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Arturo Bianchi
I ladri della pace

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  • PARTE PRIMA
    • CAPITOLO II   Le solite monomanie di persecuzione e di grandezza
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CAPITOLO II

 

Le solite monomanie di persecuzione e di grandezza.

 

Sogna tesori l'infelice ormai sospetto di monomania di grandezza, tanto per consolarsi, non avendo avuto mai a propria disposizione intera, una moneta da cinque lire. Il positivismo è la comune teoria sociale, quindi avverso, per sua legge al sentimentalismo, da cui la falsa interpretazione di quel naturalissimo desiderio. Non è strano, non è contro natura, che un disgraziato, sospetto di monomania di persecuzione, si lagni della nequizia altrui, quando quella è realmente sussistita, e dopochè ne ha sopportati i danni. Egli per giusta reazione diffida di tutto e di tutti e spera poi liberarsi del suo cattivo prossimo coi milioni che ritiene di incassare quanto prima. Anche i deboli di mente, o come tali giudicatisanno che il denaro fa tutto - argent fai tout! Ma che direste voi se quel misero sospettato delle due monomanie in parola, fosse, pro bono pacis, consegnato, senza preavviso, al manicomio, da' suoi affezionatissimi, tranquilli finalmente del grazioso alloggio, conferito tanto filantropicamente al loro raccomandato? Gli affezionatissimi in buona fede avranno pensato, alla spaventevole impressione che il loro caro avrà subita, in modo da farlo peggiorare, anzichè guarire, massime perchè ammalato non lo fu mai quanto si credeva? Noi sappiamo già cosa rispondereste..... Fatalità, caso innocente..... Ah! miei Signori di buona fede..... tali fatti non sono mai abbastanza stigmatizzabili perchè ricolmi di lagrimevoli conseguenze.... Lo dica la storia.....

Tal fiata l'accusa di simili monomanie, è comoda a talun interessato, che speriamo sia raro, onde non inciampare forse in processi indigesti. Ne conseguono pertanto or qua, ora colà fallaci giudizi, per parte di individui poco psicologici, o trascuranti le rispettive qualità dei molteplici ventricoli del cervello umano, i quali dai popolani si denominano abusivamente ruotelle, probabilmente perchè dai medesimi si crede, abbiano un lento moto ondulatorio o ruotatorio, o perchè alcune forti impressioni avute in tempo lontano, si riproducono perfettamente ed alternativamente, ad epoche quasi fisse d'ogni anno. I profani della scienza speciale, credono perciò, che il rinnovarsi costante di quelle antiche impressioni dipenda dal passaggio o movimento dell'una o dell'altra ruotella, o dell'uno o dell'altro ventricolo come sopra. Un'altra delle cause delle sunnominate incerte diagnosi o tecniche o profane sullo stato del cervello umano, sospetto di infermità, è la sciocchezza, o la malignità degli informatori attinenti al malato. Ignoranza o scelleretezza, stoicismo od avarizia, possono essere intervenuti, e non è cosa nuova. Non si gridi dunque al pessimismo, se Tizio, che l'ha realmente toccato, sospetta ancora sempre il male.... Quando un fatto è, non si dee strozzarlo in fasce, o capovolgerlo, o contorcerlo, o quanto meno larvarlo per mal inteso ottimismo, interesse, o farisaica brama di quiete..... Ohimè quanti Caifa e quanti Pilati dopo quelli del nuovo Testamento!....

Le nostre Nonne dicevano spesso, che il Diavolo insegna a fare le pentole e non i coperchi..... Oh! ma vi sono dei furbi che sanno fare anche i coperchi, infischiandosi del diavolo che hanno veduto soltanto dipinto su dei brutti quadri. Guai se tutto, tutto si potesse scoprire guaggiù, laddove la nostra perspicacia non è arrivata. Noi intanto, onde confortarci, dovere la verità se non contemporanea al fatto, almeno postuma, sorgere a galla, siccome hanno sempre creduto i nostri buoni vecchi, reciteremo, per chi forse non la conosce, quella famosa ottava dell'Ariosto, la quale, ci sembra, al caso nostro sia adatta.

 

"Miser chi mal oprando si confida

Ch'ognor star debbia il malefizio occulto,

Chè, quando ogn'altro taccia, intorno grida

L'aria e la terra istessa, in che è sepulto;

E Dio fa spesso che il peccato guida

Il peccator, poi ch'alcun gli ha indulto;

Chè, se medesmo senza altrui richiesta,

Inavvedutamente manifesta."

 

Ed ora ritornando al nostro capitale argomento e ad onta dei bellissimi versi dell'Ariosto nel suo Orlando Furioso, Canto VI, noi dobbiamo ripetere anche senza volerlo, che qualche mistero serpeggiasse intorno alla mente di Alfredo onde renderlo infelice. Potea realmente dubitarsi, secondo la sua squisita perspicacia, che qualche tristo, sciocco od invidioso, avesse sparlato di Lui a Violetta, o che la di Lei famiglia avesse antipatia contro il Pittore, pel di lui modo di pensare. Certamente qualcuno ripeteva in suo cuore Alfredo avrà introdotto fra le ruote del Carro-Amore, un'asta maligna. Così egli tanto sincero, ne riportava cordoglio profondo, logorando lentamente anzi tempo, la sua costituzione una volta fortissima. Egli bruciava senza tregua, di gelosia, egli era desolato trovando l'adorata fanciulla un giorno buona, un giorno cattiva, verso di lui, ma ad onta di quella incostanza, Violetta era sempre un idolo per Alfredo. Cose solite dei grandi innamorati.

«L'amore fu dato all'uomo affinchè egli abbia la misura di quanto possa soffrire». E non perdeva mai la speranza di conquistare quel tesoro nascosto. osava punto lagnarsi della sua Diva, e se un istante solo l'avesse fatto in cuor suo, tosto sentiva rimorso profondo. Per l'artista leale, Violetta era giovane piena di sentimento, bella, buona, gentile, educata, innocente. E non sarebbe stata fors'anco saggia?... Alfredo in una parola era uomo infelice, perchè d'aureo cuore, ma di cervello d'un metallo inferiore, e tale da pigliar granchi sulla qualità degli altri metalli in genere. Quel caro poeta non si era mai accorto che a trovare un essere simile a lui, era cosa impossibile o quasi.

 

 

 




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