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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena) La bocca del lupo IntraText CT - Lettura del testo |
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Al signor AGOSTINO PEDEVILLA fu G. B. giardiniere e negoziante d'agrumi NERVI Ho ricevuto gli aranci e vi ringrazio; ho ricevuto pure la vostra lettera della settimana passata, alla quale rispondo, e non capisco perché non mi abbiate mandato il conto di questa spedizione insieme all'altro del mese di dicembre. Circa quello che mi fate scrivere a proposito di vostra figlia Teresa che vorreste mandare qua a Milano dopo Pasqua a impiantare un negozio di fiori freschi come quello che avete a Genova, mi dispiace di non potervi essere di alcun aiuto e di non potervi dare utili informazioni, perché finora conosco pochissime persone e quelle poche non s'intendono né di fiori freschi né di fiori finti. Non so se la speculazione, in questi tempi specialmente, riuscirebbe: quella signora lombarda che ora è a Nervi a passar l'inverno e che vi ha suggerito l'idea e tornando a Milano s'incaricherebbe di tenere vostra figlia in casa sua, custodirla e farle da madre, sarà una bravissima signora, non ne dubito, e avrà le migliori intenzioni, anzi dal punto di vista del commercio, può darsi che l'indovini, ma se dovessi darvi un consiglio, io che vi conosco da tanto tempo, sarebbe quello, almeno per ora, di non farne niente e di contentarvi dello stato in cui il Signore vi ha messo, senza cercare di allargarvi troppo o di mettere troppa carne al fuoco, tanto piú che fra Genova e Nervi il vostro negozio va avanti discretamente bene, come voi stesso mi avete detto a voce molte volte. Del resto, gli affari commerciali non sono la mia partita, e trattandosi della vostra borsa, il miglior giudice siete voi. Piuttosto, già che voi me ne parlate insistendo per sentire il mio parere, ciò che mi preme di dirvi è questo: prima di mandar qui vostra figlia, pensateci due volte: tutto il mondo è paese e si può essere onesti a Milano come a Nervi, come a Calcutta: Teresa è una buona figliuola, seria, intelligente, timorata di Dio, ma senza farle torto, è una testina un poco vivace, piglia fuoco facilmente. Siete certo che lontana da casa, lontana dai vostri occhi e da quelli di sua madre, gettata in una famiglia che avete conosciuto appena di passaggio per un mese o due, si conserverà sempre quello che è adesso e un giorno non dovrete pentirvi a lagrime di sangue d'esservene distaccato in vista di un guadagno che non è neppure sicuro? Ci conosciamo da antico, voi avete in me molta confidenza, e io vi parlo schietto: a questo mondo, massime al giorno d'oggi, quando c'è in giro una bella ragazza come vostra figlia, dei lupi non ne mancano, saltano fuori da tutte le parti colla bocca spalancata; se non si sta bene attenti, la ragazza finiscono per mangiarsela, e allora si piange, ma a che cosa serve il pianto? Di ragioni per persuadervi ad abbandonare il vostro progetto, ne avrei da dirvene fino a domani mattina, ma ci vorrebbe un libro, non una semplice lettera; probabilmente stancherei la vostra pazienza e quella della persona che dovrebbe leggervi la mia filastrocca, e finireste per farmi capire che quando volete ascoltare la predica andate in chiesa. Solo vi dirò ancora una cosa: sapete benissimo che fine ha fatto Marinetta, la figlia più piccola di Francisca Carbone, che anche voi avete conosciuto; di chi la colpa, se non di sua madre, una povera scema, che credeva di avere in casa la reliquia del Santo Sepolcro, e invece di educarla com'era suo dovere di educarla, le lasciò la briglia sul collo fidandosi del terzo e del quarto, fino al punto d'essere lei sola a non accorgersi che la figliuola gliene faceva di tutti i colori, a piedi e a cavallo? Mi direte che sono cose vecchie, stravecchie, e nessuno ci pensa più; d'accordo, ma in via d'esempio, per specchiarsi, non c'è mai niente di vecchio e da tutto si può tirar profitto, cominciando da Adamo ed Eva. Mi direte pure, e con ragione, che sotto nessun punto di vista vostra figlia Teresa è da mettersi a confronto con Marinetta; lo so, farei un gran torto a lei e a voi, solo di pensarlo; una è il giorno e l'altra la notte, ma sempre in via d'esempio, per il bene che voglio a voi e alla vostra famiglia e dal momento che voi stesso mi dite di parlarvi a cuore aperto con tutta sincerità, ho voluto nominare quella infelice perché, quantunque il caso sia affatto diverso, possiate farvi un'idea delle conseguenze di un passo sbagliato. Siamo intesi: il mio consiglio è per il no; se a voi piace di più il sí, tanto meglio o tanto peggio, e che il Signore vi benedica. Sono il vostro |
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