CAPITOLO
XI.
Idilli di
Montagna
Alfredo alla inattesa
proposta della signora Stiriana, era contento sì e no, in suo cuore. Sì, per
nutrire, come diss'egli poc'anzi, la sua innata poesia. No pel timore di
desistere qualche minuto dal pensare alla sua Violetta, che non la potea in
niun modo sradicar dal cuore... Un viaggio improvvisato con una bella, distinta
ed ancor giovane signora, non era cosa spregievole, e quindi in sua mente,
ricordò: Al nuovo albore noi partirem; colla differenza che Luisa Myller
partiva con suo padre, mentre lui celibotto, partiva con una vedovella
sconsolata. Per quanto riguarda la caccia ai Francolini, selvaggina
sceltissima, poteva dirsi, fin d'ora, un affare sballato, con grave dispiacere
di Lord. In massima, le signore detestano la caccia, perchè distoglie gli uomini
da altre meno rustiche cure. Alfredo, ebbe per un istante la cattiva tentazione
di fare lo Spartano, ma poi riflettendo ai doveri della cavalleria, venne anche
lui, siccome tanti altri, a più miti propositi. Nelle stagioni o tepide o
calde, e specialmente fra i cento grati profumi delle piante alpestri, è facile
improvvisare confortanti relazioni. Evviva il sentimentalismo!!!
La vecchia pastora,
dolente per verità, della accelerata partenza dell'ospite proficua, ma sempre
di carattere bonario, diceva a suo marito: Che brava zente tuti dò. Me giuraria
che i se tole de boto. Ed il pastore, di rimando, come il più navigato: Cara
ti.... ma no ti à capito, per Santa Veronica, che lù saria un bocon mato? El
parla sempre de solo, el dise de le cose che no se pol capire un'ostia. Anca el
so cane me par senza giudizio. Sta note gà roto el mel, gà disturbà la Signora,
gà magnà el me ultimo codeghin, e gà barufato cola nostra bona Jena, corpo de
Santa Frigonia!
Basta, nui semo
abastanza contenti dei fiorini a bote che m'ha donai. Dio benediga quela brava
dona, e ghe manda un moroso, bon come el sò povero marïo; ma che nò sia, tanto
original, come el Casador lustrissimo.
Nel pomeriggio del
giorno medesimo, Alfredo e Zaira partirono assieme dalla casina pastorizia nota
e guidati per breve tratto dal pastorello, percorrono il sentiero maestro, che
li dovea condurre all'Alpe Climatica. Ma presumendo essi di giungere alla meta,
senza la guida, intempestivamente la licenziano, previa lauta mancia. Ahimè,
que' due amici di fresca data, distratti forse dal caloroso dialogo sui
disinganni della vita, smarriscono il buon sentiero, e si trovano impigliati
fra sassi e rovi, e poi nel fitto bosco, ove la notte li sorprende, ed in quel
luogo disabitato, sono costretti a fermarsi. Non sapremmo, se quei due Esseri
vaganti fossero da compiangere o da invidiare. Il viaggio però è allungato. La
bella Stiriana, s'ebbe degli strappi nella gonna nuova di foulard color cielo,
senza punto inquietarsene. Alfredo stavolta si diportò da vero cavaliere,
perchè fu sempre pronto a soccorrerla onde non cadesse. Scelto per alloggio un
angusto spazio erboso, cui faceva ombrello un Pino lussureggiante, quei due
amici anzichè trovarsi a disagio, sono lieti di quella poesia, perfezionata dal
tubare di due palumbe appollaiate sul Pino, e forse sorprese di vedere persone
a quell'ora, in luoghi tanto romiti.
Lasciamoli ora
discorrere fra loro quei due artisti di cuore, e lasciamoli riposare come
meglio vorranno. Ivi nessun pericolo di insidia. Qualcuno lo preferirebbe ad un
posto di prima classe in treno ferroviario.
