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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena) Le Pellegrine IntraText CT - Lettura del testo |
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SERATA MUSICALE
Al Circolo, in un chiosco Di stile massauino Tra il goto e il bizantino, Si annoia un pianoforte.
Da un pezzo io lo conosco: Esso si annoia a morte Quando non ha la sorte Di commuover le dame,
E di belle europee Cortesissimo sciame Non assiste al certame Delle eterne romanze
Così soavi e ree, Profumi e rimembranze Di lontani vacanze Nella nebbia svanite.
*
Questa sera gran festa. Udite tutti, udite Le cadenze squisite In accordo agli accenti
Del Capitano Resta, Mentre quindici o venti Rose deliquescenti Inghirlandan la sala.
(Dalle rose d'Egitto A quelle di Bengala Qui c'è tutta la scala Cromatica di Flora).
Glorioso ed invitto Sale il canto: talora Pien di mestizia implora Il fuggente Ideale,
O pel fascino trema Della Malìa fatale, Trilla del Madrigale L'arcaica cabaletta,
E talora il blasfema D'Iago alfiere saetta, O l'urlo di vendetta Dal buffon parricida,
Ma più soventi in Tebe Ad ascoltar ci guida Il genitor d'Aida Trascinato prigione.
*
Che fai là, maschia plebe, Assorta in devozione? È la tua compunzione Per le dame o pel canto?
E quel sciocco istrumento Perchè modula intanto Un singulto di pianto Quasi l'anima avesse?
Non vi pigli sgomento, Eritree baronesse; Perchè così perplesse Qui d'Euterpe al convegno,
Dove divien galante (Non vi muovete a sdegno) Pure un pezzo di legno? — Quante in Europa, — oh quante! —
Cercano sull'Atlante Questo beato regno! |
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