CAPITOLO
IX.
«Chi ha vissuto col
cuore, perisce pel cuore»
Da tre mesi all'incirca,
Alfredo non esciva più di casa, e da circa quindici giorni non scendeva più dal
letto. Il suo cuore aveva delle pulsazioni forti, irregolari, intermittenti,
che gli recavano non poco affanno. Egli si era accorto di edema alle gambe,
sintomi dell'ipertrofia del cuore... una malattia di famiglia.
Il medico curante
scendendo le scale della casa Blandis scuoteva il capo, in atto di sconforto e
diceva fra se: siamo all'ultimo stadio. A Donna Tullia, che, poco dopo, gli
chiedeva notizie del signor Alfredo, egli rispose: si peggiora sempre.... non
gli giovano più nè i bromuri nè la digitale.... Donna Tullia ormai matricolata,
perchè da circa due anni fra speziali e medici, conchiuse: Siamo agli sgoccioli
dunque!... annunciandolo anche a qualche avventore.
Peccato!... il nostro
simpatico Alfredo, il poeta del cuore, l'artista dell'idea, peggiora
rapidamente per l'anemia prodotta dalla sua nausea al cibo, qualunque fosse, e
dalle pene morali!...
Poco dopo la visita
medica (con ordinazione di vino generoso, brodo e torli d'uova frullati)
Alfredo bevve invece una tazza di latte freddo soltanto, e postosi in decubito,
chiamò la piccola sua segretaria con un campanellino quasi senza voce (odiando
egli qualsiasi squillo forte di campane)..... Stamattina disse a Benedetta, che
comparve subito, ti faccio lavorare carina. Non ho voglia di scrivere per oggi,
e tu scriverai qui vicino al letto, perchè comprendo che la mia voce, una volta
così vibrata, è ora semispenta. Prima di tutto, dimmi come stai Benedettina,
che mi sembri imbronciata, forse perchè ti sia caduta a terra la bambola? La
fanciullina intelligente, che invece era mesta, mesta, per lo stato del Signor
Alfredo, rispose: ma io sto benissimo, domanderò a Lei come sta? Ed Alfredo
leggermente sorridendo. Mi pare di sentirmi benino oggi disse, perchè posso
ancora pensare...... Ora mettiti al tavolo e scrivi con attenzione quanto sto
per dettarti.....
Egregio Sig. Esperti
Gaudenzio
Da casa, mattina 3 Giugno
18.....
I negozianti in genere,
anche quando fanno buoni affari, trovano tempre vantaggioso avere dei capitali
a disposizione. Io che ne ho più del bisogno, nè saprei come impiegarli, e
temendo inoltre che non mi resti lungo tempo a farlo, mi permetto di spedirle,
quantunque senza di Lei richiesta, l'unito chèque di centomila lire, pagabile
dalla Banca d'Italia, o sue succursali. La prego di non rifiutare, per la
ragione che io a Lei, buon amico, non ho per anco dato alcun ricordo. Mi
riverisca la sua Signor e mi abbia con tutta stima
Dev. suo
Alfredo.
Udita la lettura, e
trovata esatta la lettera, Alfredo disse: Brava...... benissimo. Ora inchiudi
nel foglio una di quelle cedole che troverai nel cassetto del tavolo sulle quali
sta scritto a stampa chèque per centomila lire. Metti il tutto in una
busta, suggella, fa l'indirizzo giusto neeh! Al Sig. Esperti Gaudenzio
negoziante in coloniali, e spedisci a portare il plico dove sapete, Tonio
il garzone, che, per fare più presto, vi andrà a cavallo del nostro
somarello..... Dieci minuti dopo Tonio, a cavallo dell'asino, trotterellava già
per la sua destinazione, distante soli cinque chilometri, quando vi si andasse
per accorciatoie.....
Vuol mangiare la
minestra Sig. Alfredo? chiese con vivacità la piccola segretaria, e Le
raccomando di bere anche un po' di vino, come ha detto il signor Dottore. Ma
Alfredo che non badava a quelle raccomandazioni, mormorò invece fra i denti....