Oh! ma il vecchio
pastore, aveva affatto ragione, di spiegare a sua moglie, come quel sior
lustrissimo, parlasse spesso de solo, e dicesse cose che non si poteano
comprendere un'ostia. Alfredo credeva infatti che Zaira dormisse su quel
verde naturale tappeto, mentre invece non era che lievemente assopita. Perciò
eccolo poco stante a recitare la famosa apostrofe all'amore, del maestro di
poesia, Ariosto
Ingiustissimo amor,
perchè sì raro
Corrispondenti
fai nostri disiri?
Onde,
perfido, avvien che t'è sì caro
Il
discorde voler, che in duo cor miri,
Ir non mi lasci al facil
guado e chiaro
E nel più
cupo e maggior fondo tiri;
Da chi
disia il mio amor tu m'allontani,
E chi
m'ha in odio, vuoi che adori ed ami!
Zaira, che dicemmo parea
dormisse, udì, ne fu dolente ma non lo confessò e solo disse, rialzandosi
alquanto, dal suo improvvisato giaciglio: Ma chi è mai, quella fortunata
donna, che voi amate sì fortemente, e che per ventura non vi corrisponde? È
forse l'araba Fenice?.....
Pentito Alfredo allora,
del proprio enfatico dire, chiese perdono collo sguardo, e si tacque fino al
levar del giorno.
Due dì ed una notte,
impiegarono quei due buoni compagni di viaggio, onde giungere, senza nuovi contrattempi
alla meta prefissa, cioè il paesello climatico di quelle altissime regioni. Con
una buona guida, si poteva fare anche più presto assai, ma vi furono le fermate
artistiche di una donna, e le esclamazioni poetiche di un uomo, che hanno fatto
perdere tempo.
Molti viaggiatori alla
pesca del clima refrigerante, giuntivi per diverse strade si trovavano già
colassù, nel piccolo ma ben provveduto albergo.
Quel movimento, quella
vivacità, quella eleganza femminile, in una parola, quell'andirivieni solito
dei luoghi di bagni, di acque ferruginose o sulfuree, o jodiche, e degli ospizi
alpini, dove non si fa altro che mangiare e bere (dicono) ed aspirare l'aria
balsamica, non spiacquero alla Signora Zaira, abbastanza lieta del suo arrivo
colà, sperando di vedervi qualche buona amica dei paesi natii. Alfredo invece
non solo trovava seccante quel frastuono, ma per lui era anche l'antitesi della
poesia. Organetti, chitarre, violini, contrabassi, tromboni, insieme
all'ocarina mal suonati, venditori girovaghi di pessimi dolci, di fusa, di
trottole, di S. Antonini, di fischietti, di castagne secche, ecc. ecc. si
mettevano sempre fra i piedi, interrompendo ogni discorso, anche di qualche
importanza. Per oggi, nessun incontro di persone note e care, incontri tanto soavi
alla esistenza.
Quello che più seccava
ad Alfredo, e che da un certo lato lo accorava, erano i questuanti laceri,
tutti provvisti però di un istrumento qualunque.
N. B. - Tutti o quasi i
questuanti del Regno, sono diventati da poco in quà, virtuosi di suono o di
canto.
La loro musica
commovente, fino allo stridor di denti, è più abbondante nei paesucoli. Ma che
volete farci? Si devono compatire quegli infelici, avendo dovuto essi
innocentemente, eludere la Legge, che confessiamolo, ha trovato soltanto di
vietare la indecente questua al minuto, perchè indizio di oziosità, mentre non
ha peranco scoperto il meccanismo di troncare la questua all'ingrosso, che è la
prova della demoralizzazione.
E fosse quest'ultimo il
solo malanno sociale!
Sonvi inoltre nel consorzio
umano, specialmente nella seconda metà del Secolo XIX, tre categorie di
individui che fanatizzano i buoni principi sociali-religiosi-politici.
L'una è quella dei mangia-poveri
- l'altra quella dei mangia-preti - la terza quella dei mangia
Signori. Abbiamo usata la frase di cui sopra, estranea, direte, e forse un
po' troppo volgare, ma fu anzi per esprimere con maggior significato, il
vocabolo distruzione, demolizione. Perciò dovete compatirci.
