Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Luigi Arnaldo Vassallo Gli invisibili IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
La seconda
Comincia all'ora consueta. I sei presenti sono distribuiti intorno alla tavola in maniera diversa dalla seduta precedente, per questa ragione: siccome l'intensità dei fenomeni aumenta nelle zone più prossime alla medium, si vuole che ciascuno dei presenti, alternando i posti, possa avere la sua parte di sensazioni più dirette. Il controllo del medium è affidato al signor Prati a desta e al signor Morani a sinistra. Io mi trovo nel punto più lontano dalla Palladino, tra il dottor Venzi e la signora Morani. In questa seduta, ricca di fenomeni che si seguono con rapidità, la medium non cade mai in trance e neppure in uno stato più o meno profondo d'ipnosi: rimane passiva, ma cosciente, come uno qualunque di noi. Nella prima mezz'ora, si svolge, con maggiore o minor varietà, la serie consueta dei fenomeni di John, parte in luce e parte nell'oscurità. Il signor Prati esclama: - Fanno sforzi erculei, per levarmi la seggiola di sotto: e sento che l'afferrano a un tempo dalle due parti: ma avranno un bel da fare! A chiarimento di queste ultime parole, conviene osservare che il signor Prati, uomo quarantenne, è dotato d'una corporatura muscolosa, di vero atleta, cui corrisponde una non comune energia di forze fisiche. Egli assiste per la prima volta a tal sorta d'esperimenti e, ignorando la singolare potenza degli agenti invisibili, s'illude facilmente di poter opporre, con la robustezza propria, una resistenza invincibile. Ne consegue quindi una specie di lotta sorda ma accanita di contrasti. Finalmente, il signor Prati, ritto in piedi, esclama sorpreso: - Perbacco! me l'hanno levata. Fenomeno semplicissimo, pur sufficiente per osservare a coloro che parlano di trucchi: il Prati, in quel momento, teneva una mano della medium; ammesso il trucco, la Palladino non avrebbe potuto servirsi che di una mano sola, e per giunta della sinistra, mentre il Prati sedeva a destra. Ora provate un po' se vi riesce, in condizioni simili, di togliere la sedia di sotto a una persona che pesi ottanta chili e che deliberatamente resista! provate... La sedia del Prati intanto viene posta prima adagiata, poi ritta in mezzo alla tavola nostra. Dalla scrivania lontana vengono presi un campanello, un candeliere e una gran boccia piena d'acqua e tali oggetti sono deposti sul sedile della sedia: sotto la quale, con una specie di capriccioso disegno geometrico, vengono sparpagliati lapis, penne, bastoni di ceralacca, fascicoletti e altro, tutta roba che stava sopra la scrivania. Accesa la luce elettrica, la nostra tavola pare una bancarella di cartoleria ambulante: e allora, in piena luce, tutti assistiamo a un fenomeno dei più curiosi. Il signor Prati è rimasto in piedi e si direbbe che John voglia dargli una prova definitiva della propria forza, per dileguare fin gli ultimi dubbi in proposito. La grossa scrivania, che deve pesare più d'una cinquantina di chili, da mani invisibili ma poderose, viene scostata dal muro, e spinta con velocità fragorosa verso il fianco sinistro del signor Prati, contro cui s'appoggia con pressione continua, non più violenta, per non causargli dolore, ma nel tempo stesso atta a dargli la misura della forza che sospinge. Il Prati con tutta l'energia del fianco erculeo, dà a sua volta uno spintone alla scrivania, che rimbalza indietro per più di due palmi, ma subito viene risospinta fortemente contro il fianco di lui: e questo vigoroso movimento di azione e di reazione viene replicato cinque volte o sei, senza alcun intervento possibile della medio, ch'è lì, seduta, e tenuta per le mani, alla vista di tutti, e sorridente, al par di tutti noi, davanti a quel curioso e replicato contrasto. John richiede l'oscurità, fatta la quale il Prati bonariamente esclama: - Ma io dovrò stare in piedi? Dal movimento d'aria che ne consegue, comprendiamo che una sedia, la quale stava dietro i cortinaggi nel vano della finestra, passa sopra le nostre teste, e sentiamo il rumore dei piedi, quando toccano terra e subito il Prati dice: - Due mani robuste mi prendono per le spalle e con modi alquanto bruschi mi buttano a sedere. Comunque, grazie! Taccio d'una serie di contatti e d'altro, perché ormai troppe volte descritti, e accenno solamente a una quantità di punti luminosi, che appaiono in varie parti della sala, compiendo lente traiettorie, che ognuno di noi descrive con indicazioni identiche, da cui risulta che tutti proviamo identiche percezioni. Le luci sono simili a stellucce vaganti: una sola segna una specie di scia luminosa in basso, come le stelle cadenti; infine, ne appaiono due accoppiate, quasi due alianti farfalle, con un chiarore simile, sebbene un po' più attenuato, a quello della luce elettrica.
