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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena)
Le Pellegrine

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  • L'IDUMEA
    • MARCIA NOTTURNA VERSO L'ABISSINIA
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MARCIA NOTTURNA
VERSO L'ABISSINIA

 

Notte grigia, notte livida!

Anelando rotte sillabe

D'agonia, la luna è naufraga

In un vortice di cenere.

 

Ora è a galla

Or si avvalla,

Par che anneghi, ricompare,

Moribonda.

 

(Non di luce, sono sillabe

Di mistero e di spavento

Che per noi nel firmamento

Scrive il diavolo.)

 

*

 

Notte bieca, notte perfida!

Dal Makinsi, come un'anima

Nel dolor d'eterni triboli,

Piange ed urla il vento etiope.

 

Urla e piange

La falange

Delle iene, fino al mare

Vagabonda.

 

(Non di vento e belve, è musica

Negromantica di festa

Che per noi nella foresta

Fischia il diavolo.)

 

*

 

Sui dirupi, quasi rigidi

Spettri avvolti nella sindone,

Sentinelle inesorabili

I macigni biancheggiano.

 

Fanno un gesto

Manifesto

Della luna ai rai cinerei

Di minaccia.

 

(Non macigni, sono monaci

Vivi e veri, un tempo morti:

Contro noi sono risorti

Mercè il diavolo.)

 

*

 

Capitano, mentre spasima

La natura in mezzo ai sibili,

Non t'accorgi come il popolo

Delle euforbie è muto, immobile?

 

Il macabro

Candelabro

Drizza in alto come cerei

Le sue braccia.

 

(Hai paura? — Son le fiaccole

Pronte già pei funerali

Che per noi, come a Dogàli,

Farà il diavolo!)




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