CAPITOLO
X
"Non tutti i mali
vengono per nuocere"
Care mie facciamola
finita col piangere.... e poco mancava che piangesse anch'egli... devo
assolutamente partire, diceva Alfredo alle sue sorelle, in un pomeriggio del
principio d'Aprile di quell'anno 18.. in cui temeva vicinissimo il principio
del domicilio coatto, essendo giunto pochi momenti prima il secondo inteso
avviso dall'amica incognita. Le due giovani, sebbene d'indole tranquilla, pure,
pel grande affetto verso il loro fratello, non potevano rassegnarsi a
quell'improvviso abbandono del quale non conoscevano la precisa cagione. Esse
erano buone semplici, timide, religiose per principio, senza affettazione,
quindi non sospettavano il male.... Che è mai avvenuto, esclamava angosciata
Maddalena, la più anziana? Perchè ci lasci così? Tu ci farai morire di
crepacuore! Eppure, soggiungeva Alfredo, pel mio, pel vostro bene, è giocoforza
che io parta da qui, è una lodevole precauzione, e se indugiassi, potrei essere
portato con altri, alle piccole Isole meditteranee... Non posso dirvi dippiù.
Preparatemi un piccolo involto, leggero, leggero, che deporrete nel carniere di
caccia, raccomandatemi al vostro angelo custode, e niente paura....
Alfredo però, come suo
costume, non aveva pensato al denaro necessario, quasi in ogni cosa, e che
certamente a lui mancava. Allora Maddalena ed Elisa, persuase, come il fratello
fosse irremovibile, si diedero una fugace, ma abbastanza eloquente occhiatina,
ed entrate insieme nel loro gabinetto, ne ritornarono sorridenti, con un
mucchietto di biglietti di piccolo taglio, che erano stati il loro paziente
risparmio, per lavoro d'ago, cosa di cui soltanto le donne, in massima più economiche
e più previdenti degli uomini sanno fare. Erano circa duecento lire, Prendi,
disse la sorella maggiore, spendili adagio, adagio, e non darti pena per noi,
che, noi lavoreremo giorno e sera, e coll'aiuto della nostra Madonna della
Consolazione, vivremo discretamente fino al tuo ritorno. Elisa, mesta mesta
disse: tornerai presto nevvero?..... Alla sua volta, sebbene non volesse farlo,
toccò ad Alfredo di piangere..... «Tristo colui che non conosce la voluttà
del pianto.»
Preso il fucile, il
carniere, poche cartuccie, e chiamato Lord (che rompeva le scatole a tutti tre,
pei suoi salti d'allegria), Alfredo, in fretta, in fretta si sottrasse agli
abbracciamenti delle sue tanto dilette sorelle, e rivoltosi al nord del paese,
potè raggiungere dopo tre ore di sollecito cammino, le falde del monte
B..... quando era già il tramonto.....
Lord, il quale, più del
solito, in detta giornata, aveva potuto mangiare, per le premure delle sue
padroncino, abbaia disperatamente nell'escire di casa, saltellando dinnanzi al
padrone, certamente, secondo la sua grande intelligenza, per avvertire il
pubblico, siccome il suo padrone, quantunque ad ora tarda, andasse alla
caccia!... Alfredo, nervosissimo più del solito in quel momento, volea
bastonare quella cara bestia, ma poi pensò di tollerarla. Intanto, causa il
baccano dell'innocente Lord, le bottegaie del paese, in buona relazione col
nostro pittore, erano già venute sulla porta, ad informarsi di quella novità,
attesa l'ora vespertina, ed Alfredo, con artificiali sorrisi, e mal repressa
bile, accontentò, correndo innanzi, ed inventando una frottola qualunque, le
curiose compaesane...... È costume dei piccoli centri, il voler sapere sempre,
e ad ogni costo, delle versazioni, passeggiate, viaggi, gesta, amori, dei
conterrieri, che naturalmente si devono incontrare dieci volte al giorno. Non
conviene inquietarsene, perocchè, quanto sopra, è un rustico attestato di
amicizia
Alfredo sale già il
monte, al chiaro di luna, egli è soliloquo, per vizio congenito, cammina sempre
in fretta e pensa, a chi mai? alla sua Violetta!
Per oggi non maledice al
proprio destino, perchè spera girando il mondo in direzione speciale, di
rivedere l'oggetto del suo grande amore, fosse anche per un battere di polso.
