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Leonardo da Vinci Scritti letterari IntraText CT - Lettura del testo |
1. De Anima. Il moto della terra contro alla terra ricalcando quella, poco si move le parte percosse. L'acqua percossa dall'acqua fa circuli dintorno al loco percosso. Per lunga distanzia la voce infra l'aria. Più lunga infra 'l foco. Più la mente infra l'universo. Ma perché l'è finita non s'astende infra lo 'nfinito.
2. Facciàno nostra vita coll'altrui morte. In nella cosa morta riman vita dissensata, la quale ricongiunta alli stomaci de' vivi ripiglia vita sensitiva e 'ntellettiva.
3. Il moto è causa d'ogni vita.
4. La natura è piena d'infinite ragioni che non furon mai in isperienzia.
5. La scienzia è il capitano e la pratica sono i soldati.
6. Sì come il mangiare sanza voglia fia dannosa alla salute, così lo studio sanza desiderio guasta la memoria e non ritien cosa ch'ella pigli.
7. Sempre le parole che non saddisfanno all'orecchio dello alditore li danno tedio ovver rincrescimento. E 'l segno di ciò vederai spesse volte tali ulditori essere copiosi di sbavigli. Addunque tu che parli dinanti a omini di chi tu cerchi benivolenzia, quando tu vedi tali prodigi di rincrescimento, abbrevia il tuo parlare o tu muta ragionamento, e se tu altrementi farai, allora in loco della desiderata grazia, tu acquisterai odio e nimicizia.
E se voi vedere di quel che un si diletta sanza uldirlo parlare, parla a lui mutando diversi ragionamenti e quel dove tu lo vedi stare intento sanza sbavigliamenti o storcimenti di ciglia o altre varie azione, sia certo che quella cosa di che si parla è quella di che lui si diletta, ecc.
8. Delle Scienzie. Nessuna certezza è dove non si pò applicare una delle scienzie matematiche, ovver che non sono unite con esse matematiche.
9. O speculatore delle cose, non ti laldare di conoscere le cose che ordinariamente per se medesima la natura conduce. Ma rallegrati di conoscere il fine di quelle cose che son disegnate dalla mente tua.
10. Dell'error di quelli che usano la pratica sanza scientia. Quelli che s'innamoran di pratica sanza scienzia, son come 'l nocchieri ch'entra in navilio sanza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada.
11. E molti fecen bottega con inganni e miraculi finti, ingannando la stolta moltitudine, e se nessun si scopria cognoscitore de' loro inganni, essi gli puniano.
12. Ogni omo desidera far capitale per dare a' medici, destruttori di vite. Adunque debbono esser ricchi.
13. La sperienzia, interprete in fra l'artifiziosa natura e la umana spezie, ne 'nsegna ciò che essa natura in fra' mortali adopera da necessità constretta, non altrimenti operar si possa che la ragione, suo timone, operare le 'nsegni.
14. Nessun effetto è in natura sanza ragione; intendi la ragione e non ti bisogna sperienza.
14 bis. Chi nega la ragion delle cose, pubblica la sua ignoranza.
15. a) La sperienza non falla mai, ma sol fallano i nostri giudizi, promettendosi di quella effetto tale che in e nostri experimenti causati non sono. Perché dato un principio, ènecessario che ciò che siguita di quello è vera conseguenza di tal principio, se già non fussi impedito; e se pur seguita alcuno impedimento, l'effetto che doveva seguire del predetto principio, partecipa tanto più o meno del detto impedimento, quanto esso impedimento è più o men potente del già detto principio.
b) La esperienza non falla mai, ma sol fallano i nostri giudizi, promettendosi di lei cose che non sono in sua potestà. A torto si lamentan li omini della isperienza, la quale con somme rampogne, quella accusano esser fallace. Ma lasciàno stare essa esperienza, e voltate tale lamentazione contro alla vostra ignoranzia, la quale vi fa transcorrere co' vostri vani e istolti desideri a impromettervi, di quella, cose che non sono in sua potenzia, dicendo quella esser fallace.
c) A torto si lamentan li omini della innocente esperienzia quella accusando di fallacie e bugiarde dimostrazioni.
