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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena)
Le Pellegrine

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  • L'IDUMEA
    • IL KAMSIN
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IL KAMSIN

 

Nel suo romano impero

Meriggia il Sol, flagella

Crudelmente la terra

Con insolito zelo.

 

Una lontana nuvola si leva

Sui monti d'occidente,

Avanza, si distende

Implacabile e nera.

 

Corre, si allarga. I falchi fuggitivi

Stridono roteando, un gallo vibra

Al cielo, come un'idra,

L'acciaio dei suoi gridi.

 

E il turbine si appressa, nel suo grembo

Trascinando di gemiti una folla

Come di donne in fuga da Gomorra

Non soccorse dal tempo.

 

Corre, ci è sopra, e pure noi travolge

Nel singhiozzante vortice che annega

Ogni cosa creata.... — O figli d'Eva,

Il Sole imperator più non risorge?

……………………………………

Ma il suo gladio di fuoco par che scinda

Laggiù l'inesorabile cortina,

Nell'aria cieca senza tempo tinta

Guizza un fulmine d'ira.

 

La caligine fugge, passa il mare

Verso l'opposte spiagge arabe e reca

Le letizie africane

All'urna del Profeta.

 

Svanì! — Risuscitata, nella calma

L'isola sorge e ride.

Ben venga l'alba! l'alba

Ricomincia a fiorire.

 

E l'invocato Sole

Torna a baciar la terra,

Benigno imperatore

Anche quando flagella.




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