La salute di Alfredo, ad onta delle cento ed una peripezie, è ancora sempre
forte. Egli cammina, cammina, divora la via, ma se, per caso, e per fortuna di
rado, incontra viandante sospetto, o gendarmi, gli batte con maggior violenza
il cuore, conoscendo bene la sua iettatura. Fin'ora, però, grazie al Cielo,
nessun incidente spiacevole. Tutto è silenzio, interrotto quando quando, dal
funereo lamento dei Gufi. Quel triste canto ai superstiziosi non è di buon
augurio, ma ad Alfredo piace tanto come gli piace il Venerdì ed il numero
tredici. Fra le roccie delle alte montagne alberga più facilmente l'upupa e la
civetta, i paggi di madama la Morte, le donne hanno paura, ma Alfredo desidera
quella tetra musica, perchè si accompagna meglio alla sua bella mestizia. Lord
intanto, ad onta della notte, provvede agli urgenti bisogni del suo immenso
ventricolo, dissotterra e mangia topi di qualsiasi dimensione..... Un bravo
cane! La suscettibilità del nostro profugo, non si muove, nè per le distrazioni
di Lord, nè per le ripide salite. Egli è ormai nel suo elemento, la solitudine.
Egli prova sempre vaghezza di poesia, anche quando di mestizia vestita, perchè
così, potrà liberamente pensare, a quella splendida figura che gli è scolpita
nel cuore!.... e recita ancora la sua romanza: Declina il sol morente, move
pel Ciel la sera......
Intanto Maddalena ed
Elisa per tutta quella notte, non possono addormentarsi. Stanno in decubito a
recitare Ave marie, Salve regina, e requiem ai poveri morti quantunque il loro
fratello sia ancor vivo.
Anche Alfredo, seduto a
riposare alquanto, su di un abete divelto dal turbine, sospira, e pensa alle
sue care sorelle.
Una nenia lontana, lo
distrae e lo commuove. Sarà un pastore che rincasa tardi dai colli sottostanti.
Assomigliano quelle cadenze, sebben rozze, a quelle del Ruy Blas: O dolce
voluttà, desìo del cor gentil, etc. Alfredo tende l'orecchio ed ode, perchè
la voce dell'incognito si avvicina, questi versi:
Noaltri montanar
Ghavem de pasta el cor
Vedem de l'alto el mar
E femo anca l'amor.
Viva l'amor.
Lord, contrario in massima
alle cadenze musicali, và brontolando..... Scorsi cinque minuti, il novello
Trovatore, giunge presso il nostro viandante, preceduto da un centinaio di
pecore, cui frammiste poche capre, e seguito da un somarello, col paiuolo sul
basto, e da una grossa e pelosa cagna della famosa razza francese guidatrice di
mandrie.
Lord, più fortunato del
suo padrone, e di scelto olfato, cessò dal brontolìo, e fa una corte spietata
alla improvvisa amante, come fosse una tenera antica sua conoscenza. Nè un
istante l'abbandona.....
Bona sera - signor
Casador lustrissimo (interloquì un pastorello sui 18 anni). Se el vole alogio
alla nostra casina, cossì ala bona, gavarìa piacere. Se el gà un mocio de
cicare, faria grazia, bruso de la voja. Nui faremo un trato de mezz'ora gnanca,
e semo a logo.
Accettato, rispondeva
Alfredo, perchè conveniva farlo in causa della notte, della stanchezza e dei
luoghi a lui sconosciuti. Eccoti uno zigaro intiero. Tienti però chiamata la
tua cagna, perchè temo che il mio Lord se ne vada con essa, fino a Vienna. Ed
il pastorello, ooh! non ghe pericolo... La me Jena non bandona le so pegre.
Domani, sul fresco, sior Casador lustrissimo lo meno a copare de sicuro, do o
tre francolini.
In somma il pastorello
ed il cacciatore sfortunato, erano di già buoni amici e sì discorrendo,
entrarono ben presto, senza noia alla casina
Rifocillato alquanto il
nostro pittore, con polenta e latte di capra, appena munto, offertogli da un
uomo e da una donna in età (probabilmente i genitori del giovanetto di nostra
recentissima conoscenza) escì sul praticello circostante alla casina, dal
quale, al chiaro di luna, potè rilevare quel magnifico panorama della vallata.
Colli e monti pittoreschi, bellezze incantevoli, che più d'ogni altra,
commuovono i cuori afflitti e le anime pensanti. Peccato che sia pronta, ogni
momento, una distrazione, in causa di quell'originale di Lord, che converrà
mettere al quinzaglio, avendo già egli fatto scappare dalla stalla due
capretti, e rubato un mezzo stracchino esposto alla pubblica fede. Alfredo ne è
dolente, ma non sa ricorrere alla violenza, con quella sua cara bestia.