Queste tre categorie
sono la rispettiva cagione dell'odio di classe, e ne conseguono le
esagerazioni, ed i danni. Chi ha creata la prima categoria? - L'egoismo dei
poveri fanulloni, senza pudore, che privano perciò, spesse volte di soccorso i
poveri buoni e fieri; fieri perchè preferiscono soffocare fra quattro mura, la
loro incolpevole miseria. = Chi ha costituita la seconda categoria? - Gli
stessi preti, parecchi dei quali, dimentichi della loro santa missione, o
scorretti od esosi od intriganti hanno accumulato tutte le ire anche sui preti
esemplari. = E chi ha fatta nascere la terza categoria? - I ricchi medesimi,
perchè allucinati dagli eterni leccazampe inorgogliti dagli inevitabili bassi
adulatori, o da chi, per obbligazione, deve dar loro sempre ragione, hanno
finito per erigere fra essi ed il non abbiente popolo onesto una nuova muraglia
della China. Maggior intelligenza pertanto, minor orgoglio, per avere
concordia, e da questa il generale ben essere.
Ormai, gridava un tale
che moriva di inedia, ci mangiamo l'un l'altro, e parlava giusto; noi facciamo
come i pesci, piscis pisciculum vorat, colla differenza però che i pesci
mangiano per vivere, mentre noi viviamo per mangiare. Molti, per poter pascersi
a sazietà su tutta la linea, alle spalle dei loro padroni, cercano in ogni modo
lecito od illecito, di allontanare dal mulino gli onesti amici del mugnajo.
Ahimè, soltanto ora, noi
ci accorgiamo di esserci scostati un centinaio di chilometri dall'argomento, di
cui al Capitolo in corso, ma procureremo dì ritornare sul sentiero maestro.
Caduta la notte di quel
primo giorno d'arrivo di Zaira ed Alfredo, all'ospizio Climatico, Alfredo andò
nella sua cameretta fin troppo modesta, perchè all'ultimo piano, verso corte, e
quasi senza luce. Lord dovette farsi la cuccia sotto il letto del padrone. Si
vede che l'Albergatore aveva buon naso, perchè tosto riconobbe la qualità
stentata del suo forestiero; il prezzo del resto, non era stato di molto
inferiore a quello delle altre camere possibili. Ma ciò non dava alcun fastidio
al nostro Pittore, perchè egli, di solito, durante il giorno, passeggiava pei
Colli circostanti, e la notte nel cortile, siccome fanno i conigli.
Nel mattino seguente si
vociferava che altri quattro forestieri fossero giunti all'ospizio, cioè una
signorina bella, giovane, elegante; una cameriera antipatica e due signori
maturi, e molto impettiti. Lord, fa imbestialire anche il conduttore
dell'ospizio, perocchè, secondo il suo vizio speciale, aveva portato in camera
del proprio padrone, il prescritto registro dei forastieri. Gesummaria!!!
Alfredo, potè leggere tosto, nell'ultimo foglio, il nome dì Violetta Giacinto.
Un tremendo calcio a Lord, e la pronta restituzione al padrone dell'Albergo di
quel registro, con mille scuse. Il padrone riconciliato con Lord (prudenza,
quando si ha troppa paura dei grossi cani) conchiuse che dovrà essere un bravo
portatore del selvatico. Nè per fortuna, si era peranco accorto, di un altro
difettuccio del cane in parola, quello vorrei dire, di rubare formaggi e salami
in genere.
Dio ti ringrazio che mi
hai portata vicino la mia Violetta!! Il cuore me ne aveva dato il segnale più
volte durante il viaggio! Esclamò Alfredo.
Ma il giorno tutto,
impiegato da Alfredo nel passare e ripassare sotto le finestre dell'Albergo, non
valse a vederla. Pare che gli ultimi forestieri giunti, avessero il loro
alloggio, al primo piano verso la valle, come arrischiò a caso un cameriere, e
che la signorina, non fosse escita fin'ora dal detto alloggio. Anche Violetta,
certamente, non sapeva della presenza di Alfredo...... Il seguente pomeriggio,
Alfredo, fatta una passeggiata colla sua compagna di viaggio, la lasciò per la
di lei consueta toilette, e si provò a tentare anche l'ala sinistra della
Palazzina verso la valle...... Nessun risultato.