Gli uomini si affezionano di più pei servizi che prestano, che per quelli
che ricevono (orgoglio umano!) Benedetta escì da quella camera poco
soddisfatta, mormorando: il mio buon signore vuole davvero morir di fame....
Alfredo sorbì un'altra
tazza di latte fresco, e si assopì per circa un'ora, sognando della sua
infanzia, di Violetta e di Zaira la quale lo invitava colla mano ad entrare
nella piccola porta del Paradiso.
«Infanzia beata tu
sei passeggiera, come l'onda del rivo che scorre fra l'erbe, e di te non resta
che una smorta memoria.»
Se non chè, forti voci
che partivano dal pian terreno scossero il malato dal suo caro assopimento.
Entrò la vecchia
Geltrude, inquieta, perchè, dicea: ad onta de' suoi ordini e del suo bisogno di
quiete, v'è abbasso un signore, che ho visto un'altra sola volta, e che vuol parlarle.
Io gli dissi ripetutamente e forte, che V. S. non riceve nessuno, ma colui mi
fa certe smorfie di disgusto, da obbligarmi a sentire da Lei cosa debbasi fare.
Siccome oggi mi sento
meglio, così possiamo fare una eccezione, disse Alfredo, e che venga pure.
Geltrude, malcontenta di quel risultato, e non senza ripetere al buon signore,
che lui doveva stare allegro, mangiare e bere e andar in giardino a cogliere le
belle rose di tutti i colori, introdusse, dopo alcuni istanti, il suo quasi
incognito, che era Gaudenzio Esperti, il felice consorte di Violetta.
Fatti i complimenti
d'uso, e dopo una stretta di mani quella del Sig. Gaudenzio caldissima, e
quella di Alfredo fredda, il primo consegnò una lettera, e tosto si diede a
piangere dirottamente. Alfredo non comprendeva.... lesse la lettera che diceva:
3 Giugno 18... mattina.
Gentile Sig. Alfredo
Non dovendo io
abbandonare nemmeno un istante la mia Zaira di dieci mesi, perchè da qualche
giorno malaticcia, mi spiace assai di non poter accompagnare mio marito che
viene ad udire della vostra salute. Egli scioglierà la promessa dei ritratti,
della nostra piccola famigliuola, che deporrete nel vostro album fra gli amici.
E nella fiducia di vedervi presto rinfrancato, mi rassegno di Voi inalterabile
amica
Violetta.
Il Sig. Gaudenzio,
durante la lettura del biglietto di sua moglie ad Alfredo, fece cessare, con
uno sforzo energico, i suoi singhiozzi, asciugò gli occhi, e porse i ritratti.
Alfredo commosso, fermò l'occhio indebolito sulla effigie di Violetta, e la
trovò sempre bella, ma dimagrita assai. Che vi sarà di nuovo, pensò?
Ringraziate, disse, la vostra.... ma non potè finire la frase perchè abbondante
saliva gli otturò in quel momento la gola, provocando un singulto... poi
soggiunse, con voce quasi esausta.... io credo che voi abbiate a dirmi qualche
cosa? Ah! sì, buon signore..... io non ho il coraggio... ma... (nuova
sospensione perchè ritornavan le lagrime) noi siamo rovinati, per causa di un
pieggio solidale cambiario che io feci ad un amico. Esso è fallito, la cambiale
scade domani. Sono cinquantamila lire, tutta la dote di mia moglie, e Violetta
per l'angoscia, è febbricitante insieme alla nostra bambina di latte....
Quell'assassino... quel.... Calmatevi, calmatevi, signor Gaudenzio disse Alfredo,
non tutti i mali vengono per nuocere, io l'ho provato una volta.... Dunque
chissà, che col tempo non si appiani ogni cosa... Nè fece motto della sua
missione del mattino, ma invece suonò il suo campanellino e comparve Tonio.
Hai fatta la mia
commissione, bravo Tonio? Disse Alfredo ansiosamente.
