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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena)
Le Pellegrine

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  • L'IDUMEA
    • IL PIANTO DELLE IENE
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IL PIANTO DELLE IENE

 

Piangono in riva al Nilo i coccodrilli

Dopo le laute cene,

Ma qui piangon le iene

Dal clamore fugate, dagli squilli

 

Delle armigere trombe,

E piangono digiune e senza ospizio,

Esse, cresciute nel pietoso uffizio

Di suffragar le tombe.

 

Fuggono erranti, tornano sui passi

Come in un laberinto,

(Chè ancor le trae l'istinto

Dell'esiglio d'Otumlo ai bianchi sassi)

 

E della notte i riti

Soavemente funebri tentando,

Tosto il terrore le ricaccia in bando,

Dai diritti acquisiti.

 

O tormentate mie sorelle iene,

Necrofore sorelle,

L'uomo bianco vi svelle

Pure al dominio delle vostre arene,

 

Egli fin qui venuto

Dai paesi ove il sole è moribondo,

Perchè le terre del pallido mondo

Son ribelli al tributo?

 

Nel clangor delle trombe, eccolo: invade

La pianura di tende,

E sospettoso accende

Di notte i fuochi, di giorno le spade

 

Vile e feroce! prova

Contro di voi, agnelle, a farsi esperto,

E insanguina la pace del deserto

La sua macchina nova.

 

Attendete prudenti. Dall'usanza

Pietosissima vostra

Solo all'araba chiostra

Fatta pei negri, veniva onoranza;

 

Ma anche i bianchi malvagi,

Cui di tenere carni è il ciel cortese,

Avran da voi perdono delle offese

E solenni suffragi.




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