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Defendente Sacchi Novelle e racconti IntraText CT - Lettura del testo |
§ IV.
PATRIA D’ARLECCHINO.
È tradizione costante fra di noi che Arlecchino sia della valle Brembana, nella provincia di Bergamo, in quella valle stessa ove era la casa paterna del Tasso. Tenero per Arlecchino, quando fui a visitare la valle del Brembo, era sollecito di domandarne notizia: risalii il torrente sulla strada che mette a Piazza; visitai Cornello villa del gran Torquato, poi inoltrato forse tre miglia, venni a un paese nominato san Giovanni Bianco, e mi fu detto che quivi era nato Arlecchino. Fui più lieto del capitano Franklin quando scopriva qualche terra australe; osservai ai costumi degli abitanti, e mi parve che di tutta la valle sieno quelli, che nel parlare fanno maggiori movimenti colle gambe e colle braccia, come appunto usa Arlecchino; notai in tutta la valle e quivi specialmente, che i contadini usano un cappello bianco di feltro, col cucuzzolo alto che finisce quasi a imbuto, con una tesa ripiegata. Finalmente mi venne detto che sulla piazza di san Giovanni Bianco vi era dipinto un Arlecchino. Questo, direbbe un antiquario, è un [683] monumento storico che non falla: perchè si doveva dipingere Arlecchino sulla piazza, se non vi si associava una ricordanza? La lupa segnata su tutti i monumenti romani si associa a un antico avvenimento, come la scrofa a mezza lana milanese, accenna all’antico stemma della città.
Tutte queste ragioni mi parvero sufficienti a provare, che san Giovanni Bianco sia la patria d’Arlecchino. Si noti poi, che ora screditato questo personaggio, quell’effigie fu scancellata, e que’ paesani hanno onta d’averlo per concittadino; a tanta sconoscenza conduce la civiltà del secolo! è un ostracismo crudele, pari a quello di Aristide. Io però tornai tre volte ad ossequiare quel bel paesello, culla di tant’uomo, di cui forse non v’ha altro in Italia più popolare.