Signor sì,
e sono ritornato pochi momenti fa. Non venni da Lei subito subito, perchè ho
dovuto legare il somaro nella stalla. Quel signore non l'ho trovato, era appena
escito di casa, ma ho consegnato tutto alla sua moglie che conosco di vista. La
serva mi introdusse in un camerino e quella signora stando seduta in poltrona,
prese il plico e lo aperse. Va bene, ora puoi andare, disse Alfredo. Il Sig.
Gaudenzio intanto forse preoccupatissimo, per la sua recente sciagura, o non
badò alle parole di Tonio, o non le comprese.
Anzi egli, non vedendo
una risoluzione, della confidenza fatta ad Alfredo, nè potendo cercare danaro,
per la espressa volontà di sua moglie, si trovava molto a disagio in quella camera
d'ammalati, e già disponevasi avvilito a levare il disturbo al signor Alfredo.
Procuri dunque di guarire presto, esclamò distratto il signor Gaudenzio, e....
non dica nulla di quanto sà sul nostro conto. Alfredo assai perspicace ancora
indovinò il contegno del visitatore, e tacendo sempre dello chèque, onde non
obbligarlo a ringraziamenti o delibando forse il piacere di una improvvisata,
tolse dal cassettino del suo tavolo da notte, due nocciole che sembravano
prismi di cristallo. Prendete, disse, e datele alla vostra piccola Zaira,
perchè se piange, si trastulli con questi.... Il Sig. Gaudenzio, che fino a
quel giorno non aveva ancora veduti dei diamanti così grossi, per cui non li
conosceva, ringraziò appena per convenienza, stupito in suo cuore, della
leggerezza di Alfredo.
Egli, discese le scale
di casa Blandis, colla medesima allegria in corpo, di quella provata da Renzo
quando escì dallo studio del Notaio Azzeccagarbugli, si meravigliò inoltre
siccome Tonio lo guardasse fisso mentre traversava il cortile, e parvegli che
quel giovinotto lo avesse visto la mattina legare un'asino ad una finestra
della propria casa. Rifece i suoi cinque chilometri descrivendo delle curve a
guisa degli ubbriachi. Giunto finalmente, dopo un'ora di cammino, alla propria
abitazione, e con neri progetti in cuore, non vi trovò nemmeno Violetta, perchè
colla bambina in braccio, era andata, secondo le informazioni della serva, alla
Chiesa. Che fare? disse sospirando, il Sig. Gaudenzio?..... informarla del
risultato della mia visita al suo grand'uomo, che dona i giocattoli di vetro
alla mia Zaira..... e domani..... domani..... una revolverata nell'orecchio a
me che ho confidato negli amici..... Domani mia moglie vedrà sparire l'intera
sua dote!.....
Mezz'ora dopo, Violetta
colla bambina che piangeva, perchè la si voleva far camminare quantunque troppo
presto, ritornò dalla Chiesa, ma anch'essa aveva gli occhi rossi. Era andata a
ringraziare Dio, per l'inaspettato abbondante rimedio al loro disastro
economico, ma pianse, non si saprebbe precisamente il perchè..... forse per la
di Lei fierezza domata?
Ecco, buon Gaudenzio,
che si guadagna, quando si è scarsi di antiveggenza! Quel tuo caro amico, ci ha
esposti alla umiliazione.
Il Sig. Gaudenzio,
confortato, dopo tanta agitazione, dal racconto di Violetta, relativo allo chèque
di centomila lire, diede in mano alla piccola Zaira le due nocelle rilucenti, e
disse allegramente: Necessitas non habet legem. Nei casi estremi,
bisogna rivolgersi ai buoni amici, sebben rari, e lasciar che il mondo ciarli.
Vitupero a chi pensa male. Honni soit qui mal i pense.
Violetta si
accorse immediatamente dei diamanti (che avevano probabilmente il valore
complessivo di circa sessantamila franchi) e rimirandoli, esclamò:..... il Sig.
