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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena)
La bocca del lupo

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V

 

La mattina della seconda festa di Pasqua, Marinetta si alzò col lume, e in camicia corse alla finestra a vedere com'era il tempo. Parola, se la strada fosse stata bagnata, piuttosto di andare in chiesa alla funzione, si sarebbe lasciata stritolare. Già dalla sera avanti, andando a confessarsi, aveva visto il cielo coperto, e il suo pensiero di tutta la notte era stato quello della pioggia; adesso le lastre erano asciutte, ma il cielo, sempre grigio, seguitava a non promettere nulla di buono. Mentre la Bricicca e Angela giravano per la casa, affaccendate, Marinetta rimaneva in camicia, accanto alla finestra, col muso lungo, apriva la bocca solo per ripetere la stessa domanda: «pioverà?» ed esse rispondevano guardando fuori: «uhm, non pioverà», sebbene l'acqua la vedessero in aria appesa a un filo. Dopo tante spese e tanti fastidi, Signore benedetto, non se la meritavano l'improvvisata di chiudersi fra quattro mura subito dopo la funzione, invece di andare a spasso, ché oltre Marinetta, la loro veste nuova l'avevano pronta esse pure e se non la mettevano in quell'occasione, non la mettevano piú.

Chi non l'aveva la veste nuova era Battistina, arrivata da Manassola all'improvviso, la sera di sabato santo. Poco pratica della casa, col suo fazzoletto rosso al collo e un paio di scarponi nei piedi, colle braccia incrociate sulla pancia, stava zitta, senza muoversi, guardando Marinetta che alla fine s'era decisa a provarsi le calze. Sua madre bolliva: aveva voluto venire a Genova, la signora, e buttar via i denari del viaggio! perché invece di star li impalata non dava una mano alle sue sorelle? non aveva gli occhi per vedere che Angela non riusciva a stringersi il busto, e che Marinetta cercava il legaccio da un'ora? E Battistina stringi il busto, cerca il legaccio, ma , quando per aiutare toccava un oggetto, misericordia! voleva rovinarla la roba colle sue mani che puzzavano di pesci marci e se le lavava collo sputo una volta il mese? Angela però non era così intrattabile; per levarla da quel tormento, la spedí in chiesa ad aspettarle, dove frattanto si sarebbe confessata e comunicata, poi si mise a difenderla: povera figlia, la trattavano come una bastarda, la trattavano! non l'avevano vista colle lagrime agli occhi e il cuore grosso che le scoppiava?

Nel frattempo era venuta la Rapallina a pettinare Marinetta e a fabbricarle in testa una montagna col chicchirichí. Allegre: per tutto il giorno non c'era pericolo di bagnarsi, il cielo si rischiarava. Quella mattina, cominciando alle tre dopo la mezzanotte, ragazze della comunione ne aveva pettinato sei o sette, nella Pece Greca, nel vicolo della Capra, sul Pontetto, in Moresca, ebbene, poteva dirlo senza offenderle, neppur una che Marinetta non se la lasciasse dietro a grande distanza; tutte quante da far compassione. E Marinetta, sotto i ferri, se ne andava in brodo di taglierini: a momenti, sarebbero crepate dall'invidia le sue compagne! e faceva l'occhietto alla veste bianca distesa larga sul letto, gonfia come una schiuma d'uovo, e agli orecchini colle perle, regalati dal signor Costante, che brillavano sul comò.

Una babilonia in quelle due camere. Per guadagnar tempo, la Rapallina s'era condotta sua sorella, che un po' intorno ad Angela, un po' intorno alla Bricicca, avrebbe dovuto essere sant'Antonio o avere una dozzina di mani. Non si trovava piú nulla, qua uno strappo, un bottone in aria, tirare su questo, tirare giú quello, la Bricicca i manichini, Angela il pezzotto, e frattanto Marinetta, quasi vestita, che gridava, domandando se stava bene. , stava bene, ma era tempo di muoversi; non volevano capirla che se tardavano ancora un poco, non avrebbero neppure piú trovato le candele dell'altar maggiore? Tutte cinque si affannavano, dicevano di allestirsi e si allestivano come quello che gli mancava sempre l'ultima cosa.

