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Defendente Sacchi Novelle e racconti IntraText CT - Lettura del testo |
In questo mezzo in un cortile in sulla ripa del Tevere, la fanciulla di un povero fornajo attendeva a stendere i panni che aveva di recente tolti dal bucato: era una bella giovinetta di forse diciott’anni, bionda di capelli, candidissima di carni, con due occhi lucenti, neri, che volgeva soavemente, con un fare di tutta grazia nel volto e nella persona.
Recingeva il cortile dalla parte della strada un muro sì basso che vi poteva lo sguardo di un uomo. La bella però non curava d’esser veduta, e dato ricapito a quelle sue faccende, si assise sulla ripa del fiume e vi immerse i piedi per lavarli: alcuni barcajuoli sulla sponda opposta gridavano — Oh la bella Fornarina! — ma essa come non li avesse uditi, seguiva a capo chino a giuocarellare piacevolmente colle acque.
Intanto sporgeva sopra al muro del cortile la testa di un bel giovane: ritto in sulla punta dei piedi, ajutandosi colle mani alla cornice del muro dalla parte della strada, la guardò a lungo e le parve sì bella che non potè tenersi di fare un grido di meraviglia. La giovinetta si scuote, si [15] volge e vede quello sconosciuto. Sovente essa s’accorse di varj curiosi che la spiavano da quel posto, ma non li curava e seguiva le proprie faccende; ma questi le parve sì leggiadro che restò come rapita a riguardarlo; indi chinò la testa quasi per attendere a lavarsi, ma la rivolse subito, e con un sguardolino a traverso spiava se fosse pur colà quel vago.
Costui era Rafaello che incitato da quanto aveva udito da Michelangelo e da’ suoi scolari, poichè ne mandò alcuni al Vaticano, altri al palazzo Ghigi onde attendessero ai lavori, volò per vedere la Fornarina. Le parve più bella che non gli avevano riferito, e quell’abito negletto, quelle chiome sparse, quell’attitudine ond’era assisa, quel grazioso guardare lo presero d’amore: mise un sospiro e decise della propria vita.
Quando ella si rivolse una terza volta, era scomparso; ne fu dolente: china il capo e attende a rasciugarsi per ritornare in casa.
Ma ecco un fragore sul Tevere; guarda e vede calare una barchetta che un uomo affannato col remo dirige verso la sua sponda. Si leva timorosa per fuggire, ma ei la chiama, le è vicino, lo conosce; è quel leggiadro che la guardò poco prima dalla via. È sospesa, incerta se restare o partire, poichè le pare sì avvenente, che teme scortesia volgergli le spalle; ma pure natural modestia la consiglia a ritirarsi. In quel mentre la barchetta approda, Rafaello gitta il remo, sbalza [16] sulla sponda, e prende dolcemente per una mano la ritrosa: — Perchè mi fuggi bella Fornarina? Sono io forse un diavolo da farti paura? —
L’altra resta dubbiosa, e china per modestia il capo, e tutta rossa si copre colla mano il viso. — Sì, sei bella come un angiolo! lascia che almeno io ti dica, che fiore sì leggiadro mal si conviene a questa riva; dimmi: hai marito, hai l’amante? —
Mentre ei parlava, la giovinetta gli aveva gettate alcune furtive occhiate, e le parve il più bell’uomo che mai vedesse: pure le sovvenne ch’era sconosciuto, e ritraendo la mano ch’ei le aveva stretta, con soave voce gli rispose:
— Signore! credo non vogliate burlarvi di me; sono figlia di un povero fornajo, ma anche nella umile nostra casa alberga la modestia: in questo cortile non pose mai piede l’opulenza insidiosa.
— Oh angelo! non mi credere qualche principe: sono anch’io un povero artista, e vivo come tuo padre de’ miei sudori.
— Il vostro aspetto mi accenna che siete gentile, ma io desidero restare nella mia oscurità.
— Non lo meriti: sei troppo bella e troppo graziosa: io ti farò maggiore di queste pompose matrone che sacrificano a’ grandi di Roma in segreto le virtù che ostentano in pubblico: io ti porrò bella come sei fra i santi in Vaticano, e fra gli Dei del palazzo Ghigi. —
[17] Come gli sfuggirono nell’entusiasmo queste parole, s’avvide che sentivano d’orgoglio, ne arrossì, e più riposato riprese:
— Senti bella fanciulla: tu certo meriti miglior fortuna, ed io forse potrei... Oh ma via! alza quegli occhi ove ti splende l’anima, ch’io li veda... forse non te ne pentirai. —
Fiammeggiava la giovanetta e più chinava il capo: non si perdeva però d’animo, e quasi sul prendere commiato:
— Signore, con permissione... vi saluto... non mi è lecito restare più a lungo con chi non conosco. Ricordatevi che la decenza vuole, innanzi avventurare quanto voi osate, che il senta mio padre, e almeno appalesiate il vostro nome. —
Sorrise dolcemente l’artista. — Ebbene, poichè mi fuggi, ricordati ch’io ritornerò a questa riva; e quando sei sola, quando nessun pensiero ti molesta, ricordati di Rafaello. —
Appena udì la Fornarina questo nome, si scosse di maraviglia: non v’aveva in Roma oscuro del volgo che non sentisse venerazione pel grande pittore: e la fanciulla, sebbene allevata in povera casa, associava al pronto ingegno squisito sentire; s’arrestò confusa, levò su lui curiosa i begli occhi, e atteggiata di timido ossequio gli fece un inchino. Fu Rafaello commosso a quel fare sì piacente, e più a quella soavità vereconda onde si sparse alla bella il viso; fattosele vicino e presale di nuovo la mano, gliela baciò.