Alfredo ha già fatto troppo per noi..... mentre noi abbiamo fatto ben poco per
lui. Il Sig. Alfredo, soggiunse Gaudenzio, mi ha detto, prima che io lo
lasciassi, di salutarti, e di guarire colla bambina. Accolse con gran piacere i
nostri ritratti, e mi pare che intanto borbotasse qualche parola. Chiestogli
cosa avesse detto, mi rispose. Ricordatevi di perdonare a quel vostro amico che
vi tradì, ed anzi, quando il potrete, beneficatelo. Mio padre ripeteami, «La
più nobil vendetta è il beneficio». Violetta rimase pensierosa ed
impercettibilmente sospirò..... E laggiù come va, chiese Violetta a suo marito?
Benino davvero, ma è a letto e non ha quasi più voce, riprese Gaudenzio.
Siamo al pomeriggio
dello stesso 3 Giugno, Alfredo ha la mente che vorrebbe ancor sempre viaggiare,
ma la memoria gli soccorre scarsa.
Entra Benedettina, che
lo ringrazia assai commossa per il regalo che Alfredo ha fatto poco prima alla
nonna Geltrude, quando portò la minestra. Cinque di quelle monete d'oro
(columbie) disse la fanciulla sono per me dunque? Sì, accennò col capo Alfredo.
Ma io vorrei invece, Sig. Alfredo che avesse a guarire Lei! Non mangiò niente.
Ecco qua la minestra appena toccata. Avverto che Lord è andato certamente alla
riva del Lago perchè da qualche ora non si vede più: (il cane era invece
accovacciato sotto il letto del suo padrone, e causa la trapunta che toccava il
pavimento, restava nascosto. Poco fa Sig. Alfredo, un monello, con una sassata
mi ha uccisa la mia cara gattina. Meriterebbe di impiccarlo, ma lui se ne infischiava.
Alfredo consigliò la piccola segretaria alla calma, e, non è il primo disse,
che ha l'immensa felicità di non accorgersi quando commette un asineria, e non
solo, ma di pretendere inoltre che l'offeso accolga con un sorriso di
compiacenza la sua asineria, che altrimenti l'offensore non vi saluterà più. Un
bel mondo davvero. Alfredo dopo una pausa... soggiunse: Avete dato la mancia a
Tonio? oh! subito ed egli è tanto contento, che canta.... come un passerotto ed
è forse la prima volta che noi lo udiamo a cantare.
Alfredo, comprimendo
colla mano destra il cuore, perchè gli doleva più del solito, raccomandò
intanto a Benedetta di chiudere il cassetto del suo tavolo a chiave e di
consegnar questa alla sua nonna, la quale poi, quando sarebbero venute le di lui
sorelle a trovarlo, avrebbe dato alle medesime il plico rinchiusovi, dove è
scritto sulla busta: - Mie ultime volontà - Sta bene attenta, non
distrarti col giuocar troppo alla trottola. Oh! stia tranquillo, dichiarò
Benedetta, ed aveva allora gli occhi umidi di pianto. Ora dammi una tazza di
latte. Eccolo. Alfredo la ingollò d'un flato, si capiva che bruciava dalla
febbre.
Si assopì qualche
minuto, e poi ridestatosi, chiamò Benedettina, ma essa era lì pronta. Fammi la
gentilezza di leggermi qualche cosa di quel Librone che troverai su
quella cassettina, quello che porta per titolo: Le mie memorie, ed onde
non annoiarti, e non indebolirmi troppo, puoi aprirlo, così a caso, tre o
quattro volte e leggervi quanto vi troverai scritto. Sentiamo.
Benedettina eseguisce
colla sua solita disinvoltura, e per la prima volta esce:
«Ci rivedremo in ciel»
Romanza per tenore di A.
B.
Ora chiudi e riapri il
Libro a sorte...
«Gli uomini amano gli
uomini per le loro virtù.
le donne
amano gli uomini per i loro difetti»
Chiudi, chiudi, e
sentiamo d'altro:
Sette anni che l'amo,
glie lo dissi una volta sola,
ed Ella
forse, non mi ha mai riamato! - Marzo 18...
