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Vittoria Aganoor Pompilj
Leggenda eterna - Intermezzo - Risveglio

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E non saperlo dir ciò che nell'intimo
di quest'anima mia s'agita e freme
senza mai posa! e non poterti esprimere,
febbre, mia gioia e mio tormento insieme!


Non è amor, non è amore! Un tempo, il giovane
cor l'ha creduto e sciolse inni alla Morte;
ora ben sa che dell'amor, quest'impeto
è più fiero, più nobile, più forte.

 

Spesso nell'ora che s'accheta il fervido
moto dell'opre e di lontano un canto
vaga per la campagna al mite vespero,
l'ignota forza m'ha strappato il pianto;


dinanzi al mar che furïoso ai turbini
commetteva battaglia e l'alte antenne
giungea mugghiante, quell'arcano palpito
ebbra, immota, per lunghe ore mi tenne;

e quando in cielo s'accendeva il fulmine
tra le negre montagne, e lunge il tuono
ruggir parea strane minacce agli uomini,
mi volle assorta ad ascoltarne il suono;


e avrei voluto come il nibbio spingermi
lassù lassù, tra quelle forze in guerra,
cercar, strappare il gran mistero e chiuderlo
nei forti artigli a trarlo sulla terra;


avrei voluto, come il nembo, un libero
volo discior da quest'angusto sito,
per un istante le vaste ali stendere
sul picciol mondo e stringer l'infinito.




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