Se non chè ad un tratto,
Alfredo vede venirgli incontro Lord, tutto affannoso, tutto a salti, con un
foglio in bocca. Quel ludro, me ne ha fatta un'altra delle sue!! Porta qui
subito, porta qui! Lord obbediente, lascia cadere il foglio a terra, vicino al
padrone. Siccome il foglio era aperto, ed Alfredo, sempre precipitoso, non badò
alla soprascritta, potè leggerlo senz'altro.....
Oh! fallita speme!.....
Alfredo credeva leggervi una lettera di Violetta a lui. All'incontro Alfredo vi
lesse quanto segue, (rimanendone impietrito e cadendo al suolo).
(E cadde come corpo
morto cade)
Dante, cant. V Inferno.
Stimatissima Suor
Maestra!
Dalla Stazione climatica
alpi tirolesi,
14 Aprile 18....
Sette anni che non ho la
fortuna di baciare la mano alla mia carissima e buona maestra di collegio. Oh!
quel tempo era ben più felice per me. Nessuna contrarietà. Nessun disinganno.
Vita senza pensieri, come i fanciulli. Ora tutto cambiato - e non ho che 23
anni e nessuna libertà; la società è cattiva. L'indipendenza, una chimera. Gli
ideali del cuore soffocati al loro nascere dagli intriganti. Ed io mia buona e
santa istitutrice, già stanca di vivere nel mondo, e quantunque ancora giovane
assai, ho deciso di ritornare al convento, per farmi monaca, se la Madre
Superiora mi vi accoglierà, come spero.... Ciò avverrà fra un mese al più
tardi. Siate per ora segreta, ed abbiatemi, nel nome di Gesù, sempre la vostra
affezionatissima
Violetta.
e sotto stava
l'indirizzo: «Convento delle Orsoline, città di Ipsillon.»
Vi mancava questa pel
misero Alfredo..... Ei rimase nel luogo dove aveva letta la lettera fatale,
tutta la notte. Qual colpo tremendo, qual vuoto nel suo cuore tanto innamorato
ed impressionabile. Porco d'un cane, prenditi questo, fece, con disperazione,
battendo sul capo dell'inconsapevole Lord, la cassa della appena imprestatagli
ghitarra, nello scopo prefisso di fare la serenata alla sua Violetta. Povera
ghitarra, causa la sua antichità, se ne andò in quattro pezzi, come se fossero
quattro ghitarrine. Così, Alfredo, dovette poi pagare al cameriere
proprietario, lire venti, trovando la domanda anche troppo discreta....
Spendili adagio, adagio,
consigliava Maddalena al fratello, mentre gli dava il gruzzolo dei risparmi,
all'atto della partenza..... Povera Maddalena, e povera Elisa..... il vostro
Alfredo ha già consumato per una vecchia ghitarra, il pranzo di una settimana.
Noi speriamo del resto, che il nostro artista, abbia appreso, siccome le
migliori serenate, siano quelle concertate..... in tempo utile!
Anche la carissima
Zaira, dal canto suo, (vedi contrasti della vita) pensava al suo simpatico
compagno di viaggio, mentre stava pettinandosi la lunga e nera treccia,
coll'aiuto di una Kellnerin dell'Albergo. Non sapea spiegarsi però l'improvvisa
freddezza del Pittore e conchiudeva... è un caro uomo, ma un distinto
eccentrico...... Parla piuttosto frequentemente da solo. Una sera, non sapendo
che io lo ascoltava, mi ha fatto la rassegna delle donne più famose in amore,
cioè la Mirra della tragedia dell'Alfieri, la Francesca da Rimini, le figlie di
Lot, Cleopatra, Semiramide, Adelaide la figlia di Luigi XV, un trattato ab
immemorabili, di mostruosi incesti e che mi pare estraneo alle sue aspirazioni
puramente sentimentali; una specie di mostra artistica o per un pittore o per
uno scultore, ma non per un poeta gentile. Ma io non ho mai potuto cavargli
dalle labbra il nome di quel suo grande amore infelice, di cui sospira sovente.