16. Chi si promette dalla sperienza ciò che non è 'n lei, si discosta dalla ragione.
17. Come l'occhio e 'l razzo del sole e la mente sono i più veloce moti che sieno. Il sole, immediate che li appare nell'oriente, subito discorre co' li sua radi a l'occidente, i quali sono composti di tre potenzie spirituali: cioè splendore, calore, e la spezie della forma della loro cagione.
L'occhio, subito ch'è aperto, vede tutte le stelle del nostro emisperio.
La mente salta 'n uno attimo dall'oriente all'occidente, e tutte l'alt[r]e cose spirituali sono di gran lunga dissimile per velocità a queste.
18. Non è da biasimare lo innestare infra l'ordine del processo della scienzia alcuna regola generale nata dall'antidetta conclusione.
19. Col tempo ogni cosa va variando.
20. Data la causa, la natura opera l'effetto nel più breve modo che operar si possa.
21. Ogni azione fatta dalla natura non si pò fare con più brieve modo co' medesimi mezzi.
22. Date le cause, la natura partorisce li effetti per più brievi modi che far si possa.
23. Ciascuno strumento debbe essere operato colla esperienza dond'esso è nato.
24. Si dimanda se li santi stanno ignudi.
25. L'omo ha desiderio d'intendere se la femmina è cedibile alla dimandata lussuria, e intendendo di sì e come ell'ha desiderio dell'omo, elli la richiede e mette in opera il suo desiderio; e intender nol pò se non confessa, e confessando fotte.
26. Domandasi se tutti li infiniti sono equali ovvero maggiori l'un che l'altro.
Rispondesi che ogni infinito è eterno e le cose eterne son d'equal premanenzia, ma non di lunghezza d'età, perché quel che in atto fu prima cominciato a dividere, ha passato più età, ma li tempi a venire son equali.
27. Sì come ogni regno, in sé diviso è disfatto, così ogni ingegno diviso in diversi studi si confonde e indebolisce.
28. Muovesi l'amante per la cos'amata come il senso e la sensibile e con seco s'unisce e fassi una cosa medesima.
L'opera è la prima cosa che nasce dell'unione.
Se la cosa amata è vile, l'amante si fa vile.
Quando la cosa unita è conveniente al suo unitore, li seguita dilettazione e piacere e sadisfazione.
Quando l'amante è giunto all'amato, lì si riposa.
Quando il peso è posato, lì si riposa. La cosa cognusciuta col nostro intelletto.
29. Quattro sono le potenzie: memoria e intelletto, lascibili e concupiscibili. Le due prime son ragionevoli e l'altre sensuali.
De' cinque sensi, vedere uldir odorato sono di poca proibizione, tatto e gusto, no.
L'odorato mena con seco il gusto nel cane e altri golos'animali.
30. Tutte le potenzie spirituale, quanto più s'allontanan dalla prima o seconda cagione, più occupano di sito e più diminuiscano di lor valitudine.
31. Ogni nostra cognizione prencipia da sentimenti
32. Ogni omo sempre si trova nel mezzo del mondo e sotto il mezzo del suo emisperio e sopra il centro d'esso mondo.
33. Nulla può essere scritto per nuovo ricercare, e quale cosa di te a me stesso prometta.
34. I sensi sono terresti, la ragione sta for di quelli quando contempla.
35. L'acqua che tocchi de' fiumi è l'ultima di quella che andò e la prima di quella che viene. Così il tempo presente.
36. Ogni azione bisogna che s'esercita per moto.
Cognoscere e volere son due operazione umane.
Discernere giudicare consigliare sono atti umani.
Il corpo nostro è sottoposto al cielo e lo cielo è sottoposto allo spirito.
37. Comparazione. Un vaso crudo rotto si pò riformare, ma il cotto no.
38. L'anima mai si può corrompere nella curruzion del corpo, ma fa nel corpo a similitudine del vento ch'è causa del sono de l'organo che guastandosi una canna, non resultava, per quella, del vento buono effetto.
39. L'impedimenti della verità si convertano in penitenzia.
40. La sapienza è figliola della sperienza, la quale sperienza...
41. La natura pare qui in molti o di molti animali stata più presto crudele matrigna che madre e d'alcuni non matrigna ma piatosa madre.
42. Ogni corpo è composto di quelli membri e omori, i quali sono necessari al suo mantenimento, la quale necessità è bene conosciuta e a quello riparato dalla anima che tal forma di corpo a sua abitazione per uno tempo ha eletta.
Vedi il pesce che per la continua confregazione che per necessità esso fa coll'acqua, dalla sua anima, figliola della natura, è provveduto partorire per la porosità che si truova infra le commessure delle scaglie, certo vischioso sudore, il quale malagevolmente da esso pesce si divide e fa quello offizio col pesce che fa la pece col navilio.
43. La necessità è maestra e tutrice della natura.
La necessità è tema e inventrice della natura, è freno e regola eterna.
44. La memoria de' beni fatti appresso l'ingratitudine è fragile.
45. Reprendi l'amico in segreto e laldalo in paleso.
46. Chi teme i pericoli, non perisce per quegli.
47. Non essere bugiardo del preterito.
48. Nessuna cosa è da temere più che la sozza fama.
49. Fatica fugga colla fama in braccio quasi occultata.
50. Lussuria è causa della generazione.
Gola è mantenimento della vita.
Paura ovver timore è prolungamento di vita.
Dolo[r] è salvamento dello strumento.
51. Nessuna cosa è da temere quanto la sozza fama. Questa sozza fama è nata da vizi.
52. Il voto nasce quando la speranza more.
53. La 'nvidia offende colla fitta infamia, cioè col detrarre, la qual cosa spaventa la virtù.
54. La fama vola e si leva al cielo, perché le cose vertudiose sono amiche a Dio. La infamia sottosopra figurare si debbe, perché tutte sue operazioni sono contrarie a Dio e inverso l'inferi si dirizzano.
55. L'oro in verghe s'affinisce nel foco.
56. Chi scalza il muro, quello gli cade addosso.
57. Chi taglia la pianta, quella si vendica colla sua ruina.
58. Al traditore la morte evita, perché se usa lialtà non gli è creduta.
59. Dimanda consiglio a chi ben si corregge.
60. Giustizia vol potenzia, intelligenzia, volontà e si assomiglia al re delle ave.
61. Chi non punisce il male, comanda che si facci.
62. Chi piglia la biscia per la coda, quella poi lo morde.
63. Chi cava la fossa, questa gli ruina addosso.
64. Chi non raffrena la voluttà, colle bestie s'accompagni.
65. Non si pò avere maggior, né minor signoria che quella di se medesimo.
66. Chi poco pensa, molto erra.
67. Più facilmente si contasta al principio che al fine.
68. Nessuno consiglio è più leale che quello che si dà dalle nave che sono in pericolo.
69. Aspetti danno quel che si regge per giovane in consiglio.
71. Ogni danno lascia dispiacere nella ricordazione salvo che 'l sommo danno, cioè la morte, che uccide essa ricordazione insieme colla vita.
72. Non si dimanda ricchezza quella che si può perdere. La virtù è vero nostro bene ed è vero premio del suo possessore. Lei non si può perdere, lei non ci abbandona, se prima la vita non ci lascia. Le robe e le esterne devizie sempre le tieni con timore, ispesso lasciano con iscorno e sbeffato il loro possessore, perdendo lor possessione.
73. Chi tempo ha e tempo aspetta, perde l'amico e danari non ha mai.
74. Chi asino è e cerbio esser si crede...
75. Non ci manca modi né vie di compartire e misurare questi nostri miseri giorni, i quali ci debba ancor piacere di none ispenderli e trapassagli indarno e sanza alcuna loda e sanza lasciare di sé alcuna memoria nelle menti de' mortali. Acciò che questo nostro misero corso non trapassi indarno.
76. La somma filicità sarà somma cagione della infelicità, e la perfezion della sapienza cagion della stoltizia.
77. Acquista cosa nella tua gioventù che ristori il danno della tua vecchiezza. E se tu intendi la vecchiezza aver per suo cibo la sapienza, adoprati in tal modo in gioventù, che a tal vecchiezza non manchi il nutrimento.
78. Il giudizio nostro non giudica le cose fatte in varie distanzie di tempo nelle debite e propie lor distanzie, perché molte cose passate di molti anni parranno propinque e vicine al presente e molte cose vicine parranno antiche, insieme coll'antichità della nostra gioventù, e così fa l'occhio infra le cose distanti, che per essere alluminate dal sole, paiano vicine all'occhio, e molte cose vicine paiano distanti.