Rientrato in cucina, (la
quale ai pastori serve contemporaneamente di anticamera verso strada, di
gabinetto, e di salotto) Alfredo si rivolse al vecchio (si comprende che gli
altri due erano già a dormire) e gli chiese, se nulla di nuovo fosse in quei
dintorni. Niente del tuto, lustrissimo, rispose il Pastore. Noaltri no gavem
gazete; anche la signora che ze qua da oto zorni, la se lamenta de la mancanza
de nove. Quà no ghe ze altro che volpi e pojan. Anzi bisogna, sioria, che se
contenta de dormire sul fenil, perchè l'unico letin ghe lo avemo dato a la
siora. El so servitore, un vecio, color de la tera, la lo gà mandà indrio, me
par a Trieste, perchè giera sopo per una cascada....... Io mi accontento
presto, disse Alfredo, e vi ringrazio del vostro buon cuore. Non si può negare,
del resto, che la notizia di una signora sola, forestiera, dimorante da pochi
giorni in quella casina (probabilmente per la cura climatica) non stuzzicasse
la curiosità dell'artista, quantunque pieno di afflizione.
Siamo già alle tre ore
di notte7 e la conversazione fra il vecchio pastore ed Alfredo
continua.
Seppe pertanto Alfredo
che la famiglia dei pastori ospitali era formata da tre sole persone, padre,
madre e figlio, già noto al lettore, che la signora dilicata di salute, l'aveva
mandata lassù - el sò dotor al fresco - che la giera nè molto zovine, nè vecia,
ma conservada. E che bela dona, lustrissimo. Che ghe giera morto de colpo, el
so omo a Trieste dò mesi indrio. Che la preferiva stare de sola, e vestiva
sempre metà de ciaro e metà de scuro, che infine giera rica tanto, perchè piena
de fiorini, e la pagava de groso.
Alla domanda, sul nome e
condizione della signora, il buon vecchio, sonnecchiando, rispondeva: Lori nò i
sà. Noaltri montanari andemo zoso a la bona, e se fidemo senza tante
sospetazion, e bondì lustrissimo, no semo tanto curiosi; me par una brava dona,
piena de inzegno e ze basta. Felice note, lustrissimo, ed entrambi andarono a
letto...... sul fienile.
Quanto sono pittoresche
quelle casupole bianche a cavaliere delle gole montuose, o piantate nelle
conche prative, sotto i cumignoli dei monti cosparsi ancora dalla neve! Una
perfetta poesia - un effetto magico. La luna d'argento, che stava per
spegnersi, essendo già trascorsa la mezzanotte, rischiarava ancora, debolmente
però, quella scena.
Le bellezze
dell'universo, ancora più grandiose fra i monti, sono soavi tanto alle anime
melanconiche, di vita e d'amore ricolme. Nessun rumore fino all'alba. Qualche
squittio di volpe, qualche latrato lontano e null'altro. Ma Lord, il quale non
si sa come, aveva rotto il guinzaglio (avrà mangiata la corda) girava intanto
la casina e sotto e sopra, e bisogna dire che quello sfacciato penetrasse nella
mal chiusa stanza della signora, perocchè per un momento si udì, un marcia
via di grazioso timbro femminino.
Alfredo, si assopì una
breve ora, disteso sul fieno, senza svestirsi. Sognò di Violetta, (miracolo),
che girava su pei monti, e di un'altra bella donna che le attraversava il
passo... e che lui era volato in difesa di Violetta.
"Nè però cessa amor
con varie forme
"La sua pace turbar
mentr'ella dorme.
Tasso Canto VII - Erminia.
E noi diremo mentr'egli
poco dorme. Nientemeno che il nostro artista, durante le sue caccie in pianura,
incideva siccome l'Erminia del Tasso, il nome amato sulla corteccia dei
pioppi. Quindi caccia e amore sarebbero quali due cognate in famiglia!
L'alba è giunta
finalmente. Le pecore si destano e dopo l'una le altre tutte, belano, perchè
impazienti di escire al pascolo. Il vecchio pastore già mungeva le anziane. Il
giovinetto cantarella: Sorge il sole alla collina etc.
