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Vittoria Aganoor Pompilj
Leggenda eterna - Intermezzo - Risveglio

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POIESIS


In quale sera limpida? Da quale
cielo migrando alle terrene porte
discese questa pia che un immortale

nimbo cinse alla morte


di simboli, di sogni e di mistero;
prisca Dea, che, d'ogni altra trionfante,
lampi accese nei ciechi occhi d'Omero,

fiamme nel cor di Dante?


Per tutto vive, ed or sulle nivali
cime dell'Alpi ride, ora s'ammanta
di tenebre, fuggendo ebbra sull'ali

dell'uragano e canta.


Tutto a lei si rivela; e i rovi, e l'erbe
umìli delle selve, ove non sole
penetra, e i muschi, appiè delle superbe

querci, han per lei parole.


Lei che palpita e freme nel ruggito
del mar; lei che nell'estasi d'amore
svela passando un raggio d'infinito

al nostro intento cuore

Sin fra le tombe ella consola il grande
silenzio con la sua mistica voce;
veste di raggi e cinge di ghirlande

ogni povera croce.


Nelle notti d'April, sparse le belle
trecce sul peplo candido, il profondo
sguardo rivolto alle tacenti stelle,

passar la vede il mondo.

 

*


O voi, che i vostri palpiti e i tormenti
vostri, e l'ebbrezza dei segreti amori,
nell'impeto febeo gettate ai venti

come un pugno di fiori;


ben la vedeste, o giovani poeti,
bene udiste la Dea dirvi: — «La terra
altri amori, altre angosce, altri segreti

dei vostri, in grembo serra!


Ecco preghiere, e gemiti, e feroci
urla d'oppressi, d'egri, di ribelli.
Non le udite? Son mille e mille voci,

sono i vostri fratelli


che implorano; son anime affannate
gementi sotto il peso che le grava.
Voi non sapete che cantar? Cantate!

ma come Alceo cantava!

E sia squillo di tromba ai combattenti
la strofe; e il verso balenando cada
sugli apostati, i vili, i prepotenti

come colpo di spada.


Ma non fomite all'ire e non veleno
perfido scenda nei già gonfi cuori;
ma l'inno assorga libero e sereno

sui vinti e i vincitori.» —


Non la udiste così cantarvi, o forti
nostri figli, o suoi giovani soldati?
E non vi giunse l'evviva dei morti

al suo passar destati?


Va la vittorïosa e novi ardori
e più gagliardi palpiti raccende
or d'ombre avvolta, or cinta di splendori

le simboliche bende.


Nelle notti d'April, sparse le belle
trecce sul peplo candido, il profondo
sguardo rivolto alle tacenti stelle,

passar la vede il mondo.




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