Compiuta l'acconciatura,
la quale giova alle donne come l'avena ai cavalli, andò Zaira a passeggiare sul
viale dinnanzi all'Albergo, in cerca, probabilmente del suo misantropo.....
Lord, il girovago, mentre stava trastullandosi con due o tre cagnolini, si
accorse della presenza della signora dai biscotti, e di galoppo le và incontro.
Lord, era l'antitesi del suo padrone; non era mai privo di appetito. Zaira lo
accarezza, gli dà un pan dolce. E.... dov'è il tuo padrone? Dov'è.... parla
caro Lord. Questi, simile alla brutta bestia del Dante: E dopo il pasto ha
più fame che pria, inghiotte d'un colpo il panetto, dimena la coda e
guardando Zaira, corre verso la valle. Zaira ha compreso, lo segue, e presto
vede il padrone di Lord a cavalcione di un muricciuolo che pare dipinga a
matita sopra un foglietto. Oh! non v'ha a dubitarne. Farà il ritratto alla
donna de' suoi pensieri, che ormai conosco, senza saperne il nome, pensò Zaira.
Lasciamo che si persuada, quel buon giovane, e noi accontentiamci della sua
amicizia, che in realtà è preziosa.
Alfredo, nel guardarsi
attorno, si accorge della sua gentile compagna di viaggio, e naturalmente da
perfetto cavaliere, le va incontro. Zaira, gli sorride simpaticamente, e...
come si và col barometro oggi? interrogando Alfredo.... Male, male, mia
carissima.... Tempo burrascoso! Vado cercando, il mio tipo solito, per
ritratti, o non v'è caso di poterlo rilevare.... da qualcuna delle finestre
dell'Albergo, che guardano questa vallina. E perchè non avete ancora fatto il
ritratto a me, buon amico? A voi lo farò ad olio, ed in grande perchè lo
meritate. Bastò questa insolita gentilezza di Alfredo, perchè Zaira ne fosse
lietissima. Forse un po' di gelosia piccina piccina, e non siccome la gelosia
grossa di Alfredo, discendente in linea retta di Otello. Zaira si assise sul
muricciolo presso Alfredo, e lo pregò a lasciare quell'abbozzo di ritratto a
matita. State invece allegro, sussurrò.
«Nulla die sine linea» (nessun giorno, senza
un fatto spiacente) sclamò, inqueto Alfredo, gettando la matita sull'erba....
Jeri una terribile scossa all'anima mia già troppo amareggiata, stamane lassù
all'Albergo, mi parve essere pedinato da un figuro sospetto, e mi capirete
buona Zaira, noi artisti del libero pensiero, in questi giorni, nei quali
sembra rigermoglino i partiti avversi l'un l'altro.... potremmo avere in
periglio la nostra libertà personale. È un brutto momento questo o amica. Dai
modi diversi di vedere, nasce l'odio. Si vorria, a difesa, imprigionare la
mente, e non potendolo, rendere schiavo il corpo. Speriamo che non si ritorni
ai tempi di ingrata memoria. Si teme della Democrazia, la grande alleata della
giustizia e della eguaglianza fra gli uomini, e la nemica, quindi, dei
privilegi.... Voi mi avrete compreso abbastanza, amabile donna.
Quella gentile Stiriana,
così squisita nelle arti nobili, e non profana della politica, aveva bene
indovinati gli ideali di Alfredo, e la cagione del suo recente lagno. Perciò
non ne ebbe meraviglia: ma anzi crebbe in simpatia verso di lui. Voi da pochi
giorni, disse, mi foste amico sincero.... lo confermi il nostro idillio fra i
monti. Un'altra volta, in tempo più lontano, vi incontrai, e ne ebbi
impressione gradevole. Cominciai allora a studiarvi. Voi siete un egregio uomo,
ma assai fantastico. Il vostro cervello, mi pare di vederlo, bolle mai sempre siccome
l'acqua di una caldaia a vapore, col pericolo dello scoppio. Non siete
completamente pazzo, ohibò, ma la vostra testa, scusatemi, la mi sembra un
pochino malata nella parte che riflette le più concrete sensazioni umane. Voi
vorreste, ma invano, sottrarvi, alle necessità della vita moderna, e vivere
sempre tra le nubi, e fra gli angioli. Calmatevi ormai, e prendete il bene ed
il piacere, dove si trovano meno ritrosi, nè badate d'avvantaggio, da qual
parte arrivino; occasione, audacia, fortuna! Il valico arduo, ad uno è facile,
ad un altro!..... Questo è il mio debol modo di pensare e di vivere..... perchè
il mondo va così. Spetta a noi, in certi casi, a fare da valvola moderatrice.
