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Arturo Bianchi
I ladri della pace

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  • PARTE SECONDA
    • CAPITOLO I.   Il ritorno di Alfredo
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PARTE SECONDA

 

CAPITOLO I.

 

Il ritorno di Alfredo

 

L'Episodio nella Chiesuola dell'Alpe, aveva bensì rialzato alquanto il morale di Alfredo, ma la sua consolazione fu assai breve, perocchè il giorno dopo Violetta ed i suoi seguaci, erano scomparsi dall'Albergo climatico! il preciso motivo di quella probabilmente intempestiva partenza, fu noto. Alfredo, per la sua fantasia riscaldata, spiegava il fatto siccome una improvvisa decisione di Violetta, onde sollecitare il proprio ritiro nel Convento delle Orsoline, o forse perchè sapesse della ricetta di Proserpina sua conoscente, suggerita ad Alfredo, e per quanto sopra egli sempre impressionabilissimo, ne provava rimorso ed affanno, tanto maggiore perchè aveva letta la lettera portatagli pochi giorni innanzi, dal suo cane ladro. Se Alfredo fosse stato un uomo come tanti altri, poteva anche presumere, essere la partenza dei quattro personaggi suaccennati, un caso qualunque; un affare ordinario; ma Egli, che, non aveva mai voluto acconciarsi agli affari ordinari, vi almanaccava intorno, ripetendo: Non v'ha effetto senza una causa speciale, precisa. Violetta dunque, diceva a se stesso, è partita da qui co' suoi tutori, decisamente, od in causa della ricetta di Proserpina, forse anche a Lei nota, od in causa del mio bacio in sfumatura, equivalente ad una terza parte soltanto di quello della Francesca da Rimini, quindi in pena avrò il Purgatorio secondo i credenti...... Questa l'idea fissa di Alfredo e noi sappiamo col Poeta gentile: - Che il cangiar di natura, è impresa dura.

Vada pure in Convento la sciagurata, gridò, ma io la rivedrò anche in quel recinto delle sepolte vive!

E come fare poi? - Niente di più facile - le monache Orsoline non hanno penuria di danaro, perocchè esso suol entrare anche nei luoghi sacri. Io faccio un quadro di grande formato, che rappresenti a mo' d'esempio: Il Parlatorio del Convento di monache. Violetta, nel quadro in parola, sarà la figura principale, la più espressiva, la più seducente..... Ella starà dietro la cancellata frammezzo ad altre monache meno belle, e meno giovani, e sorriderà, come una volta, ad un visitatore. E quel visitatore?..... Alfredo, naturalmente!.....

Ciò compiuto, pensò, io vado al Convento, col mio quadrone e ne propongo la vendita a quelle sante femmine. Le Orsoline lo acquistano: Onde poi collocarlo bene e probabilmente nel Refettorio, converrà che l'autore sia presente per la questione della luce, e per conseguenza il Pittore entrerà nel monastero. Violetta certamente, quale amante dei quadri di genere, sarà fra le monache che osservano il dipinto, ed io in tal modo, potrò rivederla. Oh! se Violetta fosse quale la Suor Teresa del noto Dramma, dovrebbe ritornare al secolo e.... volermi bene più che prima, per forza di quel lavoro a lei sola dedicato!......

E per dare esecuzione sollecita al famoso progetto (che al vaneggiamento assomigliava) il Pittore decise di ritornare in fretta al suo studio, onde lavorare alacremente intorno al grandioso dipinto. Dio voglia che allo sventurato pittore, non accada quanto occorse allo stovigliere del Pignotti. E con un colpo solo e in un momento - tutte gettò le sue speranze al vento. Il progettista nella sua superba fantasia, avea mandati all'aria i bei sogni di grandezza, con un calcio famoso nel paniere de' suoi vetri e cristalli!!

