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Defendente Sacchi
Novelle e racconti

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§ V.

SPADA D’ARLECCHINO.

 

Non la è finita con questo ragionare, resta ancora qualche cosa a chiarire sugli arredi d’Arlecchino. Richiamiamo quanto fu detto: l’abito a pezze di vario colore, e la maschera nera, che non sono de’ nostri tempi. Arlecchino li prese dagli Zanni antichi; il cappello, dalla sua valle nativa.

Ma perchè, diceva fra me, porta alla cintola quella spada di legno? Credo che ognuno la conosca; è una lunga striscia di legno col manico [684] che vale di elsa, sicchè pare un lungo coltello o una daga. Non sapeva trovarvi la ragione sufficiente di Leibniz, ma il caso che è il primo motore di tutte le grandi scoperte, mi tolse di pensiero.

Visitava Pontida, paese di tante belle ricordanze nella patria storia, e mette nella valle Brembana, e co’ miei compagni si pigliava all’osteria una refezione. Nella stanza vicina alcuni contadini cibavano una buona polenta, cibo privilegiato di quella terra come a Moca il caffè. Attirati dalla soavità di quell’odore, andammo in quella stanza, ci siamo accostati a quel tavolo e vi trovammo una novità. Nelle nostre campagne quando si versa la polenta sul piatto, si usa tagliarla con un filo di reffe; quivi invece, lo scalco aveva nelle mani un lungo coltello di legno, col quale faceva le fette, e le gittava innanzi ai commensali: finito ch’ebbe quella faccenda, piantò il coltello nel cumolo che rimaneva. Eravamo in tre; erano sei occhi immobili su quel coltello, tutti silenziosi e con un solo pensiero, poichè si aveva già fatta l’osservazione dei cappelli d’Arlecchino; uno che era artista, piglia quel coltello in mano, lo rivolge e grida:

— Ecco la spada di Arlecchino. —

Fu una scintilla elettrica: tosto fu preso in mano, considerato e concluso che quel coltello un po’ allungato, con cui l’eroe della valle doveva mostrarsi sempre presto a tagliare la polenta, diede origine all’armatura di legno d’Arlecchino. [685] Abbiamo scontrato quest’uso in tutta la valle del Brembo, e ci siamo confermati nella opinione; forse a distruggerla vi vorrà un volume in quarto e buona metafisica. Questa scoperta è opera di tre viaggiatori, forse dello stesso nome, e che sarà certo la prima e l’ultima che faranno a questo mondo.

Eccovi quanto mi riescì trovare sull’origine e sulla patria d’Arlecchino; gli argomenti sono belli e buoni, se non accomodano, vi vorrà pazienza: attenderò che altri trovi cose maggiori: poca scintilla gran fiamma seconda, purchè non abbruci.

 

 




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