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Defendente Sacchi Novelle e racconti IntraText CT - Lettura del testo |
Era primavera, e i primi raggi del sole indoravano le case più alte di Mileto, e sorgevano i cittadini alle fatiche, ai negozj; già le piazze frequenti di persone che conveniano dalla campagna e dalle prossime città, brulicavano di gente e si sentiva un misto di diverse voci, e quali parlare d’Atene o di Sparta, quali del Pelopponeso e delle guerre vive fra le città, parteggiare diversamente, dimandare o scambiare a vicenda le novelle. Intanto si aprivano mano mano le botteghe, ove vendeansi i vasi di Samo, gli idoli e i Penati di [724] Atene, le stoffe d’Oriente, belle armi per gli uomini, e ricchi pepli per le matrone e le giovani spose: accorreva ad osservare quegli arredi il popolo, e li vagheggiava un Ateniese, e se ne faceva beffe uno Spartano: udiasi l’uno dileggiar l’altro, e questi chiamar molle il primo, e l’altro ridersi del suo brodo nero e delle sue ostentate virtù. Passava intanto una donna bella di forme ed elegante di vesti, poneasi a ragionar con loro, e con dire ornato, con modi gentili ricomponeva quelle dispute: indi entrava in altri discorsi con quei che se le accostavano e passava vagheggiata ed ossequiata. Tale era l’impero della bellezza sui Greci, e tanto erano colte e tenute in conto le cortigiane. Tra questo confuso avvicendare di negozj s’ode un grido improvviso in una casa, e tutti guardano a quel lato, ed ecco precipitare dalla porta una donna d’età matura; scarmigliati i capelli, occhi stravolti, dipinta di spavento e di disperazione, corre fra le genti, grida, piange e nessuno cura, e pare voler narrare a tutti il proprio dolore. Giunta sulla piazza, come stanca, vinta dall’affanno, si assise sur un banco che ivi era a caso, e curva sulle ginocchia, sostenendo con ambe le mani il viso, mandava grida disperate e chiamava e rimproverava la sua figlia.
Trasse a lei la moltitudine, e tosto alcuni a sollecitarla con domande; e la donna rispondeva in tronche parole, rinnovando il pianto: s’avvidero che ella lagrimava la figlia estinta, ne chiedevano il modo e non rispondeva.
[725] — Oh! di’, forse ammalò la sgraziata e non valsero le cure? — La madre crollava il capo, e un altro aggiungeva: — Ma pur la vidi io jeri ritornare dal tempio di Diana, e bella come una ninfa, raccoglieva gli sguardi di tutti: dunque è repentina malattia? — E la madre pareva rabbrividire. — Ed altri tosto: — Ma che avvenne? forse l’infelice cadde in qualche pericolo: deh! perchè non chiamasti soccorso? — E la donna crollava il capo.
— Ma dunque, che fu, forse qualche profano osò porre la mano sacrilega in quel casto seno? — E la madre alzando le mani: — Oh lo avesse voluto Giove! — e guardava il cielo quasi imprecando.
Era accorso un magistrato a quel tumulto, e insospettito a quelle parole e più al fare disperato della madre, interrogò vivamente: — Dunque parla; forse tua figlia avrebbe chiamata sopra di sè l’ira degli Dei? —
La donna si riscosse da quell’atteggiamento dispettoso, e coprendosi colle mani il volto chinò la testa per assentire, ed ascondendola sulle ginocchia, susurrava fra i singhiozzi — un laccio! — e tutti abbrividirono.
Dopo breve silenzio sorgevano diverse parole di conforto, e altri traevano alla casa per vedere lo spettacolo miserando d’una fanciulla, che fra la quiete della notte, nella stanza testimone delle sue caste virtù, innanzi ad un piccolo idolo di Diana, pendeva miseramente da un laccio. Altri invece [726] conduceano quella madre sventurata in casa d’amici e procacciavano consolarla.
Sorgevano subito per la città varj e diversi discorsi sulle cause di quel disperato consiglio della giovanetta. Nessuno sapea assegnarne passione o qualche guaio d’amore, poichè era sempre stata casta e pudica; alcuni sospettavano fosse anzi vendetta presa da qualche sciagurato che invano desiderò d’essere amato: altri ne accagionava il carattere della madre inquieta che forse la ridusse a disperazione: erano tante le opinioni quanti parlavano, e si volse l’intero giorno in vane ricerche, ed in parole inutili. La notte pose tregua a quei susurri, e molti si rimettevano per avere maggiori schiarimenti alla dimane.
