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Leonardo da Vinci Scritti letterari IntraText CT - Lettura del testo |
1. Descrizione del diluvio. a) Sia in prima figurato la cima d'un aspro monte con alquanta valle circustante alla sua basa, e ne' lati di questo si veda la scorza del terreno levarsi insieme colle minute radici di piccoli sterpi, e spogliar di sé gran parte delli scogli circunstanti; ruvinosa discenda di tal deruppamento; con turbolente corso vada percotendo e scalzando le ritorte e gluppolente radici delle gran piante, e quelle ruinando sotto sopra. E le montagne, denudandosi, scoprino le profonde fessure fatte in quelle dalli antichi terremoti; e li piedi delle montagne sieno in gran parte rincalzati e vestiti delle ruine delli albusti precipitati da' lati delle alte cime de' prede[tti] monti, e quali sien misti con fango, radici, rami d'alberi, con diverse foglie, infusi infra esso fango e terra e sassi.
E le ruine d'alcuni monti sien discese nella profondità d'alcuna valle, e faccisi argine della ringorgata acqua del suo fiume, la quale argine già rotta, scorra con grandissime onde, delle quali le massime percotino e ru[i]nino le mura delle città e ville di tal valle. E le ruine degli alti edifizi delle predette città levino gran polvere; l'acqua si levi in alto in forma di fumo, ed i ravviluppati nuvoli si movino contro alla discendente pioggia.
Ma la ringorgata acqua si vada raggirando pel pelago, che dentro a sé la rinchiude, e con retrosi revertiginosi in diversi obbietti percotendo e risaltando in aria colla fangosa schiuma, poi ricadendo e facendo refrettere in aria l'acqua percossa. E le onde circulari, che si fuggano del loco della percussione, camminando col suo impeto in traverso, sopra del moto dell'altre onde circulari, che contra di loro si movano, e, dopo la fatta percussione, risaltano in ar[i]a, sanza spiccarsi dalle lor base.
E [a]ll'uscita che l'acqua fa di tal pelago, si vede le disfatte onde distendersi inverso la loro uscita; dopo la quale, cadendo ovver discendendo infra l'aria, acquista peso e moto impetuoso; dopo il quale, penetrando la percossa acqua, quella apre e penetra con furore alla percussion del fondo, dal quale poi refrettendo risalta inverso la superfizie del pelago, accompagnata dall'aria che con lei si sommerse; e questa resta nella viscicosa schiuma mista con legnami e altre cose più lieve che l'acqua; intorno alle quali si dà principio all'onde, che tanto più crescano in circuito, quanto più acquistano di moto; el qual moto le fa tanto più basse, quanto ell'acquistano più larga basa, e per questo son poco evidenti nel lor consumamento. Ma se l'onde ripercotano in vari obbietti, allora elle risaltano indirieto sopra l'avvenimento dell'altre onde, osservando l'accrescimento della medesima curvità ch'ell'arebbe[r] acquistato nell'osservazione del già principiato moto. Ma la pioggia nel discendere de' sua nuvoli è del medesimo color d'essi nuvoli, cioè della sua parte ombrosa, se già li razzi solari non li penetrassi; il che se così fussi, la pioggia si dimosterrebbe di minore oscurità che esso nuvolo. E se li gran pesi delle massime ruine delli gran monti o d'altri magni edifizi ne' lor ruine percoteranno li gran pelaghi dell'acque, allora risalterà gran quantità d'acqua infra l'aria, el moto della quale sarà fatto per contrario aspetto a quello che fece il moto del percussore dell'acque, cioè l'angolo della refressione fia simile all'angolo della incidenzia. Delle cose portate dal corso delle acque quella si discosterà più delle opposite rive, che fia più grave, ovver di maggior quantità. Li retrosi delle acque han le sue parte tanto più veloce, quanto elle son più vicine al suo centro. La cima delle onde del mare discende dinanzi alle lor base battendosi e confregandosi sopra le globbulenzie della sua faccia, e tal confregazione trita in minute particule la discen[den]te acqua; la qual, convertendosi in grossa nebbia, si mischia nelli corsi de' venti a modo di ravviluppato fumo o revoluzion di nuvoli, e la leva alfine infra l'aria e si converte in nuvoli. Ma la pioggia, che discende infra l'aria, nell'essere combattuta e percossa dal corso de' venti si fa rara o densa secondo la raretà o densità d'essi venti, e per questo si genera infra l'aria una innondazione di trasparenti nuvoli, la quale è fatta dalla predetta pioggia, e in questa si fa manifesta mediante i liniamenti fatti dal discenso della pioggia, che è vicina all'occhio che la vede.
L'onde del mare, che percote l'obliquità de' monti che con lui confinano, scorrano schiumose con velocità contro al dosso de' detti colli, e nel tornare indirieto si scon[trano] nell'avvenimento della seconda onda, e dopo il gran loro strepito tornan con grande inondazione al mare, donde si partirono. Gran quantità di popoli, d'uomini e d'anima[li] diversi si vedea scacciare dell'accrescimento del diluvio inverso le cime de' monti, vicini alle predette acque.
b) Onde del mare di Piombino, tutte d'acqua schiumosa
c) Dell'acqua che risalta; de' venti di Piombino.
