CAPITOLO
VIII
Sempre la
jettatura
La creatura che più delle
altre nella famiglia Blandis, perchè la più giovane, gioisse dello
straordinario, fortunato avvenimento, era stata l'Elisa.
Ad onta del suo
carattere piuttosto tranquillo, essa aveva in corpo, da quel giorno memorabile,
l'argento vivo, siccome espressivamente dice il volgo. Un mondo di progetti,
carrozze, vesti di lusso, vezzi di gran costo, feste da ballo, teatri, ed altri
peccati veniali dell'ambizione. Ma signor sì, che, tre giorni dopo l'arrivo
delle famose quindici valigie, Elisa (forse per la troppa emozione, talvolta
funesta) trovasi in preda a febbre altissima, fino al delirio. Minaccia il
tifo.
E tosto il fratello di
Lei affezionatissimo, colla sua «arte crudel di fabbricarsi affanni» vede in
questo fatto una sicura, imminente sciagura. Egli non era mai stato
superstizioso, ma, che volete, era poeta, era fantastico. La mia povera Elisa,
gridava, muore.... Ecco la bella ricchezza maledetta. Nè curavasi di dirlo a
bassa voce, cosicchè la povera febbricitante aveva potuto udire a
meraviglia.... In casa Blandis la Babilonia è al completo. La Dio mercè, del
resto, in forza di medico e medicine pronte ed indovinate, e la costituzione
sana dell'ammalata, fu operato il miracolo, non solo della guarigione, ma della
sollecita guarigione.
Quanti sospiri e quali
veglie in quegli otto giorni, nella famiglia Blandis! E quanta gioia per la
ricuperata salute della cara sorella Elisa.
Maddalena, la sorella
maggiore, sosteneva che le medicine prese dalla sua cara bambina, erano una
vera sciocchezza in confronto del lumicino, che essa aveva acceso nella di Lei
camera, d'innanzi al quadro di San Giobbe. Maddalena, sebbene tanto buona, e
non senza intelligenza, era, non pertanto, un pochino bigotta, e perciò
diffidente della scienza di Ippocrate, ove non si discorre di miracoli.
PARTE TERZA
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