Arrivarono in chiesa che i ragazzi erano già tutti a posto dentro dello steccato, i maschi da una parte, le femmine dall'altra, e la messa cominciata. Nella sua veste di fai nero, cosí stretta da levarle il respiro, la Bricicca scoppiava, non poteva sentirsi i guanti di pelle che l'obbligavano a tenere le dita larghe, le persone le venivano addosso; voleva recitare dei paternostri perché non era mica ebrea lei e la religione, si sa, è la prima cosa, ma di paternostri ne cominciava una litania e non ne finiva nessuno. Aveva da guardare Marinetta e pasteggiarsela, inginocchiata divotamente cogli occhi fissi sul libro, da contare quante ragazze c'erano nello steccato, esaminarle, squadrarle e fare i confronti, rispondere alle vicine, una nuvola di pezzotti, che si accalcavano e discorrevano lo stesso come in strada; e l'organo e il predicatore, e Pellegra che si era fatta venir male, e l'Arcangela del Pontetto che perdeva le trecce finte. A proposito di Pellegra ne contavano una bella, nientemeno che per vestire sua figlia Carlotta e poterle far prendere la comunione, era andata dai protestanti, quelli che hanno la loro chiesa in cima di via Assarotti, a giurare e spergiurare che si sarebbe fatta protestante anch'essa se le davano cento franchi.

Messa, comunione generale, colloqui, litanie, benedizione, i preti non la finivano piú, e il signor Costante nell'uscire insieme alla Bricicca e alle altre, in mezzo a un'onda di popolo che si affollava sulla porta per vedere sfilare le spose di Gesú, l'aveva coi preti, coi frati, con l'organista. Quello non era il modo d'obbligare a stare in chiesa, in ginocchio, digiuni per tanto tempo, dei poveri ragazzi, lui aveva una fame da orbo, e se l'aveva lui, pensiamo Marinetta col suo stomaco debole! Rispettava tutte le opinioni perché le opinioni bisogna rispettarle tutte, alla religione si levava tanto di cappello, però, francamente, quelle erano buffonate che nemmeno piú i preti le pigliavano sul serio, e nel secolo decimonono, col progresso che s'era fatto, avrebbero dovuto scomparire. Del resto, per lui tanto era il cattolico come il turco, rispettava tutti, ed era venuto in chiesa per mostrare la sua tolleranza.

Marinetta né la Bricicca s'incaricavano di rispondergli, erano in vetrina, mangiate vive dalle occhiate di duemila persone, ché sulla piazza di Santa Dorotea la popolazione della parrocchia c'era tutta, e dovevano occuparsi della loro figura, distribuire saluti e sorrisetti a destra e a sinistra. Se non si gonfiavano allora, quando avrebbero potuto gonfiarsi? E dietro le spalle e intorno sentivano bisbigliare «quella è la Bricicca?» con un accompagnamento basso che non si capiva bene. Sissignore, la Bricicca, Francisca Carbone, vestita di fai, colla figlia, che quell'anno, di quante ce n'erano dalla Lanterna alla Pila, era la più di lusso! e così, volevano tagliarle i panni addosso queste signore, gialle dall'invidia? le mandava tutte a farsi cucinare a casa del diavolo e le sembravano poche!

Si andò a far colezione fino in piazza della Posta, al caffè Rossini. Fra grandi e piccoli, la comitiva sarà stata di dieci o dodici, perché oltre il signor Costante, c'era la Rapallina con sua sorella e diverse amiche di Marinetta e il parrucchiere del Pontetto, che la Rapallina l'accompagnava come la sua ombra se si trattava di qualche divertimento. Angela domandò due volte: «e Battistina?» ma nessuno le fece attenzione; chi era Battistina? sua madre borbottò che non l'aveva piú vista né in chiesa né fuori; se si era divertita a nascondersi, dovevano andarla a cercare col campanello?

Piuttosto bisognava stabilire dove si andava a pranzo: chi teneva pel Giunsella a Sampierdarena, chi per la Grotta di Sestri; silenzio tutti, toccava a Marinetta decidere, e Marinetta stabili la Grotta per fare la carrozzata piú lunga, mentre, guardando le figure dipinte nei giornali, domandava chi era quello col cilindro fracassato, e quell'altro colle scarpe così grosse piene di chiodi, e quell'altro coi calzoni corti corti. Ne vide un'altra figura, uno colla barba e il cappello da carabiniere, che teneva in mano un certo ordigno, ma se quest'ordigno il signor Costante non l'avesse nominato e mostrato a tutta la compagnia, lei si sarebbe contentata di ridere da sé, perché il giorno della comunione, di certe cose non stava bene parlarne.