Ritrosi di venti e di pioggia con rami e alberi misti coll'aria.
Votamenti dell'acqua che piove nelle barche.
2. Diluvio e sua dimostrazione in pittura.
a) Vedeasi la oscura e nubolosa aria essere combattuta dal corso di diversi e avviluppati venti, misti colla grav[e]zza della continua pioggia, li quali or qua ora là portavano infinita ramificazione delle stracciate piante, miste con infinite foglie dell'altonno. Vedeasi le antiche piante diradicate e stracinate dal furor de' venti. Vedevasi le ruine de' monti, già scalzati dal corso de' lor fiumi, ruinare sopra e medesimi fiumi e chiudere le loro valli; li quali fiumi ringorgati allagavano e sommergevano le moltissime terre colli lor popoli. Ancora aresti potuto vedere, nelle sommità di molti monti, essere insieme ridotte molte varie spezie d'animali, spaventati e ridotti al fin dimesticamente in compagnia de' fuggiti omini e donne colli lor figlioli. E le campagne coperte d'acqua mostravan le sue onde in gran parte coperte di tavole, lettiere, barche e altri vari strumenti fatti dalla necessità e paura della morte, sopra li quali era donne, omini colli lor figliuo[li] misti, con diverse lamentazioni e pianti, spaventati dal furor de' venti, li quali con grandissima fortuna rivolgevan l'acque sottosopra e insieme colli morti da quella annegati. E nessuna cosa più lieve che l'acqua era, che non fussi coperta di diversi animali, e quali, fatta tregua, stavano insieme con paurosa collegazione, infra' quali era lupi, volpe, serpe e d'ogni sorte, fuggitori della morte. E tutte l'onde percuotitrice [de'] lor liti combattevon quelli, colle varie percussioni di div[e]rsi corpi annegati, la percussion de' quali uccidevano quelli alli quali era restato vita.
Alcune congregazione d'uomini aresti potuto vedere, li quali con ar[m]ata mano difende[va]no li piccoli siti, che loro eran rimasi, con armata mano da lioni e lupi e animali rapaci, che quivi cercavan lor salute. O quanti romori spaventevoli si sentiva per l[a] scura aria, percossa dal furore de' tuoni e delle fùlgore da quelli scacciate, che per quella ruinosamente scorrevano, percotendo ciò che s'oppone[a] al su' corso! O quanti aresti veduti colle propie mani chiudersi li orecchi per ischifare l'immensi romori, fatti per la tenebrosa aria dal furore de' venti misti con pioggia, tuoni celesti e furore di saette!
Altri, non bastando loro il chiuder li occhi, ma colle propie mani ponen[do] quelle l'una sopra dell'altra, più se li coprivano, per non vedere il crudele strazio fatto della umana spezie dall'ira di Dio.
O quanti lamenti, o quanti spaventati si gittavon dalli scogli! Vedeasi le grandi ramificazioni delle gran querce, cariche d'uomini, esser portate per l'aria dal furore delli impetuosi venti.
Quante eran le barche volte sottosopra, e quale intera e quale in pezze esservi sopra gente, travagliandosi per loro scampo, con atti e movimenti dolorosi, pronosticanti di spaventevole morte. Altri con movimenti disperati si toglievon la vita, disperandosi di non potere sopportare tal dolore; de' quali alcuni si gittavano delli alti scogli, altri si stringeva la gola colle propie mani, alcuni pigliavan li propi figlioli e con grande impeto li sbatteva in terra, alcuno colle propie sue armi si feria, e uccidea se medesimi, altri gittandosi ginocchioni si raccomandava a Dio. O quante madri piangevano i sua annegati figlioli, quelli tenenti sopra le ginocchia, alzando le braccia aperte in verso il cielo, e con voce composte di d[iv]ersi urlamenti riprendeva[n] l'ira delli Dei; altra, colle man giunte colle dita insieme tessute, morde e con sanguinosi morsi quel divorava, piegando sé col petto alle ginocchia per lo immenso e insopportabile dolore.
Vedeasi li armenti delli animali, come cavalli, buoi, capre, pecore, esser già attorniato dalle acque e essere restati in isola nell'alte cime de' monti, già restrignersi insieme, e quelli del mezzo elevarsi in alto, e camminare sopra delli altri, e fare infra loro gran zuffe, de' quali assai ne moriva per carestia di cib[o].
E già li uccelli si posavan sopra li omini e altri animali, non trovando più terra scoperta che non fussi occupata da' viventi. Già la fame avea, ministra della morte, avea tolto la vita a gran parte delli animali, quando li corpi morti già levificati si levavano dal fondo delle profonde acque e surgevano in alto e infra le combattente onde, sopra le quali si sbattevan l'un nell'altro, e, come palle piene di vento, risaltava[n] indirieto da[l] sito della lor percussione. Questi si facevan basa de' predetti morti. E sopra queste maladizioni si vedea l'aria coperta di oscuri nuvoli, divisi dalli serpeggianti moti delle infuriate saette del cielo, alluminando or qua or là infra la oscurità delle tenebre.
b) Divisioni. Tenebre, vento, fortuna di mare, diluvio d'acqua, selve infocate, pioggia, saette del cielo, terremoti e ruina di monti, spianamenti di città.
