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Defendente Sacchi
Novelle e racconti

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III.

 

In questo tempo gli scolari del Sanzio avevano già fatto buona parte del lavoro da lui ordinato... e maravigliavano di non vederlo giungere, come aveva promesso.

— Ma che mai avvenne del Maestro? vuole ch’io riduca in grande questo abbozzo: dalli, e tira non so ove collocare una figura; il diavolo se l’è portato quest’oggi — diceva Giulio Romano sul ponte nel palazzo Ghigi a Giovanni [22] d’Udine, mentre disegnava uno scompartimento della storia di Psiche: questi ripose il pennello, fece una profonda ispirazione e rispose:

— Oh! lascia stare: giuochiamo chi pagherà il pranzo domenica a Frascati: io ho già terminata questa testa di Giove; vedi che bella barba vi ho appiccata sul mento! ho finita anche la gamba di madonna Psiche: la calce è asciutta, ne voaggiungerne nuova, perchè qui vicino vi va una mano d’Amore e potrebbe darsi che Rafaello volesse muoverla un po’ meglio, perchè jeri guardando al cartone disse che non gli piaceva. — Scesero e seduti in un angolo presero le carte e si posero a giuocare.

Anche nelle sale del Vaticano seguivano eguali discorsi — Oh Dio, non giunge il Maestro! — esclamava il Penni detto il Fattorino volto a Pierin del Vaga: — io sono inquieto, temo gli sia accaduta qualche disgrazia, e ti giuro che non ho più capo a lumeggiare quest’abito di Bramante tramutato in Archimede; oggi m’ha proprio annojato, e do quasi ragione al Buonarotti che lo bestemmia ogni momento.

— Ma non ti disse nulla il Maestro prima di dilungarsi da noi? rispondeva l’altro: tu sai pure tutti i suoi segreti; sei il suo beniamino! oh! sarà qualche avventura galante.

— Eh! poi non perde tanto tempo: sai che ama le donne, ma le sue scottature non vanno fino all’osso.

[23] — Sì, hai ragione, riprese Pellegrino da Modena; non sono un dipinto a olio, ma segni colla matita che si mandano in pace colla molica di pane: così va meglio; ma se colui s’innamora, vedrai che rotta di collo: che Ghigi? che Papa? non fa loro più nulla.

— Eh mio caro? con Giulio II non si scherza: è uomo da farlo mettere in Castel Sant’Angelo.

— Oh va via: in Castel Sant’Angelo Rafaello! interruppe Pellegrino: sa Giulio che impunemente non si toccano gli uomini grandi. Intanto Michelangelo gli fece una mezza trappola sui ponti della cappella Sistina perchè voleva andare di soppiatto a vedere i suoi lavori, e quasi il fe’ volare senz’ali; s’infuriò, ma in fine gli fe’ galoppare addietro cento corrieri per richiamarlo a Roma; l’andò quasi a posta a trovare fino a Bologna, e di quest’azione ei n’avrà merito quanto dell’avere ei stesso combattuta la Mirandola. —

In questo momento s’ode uno stropicciare di piedi; era Rafaello che giungeva; si levarono tutti, gli andarono incontro. Ei li salutò colla solita sua compiacenza, indi si pose in giro a considerare quanto avevano fatto, e a tutti diede lode con molta indulgenza. Ove trovava alcuna menda, col dito faceva qualche cenno, e guardava lo scolare: questi dava tosto alcuni tocchi di pennello, finchè ei col capo accennasse d’esserne contento. Quando fu al Fattorino stette un po’ muto a considerare quel manto, e preso il lembo d’un panno che era [24] vicino sur un cavalletto, fece varie pieghe e le accennò al giovanetto, che rispose:

— Benedetti filosofi! era meglio che andassero nudi, povera e nuda vai filosofia: capisco, ho fatto male, ma col vostro insolito tardare ci avete tenuti agitati tutta mattina! — e lo guardò con un’ariainquieta che palesava il turbamento dell’animo. Rafaello accarezzò colla destra la guancia del suo scolare; indi coll’indice e il medio presigli i mostacchi glieli scosse leggermente:

— Povero Fattorino, temevi che fossi caduto nel Tevere neh? ci sono andato, ma ho pescato bene: correrei a casa Ghigi a cancellare la Galatea.

— No per carità, interruppe Pierino; credete voi che quel banchiere ve la voglia pagare due volte? —

Rafaellino del Colle che era sempre stato muto, si mise a sfregare palma a palma e a ridere: lo guardò il Sanzio: — Che hai? perchè ridi?

— Oh sono contento come un pesce: ho già capito, avete veduto la Fornarina e vi è piaciuta. Almeno questi rozzi sporca-muri saranno una volta confusi: mi ridano sempre sul viso quando dico che è la più bella creatura di Roma! Vi è il solo Vaga che è del mio parere: e quel Giulio Romano che ne del pazzo!... ma già colui non dipingerà mai belle donne in sua vita. —

Rafaello lo udiva in mostra di grande compiacenza, traeva un sospiro, sicchè Pierino dato di gomito al Penni gli diceva sotto voce — Ohè; è innamorato: n’ho proprio piacere. — L’altro invece ne mostrava rincrescimento.

[25] Pocodopo il Maestro disse loro che era tardi, di lasciare i lavori per rendersi al palazzo Ghigi a prendere i compagni; e tutti vi trassero seco lui attraversando le vie di Roma. Giunti colà tosto ei rivide i lavori, indi tutti in compagnia uscirono. In un momento fra tutti gli scolari corse la notizia che Rafaello aveva veduta la Fornarina e ne era preso; lo guardavano in volto e notavano i suoi motti, i suoi sguardi, i suoi sospiri, e ghignavano. Solo Giulio Romano scuoteva le spalle, e diceva — Siete tanti pazzi, il Maestro ha in capo altro che fornarine o lavandaje. —

 

 




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