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Vittoria Aganoor Pompilj
Leggenda eterna - Intermezzo - Risveglio

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PER LA LUNA


Chieder che val s'altra ventura, un giorno
lontano, ebbe Febea? Se aperse l'ale
giammai l'aria nel tacito soggiorno


cui spesso la sognante anima sale,
e se dell'acque le sonanti stille
risero dentro i chiari antri d'opale?


Non forse è noto a noi che mille e mille
occhi d'adolescenti e di vegliardi,
pupille fosche e fulgide pupille,


sguardi di donne innamorate, sguardi
di asceti, accesi in foco di preghiere
o di credenti negli Dei bugiardi


si rivolsero a lei, lei di chimere
popolando e di sogni? Alla superba
umanità, che giova altro sapere?


Ella è l'intatta pisside che serba
il raggio di quei mille occhi, e il segreto
dell'alta gioia o dell'angoscia acerba


che quel raggio dicea; sa l'inquieto
attender dei fanciulli, e l indefesso
rimpiangere dei vecchi il tempo lieto


di giovinezza; mirarla adesso
potremmo, senza che di favelli
a noi quel mondo di fantasmi, espresso


dalle legioni dei morti fratelli
che la videro anch'essi, nelle chiare
notti, precinta in vaporosi anelli,


o come specchio tersa, attraversare
lenta gli azzurri pelaghi, nei suoi
muti viaggi sovra l'alpi e il mare


con immensa pietà guardando a noi.




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