79. O dormiente che cosa è sonno? Il sonno ha similitudine colla morte; o perché non fai adunque tale opera che dopo la morte tu abbi similitudine di perfetto vivo, che vivendo farsi col sonno simile ai tristi morti?
80. L'omo e li animali sono propi[o] transito e condotto di cibo, sepoltura d'animali, albergo de' morti, facendo a sé vita dell'altrui morte, guaina di corruzione.
81. Siccome l'animosità è pericolo di vita, così la paura è sicurtà di quella.
82. Le minacce sol sono arme dello imminacciato.
83. Dov'entra la ventura, la 'nvidia vi pone lo assedio e lo combatte, e dond'ella si diparte, vi lascia il dolore e 'l pentimento.
84. Raro cade chi ben cammina.
85. L'ordinare è opera signorile, l'operare è atto servile.
86. Chi è scempio da natura e sapiente per accidentale, quando parla o opera naturalmente sempre pare scempio, e par savio nell'accidentale.
87. Comparazione della pazienzia. La pazienzia fa contro alle 'ngiurie non altrementi che si faccino i panni contra del freddo; imperocché‚ se ti multiplicherai di panni secondo la multiplicazione del freddo, esso freddo nocere non ti potrà. Similmente alle grande ingiurie cresci la pazienzia; esse ingiurie offendere non ti potranno la tua mente.
88. L'età che vola, discorre nascostamente e inganna altrui e niuna cosa è più veloce che gli anni, e chi semina virtù fama ricoglie.
89. Quando io feci Domene Dio putto, voi mi mettesti in prigione; ora s'io lo fo [g]rande, voi mi farete peggio.
90. Quando io crederò imparare a vivere, e io imparerò a morire.
91. Chi vol vedere come l'anima abita nel suo corpo, guardi come esso corpo usa la sua cotidiana abitazione; cioè se quella è sanza ordine e confusa, disordinato e confuso fia il corpo tenuto dalla su' anima.
92. Gli strumenti de' barattieri sono la semenza delle bestemmie umane contro agli dei.
93. La passione dell'animo caccia via la lussuria.
94. Tutti li animali languiscano, empiendo l'aria di lamentazioni, le selve ruinano, le montagne aperte per rapire li generati metalli; ma che potrò io dire cosa più scellerata di quelli che levano le lalde al cielo di quelli che con più ardore han nociuto alla patria e alla spezie umana?
95. Aristotile nel terzo dell'Etica: l'uomo è degno di lode e di vituperio solo in quelle cose che sono in sua potestà di fare e di non fare.
96. Ti diacciano le parole in bocca e faresti gelatina in Mongibello.
97. Siccome il ferro s'arrugginisce sanza esercizio e l'acqua si putrefà o nel freddo s'addiaccia, così lo 'ngegno sanza esercizio si guasta.
98. Salvatico è quel che si salva.
Il sommo bene è la sapienza, il sommo male è il dolore del corpo; imperocché essendo noi composti di due cose, cioè d'anima e di corp[o], delle quali la prima è migliore, la peggiore è il corpo, la sapienza è della miglior parte, il sommo male è della peggior parte e pessima. Ottima cosa è nell'animo la sapienza, così è pessima cosa nel corpo il dolore. Adunque siccome il sommo male è 'l corporal dolore, così la sapienzia è dell'animo il sommo bene, cioè de l'om saggio, e niuna altra cosa è da a questa comparare.
100. Siccome una giornata bene spesa dà lieto dormire così una vita bene usata dà lieto morire.
101. Dov'è più sentimento, lì è più, ne' martiri, gran martire.
102. Demetrio solea dire non essere differenzia dalle parole e voce dell'imperiti ignoranti che sia da soni e strepidi causati dal ventre ripieno di superfluo vento.
E questo non senza cagion dicea, imperocché lui non reputava esser differenzia da qual parte costoro mandassino fuora la voce o dalle parte inferiori o dalla bocca, che l'una e l'altra era di pari valimento e sustanzia.
103. La stoltizia è scudo della vergogna come la improntitudine della povertà.
104. Farisei frati santi vol dire.
105. La vita bene spesa lunga è.
106. Tanto è a dire ben d'un tristo, quanto a dire male d'un bono.
107. E questo omo ha una somma pazzia, cioè che sempre stenta per non istentare, e la vita se li fugge sotto speranza di godere i beni con somma fatica acquistati.
