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Defendente Sacchi Novelle e racconti IntraText CT - Lettura del testo |
II.
La concorrenza
Poneva piede nella bottega della mercantessa di mode, una donna giovane, vispa, avvenente, e l’accompagnava un uomo piuttosto attempato, grave d’aspetto, magro come la carestia, tutto abbottonato, coi panni un po’ racconci al dosso, sicchè si vedeva che in lui contrastavano l’avarizia e l’ambizione. La signora che s’era già alquanto addimesticata col provinciale, cominciò a [402] guardarli con un po’ di quella malizia onde le donne rivelano i misteri delle compagne; e il provinciale allora: — Misericordia, che strana coppia! sono sposi? — Veramente non lo so; compagni certo, e di amarsi devono dirselo a vicenda: colui è un po’ avaro, ma spende per accontentare la compagna, e la felicità gli inghirlanda il capo di fiori. Però osservate, e vedrete un bel contrasto, prodigalità ed avarizia associate in modo nuovo. —
Infatti la vispa donna aveva in un lampo messo in iscompiglio la bottega; parve un generale d’armata che con un cenno pone in movimento migliaja di soldati: correvano di su di giù quelle fanciulle, a presentarle cuffie, cappelli, guernizioni; erano svolte sul banco stoffe di seta, veli, fettuccie e mille bazzecole. La bella colle preste mani passava dall’una all’altra, scambiava parole, ma però fra tanta faccenda, aveva tempo di gittare qualche occhiata al giovane milanese che s’era quatto quatto appostato a un angolo di fronte a lei. Il vecchio compagno stava silenzioso ad osservarla, e quando ella gli accennava piacerle alcune di quelle robe, solo rispondea con dei monosillabi dubitativi, e udendo il prezzo che la mercantessa metteva loro, cominciava a stringersi nelle spalle, e questa rispondeva modestamente: — Signori, non si può di meno, perchè viene tutto da Parigi.
Allora l’uomo prudente dimandava alla giovane fedele, se non conveniva meglio sceglierne di [403] nazionali, e l’altra gli rispondeva d’un sogghigno, d’uno scuotere il capo, come chi ode uno sproposito, e sorgeva fra loro un parlare sommesso. Udì il galante e s’accostò al provinciale: — Mi pare che di quella mercanzia ve ne abbia anche nostrale? non ve ne erano a Brera? dico bene an? da bravo ajutami, che mi metto nella grazia di quell’avaro. — Bisbigliarono fra loro quattro parole, e il damerino tutto lieto trasse innanzi.
— Si vede che il signore è un buon Milanese, e incoraggia le manifatture che prosperano in Lombardia; perdoni madama; ma potrebbe forse dubitare che nel paese ove nascono creature sì belle come ella è, non si sapessero fabbricar stoffe che meritino di vestirle? — Cara quella lode! non fu mai detto ad una donna che è bella gratuitamente; la signora la rimeritò con un’occhiata che teneva del modesto e del seducente; e l’altro riprese: — Certo esse avrebbero maggiore pregio, se venissero elette ad ornare sì avvenente persona. —
Il vecchio per avarizia chiudeva un orecchio a quelle melate parole, e la donna con un fare tutto compiacente, voltasi a lui: — Bene seguiamo il consiglio di questo signore sì gentile — e un’occhiatina al vago e un cenno alla modista.
Mise questa subito mano a molti thulle disse: — Questi sono fabbricati in Milano; vede quanto sono alti? noi ne facciamo un abito con una sola cucitura. — E il giovane presto volto all’avaro: — E valgono poche lire, mentre prima si pagavano per lo meno dieci al braccio.
[404] Il vecchio gradiva la conclusione, e la donna: — Bene piglierò del thull milanese; mi arrendo ai buoni consigli — e l’altro un inchino, ed ella un piegare il capo con un tal vezzo seducente che esprimeva qualche cosa di più d'un ringraziamento.
La mercantessa quindi cavò dagli scaffali molte stoffe di seta. — Queste tutte sono pure manifatture di Milano. —
La giovine donna guardava meravigliata, il galante prendeva quelle stoffe, gliele sporgeva, gliele spiegava innanzi, mentre allungava talora le dita un po’ petulanti verso la bianca mano che aveva svestito il guanto per sentire la morbidezza di quelle sete, e riprendeva:
— Ella meraviglia a ragion, perchè sebbene sia tanto giovane che non si possa quasi ricordarle, come a una rosa, un giorno che passò, pure quando era fanciulla, non avrà udito parlarle che di stoffe francesi e inglesi. Sono pochi anni, che si pensò a lavorarne anche fra di noi; ed anzi unendo due telai ne allargarono la dimensione.
— Bravi manifattori! interruppe il provinciale, allargano le stoffe a loro voglia come la coscienza un giornalista. — Di’ piuttosto, rispose l’amico, come una bella donna allarga la beatitudine di chi ha la ventura di fruire il fuoco de’ suoi occhi — e la signora un’occhiata, e il provinciale un sogghigno, e una delle vestali della cuffiaja un sospiro di dispetto; il vecchio alzava il capo, [405] ma tosto il vago aveva pronta l’offa per chiudergli la bocca. — Tutte, veda, signore, a molto minore prezzo di quelle di Francia, e intanto ella vende da alcuni anni, qualche lira di più i suoi bozzoli, ed i fabbricatori incoraggiati dallo smercio migliorano le loro merci. Avviene di essi nella concorrenza, quanto succede in un convegno4 ove sono molte donne: tutte si studiano di parere vaghe e belle, per aversi maggiori adoratori, e tutte ne ottengono egualmente... quando però vi sono certe creature che non si possono tenere esseri terreni, allora non vi ha più concorrenza. — Dava uno sguardo e non invano: si posero a svolgere quelle drapperie, e le guardavano, e in quella cura sì grave sovente si incontravano gli occhi del vago e della bella, che finalmente tutta compiacente riprese: — Invero fu gran fortuna la nostra che ci facesse incontrare signore sì grazioso, i cui suggerimenti certo non dimenticherò mai. — L’altro fa un inchino, ed essa udito il prezzo di confronto fra le stoffe di Francia e le lombarde, ne ordina molte braccia di varie sorta, e la cuffiaja misura, taglia, e Pantalone paga.
Ma il vagheggino voleva, come si suol dire, tenere il piede in due scarpe, perchè in quella bottega, fra quelle vispe giovinette, ve ne era alcuna che forse millantava dei diritti all’amor suo, e non sosteneva la concorrenza; sicchè impaziente sorse per castigarne un po’ la baldanza... — Bravo, bene, si castighi l’infedele, — Oh! quante [406] voci, e son tutte femminine e partono dalle loggie. Deh! non turbate la commedia, amabili nostre spettatrici, e prima di condannare altri, levate un po’ il compito de’ sospiri che vi furono soffiati all’orecchio, e ai quali avete risposto che vi lacerano il cuore sensibile; povero cuore! badate a non perderlo, perchè non si saprebbe da qual manifattore farvelo ritessere.