CAPITOLO
XIII
Una quarta parte monomaniaci
Ora che siamo in ballo,
balleremo imperterriti, col disordinato nostro sistema nel periodare, e colla
forma quasi stenografica.
Il venticinque per cento
della umanità, scusate lettori della confidenza che ci prendiamo, sarebbe,
diremo, poco seria. Non intendiamo la serietà apparente soltanto dall'esterno,
ma la vera serietà che è sita nell'interno nostro.
Ed onde persuadervi, se
sarà possibile, piglieremo ad esempio l'argomento delle collezioni. Questo
campo è vastissimo, fertile assai..... Fate pure il vostro giro di storia
naturale, fra i parenti, gli amici e le conoscenze, entrate nelle loro ricche o
modeste abitazioni e vi troverete. Nell'una, dodici gatti o gatte di varie
grossezze, razze e pelo. Nell'altra otto o dieci cani, di specie diverse, cioè
dal botolo al mastino, che hanno l'istinto di lacerare i pantaloni, ai
visitatori del loro padrone. Nell'altra una ventina di gabbiole e gabbioni,
reclusori di passeri, fringuelli, canarini, cingallegre, merli ed è miracolo se
non vi staranno anco una civetta od un corvo. Nell'altra una scuderia con dieci
cavalli, di vario pregio, dei quali soltanto la metà, è destinata a servire il
padrone gran Signore, la seconda metà deve rimanere inoperosa nella stalla,
esposta agli amateur, siccome le statue nei musei. In una casa di
mediocre censo, troverete centinaia di quadri oleografici, disseminati in tutte
le camere compresa la cucina e le cabinet de dècence.
Nel salotto di un mezzo
Signore, mille monete di rame e d'argento antichissime, e di quelle d'oro
pochissime, in causa del sistema cartaceo. Qua migliaia di francobolli d'ogni
civile nazione, distribuiti pazientemente su cento fogli, in Album elegante di
marocchino. Là centinaia di vasi e vasetti, colla varietà dei fiori, accolti
anche nella camera da letto, onde tenere nutrite le nevralgie cerebrali.....
Cambiate giro e facciamo un bricciolo di fisiologia. Questi «Logora i
florid'anni e il censo avito» fra i «Lascivi balli e le tarde cene» nei
Teatri, al giuoco d'azzardo e fra le studiose della orizzontalità non precisa,
verso gli amatori del centro di gravità. Quegli fabbrica tutto l'anno, per
causa del suo cosidetto male della pietra erigendo e demolendo alternativamente
e senza intermezzo, la propria casa, tanto per non arrivare mai a farsi un
alloggio compiuto e confortable. Noi qui faremo grazia ai lettori, forse già
ristucchi, di molte altre monomanie, ma non potrei ommettere quella
compassionevole dello scrivere e dello stampare libri grossi e piccini, della
quale è vittima anche il sottoscritto, e che propriamente va denominata la
monomania di rinomanza, antica siccome il mondo, numerosa quanto le stelle e
che ha fruttato molto bene in vero, e molto male talvolta. È innegabile del
resto, che «La lettura è la miglior maestra.» Assioma accolto da mezzo
mondo.
In quel paese alpino,
visitato, come si disse, dai pescatori della salute florida, o delle avventure
galanti, viveva un vegliardo che chiamavano il Romito. Egli a guisa di
Ippocrate, conosceva la potenza di talune erbe e radici, ne possedeva una
sterminata collezione (probabilmente un altro monomaniaco) e ne faceva uso,
talvolta, con successo, verso chi, ne lo avesse richiesto, per malattia reale
od immaginaria.
Questi viveva quasi
solitario, dicesi quasi, perocchè insieme a lui viveva anche una specie di
Maga, chiamata Proserpina, tanto brutta e nera, da non smentire il nome della
moglie di Plutone Dio dell'Inferno. Essa dispensava a modico prezzo, il futuro,
a quelle persone dell'uno e dell'altro sesso (in maggioranza però donne), che
le prestavano credibilità. Di tali indovine ne van piene le fiere, i mercati,
le ville d'ogni parte del globo. Un mestiere siccome un altro, tanto per
mangiare senza troppi sudori.
La casupola del Romito e
della Maga, era confiata da pochi ambienti e mobilio di misero aspetto. Era
situata nella parte più eminente di quel villaggio, e si considerava quale un
avvenimento strano, quello di vedere i due soci in pubblico, e di giorno.
Avranno passeggiato forse insieme la notte, come talvolta faceva da solo, anche
il nostro amico pittore.
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