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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena)
Le Pellegrine

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  • L'IDUMEA
    • GORGHIS UARKA (CANTO FUNEBRE ABISSINO)
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GORGHIS UARKA

(CANTO FUNEBRE ABISSINO)

 

Guai a noi, guai a noi! Come i suoi occhi

Le spade balenavano,

Cadevano i nemici ai suoi ginocchi

Implorando mercé.

 

Guai a noi, guai a noi! Come il suo manto

Le spade rosseggiavano,

Egli teneva in pugno, — il forte e il santo! —

La vittoria del Re.

 

*

 

Re Iohannes digiuna e Gorghis Uarka

Non è più che fantasima.

Voi l'avete sepolto in riva al Barka,

Voi l'avete sepolto.

 

La sua donna che piange al nostro canto,

Si graffia il petto e spasima,

Noi che cantiamo strozzate dal pianto

Non vedrem più il suo volto!

 

*

 

A cavallo partiva. Sulla strada

Accorrevano pavide

Le fanciulle di Thabor. La sua spada

Avea l'elsa d'argento.

 

E gridavano tutte: non temete,

È figliuolo di Davide,

Il cammino gli è noto e quando ha sete

Beve il sangue di cento.

 

*

 

Ma la sua spada, leonessa ardente

Giace sotto il suo gomito.

Ei bevette il veleno del serpente

E dorme sullo scudo.

 

Svegliati, Gorghis Uarka! Nel fogliame

Erra il cavallo, è indomito,

Rifiuta l'acqua e l'erba; ha sete e fame,

Ma sente il dorso ignudo.

 

*

 

Svegliati, Gorghis Uarka. Torneranno,

Più feroci e implacabili,

I figli della Luna e non vedranno

Sfavillare il tuo volto?

 

Guai a noi, guai a noi! Le tue sorelle

Sono le inconsolabili.

Al negarit  rispondono le stelle:

Voi l'avete sepolto!




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