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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena) Le Pellegrine IntraText CT - Lettura del testo |
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GORGHIS UARKA(CANTO FUNEBRE ABISSINO)
Guai a noi, guai a noi! Come i suoi occhi Le spade balenavano, Cadevano i nemici ai suoi ginocchi Implorando mercé.
Guai a noi, guai a noi! Come il suo manto Le spade rosseggiavano, Egli teneva in pugno, — il forte e il santo! — La vittoria del Re.
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Re Iohannes digiuna e Gorghis Uarka Non è più che fantasima. Voi l'avete sepolto in riva al Barka, Voi l'avete sepolto.
La sua donna che piange al nostro canto, Si graffia il petto e spasima, Noi che cantiamo strozzate dal pianto Non vedrem più il suo volto!
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A cavallo partiva. Sulla strada Accorrevano pavide Le fanciulle di Thabor. La sua spada Avea l'elsa d'argento.
E gridavano tutte: non temete, È figliuolo di Davide, Il cammino gli è noto e quando ha sete Beve il sangue di cento.
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Ma la sua spada, leonessa ardente Giace sotto il suo gomito. Ei bevette il veleno del serpente E dorme sullo scudo.
Svegliati, Gorghis Uarka! Nel fogliame Erra il cavallo, è indomito, Rifiuta l'acqua e l'erba; ha sete e fame, Ma sente il dorso ignudo.
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Svegliati, Gorghis Uarka. Torneranno, Più feroci e implacabili, I figli della Luna e non vedranno Sfavillare il tuo volto?
Guai a noi, guai a noi! Le tue sorelle Sono le inconsolabili. Al negarit rispondono le stelle: Voi l'avete sepolto! |
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