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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena) Le Pellegrine IntraText CT - Lettura del testo |
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V
Il mio nome è Cristiana. Vinco i cuori E li trascino a Gesù Cristo, figlia Di Gesù Cristo, che d'amor m'invade. Di pregare e d'amarvi io non mi stanco, O voi, nati alla fede del Vangelo, Eppur pagani.
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Nel sacro Impero dei Sette Dolori Io, principessa in tunica vermiglia, Camminai sulle spine e tra le spade, I piedi scalzi lacerati, il fianco Grondante sangue, le pupille al cielo, Giunte le mani.
Crocifissa e benigna ai miei dolori, L'ostia del sole rifulgea vermiglia Come un cuore trafitto dalle spade. Non grotta o sasso per posare il fianco, Ma perpetuo cammino verso il cielo Di noi cristiani.
E non conobbi i terrestri dolori, Non la fiamma assaggiai per cui vermiglia Brucia la terra. Non le vostre spade Eran temprate per ferirmi il fianco, Miseri cavalieri: ardeano in cielo I miei vulcani.
Nel sacro Impero dei Sette Dolori Immacolatamente fui vermiglia. Oh spine benedette, oh dolci spade Onde, i piè lacerati e rotto il fianco, Giunsi alle porte, sfolgoranti in cielo, Dei Vaticani!
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Io son Colei che cerchi eppure ignori, Tu cui la sete d'altro amor consiglia Nè sai coglier la lagrima che cade. Son Colei che per te, chiusa nel bianco Mantello delle figlie del Carmelo, Alza le mani. |
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