nella precedente seduta, durante le manifestazioni di
Naldino. In tal punto, giusto si proietta la maggior parte della luce della
candela e come vediamo il professore, che ci volta le spalle, così possiamo
vedere che, di fronte a lui, il cortinaggio si gonfia e si muove con quei
panneggi esatti e speciali che denunciano le forme d'un corpo umano che si
avanza. Il professore dice, man mano segnalando le sensazioni:
- Mi tocca... mi stringe
fortemente... si appoggia contro di me... ma non parla... sono carezzato
fortemente... ecco, mi bacia... mi bacia ancora... ma perché non mi parli?
Non si sente nulla, neppure lo
sforzo di articolare qualche parola.
La medio dichiara di sentirsi
come sfinita e si sospende la seduta, per un po' di tempo. Il professore
Mirelli, avendo che fare altrove, si ritira.
Nella seconda parte della
seduta, a sinistra della medium siede il dottor Venzi e a destra la signora
Morani.
Colpi fortissimi risuonano nel
centro della tavola: una tamburella e una chitarra vengono trasportate,
suonando, di qua e di là, al disopra delle nostre teste.
Tutto in un momento, la signora
Morani e il dottor Venzi, che stringono la mano della medium, dicono concordi:
- Le nostre mani vengono
sollevate in alto.
Essi credono che la medium si
sia alzata in piedi, ma invece si verifica ch'ella, con la sua sedia, si trova
nel centro della tavola. Ora, è necessario dire che questa rozza tavola di
legno bianco, sia perché costruita all'ingrosso, sia per il lungo uso delle
frequenti sedute, oltre avere il piano superiore spaccato da cima a fondo,
traballa non poco sulle quattro gambe, non fortificate da regoli, e offre assai
scarse garanzie di resistenza. La medium, per due volte, viene alzata ancora e
riposta a sedere sopra la tavola, che manda scricchiolii significanti e vacilla
in maniera punto rassicurante, per cui la medium, con accento di schietta
paura, si raccomanda, con tutta la vivacità del dialetto napoletano:
- Voglio essere scesa;
calatemi subito.
Gli astanti eseguiscono.
Ciascuno ripiglia il proprio
posto e, stante l'ora tarda, si decide di chiudere l'ultima seduta con una
specie di saluto collettivo a John King. A un tratto, il dottor Venzi è
stretto da due braccia robuste, e una voluminosa testa, a contatto con la sua,
lo bacia. Subito, eguale impressione è avvertita dalla signora Morani. Indi, la
destra del signor Morani è afferrata da due mani larghe, che la portano in
alto, e battono fragorosamente contro la sua. E così, man mano, tali
dimostrazioni di affettuoso congedo toccano a tutti i presenti, quando sentiamo
la voce del signor Prati esclamare:
- Grazie, grazie! questa, per
me, è veramente la degna chiusa delle sedute. Grazie! hai compiuto, in modo
perfetto, il mio desiderio.
Gli chiediamo che cosa succeda e
così egli riferisce:
- In principio di seduta e con
gran cautela che nessuno di voi se n'è accorto, ho nascosto, in un interstizio
della grossa scrivania, ch'è là, una moneta antica, esprimendo mentalmente il
desiderio che John, al termine della seduta, la prenda e me la consegni
con una stretta di mano. Tutto si è verificato a puntino. Due larghe braccia mi
hanno dato un amplesso affettuoso prima, e poi ho sentito mettere nella mia
mano destra la moneta nascosta, la moneta antica: eccola qua.
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