Venti revertiginosi che portano acqua, rami di piante e omini infra l'aria.
Rami stracciati da' venti, misti col corso de' venti, con gente di sopra.
Piante rotte, cariche di gente.
Nave rotte in pezzi, battute in iscogli.
Grandine, saette, venti revertiginosi.
Delli armenti.
Gente che sien sopra piante che non si posson so[s]tenere.
Alberi e scogli, torri, colli pien di gente, barche, tavole, madie e altri strumenti da notare.
Colli coperti d'uomini e donne e animali, e saette da' nuvoli che allumini[n]o le cose.
3. Figurazion del Diluvio. L'aria era oscura per la spessa pioggia, la qual, con obbliquo discenso piegata dal traversal corso de' venti, faceva onde di sé per l'aria, non altrementi che far si vegga alla polvere; ma sol si variava perché tale inondazione era traversata delli liniamenti che fanno le gocciole dell'acqua che discende. Ma il colore suo era tinto del foco generato dalle saette fenditrici e squarciatrici delli nuvoli, el vampo delle quali percoteano e aprivano li gran pelaghi delle riempiute valli, li quali aprimenti mostravano nelli lor ventri le piegate cime delle piante.
E Nettunno si vedea in mezzo all'acque col tridente, e vedeasi Eulo colli sua venti ravviluppare le notanti piante diradicate, miste colle immense onde.
L'orizzonte, con tutto lo emisperio, era turbo e focoso per li ricevuti vampi delle continue saette. Vedeasi li omini e uccelli che riempievan di sé li grandi alberi, scoperti dalle dilatate onde, componitrici delli colli, circundatori delli gran balatri.
4. Vedeasi per li revertiginosi corsi de' venti venir di lontan paesi gran quantità di torme d'uccelli, e questi si mostravan con quasi insensibile cognizioni, perché, ne' lor raggiramenti, alcuna volta l'una torma si vedean tutti li uccelli per taglio, cioè per la lor minor grossezza, e alcuna volta per la loro maggiore larghezza, cioè in propia faccia; e 'l principio della loro apparizione erano in forma d'insensibile nuvola, e le seconde e le terze squad[r]e si faceva[n] tanto più note, quan[t]'elle più si avvicinavano all'occhio di chi le riguardava.
E le più propinque delle predette torme declinavano in basso per moto obliquo, e si posavano sopra li morti corpi portati dall'onde di tal diluvio, e di quelli si cibavano; e questo feciono insin che la levità delli infiati corpi morti venne mancando, dove con tardo discenso andaro declinando al fondo delle acque.
5. Vedevasi gente, che con gran sollecitudine apparecchiavan vettovaglia sopra diverse sorte di navili, fatti brevissimi per la necessità.
Li lustri dell'onde non si dimostravano in que' luoghi, dove le tenebrose piogge colli lor nuvoli refrettevano. Ma dove li vampi generati dalle celeste saette refrettevano, si vedeva tanti lustri fatti da' simulacri de' lor vampi, quante eran l'onde che a li occhi de' circustanti potean refrettere.
Tanto crescevano il numero de' simulacri fatti da vampi delle saette sopra l'onde dell'acqua, quanto cresceva la distanzia delli occhi lor risguardatori. E così diminuiva tal nume[ro] di simulacri quanto più s'avvicinavano agli occhi che li vedeano, com'è provato nella difinizione dello splendore della luna e del nostro orizzonte marittimo, quando il sole vi refrette co' sua razzi e che l'occhio, che riceve tal refressione, si allontana dal predetto mare.
6. Dubitazione. Movesi qui un dubbio, e questo è se 'l diluvio venuto al tempo di Noè fu universale o no; e qui parrà di no per le ragioni che si assegneranno. Noi nella Bibbia abbiàn che il predetto diluvio fu composto di quaranta dì e quaranta notte di continua e universa pioggia, e che tal pioggia alzò dieci gomiti sopra al più alto monte dell'universo; e se così fu che la pioggia fussi universale, ella vestì di sé la nostra terra di figura sperica, e la superfizie sperica ha ogni sua parte equalmente distante al centro della sua spera; onde la spera dell'acqua trovandosi nel modo della detta condizione, elli è impossivile che l'acqua sopra di lei si mova, perché l'acqua in sé non si move, s'ella non discende. Addunque l'acqua di tanto diluvio come si partì, se qui è provato non aver moto? E s'ella si partì, come si mosse, se ella non andava allo insù? E qui mancano le ragion naturali, onde bisogna per soccorso di tal dobitazione chiamare il miracolo per aiuto, o dire che tale acqua fu vaporata dal calor del sole.