CAPITOLO
IV.
Una conversazione alla
moda.
Nel paese di X...
passava la primavera del 18..... la signora Tullia Albicocchi, vedova di un
agiato diplomatico, donna sui 40, sebbene ne confessasse soli 35. Anche troppo
discreta, sapendo di dimostrarne appena 30. - Si vedeva chiaro che dessa era
stata una bella creatura, un pezzo da sessanta, ed in giornata era ancora
elegante ed abbastanza conservata. Ed in caso che qualcuno le facesse anche un
po' di corte, non ne era permalosa; debolezze comuni tollerate. La Domenica sera
teneva circolo, ed era piuttosto larga di rinfreschi cogli habitué. Nessuno si
era dato lo spasso di frugare nella di lei vita intima passata. Perciò, siccome
quisque tenetur bonus donec probetur malus (ciascuno ha diritto di
essere considerato buono, fino a tanto che non si provi il contrario) così
quella signora godeva tutta la stima del paese di X.....
Gli abitanti dei piccoli
centri sono di pasta frolla, vanno alla buona. Si accontentano di passare la
sera, più o meno allegramente in case agiate, ospitali, giocando a briscola,
calabrache, tombola e simili, e tagliando, senza prava intenzione,
confortevolmente i panni al loro prossimo assente. In tale palestra, la
bandiera toccava quasi sempre al caro Telesforo Balena, degno agricoltore del
contado, uomo di media età, di scarsa coltura letteraria, ma in compenso, di
molto buon senso. Talvolta aveva dei motti spiritosi. Un celibatario
impenitente, onestissimo del resto, ma sventurato nei rapporti del fisico,
avendo un ventre pronunciatissimo che lo rendeva troppo lento nel moto.
La padrona di casa
dilettavasi tanto del sale arcadico di Balena, ma quale un maestro di Cappella,
sapeva a tempo moderare i crescendo e spingere gli adagio, mostrandosi poi
avversa alle stonature, che inesorabilmente riprendeva. Tutto quanto sopra
veniva inaffiato da legittimo Polesella, accompagnato a castagne al forno, a
pasticcini, a biscotti. Di fumare non se ne parlava, essendo uggioso alla
padrona il fumo del tabacco di seconda. Tra gli habituè si contava il
giovanotto ben inquartato Sig. Brichetti Galeno istitore, e vice farmacista di
quel paese, in sussidio del Titolare sempre infermo. Il vice speziale, come
sopra, mostravasi entusiasta della signora Tullia (non parente della Tullia
Romana) e lo si poteva comprendere subito per talune occhiate languide che egli
tratto tratto mandava all'indirizzo della padrona di casa.
Forse un esperto
cacciatore di doti? A completare in fine il circolo, trovavansi in casa
Albicocchi, tre signorine di primo, di secondo e di terzo pelo, vogliamo dire
di diverse età, cioè una di 18, una di 23 e la terza di 29 anni. Cortesi,
belline, e tutte ammodo. Vi aggiungi, (pei paesi), l'indispensabile abatino,
che discorreva colla signorina di terzo pelo, Merope Linosi, essendo essa una
donna piuttosto di chiesa. Mancava in detta sera, per caso, il Coadjutore Don
Barnaba Pancetti, surnomato palla di gomma: ed infine quale guarnizione,
sebbene molto stantìa, tre parrucconi che tossivano qualche volta assai forte,
ma non parlavano mai. Le loro più calde aspirazioni riguardavano la scattola
del rapè ed i biscotti. Poniamo che quei tre sommassero in gruppo a due secoli
e mezzo. Tutta brava gente però, che ancora volentieri restava a questo mondo,
essendovi il posto. In complesso, una conversazione abbastanza assortita e
numerosa; dalle dieci alle dodici persone. In tredici, mai. Se, per caso, fosse
ciò accaduto anche una sola volta, sarebbe toccato subito ad altro dei tre
vecchioni il partirsene siccome sta scritto nel barbaro destino.
Le signorine, parea non
avessero molte simpatie verso il Sig. Balena, perchè pochissimo di loro si
occupava; e poi per la sua lingua incorreggibile. Balena in quella sera aveva
perduto qualche soldo al calabrache, perciò annoiato, chiese alla padrona di
casa, il motivo del non vedersi alla sua conversazione da qualche tempo, tanto
il Commendatore Aringa, come il pittore Alfredo. Ma la signora Tullia non
rispose, essendo occupatissima a sciogliere un rebus col giovane Bricchetti;
rebus, che, un istante dopo, fu sciolto felicemente dalla signora Tullia: Tutti-due-beati
in-gondola. Brava, brava, gridò Brichetti, e senza voglia anche Balena.
La padrona di casa
furba, (una donna che non sia furba è precisamente quale una gatta che non
pigli sorci), aveva bensì udita la suesposta interrogazione di Balena, ma
voleva pigliar tempo a rispondere. Balena, piccato dal silenzio della signora
Tullia, inghiotte in fretta due pasticcini e ritorna all'assalto. Pare, disse,
ridendo di gusto, che il signor Aringa ed Alfredo sieno stati entrambi avariati,
qua e colà, talora dal gran caldo e talora dal gran freddo, e che perciò
entrambi abbiano bisogno di svago e raccoglimento rispettivo. Tanto è vero che
il primo viaggerà probabilmente al Bengala ad uccidere una mezza dozzina di
Tigri per le pelliccie, ed il secondo già lavora intorno ad un paesaggio, con
effetto di Fine del Mondo. Que' due miei buoni amici, continuò Balena,
non sapeano di avere a che fare con una puledra bizzarra di difficile
insellatura. A questo punto il Maestro di Cappella, grida, Basta;
mentre, la signorina Merope, amica della famiglia Blandis, pensa di spifferare
a suo tempo, con interpretazione sui generis, i motti frizzanti di Balena. Si
crede che la signorina in parola, non conoscesse il proverbio: Non ti
pentirai di non aver parlato.
Le undici di notte sono
imminenti, ed a quell'ora tutti sapevano di doversene andare. Se vi fosse stato
un pianoforte, poteasi oltrepassare l'orario, ma alla signora piaceva poco
queli'istromento, perchè, invita, dicea, alla danza, e dove son sempre od uno o
due preti, non conviene. Balena fece fare una smorfia di dolore alla Signora
Tullia, per averle stretta la mano un po' troppo forte, diede un colpetto sulla
spalla al signor Brichetti, strizzando l'occhio e dicendogli: questo è un
giovanotto di belle speranze; poi chiese conto in fretta in fretta alla
Signora padrona del fiendo di Lei ritratto ad opera di Alfredo, ma gli fu
risposto che mancava ancora il busto, cosa non indifferente, ed infine si
congedò cogli altri tutti. Quando furono sulla via, Balena che era rimasto un
po' indietro, fu udito dire; come i pasticcini fossero fatti col grasso di
maiale e non col burro, cosa nocevole alla sua gola delicata!
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