108. Io t'ubbidisco, Signore, prima per l'amore che ragionevolmente portare ti debbo, secondariamente ché tu sai abbreviare o prolungare le vite a li omini.
109. Fuggi quello studio del quale la resultante opera more insieme coll'operante d'essa.
110. Tristo è quel discepolo che non avanza il maestro.
111. Ecci alcuni che altro che transito di cibo e aumentatori di sterco - e riempitori di destri - chiamar si debbono, perché per loro - altro nel mondo appare - alcuna virtù in opera si mette; perché di loro altro che pieni e destri non resta.
112. a) Sanza dubbio tal proporzione è dalla verità alla bugia quale dalla luce alle tenebre, ed è essa verità in sé di tanta eccellenzia che ancora ch'ella s'astenda sopra umili e basse materie, sanza comparazione ella [e]ccede le incertezze e bugie estese sopra li magni e altissimi discorsi, perché la mente nostra, ancora ch'ell'abbia la bugia pel quinto elemento, non resta però che la verità delle cose non sia di sommo notrimento delli intelletti fini, ma non di vagabundi ingegni.
b) È di tanto vilipendio la bugia che s'ella dicessi ben gran cose di Dio, ella to' di grazia a sua deità; ed è di tanta eccellenzia la verità che s'ella laldassi cose minime, elle si fanno nobili.
c) Ma tu che vivi di sogni ti piace più le ragion sofistiche e barerie de' parlari nelle cose grandi e incerte, che delle certe, naturali e non di tanta altura.
113. Il quale spirito ritrova[to] il cerebro, donde partito s'era, con voce cotali parole mosse:
«O felice, o avventurato spirito, che donde me partisti! io ho questo omo, a male mio grado, ben conosciuto. Questo è ricetto di villania, questo è propio ammunizione di somma ingratitudine, in compagnia di tutti i vizi.
Ma che mi vo i' con parole indarno affaticandomi? La somma de' peccati solo 'n ello trovati sono. E se alcuno infra loro si trova che alcuna bontà possegga, non altrimenti che me dalli altri omini trattati sono; e in effetto io ho questa conclusione, ch'è male se li se' amico e peggio se li se' nemico».
(E se alcuno omo v'è ch'abbi discrezione e bontà, non alt[r]ementi che me dalli altri omini tratta[t]i sono. Mal è se tu li se' familiare e peggio se da esso stai remoto.)
114. Chi vuole essere ricco 'n un dì, è 'mpiccato 'n un anno.
115. Orazio: «Iddio ci vende tutti li beni per prezzo di fatica.»
116. La verità sola fu figliola del tempo.
117. Chi altri offende, sé non sicura.
118. La paura nasce più tosto che altra cosa.
119. Chi dona, non dona sua livrea.
120. Se tu avessi il corpo secondo la virtù, tu non caperesti in questo mondo.
121. Tu cresci in reputazione come il pane in mano a' putti.
122. Qui si conserva il nocciolo, nel quale vestì la virtuosa anima del poeta tale.
124. Non ti promettere cose e non le fare, si tu [v]e' che, non l'avendo, t'abbino a dare passione.
125. Non mi pare che li omini grossi e di tristi costumi e di poco discorso meritino sì bello strumento, né tante varietà di macchinamenti, quanto li omini speculativi e di gran discorsi, ma solo un sacco, dove si riceva il cibo e donde esso esca, ché invero altro che un transito di cibo non son da essere giudicati, perché niente mi pare che essi participino di spezie umana altro che la voce e la figura, e tutto el resto è assai manco che bestia.
126. A torto si lamentan li omini della fuga del tempo, incolpando quello di troppa velocità, non s'accorgendo quello esser di bastevole transito; ma bona memoria di che la natura ci ha dotati, ci fa che ogni cosa lungamente passata ci pare essere presente.
127. Il lino è dedicato a morte e curruzione de' mortali: a morte pe' lacci e reti delli uccelli, animali e pesci; a curruzione per le tele line, dove s'involgano i morti, che si sotterrano, i quali si corrompano in tali tele. E ancora esso lino non si spicca dal suo festuco, se esso non comincia a macerarsi e corrompersi, e questo è quello col quale si debbe incoronare e ornare li uffizi funerali.
128. La luna, densa e gra[ve], densa e grave, come sta, la luna?