Sponsum sibi praeparavit
in cœlo et non invenient?
Sermo S. Ambr. Ep. De virg. init.
Dall'onda di
caligine
Travolta, nell'abisso orfano
annega
La Virginea rapita ai suoi
domani.
Morte? Sonno?
Vertigine?...
Grida la derelitta anima e prega:
“A me, Signore!
Lamma Sabacthani?”
Intorno a Lei
singhiozzano
Con lunghi lunghi ululati crescenti
Le tenebre in
marea perfida, i flutti
Vorticosi la
strozzano.
“Non mi vedi,
Signore, non mi senti?
Prima tu mi
chiamasti, or mi ributti?
Non così nel
battesimo
Novo e nel novo
crisma! altra promessa
Ebbi quel dì
che mi chiamasti sposa.
Era il santo
incantesimo
Di te, ed
immolai tutta me stessa,
Amandoti,
Signor, sopra ogni cosa.
Sepolta nel
ricovero
Della tua Croce
e delle sacre Spine
Insanguinate e
dei Flagelli, tu,
Tu l'ascoltavi
il povero
Grido, e
venivi, e mi dicevi: alfine
Ecco son teco, parla al tuo Gesù.
La giovinetta
tunica,
Come l'anima
mia alba, lasciai
Distesa in
terra appiedi della Croce,
Ed or, Fede mia
unica,
Più mostrarti
alla naufraga non sai,
Nè farle udir la benedetta voce?
Se così vuoi,
nascondimi
In perpetuo
alla luce del tuo soglio:
Dolce l'inferno
m'è dalle tue mani.
Ma rispondi....
rispondimi!
Credo in te,
spero in te, t'amo, ti voglio!...
Signor,
rispondi :Lamma Sabacthani?„
Come ferro di
sciabola
Un fulmine dal ciel precipitando,
Il petto
squarcia della notte buia.
Luminosa
parabola,
Passa un volo
di vergini cantando:
Regina cœli, lætare. Alleluja!
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