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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena) Le Pellegrine IntraText CT - Lettura del testo |
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IN OBITU CHRISTINAE VIRGINIS
Sponsum sibi praeparavit in cœlo et non invenient? Sermo S. Ambr. Ep. De virg. init.
Dall'onda di caligine Travolta, nell'abisso orfano annega La Virginea rapita ai suoi domani. Morte? Sonno? Vertigine?... Grida la derelitta anima e prega: “A me, Signore! Lamma Sabacthani?”
Intorno a Lei singhiozzano Con lunghi lunghi ululati crescenti Le tenebre in marea perfida, i flutti Vorticosi la strozzano. “Non mi vedi, Signore, non mi senti? Prima tu mi chiamasti, or mi ributti?
Non così nel battesimo Novo e nel novo crisma! altra promessa Ebbi quel dì che mi chiamasti sposa. Era il santo incantesimo Di te, ed immolai tutta me stessa, Amandoti, Signor, sopra ogni cosa.
Sepolta nel ricovero Della tua Croce e delle sacre Spine Insanguinate e dei Flagelli, tu, Tu l'ascoltavi il povero Grido, e venivi, e mi dicevi: alfine Ecco son teco, parla al tuo Gesù.
La giovinetta tunica, Come l'anima mia alba, lasciai Distesa in terra appiedi della Croce, Ed or, Fede mia unica, Più mostrarti alla naufraga non sai, Nè farle udir la benedetta voce?
Se così vuoi, nascondimi In perpetuo alla luce del tuo soglio: Dolce l'inferno m'è dalle tue mani. Ma rispondi.... rispondimi! Credo in te, spero in te, t'amo, ti voglio!... Signor, rispondi :Lamma Sabacthani?„
Come ferro di sciabola Un fulmine dal ciel precipitando, Il petto squarcia della notte buia. Luminosa parabola, Passa un volo di vergini cantando: Regina cœli, lætare. Alleluja! |
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