La signora è già escita,
forse per andare ad una vicina capelletta. come fece il dì innanzi, risponde il
pastorello ad Alfredo, già sulla porta della casina in assetto di pseudo
caccia. Lord si fa chiamare tre volte, perchè era nella stalla ad inquietare la
Jena. Alfredo regala qualche moneta a quella buona famiglia, che potea ripetere
col poeta, di cui sopra
"E questo greggie e
l'orticel dispensa
"Cibi non compri
alla mia parca mensa.
Portiamoci più in alto,
e più al sicuro, pensava intanto il profugo Blandis, e fuggiamo sopratutto da
qualsiasi avventura galante. Sarebbe per me un delitto.
Avanti dunque, mio buon
Alfredo, colla tua giovane guida, la quale però, non appena ti avrà posto sul
sentiero maestro, dovrà ritornare al suo greggie. Quel giovanetto al vedersi
attorno Lord, ridendo, esclamò: Brigante sto braco, jer sera me gà spazzà un
salamo de pianta! Alfredo, senza scomporsi, indennizzò il pastorello, e
poco male, disse, essere ladri di un salame, piuttosto che ladri della pace. Il
pastorello non comprende e propone breve caccia ai Francolini, cui Alfredo,
senza voglia, accetta.
Se non che al momento di
lasciare la casina, ecco venire incontro la gentile ospite dei pastori, molto
mattiniera, con semplicità ma con buon gusto vestita, reduce dal suo
vicinissimo pellegrinaggio. Vi fu un reciproco cortese saluto fra la Signora ed
il Pittore, non insolito fra quei monti tanto scarsi di passeggieri.
Entrambi, del resto,
ebbero la percezione, di non essere affatto nuovi fra loro, ed a ciascuno
sembrò che qualche anno addietro, vi fosse stata occasione di vedersi,
probabilmente in un viaggio. Entrambi nel loro interno, dissero: quella
figura non mi è nuova!! Quella donna era ancora bella, ancora giovane (sui
30, aspetto distinto, capegli ed occhi neri, statura alta e snella, colorito
bruno pallido; portava sul petto un mazzolino di narcisi freschi; al collo un
nastrino di lutto; l'abito di stoffa grigia leggera, simile alla mantellina.
E subito Lord, lo
scioccone, a profondersi in cerimonie verso l'incognita, siccome fosse di lei
amico da gran tempo! mentre, una sola volta, per la sua tracotanza, l'aveva
visitata nella di lei camera da letto. E la signora in contraccambio, ad
accarezzarlo, quali due vecchi amici. Oh! il mistero delle simpatie per
riverbero! La caccia fu breve, non uno dei Francolini incontrati, fu preso; ma
una sola Gazza, ammazzata per equivoco.
Caccia ed amore, sono
antagonisti come il piacere ed il dolore. D'altronde il pastorello, mortificato
anche lui, per l'esito di caccia negativo, dovea ritornare presto alla stalla
poco lontana, per abbeverarne il greggie, e se Alfredo S. lustrissimo, avesse
voluto compiacersi di seguirlo, disse quel giovincello, poteva in breve ora,
mettersi nuovamente a sua disposizione, quale guida.
Alfredo segue
distrattamente il pastorello, e mezz'ora dippoi, siamo ancora alla stessa
casina del giorno innanzi........ Strana combinazione!...... perocchè, se noi
non ci inganniamo, sembravaci che la mattina stessa, Alfredo, giurasse in
cuore, di andarsene da colà lontano ed in gran fretta, siccome astemio dalle
avventure!
La signora era in cucina
a far colazione, e la pastora tutta in faccende a servirla. La colazione fu
brevissima, e la Signora, con un secondo gentile inchino, passò d'innanzi al
Pittore, per assidersi al di fuori su di un tronco d'abete, facente funzioni di
poltrona. Il cacciatore in attesa della sua guida, è sulla porta di cucina e
beve una tazza di latte stando in piedi.
Nessuno, però, dei due
forastieri, potè esimersi dall'ingenuo piacere, di un'altra occhiatina
reciproca, più del lampo veloce, ed ora, chi mai sarà il primo, a rompere, come
suol dirsi, il ghiaccio? Per legge cavalieresca, l'uomo, già s'intende, e
perchè gli uomini, inoltre, non sanno, quanto le donne, osservare
scrupolosamente i precetti della educazione, e della modestia. Le donne
esprimono di più cogli occhi, che colla favella.
La giovane guida
intanto, potrà attendere liberamente a' suoi pastorizi incombenti, mentre,
chissà, non si avvii fra i due sconosciuti mortali di sesso diverso, una
conversazione qualunque, tanto, per ingannare il tempo, in que' luoghi
primitivi. Questo non è nuovo, durante i viaggi, e non c'è pertanto a
meravigliarsene. Nè sarebbe intempestiva, per lo sgraziato Alfredo, qualche
piccola distrazione.
