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Arturo Bianchi I ladri della pace IntraText CT - Lettura del testo |
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CAPITOLO VI.
Il sogno di Elisa Blandis realizzato
Siamo al principio dell'Estate 18... La caccia è vietata per tutti coloro che non vanno di frodo. Alfredo col suo indivisibile Lord, trovasi a passeggiare nelle vicinanze della stazione ferroviaria, di buon mattino, affinchè il sole non riscaldi dippiù il suo cervello già abbastanza caldo. Giunge dalla vicina città il solito primo treno, che a differenza degli altri giorni, depone molti viaggiatori, i quali, col loro apparente imbarazzo, denotano la nessuna conoscenza del luogo. Il procaccio insegna colla mano a quel gruppo di persone (15 uomini) la via al paese vicino. Dessi sono tutti abbigliati ad una maniera, ma alquanto diversa dal costume europeo, e tutti dal volto bronzeo. Ad un certo punto lo stesso procaccio raggiunge quei forestieri, e colla mano fa loro cenno verso Alfredo. Allora tutti si affrettano e si fermano ad un passo da Alfredo, scoprendosi tutti contemporaneamente il capo. Quegli che nel complesso, si presumeva il loro condottiero, uomo di mezza età, alto, magro, nerboruto, dall'occhio vivace, parlò pel primo, in spagnuolo misto a qualche parola di cattivo italiano, come segue: Siete voi Senor Blandis Alfredo Pintor? Per servirla, rispose Alfredo. Io Roberto Sterlingson, venuto per Costa Rica, miei compagni quattordici. Sbarcato Liverpool, tuti minadores, de nuestro Patron Senor Juan Maria Blandis pariente vuestro, principale patron mineras auriferas gran Senor, sin familia. Todos suoi cari morti. Nos vedete lievando Vos orden Patron este quindici valigia, in todos milioni quindici franchi, columbie, sterline, messicane, brillanti, y Banconotas Inglesas. Pietre tambien care, colori tanti, e tambien i esta letera (porge la lettera ad Alfredo). ..... A quel telegramma vivente, Alfredo, che intese, ma credea di sognare come sempre, sentì piegarglisi le ginocchia, e tanto era confuso e senza parola, da essere sospettato, quale un muto od un ebete, da quegli americani. Lord aveva fiutate intanto ad una ad una, quelle forti e capaci valigie di cuoio di Russia, ma non scoprendovi odore di salami, dei quali era ghiottissimo, abbandonò ben presto i forestieri ed il padrone per arrivare primo a casa a far colazione. Potrebbe anche averlo fatto per avvertire le padroncine della novità, e non c'è da ridere, perocchè le bestie, talvolta sono più intelligenti di taluni uomini. Se non che la nostra penna non vale a descrivere con bastante colorito, la sorpresa di Maddalena e di Elisa al veder salire le scale tutta quella compagnia strana, senza che Lord latrasse, sì goffamente vestita, colla faccia e mani olivastre, mentre Alfredo leggeva e rileggeva in silenzio una lunga lettera, non curandosi di spiegare il fatto alle sorelle. Egli era siccome un ubbriaco; aveva appena inteso per quella lettera, trattarsi di un decrepito cugino in secondo grado, residente a Panama, proprietario di miniere aurifere in estese regioni, fra cui Costa Rica, Perù, California, Columbia, etc. Nessuno dei tre fratelli, intanto, aveva pensato, per la loro immensa confusione, di invitare gli ospiti, almeno a sedere, tanto più che sembravano stanchi per lungo viaggio ferroviario. Meglio così forse, perocchè le sedie di Casa Blandis erano soltanto tredici, il solito numero di fiducia del pittore Alfredo. Civiltà, convenienza, ospitalità esigevano inoltre, di offrire tosto a quei quindici personaggi, dei rinfreschi, ma ad onta che la voglia in cuore, e l'abitudine dei fratelli Blandis non mancassero, pure tutti tre erano rimasti pel momento quasi inebetiti, nè sapeano districarsene. Maddalena ed Elisa poi continuavano a fregarsi gli occhi, come per accertarsi se per caso non dormissero, e nello stesso tempo facevano segni ed inchini al Sig. Sterlingson, onde scusarsi mimicamente di non averli ancora invitati a colazione. Nulla pertanto di concreto avevano quelle imbarazzate fanciulle, raggranellato. Ma il presunto capo di quella compagnia di minatori, avendo indovinato benissimo, siccome il contegno dei fratelli Blandis, non fosse effetto di inospitalità, ma invece di paralizzante meraviglia, si congedò insieme agli altri quattordici, col pretesto di voler andare adelante (avanti) secondo treno grossa città, molto belissima. Allora soltanto i tre fratelli, accortisi della loro sconvenienza, si affannavano a pregarli tutti di voler rimanere un momento almeno pel vicino pasto. Fu del resto inutile, perocchè Sterlingson fece intendere che suos patron aveva ordinato così: Presto, presto tornare nos, disse nel congedarsi (e più non tornarono). Ciò detto, scesero compatti le scale con passo misurato a guisa di un pelottone di fanteria in manovra, ripetendo il presto Senor, tornare quando guardato vuestre quindici valigia. Appena furono sulla via della stazione li raggiunse Alfredo di corsa e li baciò tutti con effusione e con molti ringraziamenti per la loro onestà e premura, avendone in concambio vigorose strette di mano da rimanerne storpio. E la risposta alla lettera, disse Alfredo, sempre commosso? Vos fare dispaccio postale, gridò quel mulatto capo. Adios, adios. L'angusto salotto dei fratelli Blandis, era occupato per intero dalle quindici valigie nuove, e di forma non comune. Ciascuna aveva la rispettiva chiavetta. Ora permetteremo che quelle tre creature, rinvengano alquanto dal loro naturalissimo stupore, e che facciano con calma la loro verifica, della quale, a tempo debito, noi chiederemo il risultato, per comunicarlo ai nostri lettori, i quali ne avranno forse curiosità. Maddalena fu la prima a cominciare la bella operazione, dopo essersi fatta però, il segno della Croce, colla giaculatoria: Sia lodato Gesù Cristo e sempre sia lodato; e borbottando: Domani vado senza fallo a comprarmi cinquanta pulcini.
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