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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena) Le Pellegrine IntraText CT - Lettura del testo |
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SULLA BANCHINA DEL PORTO
I
Nell'ora vespertina, Di zimarre smaglianti, Di fèz e di turbanti Fiorisce la banchina
Dalla casa di Akàt Fin quasi a Ras-Madur.— Abubaker Zamát E Idris Effendi El Nur
In buona fratellanza Passan solenni e gravi. — Hanno in tasca le chiavi Dell'eritrea finanza
Da Suez ad Assáb, Come talun pretende? Non so, ma dei nabáb Vantano le prebende,
La loro autorità Va dal Cairo a Stambul, Forse a Bagdad, e sul Capitolo "Onestà"
Essi, pur maomettani, Molti nabàb d'Europa, Vuoi ebrei o cristiani, Se li giuocano a scopa!
II
Però, uomo già fatto, Zamát non mi suffraga: Si direbbe il ritratto Di San Luigi Gonzaga,
Così sparuto, senza Barba e così contrito; San Luigi travestito Per santa obbedienza!
Idris Effendi invece Colla sua barba nera, Nera come una pece, Nera, folta e severa,
Con una strana fiamma Nell'occhio fatalista, Sembra il protagonista D'un romanzo o d'un dramma.
III
Alì Dossal, Abdalla Serágg, Amán El Bàr, Alì Hamud Gusmalla, Alì Nur, Hagg Omâr,
Mohammed Bazarà, Hedára, Ahmet El Gul.... Par d'essere a Stambul Verso Kassim-Pascià,
Tanti sono i turbanti Che all'ora vespertina In capo ai gerofanti Dell'idea massauina
Spiccano in largo e in lungo, Quasi sacerdotali, Tra i nostri occidentali Elmi e cappelli a fungo. —
O che fate quassù, Elmi e cappelli? vostra Arte è buttarvi giù Con reciproca giostra,
— Arte di prima classe! — E i turbanti eritrei Si fanno colossei Sulle vostre carcasse. |
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