Dunque alle due in punto trovarsi tutti da San Domenico, sotto l'orologio del teatro Carlo Felice. Il signor Costante e il parrucchiere rimasero nel caffè a leggere i fogli, le donne andarono a spasso per far vedere Marinetta nelle case di conoscenza, in quelle, si sa, che valeva la spesa; per esempio, dalle monache Dorotee, dal calzolaio di via Assarotti, da una signora, amica della Rapallina, che stava verso la Consolazione, e segnatamente dal marchese Spinola, quello che ha il palazzo delle Cinque Lampade, e di tempo in tempo qualche soccorso alla Bricicca non lo lesinava. Dappertutto complimenti e regali, dolci, mazzi di fiori, quadretti di divozione, tanto che Marinetta, sebbene aiutata da Angela, i regali non sapeva più dove metterseli.

Sotto il suo velo di tulle ricamato, camminava sul marciapiede avanti e sola, dritta, senza girare mai la testa, guardando colla coda dell'occhio se la gente si voltava per ammirarla; camminava attenta per non scontrare nei muri, colle braccia larghe, un mazzo in una mano, il libro d'avorio nell'altra, i nastri d'una bomboniera infilata nei diti. Le donne la seguivano tutte in una riga come un pelottone di soldati e la strada l'occupavano da esse sole. Ogni volta che incontravano qualche altra ragazza della comunione, e ne incontravano tante, di tutte le parrocchie, che Genova pareva un giardino fiorito, occhiate lunghe e in cagnesco, oppure una risatina di compatimento. Pretendevano di mettersi con lei, quelle marmotte?

Si trovarono sotto l'orologio del teatro che l'ora era passata e il Costante, già stanco di aspettare accendeva dei moccoletti in pieno giorno. Due landò a due cavalli; cavallo piú, cavallo meno, trentanove e trentadieci, in una circostanza come quella non si doveva badare alla spesa. Nel primo, aperto e spalancato, guernito da mazzi di fiori di qua e di , entrarono Marinetta e la Rapallina, la Bricicca e il signor Costante, circondati da un mucchio di curiosi, nell'altro il resto della comitiva, e via. Angela prima di salire, domandò di nuovo: «e Battistina?», l'aveva sempre con Battistina; perché non se l'era messa in tasca? Ma Battistina fu presto dimenticata.

Le carrozze volavano e sui cuscini belli larghi, con quell'arietta, con tante cose da vedere, ci si stava d'incanto; ci si stava cosí bene, che Marinetta sarebbe arrivata fino in Francia. Poter fare almeno una volta la signora, vedersi la gente a piedi sotto di sé, e intanto correre come il vento, era un gaudio che veniva troppo di rado. Colla sua pratica delle cose di questo mondo, il signor Costante spiegava a che cosa servivano i Magazzini generali sul porto, perché avevano fabbricato la Lanterna cosí alta che chi saliva in cima, e lui c'era salito, i bastimenti del porto gli sembravano barchette di carta, perché a Sampierdarena la strada carrozzabile passava sotto la ferrovia, e i vetturini degli omnibus portavano la blusa turchina. Sul ponte di Cornigliano incontrarono quella faccia di negadebiti della Pellegra, che tornava giú verso Genova, in carrozza anch'essa, ma una carrozza a un cavallo solo, e dentro tante persone da sfondarla, marito, moglie, figli, tutti coi cicchetti in corpo, ubbriachi marci, anche Carlotta, che s'era comunicata la mattina. Vergogna! ecco dove andavano a finire i denari dei protestanti e della signora della Misericordia!

Quando si videro i primi bastimenti in costruzione nel cantiere di Sestri, la Bricicca disse che le pareva d'essere a Manassola, ai tempi che suo marito era in America e lei nell'odore di catrame doveva viverci giorno e notte. Sebbene il signor Costante dichiarasse che il catrame era un rimedio buonissimo pei tisici, tanto la Rapallina come Marinetta, che non erano tisiche, protestarono che con quell'odore nel naso non avrebbero potuto starci manco morte, e la Rapallina gridò al cocchiere di toccare i cavalli, che si sentiva venir male al cuore. Male di stomaco vuoto, e pure gli altri l'avevano, dopo una semplice colezione di cioccolata e latte con micchette al butirro, e le ragazze, affamate, strillavano dalla cittadina dietro per domandare se alla Grotta non ci si arrivava mai.