Sarà, del resto, dovere di gentiluomo, congedarsi prima amichevolmente da Zaira, la quale, pel suo affettuoso contegno avea meritato tutti i riguardi. Dessa si fece mesta a quell'annuncio, ma non mosse lamento. Segnale, pensò, che noi non siamo dello stesso modo di vedere, e Zaira aveva ragione, perocchè la Creatura umana sente simpatia maggiore verso quegli esseri che hanno la medesima indole; e che nel proprio interno a Lei sembrano assomigliarsi. Similia similibus sequuntur. È questa una specie di scusa delle proprie opere o buone o prave. E colla reciproca promessa di rivedersi presto in qualche angolo di questo mondo, que' due buoni compagni di viaggio, si strinsero espansivamente la mano e si lasciarono. Alfredo discese, a guisa di un capriolo, quei monti, col suo indivisibile Lord, e coll'arrugginito fucile. Povera caccia, quanto trascurata! Zaira si fermò colassù qualche giornata ancora, insieme ad un amica compaesana, colla quale poi si restituì al proprio domicilio. Durante il viaggio di ritorno a Trieste, anche Zaira fermò in cuore un progetto, certamente meno fantastico di quello d'Alfredo, colla speranza di mandarlo ad effetto quanto prima.

Tanto era buona e generosa quella donna, verso gli infelici, i quali il mondo gaudente abbandona, perchè sono troppo indipendenti o troppo sinceri o perchè si annoia del loro antipositivismo.... Zaira era una perfetta artista.

 

 

Ed Alfredo dal canto suo, avrà potuto viaggiare stavolta senza tante precauzioni, perocchè, in forza di un recente indulto esplicato dagli incaricati, anche i sospetti rivoluzionari erano liberi, salvo gli ulteriori provvedimenti del caso.

 

 

Maddalena ed Elisa, quelle due esemplari, e misere fanciulle, avevano vissuto del loro lavoro, nel tempo di assenza dei fratello, che fu di circa un mese. Sempre melanconiche e trepidanti sulla sorte del loro Alfredo, del quale non avevano notizie, in causa dei luoghi foresti ove avea viaggiato, quantunque un vigliettino l'avesse fatto, che andò smarrito forse, o forse sequestrato. La corrispondenza epistolare, soffre anch'essa, a norma dei tempi, le sue eccezioni. Perciò in certune eventualità, bisognerebbe ricorrere ai sotterfugi. Per ingannare l'olfatto dei segugi, anche la lepre, al mattino, pria di accovacciarsi, spicca un'enorme salto, e questo, la salva tante volte dai cani e dal fucile.....

Maddalena avea saputo già dall'amica Linosi, sua coetanea (perchè entrambe poco al di sotto del sesto lustro) abbastanza, per conoscere della passione di suo fratello, ma di questo, poco si era commossa. Alfredo, avea promesso al letto di morte della loro adorata mamma di non abbandonare le sorelle, di non ammogliarsi, ed inoltre la famiglia Blandis era troppo povera in confronto della famiglia Giacinto. Le classi patrizie, la borghesia aristocratica, non derogano dalla massima di raddoppiare, coi matrimoni, le sostanze.....

.... Del Commendatore Aringa dopo il duello così felicemente risoluto, non se ne parlava più e da un mese circa lo si diceva partito per un lungo viaggio.

Quanto a Donna Tullia, non vedendo mai giungere il suo ritratto che dovea farle Alfredo, dichiarò a Maddalena che non occorreva più farlo. Dicevano in paese, che quella brava signora avrebbe presto sposato in seconde nozze il praticante farmacista signor Brichetti Galeno, un complesso veramente confortevole. Quel giovanotto era nato in Luna piena e perciò aveva dal suo lato la buona sorte. Da poverello, diveniva signoretto, salvo ecc. le complicazioni eventuali dell'avvenire.