Siamo pertanto, lettori
miei, in completo accordo, come dovesse essere Alfredo, a non fare
l'aristocratico ed a parlare pel primo.
Basterà soltanto che
Alfredo, abbia presente, un pochino, il proverbio: L'occasione fa l'uomo
ladro.
Sentiamo cosa dirà, quel
mezzo ingenuo d'artista, a mo' d'esordio!
Alfredo - Se io non temessi che
la signora, mi avesse a qualificare per indiscreto, vorrei pregarla a lasciarmi
sedere vicino a lei, su quel rozzo, ma poetico sedile, onde, discorrendo, con
persona graziosa, e certamente colta, portare uno svago a' miei mali!...
Signora - Fate come vi piace!
Non v'ha titolo ad offendersene.
Alfredo - Io vi ho incontrata
tre anni or sono, nel mio viaggio artistico da Milano a Trieste e ricordo di
non essermi punto annoiato, perchè il vostro conversare è piacevole. È vero, o
prendo io forse abbaglio?
Signora - È verissimo!
(Capperi. Chiacchera meno la donna dell'uomo!)
Alfredo - E se non erro, voi,
com'io, siete artista!
Signora - Sì, io fui cantante,
e ricordo che voi siete Pittore, per quanto in quel viaggio, mi avete esposto
(memoria di ferro).
Alfredo - Perdonate, vi prego,
alla mia curiosità.... ma perchè, voi, giovane ancora, avete abbandonata
l'arte?
Signora - Perchè il Conte
Alfredo Stirtlizt, triestino, mio marito, assai ricco, non lo permise. Egli
viaggiando, mi sentì cantare nella Traviata a Barcellona, se ne
innamorò, mi sposò, e mi condusse a Trieste. Ma, signore, io perdetti quel caro
amico, dopo soli tre anni di convivenza, e non sono per anco due mesi che egli
passò a miglior vita. Mi lasciò ricca, senza figli, ma col vuoto nell'anima.
(Due creature pertanto, che contemporaneamente, avevano il vuoto nell'anima!)
Alfredo - Anche voi, dunque,
sventurata! Anch'io sono infelice, sono celibe ancora, amo e non sono riamato.
Ma credete, amo assai, e vi prego non chiedetemi il nome suo.... Ditemi
piuttosto il vostro. Io intanto vi vi dirò il mio.... Mi chiamo Blandis
Alfredo, lo stesso nome del fu vostro sposo.
Signora - Ed io mi chiamo
Carlotta Zaira Coriktzin, Stiriana. Il nome Carlotta l'ho lasciato, per non
evocare mesti ricordi. Ma ohimè, a che valgono le mie ricchezze, se non ho più
chi a me pensi? Il cuore non ama le ricchezze. Il cuore vuole un cuore, e
niente più. A 30 anni, e vi giuro che non ne rubo alcuno, io sono già morta
sulla terra, e non so consolarmene, perchè il mio defunto marito mi voleva
tanto bene, e d'ogni premura mi colmava.
Perfino il mio vecchio
fedel servo, un meticcio, acquistato all'Avana, il buon Jon, accenna ora ad
ammalarsi, e l'altro dì, lo dovetti rimandare a Trieste, portato da un somaro
fino alla ferrovia... Il poveretto, mentre pochi giorni fa, saliva con me
questo monte, cadde e ne ebbe forte distorsione al piede. Ora sono qua sola. Ho
bisogno per certuni piccoli incomodi, dell'aria balsamica delle montagne e
vorrei a piccole giornate, raggiungere l'Ospizio dell'Alpe; ove, troverò forse
qualche mia amica triestina.
Alfredo - Io non ho
destinazione fissa, perchè il precipuo mio intento fu quello di allontanarmi da
luoghi a me infausti. Sono lombardo, amo la caccia, sono pittore, mi diletto di
poesia che in questi monti, più facilmente è nutrita e.... se.... mi
tollerate... per vostro compagno di viaggio, fino lassù, ne sarò lieto, perchè
lo stare con voi sarà di certo molto gradito.
Signora - Accolgo, senza
apprensione di sorta, la vostra proposta, e senza esagerato rispetto alle
cosidette convenienze sociali, nemiche all'arte ed alla poesia. Noi, se vi
piace, partiremo insieme anche oggi stesso.
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