Venne l’alba novella e sentivasi sulla piazza annunziare una fanciulla morta di laccio; l’uno scuotea le spalle come di cosa nota, ma gli era risposto esser novità; e sorgeva disputa, e in fine chiarivasi che in altra casa, un’altra fanciulla d’onesti costumi, nel silenzio della notte erasi tolta miseramente la vita. Nuovi discorsi e nuove congetture per tutto il giorno, e al terzo dì un’altra vittima. Allora sorsero diversi sospetti intorno a quegli inusitati casi, e si credeano tristizia degli uomini, si prendeva a fare ricerche per iscoprire se qualche mano segreta commettesse quel delitto; e mentre si spendeva l’intero giorno, si vegliava la notte per le contrade, alla mattina le grida che uscivano da due case, il pianto di due famiglie annunziavano due nuove sgraziate perite dell’egual morte.
[727] Lo stesso seguiva ne’ giorni consecutivi ed era meno tristo quello in cui si enumerava una sola estinta.
Nella città era compianto e terrore: le madri che aveano perdute le figlie si disperavano; quelle che le serbavano le guardavano palpitando, dubbie sulle loro vite: tutti si persuadevano essere la vendetta di un Dio nemico che chiedesse una vittima ogni giorno, e tremavano sul volere del fato. S’intimarono sacrificj, si fecero universali lavacri, si consultarono gli oracoli e si aveano responsi oscuri che metteano terrore sull’avvenire: si fecero voti a Diana, si condussero le fanciulle cinte di fiori innanzi ai simulacri della Dea perchè le promettessero per parecchi anni in voto i proventi della caccia; venivano serene e liete, giuravano; molte di esse alla mattina erano miserando spettacolo d’umana insania. Si sospettò fosse sdegno di Venere o d’Amore per la castità delle fanciulle; si sparsero incensi alle loro deità, e i parenti palpitanti, condotte agli altari le giovanette inghirlandate di rose, promisero di sposarle a cui meglio loro piacesse, o le fidanzarono a chi le vagheggiava; ed esse udivano e promettevano liete e tranquille, ed alla notte, quasi nulla fossero quei riti sacrosanti, si immolavano al mal Genio che le invadeva. Si dubitò fosse malevolo influsso dell’aria, o subita causa di qualche furente malore, si consultarono medici, si diedero medicine, e sempre invano. Avea già una luna compiuto il suo giro, e quasi ogni dì era [728] segnato colla vittima d’una fanciulla da sè tolta alla vita; era in Mileto lo squallore di una città ove sia penetrata la pestilenza, e si vedeano ardere inonorate pire, ove o non era il compianto de’ congiunti fuggitivi, o vi era accompagnato dalla disperazione.
Intanto alcuni vecchi padri stretti a consiglio per trovare provvedimenti a questo male, e veduti uscire inutili i presi, s’erano rivolti ad osservare, a tener conto di tutto ciò che spettasse a quelle fanciulle. Aveano notato in tutte quelle che s’erano uccise, non iscoprirsi azioni che accennassero smarrita la virtù, anzi vedeano nelle stanze del sacrificio, nella stessa loro persona tutto accennare ordine, quiete d’animo e modestia, e si persuasero nulla avervi in quel delirio che offendesse la castità, anzi forse essere causato da un fanatismo di mal intesa virtù: quindi stabilirono di tentare il loro pudore, e non valendo in vita, di punirle dopo il delitto.
Il Senato di Mileto indisse feste e sacrificj, si unì il popolo e i sacerdoti, si sparsero incensi, s’arsero le viscere delle vittime, si elevarono preghiere agli Dei Consenti, e finalmente si promulgò una legge, per la quale si ordinava, che tutte le salme delle fanciulle suicide si sarebbero esposte per un giorno nude a pubblica veduta.
Que’ che sogliono censurare ogni cosa, e non essere contenti di nulla, risero d’una legge che volea imporre un vincolo postumo a chi avea superato l’immenso amor della vita, altri stavano dubbii; ma quei canuti non si erano ingannati: il pudore vinse [729] nelle fanciulle di Mileto la follìa, che come è solito, si era resa contagiosa, poichè le opinioni sono come le malattie, e quella di uccidersi si avventa da una mente all’altra come la peste; guai se diviene una necessità di moda in alcuni animi! fu causa di lutto a molte famiglie, non dirò in Francia e in Inghilterra, ma fino fra di noi, quando un famoso suicidio ebbe aspetto di procacciare rinomanza. Ma le fanciulle milesie avevano virtù; il pensiero che dovessero apparire innanzi alla pubblica curiosità ignude quelle membra che aveano velate con religioso pudore agli avidi sguardi per tutta la vita, decise nell’animo loro. Dopo quella legge, al prossimo mattino, come era omai per costume, i cittadini s’interrogavano chi si fosse uccisa, e non ve ne ebbe alcuna. Altri rendeansi al luogo ove doveansi esporre le deliquenti, e non ne videro: nessuna fanciulla osò più togliersi la vita. Tanto è potente nel cuore umano il sentimento della virtù; fu talora più forte di quello dell’esistenza.
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