Verso le ore ventidue, si svolgono le manifestazioni più importanti, poiché quasi contemporaneamente si manifestano ben cinque diverse individualità. Prati sente le consuete larghe mani di John che, quasi a compenso delle due lotte sostenute, gli fanno dimostrazioni molto amichevoli. Il dottor Venzi dichiara di sentire distintamente una persona che s'inclina, s'appoggia su di lui e lo prende per le braccia. Poi soggiunge: - Mi parla. Noi sentiamo delle articolazioni rauche come sospiri, ma il dottor Venzi pare percepire nettamente le frasi, poiché ne segue un dialogo che, per la sua natura intima, non debbo riferire. A un certo momento, egli esclama: - Perché mi stringi così forte il braccio? quasi mi fai male! E allora, sentiamo il fruscio d'una mano lungo la manica del dottore, quasi gli facessero delle frizioni carezzevoli. Nel tempo stesso, il signor Morani, in una specie di soprassalto, esclama: - Mi abbracciano!... mi parlano! ah, sei tu? E anche qui, segue un dialogo, come quello del dottore, di natura intimissima, durante il quale sentiamo il signor Morani dire: - Ah, ecco! per darmi una prova della sua identità, mi fa toccar con mano il taglio della barba ch'era identico al mio. Nel punto stesso la signora Morani, che sta seduta dalla parte opposta, esclama: - Provano a levarmi l'anello del dito... ma non si può! ... non esce! continuano ancora, con forza, ma senza farmi nessun male... soltanto, non è possibile... ah, ecco: ce l'hanno fatta! è strano! E tosto il signor Morani: - Ecco, adesso lo mettono al mio dito: entra appena... Tosto, una mano prende quella della signora, la porta a congiungersi con la mano del signor Morani, e tutti allora sentiamo tre o quattro colpetti dati sopra le due mani congiunte, come un atto di conforto e di soddisfazione paterna. Mentre tali fenomeni si svolgono, il professor Porro sente i precisi contatti dell'entità che già si manifestò nelle sedute dell'estate scorsa, e che, in tale occasione, fece, dirò così, perquisire la propria forma materializzata di ragazza undicenne, non pure a lui, ma ben anche al professor Morselli, mentre stavano seduti a fianco, ma appartati dal gruppo che contornava la medium. Sentiamo tutti quanti i bacini sommessi ch'ella prodiga al Porro e il tentativo alquanto velato eppur distinto di articolare la parola papà. In quel mentre (e ricordo che sto all'estremità opposta della tavola, cioè lontano un tre metri dalla medium) la mia sinistra è afferrata da una mano che somiglia a quella apparsa a tutti nella prima seduta. Io tosto la stringo con la destra e corrisponde alla stretta affettuosa: la bacio e poi sento che s'inalza: la seguo, continuando a stringerla, mi alzo dalla sedia, mi rizzo in punta di piedi, per tenerla più che posso: poi sento che mi sfugge, quasi dileguando in alto.
Un breve esame critico di quest'ultima fase della seduta, in confronto alle due pregiudiziali sistematiche degli ignoranti dotti e degli ignoranti asini: la frode, l'allucinazione. La frode. L'Eusapia, dunque, senza che noi, poveri idioti, ce ne siamo accorti, è riuscita a liberare una mano dal controllo. Con quest'unica mano, sia benedetta, ella dunque riesce a formare, nel tempo stesso, quanto segue: - Le due grosse e robuste mani di John (Prati). - Il corpo, le due braccia e la voce ancora d'una donna matura (Venzi). - Le due mani e la testa per lo meno di un vecchio (Morani). - Le piccole braccia, le manine, la testa, la voce d'una ragazzina (Porro). - La mano d'un vigoroso adolescente (Vassallo). Via! gli è proprio il caso di dire: - Se il fenomeno è sincero, è bello: ma se è un trucco, è ancora più bello!
L'allucinazione. Vediamo. Il fenomeno allucinatorio è causato, tutti sanno, da suggestione propria o da suggestione altrui. Eliminiamo subito la suggestione altrui, perché, nelle sedute, si sta raccolti e nessuno suggerisce niente. E quando uno soltanto vede o crede vedere: gli altri dichiarano francamente che non vedono nulla. Conviene quindi restringerci al fenomeno dell'allucinazione per auto-suggestione. L'aspettativa intensa d'una cosa, il desiderio acuto che domina come idea fissa, possono condurre allo stato allucinatorio. Ma le sedute medianiche sono per se stesse precisamente il contrario. Non solo i fenomeni sono inaspettati, ma quasi sempre il contrario di ciò che uno aspetta o desidera, come dimostrerò, con evidenza meridiana, a proposito di una prossima seduta. Nessuno sa mai quel che sta per accadere. Io posso aspettare, desiderare, invocare che lo spirito a mi dia un abbraccio, e invece è lo spirito b che mi mette in mano la peretta della luce elettrica. E neanche l'aspettativa più intensa è sufficiente, in persone sane come siamo noi, a produrre un'illusione allucinatoria. In questa seduta, in tre ore, avrò avuto una infinità di aspettative e di desiderii ardentissimi, eppure nessuna allucinazione relativa si è prodotta. Dopo tre ore, un attimo solo, ho stretto e baciato una mano che, proprio in quel momento, ero lontano dall'aspettarmi: o come si vorrebbe pretendere che, calmo, ragionevole, lucido e logico durante tre lunghe ore, io sia diventato stolidamente un allucinato nel breve spazio di tre o quattro secondi? L'ipotesi non merita neppur l'onore d'essere discussa.
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |