Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Carolina Invernizio
Il bacio d'una morta

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

XVII.

 

La ballerina parve convinta, ma in cuor suo già rimuginava mille strani pensieri di vendetta verso l'innocente, che intanto soffriva per la freddezza del marito perchè non sapeva a qual ragione attribuirla.

Guido però parve tornare a lei, quando la giovine fu madre. Oh! la dolce ebbrezza di Clara, quando potè stringere fra le sue braccia la sua bambina, la sua creatura.

— Ella assomiglia tutta a te! — diceva con ingenuità a Guido.

— No.... ha il tuo viso d'angelo.

— Tu l'amerai lo stesso, sebbene sia una bambina, non è vero?

— Oh! sì.... la chiameremo Lilia.

— Io vorrei chiamarla Alfonsina.

— Ebbene, la battezzerai col nome che più ti piace,... ma io preferisco chiamarla Lilia. —

Così la piccola creatura ebbe due nomi.

Nei primi giorni, Guido si mostrò molto premuroso con la giovane madre e molto tenero verso la piccina; ma a poco a poco cominciò ad allontanarsi di nuovo da casa, e passava tutte le sue giornate, le sue notti, ai piedi di Nara, la quale però non si mostrava ancora abbastanza soddisfatta. Nara si era fatto un alleato nel servitore di fiducia di Guido. Da lui seppe come Clara fosse divenuta madre, con lui concertò i mezzi per perdere quell’innocente creatura.

Come sappiamo, il cameriere di Guido aveva sospettato un giorno del fratello di Clara, credendolo un amante della giovine sposa. Li aveva sorpresi quasi abbracciati, e fino d'allora aveva pensato al mezzo di trar profitto della scoperta.

Una mattina, Clara sedeva accanto alla culla della sua bambina, e in quel visino d'angelo, che sorrideva anche nel sonno, cercava di soffocare i tormenti del cuore.

Ormai ella non aveva dubbî. Il suo Guido, non l'amava più, e si mostrava verso di lei di una freddezza crudele. Alle sue tante lacrime, rispondeva con una scrollata di spalle e con un sorriso sardonico. Nei primi tempi, la povera creatura fu persuasa che Guido fosse in collera con lei perchè aveva fatta una bambina; ma quando vide che sfuggiva i suoi baci, che passava le notti lontano da casa, sentì istintivamente che il cuore di Guido aveva cessato di essere suo.

Eppure nessun lamento uscì dalle angeliche labbra di Clara: la sua disperazione fu muta, senza lagnanze, nè preghiere.

Oh! se almeno Alfonso fosse stato vicino a lei! Sul capo biondo della sua bambina, ella ripeteva il nome del fratello amato.

Anche in quella mattina che noi la vediamo vicino alla culla di Lilia, la giovane madre aveva invocato Alfonso.

— Se egli fosse qui, le mie lacrime si asciugherebbero.... egli saprebbe consolarmi, povero Alfonso! Ma a chi devo io confidarmi? Devo far vedere la ferita del mio cuore a gente che non mi comprenderebbe, o si riderebbe di me? —

Ella teneva la fronte chinata sul seno, e nell'amarezza del suo sorriso aveva qualche cosa d'orgoglio.

Ma ad un tratto si scosse, perchè aveva sentito aprirsi la porta di camera sua e qualcuno entrare nella stanza.

Clara si voltò, ma il grido di gioia che stava per sfuggirle dal labbro si estinse alla vista di Guido pallidissimo, col viso contratto, che si avanzava con una lettera fra le mani.

Un cupo presentimento strinse il cuore di Clara.

Guido si avvicinò a lei e senza preamboli:

— Questa lettera, — esclamò — è indirizzata a voi, signora!

— Sì, — rispose la giovane madre con voce calma — questa lettera è di mio fratello! —

Uno scoppio di risa insultanti risuonò lugubremente per la stanza.

— Vostro fratello?... E da quando in qua, signora, avete un fratello che vi scrive: Mia adorata Clara.... e si firma semplicemente, Alfonso?

Clara divenne vermiglia: alzò gli occhi in cui era una decorosa sostenutezza, e rispose dolcemente:

— Guido, io non ho avuto che un torto, quello di non averti detto mai nulla di lui. Ma se si fosse trattato soltanto di me, non avrei esitato; ma volevo salvo l'onore di mia madre,... il rispetto al padre mio. —

Guido alzò con disprezzo le spalle.

— Che fandonie mi andate raccontando! — esclamò inarcando le sopracciglia. — Credete che io vi presti fede? —

Clara si coprì il volto con le mani e per qualche minuto le uscirono dal petto de’ singulti strazianti; indi questi cessarono, ed ella alzò un'altra volta il capo, fissando i suoi occhi ancora umidi, candidi come quelli di un fanciullo, in volto al marito.

— Guido, — diss'ella con voce supplichevole e commossa — ho io mai mentito con te? Io non ho qui prove per dimostrarti che quanto ti dico è la pura verità; ma in nome di quest'innocente, ti giuro, Guido, che Alfonso è mio fratello. —

Guido fece un urlo di rabbia, torcendo la lettera in mano.

— Quell'innocente? — esclamò non comprendendo la terribile portata delle sue parole. — E chi mi dice che cotesta creatura, a cui ponesti il nome di lui, sia mia! —

A quell'atroce insulto, la madre si drizzò fiera, terribile, dinanzi alla culla della figlia.

— Uscite, signore, — esclamò con un'alterigia che una regina oltraggiata non ebbe mai sulla sua fronte — perchè dopo le parole che avete pronunziate, mi sembra impossibile che il soffitto non debba crollare sul vostro capo, e che questo angelo non sorga per maledirvi! —

Nella sua esasperazione, Guido non comprendeva più nulla. Aveva gli occhi iniettati di sangue, la spuma alle labbra. Fece due passi innanzi e disse con voce sorda, minacciosa, furente:

— Queste sono parole, parole, parole, ma il mio servo fu testimone del tuo disonore; egli potrebbe riferire che mentre soffrivo in letto per la mia ferita.... tu, nelle braccia di un altro, tu, la femmina pudica, ti beavi d'amore, tu non avevi vergogna d'insultarmi sotto lo stesso mio tetto. E quell'uomo che tu baciavi, era tuo fratello.... di' la verità: era tuo fratello? —

E dètte in uno scoppio di risa.

Clara era divenuta un po' più pallida, ma rimase ritta dinanzi a lui e lo stesso di lei silenzio era spaventevole. Non una lacrima le bagnava le palpebre, nè un sospiro le usciva dal seno, ma il suo sguardo, fisso sul marito, era colmo di disprezzo; quello sguardo l'annientava.

— Alfonso è mio fratello, — disse infine sordamente — e se io ho un torto, è quello di non avervelo mai confidato. Guardate quell'angelo che sorride nella sua innocenza, mentre voi insultate sua madre, ed osate ancora ripetere, che quella creatura non è vostra!

— Sì, lo ripeto! — disse Guido animato da un pensiero diabolico.

Un momento Clara vacillò sotto il colpo di quell'ingiuria scagliatale in viso per la seconda volta, ma cercando contenersi, esclamò con voce sinistra:

— Voi siete un vile, perchè continuate ad insultare una debole creatura che non può difendersi! Ma Dio saprà un giorno toccarvi il cuore, mostrarvi la verità dei miei detti. Andate. —

Guido non si sarebbe mosso; forse la sua coscienza gli diceva, in quel momento, che egli aveva compìto un'azione più spregevole di un delitto. Forse tutta la vita di quella pura e santa creatura non era stata una continua sincerità, una continua abnegazione? Non poteva il servitore aver mentito? Forse Clara asseriva il vero; quell'Alfonso doveva essere un figlio naturale del conte, e la generosa fanciulla, perchè nessuna macchia oscurasse l'onore della famiglia, l'aveva tenuto nascosto.

Guido, annientato, era sul punto di cadere in ginocchio e chiedere perdono dei suoi infami sospetti, quando la portiera si alzò, ed il cameriere apparve, dicendo:

— La signora Nara chiede il permesso di vedervi.

— Nara! —

A quel nome, Guido sobbalzò come tocco da una pila elettrica, mentre Clara, senza sapere il perchè, diveniva pallida come un cadavere e si stringeva viepiù vicino alla culla di sua figlia.

— Falla passare nel mio gabinetto, — ordinò precipitosamente Guido.

E uscì egli stesso dietro al servo, mentre Clara cadeva svenuta presso la culla della sua bambina.

 

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL