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Carolina Invernizio Il bacio d'una morta IntraText CT - Lettura del testo |
XVI.
Finì la notte, venne il giorno, e Guido non tornò al palazzo. Clara, per la prima volta dopo il suo matrimonio, si svegliò senza un bacio del suo Guido. Eppure non ebbe una sola parola di rimprovero per lui, e quando lo vide, all'ora della colazione, pallido, febbricitante, non ebbe che un'idea.
— Guido.... mio Guido.... tu sei malato. —
Il giovane colpevole diventò di fuoco.
— T'inganni, diletta mia.... — mormorò — è un po' di stanchezza....
— Lo so che non sei andato a letto. Forse i tuoi amici....
— Sì, i miei amici, dopo il teatro, mi trassero con loro a cena, poi al Club dove giuocai; e siccome vincevo.... non sarebbe stato conveniente di alzarsi. —
Clara ricacciò un sospiro in fondo al petto. A lei dispiaceva che il giovine passasse in tal modo le notti, ma non ebbe il minimo sospetto della verità: credeva ciecamente in lui, nel suo amore.
Sicché con una carezza, che mise i brividi del rimorso nel cuore di Guido, disse con tenerezza:
— Un'altra volta non ti lascerai più trascinare così; penserai a me.... che rimango triste tutto il giorno se mi sveglio e non ti vedo piegato sul mio capezzale, quasi intento a vedermi dormire, a contare i miei sospiri, che sono tutti, tutti tuoi.... —
Guido non rispondeva.
— Ho forse torto, non è vero? — continuò la leggiadra creatura — ma mi ci hai abituata.... la colpa è tutta tua. —
Guido la baciò per nasconderle la sua emozione.
— Ed ora raccontami che cosa hai veduto di bello al teatro. Ti è piaciuto il ballo e la nuova ballerina? —
Guido sussultò, ma sua moglie parlava con tanta ingenuità, che riprese tosto il suo sangue freddo.
— A dirti il vero, — rispose — ci badai poco, perchè rimasi quasi tutto il tempo del ballo nel foyer a discorrere con un vecchio amico, ed a pensare a te. —
Gli occhi celesti di Clara espressero una gioia innocente.
— Ed io quasi quasi pensavo, che il ballo ti facesse dimenticare la tua Clara. Ah! non saprò perdonarmelo! —
Guido era sulle spine: per fortuna la colazione era finita, e dopo un nuovo bacio a sua moglie, con la scusa di riposarsi, egli si ritirò nella sua camera.
Sentiva vergogna, rimorso, d'ingannare così l'angelica creatura che gli affidava la sua vita, ma ormai l'immagine di Nara gli si era fissa nell'anima, nel cervello. La rivedeva in quella posa inebriante, appassionata, sulla pelle di tigre, mentre volgeva a lui gli occhi languidi, voluttuosi, mentre gli ripeteva con quelle labbra, che parevano fatte apposta per dar de’ baci: «Io sono tua, Guido, tua.... perchè ti amo, ti amerò sempre!...»
— Ella mi ha stregato; — si ripeteva Guido — ma io non la vedrò più. —
Ma eran sempre le stesse parole; perchè quando un uomo è colpito da una passione sensuale, nonostante tutti gli sforzi per svincolarsene non ci riesce, e fa precisamente il contrario di quello che dice.
Difatti la sera stessa, Guido era di nuovo ai piedi di Nara. Per tutto il tempo del ballo, rimase nascosto nell'ombra del palchetto, dove gli occhi della ballerina andavano a ricercarlo. E prima che ella uscisse, secondo l'accordo, si era appiattito di nuovo nella vettura di lei, che li trasportò a casa.
Guido trovò in Nara tutta la ingenuità della bambina, tutta l'acre voluttà della donna appassionata. Il suo amore per il giovane sembrava profondo, senza interesse, senza scopo.
— Non voglio che amarti ed essere amata da te, — gli diceva — il resto per me è nulla! —
Che le importavano gli omaggi degli altri? Ella non vedeva che il suo Guido, non sentiva che lui.
Pure, alcune notti dopo il suo incontro col giovane, tornata a casa con lui, ella si mostrò per qualche minuto nervosa, agitata, e finì per dare in uno scoppio di pianto.
Guido cercava invano di sapere la ragione di quelle lacrime improvvise.
— Tu mi ami, Guido, — ella ripeteva — ami me sola?
— Ma sì,... te l'ho già detto,... lo sai....
— I tuoi baci, il tuo cuore sono dunque tutti per me.
— E ne dubiti? —
Gli occhi di Nara scintillarono.
— Guido,... dimmi la verità!...
— Io non ti comprendo.
— Dimmi: è vero.... che hai moglie? —
— Sì.... — rispose — ma che t'importa?
— Che m'importa?... — gridò Nara. — Ma io sono gelosa di lei,... di quella donna che dicono di una bellezza adorabile. Tua moglie dunque è bella, Guido?
— Non quanto te,... Nara.
— Questo non è rispondere; ma io la conoscerò. —
Un vivo rossore salì alle guance di Guido.
— Tu non farai questo, Nara.... —
Gli occhi della ballerina ebbero un lampo selvaggio.
— Perchè allora non crederei più al tuo amore per me. Che t'importa di mia moglie,... quando io amo te sola?
— Te lo giuro. —