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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena) Le Pellegrine IntraText CT - Lettura del testo |
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LA TORRE DI GALATA
Del Corno d'oro dalle opposte rive Di Stambul e di Galata si guardano Le torri vigilanti,
E nel cospetto delle genti vive I morti memorando anni e miracoli, Stanno salde e giganti.
Vigilanti. Se crepita nell'urbe La fiamma iniqua, la fiamma che stermina Come l'ira di Alláh,
Dai quattro venti chiamano le turbe; JANGHEN VAR! e le turbe si scatenano A salvar la città.
Vigilanti sorelle.Nel reame Dei silenzi lunari o in mezzo ai gemiti Delle notti profonde,
Trafiggendo le cupole di rame Coi dardi accesi di lunata aureola, Una all'altra risponde.
Ma tu sei primogenita e cristiana, Cristiana come me, torre di Gálata, Nata in tempi cristiani.
(Non la vermiglia sua Croce romana Che Genova ti diè nel tuo battesimo, Rifulgerà domani?)
Prima i Greci vedesti ai bizantini Restituiti sacrosanti Sinodi, All'ippodromo e al Foro,
Trionfanti sui profughi Latini I itrati cortei dei Paleologi In dalmatiche d'oro,
Poi nei giorni sanguigni, ebbre e assetate Le scimitarre fiammeggiar sul Bosforo, E al figliuolo d'Osmano
I giannizzeri aprir le venerate Porte, le sacre porte, la Basilica Aurea di Giustiniano! —
Alla torre laggiù del Serraschiere Oggi, schiava, rispondi e il grido apostata Si propaga dolente,
Ma non chiama, non chiama le guerriere, Coronate da Dio, porfirogenite Aquile d'Occidente.
Costantinopoli. |
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