Mia bella Stiriana,
soggiunse Alfredo; voi mi rappresentate oggi splendidamente, lo scetticismo. Mi
duole di non potervi seguire in quella via..... Io amo da sette anni (ci siamo)
una fanciulla divina; l'amo dell'amore di paradiso. Ma questo sublime
sentimento, mi ha rubata la pace, perocchè temo (non è per fortuna la certezza),
temo di non essere da lei, e senza sua colpa, al pari riamato, e perchè
l'educazione sua, lo comprendo, differisce dalla mia. Diversa coltura,
educazione monastica e presenza di ascetici principii....
Anch'io, sorse a dire
vivacemente Zaira, sentii una volta battermi forte il cuore in petto, e già ve
lo dichiarai, perchè al pari di voi provo gli affetti! Anch'io ho bisogno di
nutrire l'anima mia d'amore, ma io mi rimango, per ora, qui sulla terra, e non
viaggio come voi, nelle più alte sfere della volta celeste, siccome fanno gli
areonauti, che poi finiscono a rompersi il collo sopra le piante dei campi.....
Oh! mia amabilissima
Zaira, voi non sapete forse, come la poesia, il sentimentalismo, non abbiano
leggi e non conoscano il tornaconto, cioè il nudo egoismo dei bruti. Voi forse
non conoscete che il contrasto aguzza le passioni, e che nella nostra anima è
un ente misterioso, che non ha nome chiaro, che non si può esattamente
definire, che impera sulla umanità, e che perciò soltanto la rende superiore
alle bestie. La dea Minerva non è conosciuta dal cuore, ed egli misero, sconta
talora a caro prezzo quella sua ignoranza. Questo ente sarà l'amore? Probabile
che sì, ma dell'amore, vi sono troppe varietà, a guisa dei fiori. Alcuni,
vedete, specialmente quelli alla moda, preferiscono l'amore di occasione,
proprio dei nostri odierni costumi, che si incontra nei gabinetti
artificialmente profumati ed illuminati, in teatro, sul corso, ai balli, od in
carrozza ad otto molle. Io all'incontro, prediligo l'amore che si può trovare
anche improvvisamente nelle foreste, come avvenne di Oronte e Giselda al tempo
delle Crociate, ed anche senza il fiume Giordano, l'amore che si può acquistare
fuggendo colla rapita; o nel casolare di una pastorella, o nella scalata di un vecchio
castello, irto di pericoli ed a ponte levatoio chiuso; al pattinaggio sulle
rive di un lago gelato, sotto una quercia o in una grotta. L'amore difficile,
perchè dura di più l'amore misterioso, geloso, sovraumano, contrastato,
periglioso. Io vorrei l'amore di Elisa col traditore Enea, vada pure bruciata
una seconda Cartagine, e lasciamo dire il contrario ai seguaci di Loiola. E noi
dal canto nostro, crediamo che Alfredo, non sapesse di esagerare o di fare
della parodia. Egli era certamente in perfetta buona fede.
A tanta e sì
spaventevole eccentricità, la bella Stiriana sentì compassione, e se non avesse
avuta, per Alfredo, già molta simpatia, avrebbe certamente recitato in cuor
suo, il Libera nos domine, da simili amanti. A questo punto Alfredo
offrì il braccio alla sua graziosa compagna di viaggio, ed entrarono nei loro
rispettivi alloggi, avvertendo, che il pittore malcontento della cameraccia
destinatagli dall'oste buon naso, andò a sedersi ed a pensare in cortile
|