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Luigi Arnaldo Vassallo
Gli invisibili

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  • Le cinque sedute
    • La quinta
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La quinta

 

Anche in questa seduta, che si svolge la sera del 29 dicembre, mi trovo situato nel punto più lontano dalla medium, così che poco partecipo direttamente alle manifestazioni varie. Oltre i sei componenti il gruppo, sono presenti i professori Mirelli e Soris. Quest'ultimo, nuovo a tal sorta d'esperienze, tiene la mano sinistra della medium, mentre la destra è stretta dal professor Porro. Si comincia alla luce del gas.

Per uno spazio di tempo piuttosto lungo, atonia completa. Poi cominciano i moti sussultori della tavola, che finalmente stacca i quattro piedi dal suolo, producendo una levitazione totale ma di mediocre entità. Altre, a intervalli, ne seguono e si alza circa un palmo.

La medium, colle dita, batte colpi ritmici lievi sulla superficie, e un attimo dopo gli stessi colpi, più intensi, son ripetuti, come al disotto, nel centro della tavola.

Viene chiesta la luce elettrica rossa.

Il Soris dichiara d'avvertire contatti, senza precisarne l'indole. Pare gli vogliano togliere la sedia di sotto.

Il tavolinetto che sta nel solito cantone, lontano un metro dalla medium, alla vista di tutti s'accosta alla sedia del Soris, urtandola più volte in modo alquanto brusco, poi si alza e si corica, per così dire, sopra la tavola, di fronte alla medium, per poi portarsi, in posizione diversa, all'opposta estremità della tavola stessa.

 

Succedono vari contatti, a intervalli, con molta fiacchezza. La medium appare piuttosto stanca e preoccupata dalla scarsa fenomenologia.

Qua e là, i presenti dicono d'essere toccati, ma come di passaggio. Ogni tanto, nel centro della tavola, qualche colpo fortissimo e assai rimbombante. L'invisibile, coi colpi convenzionali, ordina:

- Cambiate la disposizione della catena.

Seguendo le successive indicazioni avviene uno scambio di posto tra il professor Soris e il dottor Venzi.

Senza che alcuno tocchi gli interruttori, si spegne e si riaccende la lampada elettrica rossa. Altrettanto fa la lampadina bianca, situata nel centro del gabinetto medianico chiuso dai cortinaggi, attraverso cui passa la luce assai visibilmente.

Conviene notare che le perette automatiche le quali chiudono i fili conduttori delle lampade, nella sala, pendono abbandonate presso la parete, in un punto ch'è lontano almeno tre metri dalle mani della medium.

Continuano contatti più accentuati di mani e si avvertono correnti d'aria gelida.

A un tratto, il dottor Venzi, il quale tiene e vede distintamente la medium, immobile, con la testa reclinata verso il professor Porro, osserva formarsi, alla propria destra, alla distanza d'un palmo dal viso, come una massa globulare, vaporosa, biancastra, che si condensa in una forma più decisa, un ovale che man mano assume l'aspetto più definito d'una testa umana, in cui distintamente riconosce il naso, gli occhi, la barba a pizzo. Tal forma s'accosta alla faccia del dottore, il quale sente una fronte viva e calda appoggiarsi alla sua e restarvi qualche secondo. Poi avverte il contatto di tutto il profilo facciale col suo, con una pressione come di carezza, indi l'impressione di un bacio, dopo di che la massa sembra dileguare, vaporosa, verso i cortinaggi.

 

La medium cerca, con la mano, quella del professor Mirelli, che è in un punto lontano, e lo trae verso di sè. L'invisibile avendo chiuso le due lampade elettriche, non rimane che il debole chiarore della candela deposta, presso l'uscio, nell'anticamera. Il professor Mirelli, sempre tenuto dalla medio, viene ritto in piedi, a trovarsi nello stesso cantone ove io ero, nella precedente seduta, durante le manifestazioni di Naldino. In tal punto, giusto si proietta la maggior parte della luce della candela e come vediamo il professore, che ci volta le spalle, così possiamo vedere che, di fronte a lui, il cortinaggio si gonfia e si muove con quei panneggi esatti e speciali che denunciano le forme d'un corpo umano che si avanza. Il professore dice, man mano segnalando le sensazioni:

- Mi tocca... mi stringe fortemente... si appoggia contro di me... ma non parla... sono carezzato fortemente... ecco, mi bacia... mi bacia ancora... ma perché non mi parli?

Non si sente nulla, neppure lo sforzo di articolare qualche parola.

La medio dichiara di sentirsi come sfinita e si sospende la seduta, per un po' di tempo. Il professore Mirelli, avendo che fare altrove, si ritira.

 

Nella seconda parte della seduta, a sinistra della medium siede il dottor Venzi e a destra la signora Morani.

Colpi fortissimi risuonano nel centro della tavola: una tamburella e una chitarra vengono trasportate, suonando, di qua e di là, al disopra delle nostre teste.

Tutto in un momento, la signora Morani e il dottor Venzi, che stringono la mano della medium, dicono concordi:

- Le nostre mani vengono sollevate in alto.

Essi credono che la medium si sia alzata in piedi, ma invece si verifica ch'ella, con la sua sedia, si trova nel centro della tavola. Ora, è necessario dire che questa rozza tavola di legno bianco, sia perché costruita all'ingrosso, sia per il lungo uso delle frequenti sedute, oltre avere il piano superiore spaccato da cima a fondo, traballa non poco sulle quattro gambe, non fortificate da regoli, e offre assai scarse garanzie di resistenza. La medium, per due volte, viene alzata ancora e riposta a sedere sopra la tavola, che manda scricchiolii significanti e vacilla in maniera punto rassicurante, per cui la medium, con accento di schietta paura, si raccomanda, con tutta la vivacità del dialetto napoletano:

- Voglio essere scesa; calatemi subito.

Gli astanti eseguiscono.

 

Ciascuno ripiglia il proprio posto e, stante l'ora tarda, si decide di chiudere l'ultima seduta con una specie di saluto collettivo a John King. A un tratto, il dottor Venzi è stretto da due braccia robuste, e una voluminosa testa, a contatto con la sua, lo bacia. Subito, eguale impressione è avvertita dalla signora Morani. Indi, la destra del signor Morani è afferrata da due mani larghe, che la portano in alto, e battono fragorosamente contro la sua. E così, man mano, tali dimostrazioni di affettuoso congedo toccano a tutti i presenti, quando sentiamo la voce del signor Prati esclamare:

- Grazie, grazie! questa, per me, è veramente la degna chiusa delle sedute. Grazie! hai compiuto, in modo perfetto, il mio desiderio.

Gli chiediamo che cosa succeda e così egli riferisce:

- In principio di seduta e con gran cautela che nessuno di voi se n'è accorto, ho nascosto, in un interstizio della grossa scrivania, ch'è là, una moneta antica, esprimendo mentalmente il desiderio che John, al termine della seduta, la prenda e me la consegni con una stretta di mano. Tutto si è verificato a puntino. Due larghe braccia mi hanno dato un amplesso affettuoso prima, e poi ho sentito mettere nella mia mano destra la moneta nascosta, la moneta antica: eccola qua.

I precauzionisti

 




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