(CANTO FUNEBRE ABISSINO)
Guai a noi,
guai a noi! Come i suoi occhi
Le spade balenavano,
Cadevano i
nemici ai suoi ginocchi
Implorando mercé.
Guai a noi,
guai a noi! Come il suo manto
Le spade rosseggiavano,
Egli teneva in
pugno, — il forte e il santo! —
La vittoria del Re.
*
Re Iohannes digiuna e Gorghis Uarka
Non è più che fantasima.
Voi l'avete
sepolto in riva al Barka,
Voi l'avete sepolto.
La sua donna
che piange al nostro canto,
Si graffia il petto e spasima,
Noi che
cantiamo strozzate dal pianto
Non vedrem
più il suo volto!
*
A cavallo
partiva. Sulla strada
Accorrevano pavide
Le fanciulle di
Thabor. La sua spada
Avea
l'elsa d'argento.
E gridavano
tutte: non temete,
È figliuolo di Davide,
Il cammino gli
è noto e quando ha sete
Beve il sangue di cento.
*
Ma la sua
spada, leonessa ardente
Giace sotto il suo gomito.
Ei bevette il
veleno del serpente
E dorme sullo scudo.
Svegliati, Gorghis Uarka! Nel fogliame
Erra il cavallo, è indomito,
Rifiuta l'acqua
e l'erba; ha sete e fame,
Ma sente il dorso ignudo.
*
Svegliati, Gorghis Uarka. Torneranno,
Più feroci e implacabili,
I figli della
Luna e non vedranno
Sfavillare il tuo volto?
Guai a noi,
guai a noi! Le tue sorelle
Sono le inconsolabili.
Al negarit rispondono le stelle:
Voi l'avete sepolto!
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