All'Abatino, era scappata la serva, perchè non poteva fare la padrona. Il maturo signor Balena, ad onta della pancia conica, che lo rendeva pigro, l'avean fatto giudice Conciliatore del Comune, ove per fortuna, avveniva una quiestioncella sola all'anno, che felicemente risolvevasi in causa del suo non comune buon senso. La giovanetta Elisa, sospirava talvolta, non vedendo chiaro, come suo fratello ed altri, potessero con indifferenza rinunciare al matrimonio. Troppo giovane era tuttavia ingenua. Don Stecca Pancetti, il Cappellano, era sempre di tetro umore, perchè la questua ecclesiastica andava deperendo a vista d'occhio. Violetta era tuttora in viaggio verso il nord, mentre Alfredo ritornava a casa, verso il sud. A numerare i polli suoi, tratto tratto, giova in massima alla solerte massaia. Così abbiamo fatto anche noi, senza l'interesse delle uova.

 

Qual festa in casa Blandis, la sera del ritorno di Alfredo, che fu di ventotto giorni dopo la partenza. Quelle care giovani, non capivano nella pelle dalla contentezza. Lord faceva echeggiare la casa di allegri latrati, e lordava colle zampe il corpetto delle padroncine. Scherzava colla sua vecchia amica, la gatta, e la fiutava. Aveva grande appetito, perchè l'ultima tappa era stata la più lunga, e perciò onestamente inghiottì un mezzo salame nostrano che stava sul desco. Nessuno de' suoi padroni, se ne accorse, tanto erano in orgasmo. Alfredo, stava sicut in principio, un momento di umore passabile, e poi ricadeva sempre nella sua idea fissa, cioè Violetta che egli si raffigurava, già chiusa e piangente nella cella del monastero. La famiglia Blandis cenò senza molto discorrere in complesso, perocchè Alfredo, non aveva tempo di parlare; ma solo di pensare.

Sonvi tasti, che non si devono toccare, presente la famiglia. Soltanto Elisa, fra il silenzio di Alfredo e di Maddalena ed il russare di Lord, sdraiato in un cantuccio della camera, raccontò, con dettagli di un suo recente sogno, nel quale aveva visto, giungere dalla California (eravamo, disse, in primavera), molti minatori, al servizio di un vecchio, lontano parente, straricco; esso pure di cognome Blandis, con tante casse d'oro; cercando di Alfredo, a cui erano dirette.

Ma Alfredo, che negli anni addietro, aveva al pari di sua sorella Elisa, tante volte sognato la medesima cosa diè una scrollata di spalle, non prestandovi alcuna fede. Non sai, disse, mia cara, che lorquando si è ubbriachi tutti vogliono darti da bere? Così avviene della fortuna e delle ricchezze. Esse vanno quasi sempre, dove già è fortuna e dovizia a mucchi. Non crediamo dunque a tali sogni, che sono appena il risultato dei nostri folli desideri fatti durante la veglia. La fortuna è bastarda. Favorisce a casaccio ed a capriccio, e talvolta le sue origini sono pur troppo bastarde od oscure. - È meglio trascurarla, e preferire la onesta povertà che vi permette la indipendenza fiera di ogni servaggio, e sicura da future umiliazioni. Alfredo ragionava meglio in casa sua che fuori.

Ormai la mezzanotte stava per scoccare, per cui la piccola famiglia Blandis disponevasi al riposo, di cui ogni mortale prova necessità. Se non che Elisa, più curiosa di Maddalena, volle sapere dal fratello, quanta caccia avesse fatta durante il suo lungo viaggio in montagna. Poco o nulla, rispose Alfredo, una grossa topa che mi stava fra i piedi, mentre io sonnecchiava sotto un pino, una gazza da me scambiata per un francolino. Questo nel viaggio di andata; e nel ritorno, una pollastrella svolazzante fra l'erba alta, che mi era sembrata una pernice. Cose facili ai cacciatori focosi. L'ultimo selvatico mi è costato due lire, onde non farmi denunciare al Sindaco cugino della contadina proprietaria della pollastra, accortasi immediatamente del fatto. E se io non faceva presto, Lord glie ne aveva già pappata quasi la metà. Lord approffitta spesso degli incidenti spiacevoli, a di lui conforto, perchè intelligentissimo, come sapete!

 

 

 

 




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