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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena)
Le Pellegrine

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  • I VANI ORIZZONTI
    • NOTTE IN MARE
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NOTTE IN MARE

 

Calma tetra e mistero

Sull'immobile mar versa dall'urna

Malvagia dea notturna;

Dormon tutte le stelle, il cielo è nero.

 

La tenebrìa mi opprime:

Stelle, begli occhi della notte, apritevi!

Stelle, risovvenitevi

Quante notti v'ho dato e quante rime!

 

Ma in questo buio immenso,

Non esaudita l'anima che prega,

La mia voce s'annega,

E nel deserto sconsolato, io penso.

 

*

 

Penso al tempo passato,

E all'avvenire tenebroso e cieco,

Penso che non sei meco,

Bella chimera che qui m'hai portato,

 

Scellerata chimera,

Splendida e bella come una regina,

Amante la mattina,

E fuggitiva prima della sera!

 

Ratta ti dissipasti

Quando anelavo con ardente brama

Al pane della fama;

Poi a tentarmi perchè ancor tornasti?

 

Non s'erano abbastanza

Dilegüati sogni e illusioni?

D'altri perfidi doni

Perchè allettare ancor la mia speranza?

 

Sorridendomi in faccia,

Mi chiamasti a raccogliere la messe

Di facili promesse

Che ti cadeva dalle rosee braccia,

 

E or fuggisti, e il coraggio

Mi manca, e un grande sgomento m'assale.

Oh! il sogno orientale!

Esso pure svanì come un miraggio.

 

Il Bosforo risplende

E l'Ellesponto al par di malachite,

Minareti e meschite

Del suo giovine raggio il sole accende,

 

Ma il paese del sole

Più non mi chiama: danzano le almee

Nei boschi d'azalee,

Ma il paese d'amor più non mi vuole.

 

Ai miei gridi interrotti,

O pupille del ciel non vi svegliate;

Stelle, dimenticate

Quante rime v'ho dato e quante notti!

 

*

 

Penso ai tempi giocondi,

E di cognita voce ascolto l'eco,

Penso che sei qui meco,

O tu che vo chiamando, e mi rispondi.

 

Tu non sei la chimera,

Sei la compagna dell'età mia nova,

Quella che il cor ritrova

E vicino e lontan, mattina e sera,

 

Quella che a tutte l'ore

Quando ritorno trafelato e stanco,

Sollecita al mio fianco

Meco divide il pane dell'amore.

 

Tu dal remoto lido,

Voce santa, rispondi e mi consoli?

C'intendiamo noi soli,

Vince il mare e lo spazio il nostro grido.

 

Sei la luce, la calma

Nella torbida e buia vedovanza,

Sei, o mia ricordanza,

Nel deserto dell'anima la palma.

 

*

 

Suvvia, ringiovanitevi,

Sogni e pensieri miei, memorie e rime.

La tenebrìa m'opprime....

Stelle, begli occhi della notte, apritevi!

 

Mare jonio.




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