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Leonardo da Vinci
Scritti letterari

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IL GIGANTE

 

1. a) Caro Benedetto De[i], per darti nuove de le cose qua di Levante, sappi come del mese di giugno è apparito un gigante che vien di la diserta Libia.

 

b) Questo gigante era nato nel mont'Atalante, ed era nero, ed ebbe contro A[r]taserse cogli Egizi e gli Arabi, Medi e Persi; viveva in mare delle balene, gran capidogli e de' navili.

 

c) Caduto il fier gigante per la cagione de la insanguinata e fangosa terra, parve che cadessi una montagna, onde la campagna a guisa di terremoto con ispavento a Plutone infernale. E per la gran percossa ristette sulla piana terra al quanto stordito. Onde subito il popolo credendo fussi morto di qualche saetta, tornando la gran turba, a guisa di formiche che scorrano furiando per lo corpo del caduto rogero così questi scorrendo per l'ampie membra e le traversando con ispesse ferite.

Onde risentito il gigante e sentendosi quasi coperto da la moltitudine, subito sen[ten]dosi cuocere per le punture, mise un muglio che parve fussi uno spaventoso tono; e, posto le mani in terra e levato il pauroso volto, e postosi una de le mani in capo, t[r]ovosselo pieno d'uomini appiccati a' capegli, a similitudine de' minuti animali che t[r]a quegli sogliono nascere: onde, scotendo il capo, gli omini faceano non altrementi per l'aria che si faccia la grandine, quando va con furor di venti. E trovossi molti di questi uomini esser morti da quegli che gli tempestavan addosso, po' ritto co' piedi calpestando.

 

d) E attenendosi a' capegli e 'ngegnandosi nascondere tra quegli, facevano a similitudine de' marinai, quand'han fortuna, che corrono su per le corde per abbassar la vela a poco vento.

 

e) Marte temendo de la vita s'era fuggito sotto 'l letto di Giove.

 

f) A similitudine de le formiche che furiando or qua or su pel rogero abbattuto da la scura del rigido villano.

 

g) E per la caduta parve che la provincia tutta tremassi.

 

2. a) La nera faccia sul primo oggetto è molto orribile e spaventosa a riguardare, e massime l'ingrottati e rossi occhi, posti sotto le paurose e scure ciglia, da fare rannuolare il tempo e tremare la terra.

E credimi che non è sì fiero omo che dove voltava li infocati occhi, che volontieri non mettesse alie per fuggire, ché Lucifero 'nfernale parìa volto angelico a comparazion di quello. Il naso arricciato con l'ampie anari, de' quali usciva molte e grandi setole, sotto i quali era l'arricciata bocca, colle grosse labbra, da l'estremità de' quali era peli a uso de le gatte e denti gialli. Avanza sopra i capi de li omini a cavallo, dal dosso de' piedi in .

 

b) E rincrescendole il molto chinare e per esser vinto dalla importunità del..., volta l'ira in furore, cominciò co' piè, dimenati da la furia delle possenti gambe, a entrare fra la turba, e co' calci gittava li omini per l'aria, i quali cadeano non altrimenti sopra gli altri u[o]mini, come se stata fussi una spessa grandine. E molti furon quelli che, morendo, dètto[r] morte; e questa crudeltà durò finché la polvere mossa da' gran piedi, levata ne l'aria, costrinse questa furia infernale a ritirarsi indirieto. E noi seguitammo la fuga.

 

c) O quanti vani assalimenti furono usati contro a questa indiavolata, a la quale ogni offesa era niente! O misere genti, a voi non vale le inispugnabili fortezze, a voi non l'alte mura de le città, a voi non l'essere in moltitudine, non le case o palazzi! Non v'è restato se non le piccole buchecave

sotterrane; a modo di granchi o grilli o simili animali trovate salute e vostro scampo!

O quante infilici madri e padri furo private de' figlioli! O quante misere femmine private de la lor

compagnia! Certo certo, caro mio Benedetto, io non credo che, poi che 'l mondo fu creato, fussi mai visto un lamento, un pianto pubblico esser fatto con tanto terrore!

 

d) Certo in questo caso la spezie umana ha da 'nvidiare ogni altra generazione d'animali: imperocché, se l'aquila vince per [p]otenza li altri uccelli, il meno non son vinti per velocità di volo, onde le rondine colla lo[r] prestezza scampano da la rapina de lo smerlo; i dalfini con lo[r] veloce fuga scampano da la rapina de le balene e de' gran capidogli; ma noi, miseri! non ci vale alcuna fuga, imperocché questa, con lento passo, vince di gran lunga il corso d'ogni veloce corsiero. Non so che mi dire o che mi fare, e mi pare tuttavia trovarmi a notare a capo chino per la gran g[o]la, e rimane[r] con cunfusa morte sepolto nel gran ventre.

 

3. Era più nero ch'un calabrone,

gli occhi avea rossi, com'un foco ardente

e cavalcava sopra un gran ronzone

largo se' spanne e lungo più di 20,

con se' giganti attaccati all'arcione,

e uno in mano che lo rodea col dente

e dirieto li venìa porci con zanne

fori della bocca forse dieci spanne.




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