Chiudi tosto, e prova
ancora:
... «I più
grandi liberi pensatori degli scorsi e del presente secolo sono: La Fontaine -
Tallerand - Keine - Bayron - Rosseau - Victor Hugo - Silvio Pellico - Cattaneo
- Mazzini - Garibaldi, ed il loro più antico maestro di virtù e di democrazia,
è stato Cristo. Quanto amerei di poter appartenere anch'io a quel numero, ma
ohimè siamo troppo piccini, e non ci resta che il desiderio»...
Questo mi ha consolato,
disse con voce sempre più affievolita, Alfredo; ora Benedettina, sii paziente,
ma leggine un'altra ancora e basterà, poi mi recherai una minestrina e qualche
rosa.
Benedetta aprì di nuovo
il Libro e lesse:
Venerdì Santo - Aprile
18...
Dolce pensiero, nella
mente impresso
Già mi
discendi al core
Non so se sia la Rosa od
il Cipresso
Non so se
sia l'amore.
La tua presenza, m'è
dubbiosa cura
Fuggir
vorrei ma è vano,
Io vedo in quel pensier,
fine immatura,
Vedo di
Dio la mano.
A. B.
e sotto è scritto: Sognai,
Romanza per Soprano.
Smetti, smetti, carina,
perchè ora mi sento più male. Benedetta uscì, per ordinare la minestra, ed
Alfredo si coricò dal lato del cuore, contro l'usato... Sperava forse di
provare qualche sollievo al suo affanno fisico e morale.
Non appena Alfredo si
trovò solo, chiuse gli occhi, pensò tosto alle sue dilette sorelle e disse con un
sospiro più eloquente dei sospiri passati...addio Violetta, ci rivedremo in
ciel... Queste furono le ultime sue parole... egli era spento insieme a'
suoi ideali, e tramontò col sole.
Morì senza scosse, e
siccome muore un pulcino, che morto, sembra riposi. Misero Alfredo!!
Geltrude, venuta verso
l'ave maria della sera in camera con due rose, una rossa ed una bianca e colla
minestra, il tutto depose sul tavolo da notte, dicendo: sono davvero contenta,
egli è quieto una buona volta, lasciamolo dormire, la mangerà al destarsi, e sì
dicendo ritornò in cucina.
Lord, sempre più
melanconico e quasi barcollante, venne fuori un momento dal suo nascondiglio,
guardò indifferente, contro l'usato, la minestra già divenuta fredda, e poi
fissò attonito il suo caro padrone, che era immobile.... Ritornò sotto il
letto, guagnendo e mezz'ora dopo, morì anche lui d'inedia. Così Geltrude e
Benedettina rientrate un'ora dopo in camera, si sono accorte di due cadaveri.
Quelle povere donne si
struggevano in pianto.... non volevano credere.... E come dirlo alle signore
Maddalena ed Elisa, le quali non erano state avvisate in tempo per volontà del
fratello? Geltrude, ancora primitiva, voleva mandare in persona, o a piedi, o a
cavallo del somaro, Don Barnaba fino a Catania, (credesse forse, la buona
vecchia, che Catania fosse lì appena fuori del paese). Oh! cosa mai ci è
toccato oggi, esclamarono ad una voce Geltrude e Benedettina!!! e dire che nel
pomeriggio di oggi stesso, egli stava proprio benino, disse singhiozzando
Geltrude!
Ai funerali accorse
mezzo paese, senza dire di molti dei luoghi circonvicini. Fra questi ultimi si
notavano i coniugi Esperti, colla loro bambina in braccio, la donataria dei due
diamanti.
Due versi soltanto
furono recitati sulla tomba: forse farina del sacco dell'appena seppellito.....
Epitaffio
di Alfredo Blandis
Ei nacque e visse colla
morte in core,
Visse e morì, per il suo
grande amore!
Ma quando il feretro fu
calato nella fossa, si udì un gemito tra la folla. Era di Violetta ed il solo
Balena se ne accorse.....
Fu mesta e cara
rimembranza, o fu rimorso?
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