[18] — Ah celeste creatura! questo tuo innocente pudore e questo tuo sorriso mi sono più graditi delle larghezze di Giulio, poichè in te partono dal cuore. Tu in me effondi un nuovo raggio di bellezza che mai non seppi ancora tracciare col pennello: dimmi? mi concederai di vederti almeno qualche volta? di parlarti? bella Fornarina, io t’amo. —
Le focose parole dell’Urbinate cercavano potentemente l’animo alla fanciulla, e le commoveano diversi affetti che diversamente se le pingevano in volto: già al primo vederlo aveva sentita una tacita simpatia pel giovane leggiadro, ma or che in lui ravvisava l’uomo diletto a Roma, sospiro di cento belle, e udia proferirsi parole d’amore, ne era vivamente presa: il guardava con quella premura che annunzia una nascente passione, e non sapeva rispondergli.
Ruppe quel colloquio la madre, che giungeva a cercarla, e si turbò nel vederla in quell’attitudine con un uomo; ma subito la figlia le corse incontro:
— Vedete mamma, questi è il gran Rafaello, il pittore sì caro al papa. —
E la donna tosto rispettosa l’inchinava, e chiamava il marito, e gli faceano festa, e l’adducevano nell’umile loro casa. Quivi prestamente la buona donna col proprio grembiale ripulì uno sgabello, vi fece sedere l’artista, e tutti stringendosegli intorno gli dirigevano varie domande, [19] non rifinivano di guardarlo e di rallegrarsi di raccoglierlo sotto il povero loro tetto. Quindi gli dissero che essendo grande il caldo, non gli sarebbe disdicevole qualche refezione; e il vecchio aggiungeva:
— Sentite messer pittore, pan bianco e del migliore di Roma, e quale forse non tocca i denti al papa, il fo col fiore della farina per questa mia fanciulla, che m’è più cara d’una perla; un po’ di vino d’Orvieto, in una tazza sciacquata da quelle care manine; qualche companatico... via fatemi quest’onore... —
Sorrise Rafaello — Ebbene, qua la tazza e il vino, facciamone un brindisi, a patto che me li sporga la vostra amabile fanciulla: io poi in compenso le farò il ritratto.
— Oh! il ritratto a mia figlia! interruppe la madre con un misto di meraviglia e di segreta compiacenza; non merita tanto.
— Il ritratto è poco, ma s’ella non mi nega ch’io la venga a trovare, la metterò fra gli angioli, e questi Trasteverini le faranno tanto di berretto, e le reciteranno delle buone salveregine. —
Intanto la figlia era prestamente corsa a prendere un deschetto, vi aveva steso sopra un pulito mantile, indi postivi due bianchi panetti allora allora usciti dal forno, un piatto con del formaggio, e un orciuoletto di vino: mentre tutta era in faccenda, ascoltava compiacente le parole di [20] Rafaello e gli dava certe occhiatine che cercavano proprio il fondo del cuore: indi gli disse:
— Or via signor Pittore, assaggi un poco di questo caciocavallo di Napoli.
— Sì, bene, ei rispose, ma purchè vi assidiate voi pure e ne prendiate parte; poi faremo il brindisi. —
Allora il padre guardò sulla tavola e vide che non vi erano recipienti per bere, e dato in un grande scoppio di risa:
— Oh sì! lo farete col palmo della mano, se non vi sono bicchieri: l’idea del ritratto veh, ha già fatto girare il capo a mia figlia. —
La giovinetta si faceva rossa e voleva alzarsi, ma Rafaello presale una mano, la ritenne; — No, restate, io sono beato se vivo solo ne’ vostri pensieri. — La madre aveva già posto sul tavolo un capace bicchiere di cristallo; ei lo prese e sporgendolo alla Fornarina:
— Or via, versate che non saprò mai pingere Ebe più seducente — e tosto la fanciulla mesceva. Ei volle che essa prendesse alcuni sorsi del liquore, indi alzata la tazza tutto lieto:
— Alla salute della bella Fornarina. — I loro sguardi s’incontrarono, ed egli col vino attinse la più dolce passione.
Seguirono varj e lieti ragionamenti, e Rafaello destramente proferse l’amor suo alla fanciulla, e fors’anche la mano, talchè ne gioivano i parenti di lei; finalmente si levò, poichè l’ora era già [21] tarda e gli conveniva raggiungere gli scolari. Il fornajo gli dicea:
— Ricordatevi del ritratto di mia figlia: fate qualche figura meno in Vaticano; già torna lo stesso; il Papa vi pagherà ad ogni modo, perchè lo avete effigiato sì bene assiso su quella sedia a guardare Eliodoro, che pare vivo. —
E il pittore sul partire — Non dubitate — Indi stringendo la destra alla Fornarina e baciandola le diceva — E tu angiolo, non scordarti di Rafaello.
— Oh vi hanno degli angioli femmine? interruppe il padre; in questo caso siete due — E l’amante alla fanciulla:
— Vorrei fossimo un solo, che ti pare? — Ella alzò gli occhi al cielo, gli strinse la mano, e con un sorriso gli aprì il suo desiderio.