Quattro minuti: davanti la porta della trattoria saltarono giú tutti in un momento senza farsi pregare, e la prima tavola che videro la presero subito d'assalto per paura che scappasse. Il pranzo fu comandato alla svelta dal signor Costante: taglierini al sugo per cominciare il fuoco, frittura di pesci, stufato, torta pasqualina colle uova, pollo arrosto, latte dolce alla spagnuola, e allegri; frutta e formaggio, questo si sa. Contenti tutti? contenti tutti. Marinetta era in capo di tavola, fasciata in due tovagliuoli grandi per non macchiarsi, tra la Rapallina e il signor Costante, che le empiva il piatto di roba e le versava da bere; le ragazze sedute vicino, s'ingolfavano e ridevano di vedersi servite da un cameriere serio serio, in marsina, che cambiava i piatti e le posate appena avevano finito. Nella Pece Greca di quegli usi non ce n'erano, si mangiava come si poteva, perfino in terra, e Angela ne sapeva qualche cosa, che piú di una volta, da una mattina all'altra, le era toccato di non mangiare niente del tutto.

Sul principio il vino lo mischiavano, anzi la Bricicca, che col suo scialle addosso, moriva dal caldo, beveva acqua pura, ma il signor Costante saltò su: acqua? non lo sapevano che a tavola, in un giorno di solennità, l'acqua era scomunicata? se non lo sapevano glielo diceva lui, sacramenico! pigliava le bottiglie bianche pel collo e le faceva volare dalla finestra a una per una! Il parrucchiere e la Rapallina gli tennero bordone, Marinetta diede il buon esempio. Non era ingrato il vino, un vinetto di Piemonte, sincero, che scaldava la boccia e la cassetta dello stomaco e scendeva giù piano piano come un rosolio. Le ragazze ci presero gusto, diventarono tanti galletti, colla faccia rossa, e la Bricicca gridando: «basta, basta» tutte le volte che le empivano il bicchiere, il bicchiere l'aveva sempre vuoto, anche lei rossa accesa, che sembrava una fornace.

Ma il vino le sortiva dagli occhi in tante lagrime. Se lo pigliava per quel verso, era colpa sua? Cominciò a confessarsi col parrucchiere, poi a piangere, a piangere come una Maddalena, che se avesse pianto così i suoi peccati, il primo posto libero in paradiso sarebbe stato il suo. Gli altri gridavano tutti insieme senza capirsi e per conto loro, e verso l'ultimo, quando il signor Costante fece venire il vino dolce colla schiuma che saltava fuori, e la sorella della Rapallina, non essendo stata attenta, se ne versò più di mezza bottiglia sul vestito di seta, evviva! se ne sentirono delle belle. Marinetta non voleva piú tornarci a casa, voleva partire subito per Milano, in landò; e la Bricicca, non era di carne come le altre? e se suo marito, buon'anima, era morto, degli uomini non se ne trovavano più al mondo? ecco, lei aveva bisogno d'un marito: non domandava mica troppo, una cosa onesta; la Rapallina, presente, ne possedeva due mariti, uno fisso, sposato in regola, l'altro posticcio, che lo cambiava secondo le stagioni, e lei povera donna, nessuno? Ma queste parole la Rapallina non le intese perché era andata di ad allargarsi il busto, altrimenti gliele avrebbe fatte mangiare, e intanto le ragazze, Marinetta per la prima, addosso al signor Costante, gli cercavano nelle tasche del cappotto e dei calzoni, i dolci che aveva comprato dai fratelli Klainguti, e lui non se li lasciava prendere e nel difendersi faceva a tutte il solletico. Un ridere da scoppiare, un'allegria da manicomio, principalmente quando altre comitive si aggiunsero alla loro e preso il caffè, la fratellanza fu battezzata da altre bottiglie e dai bicchierini di rosolio. Angela era ferma al suo posto; cogli occhi piccoli e mezzi chiusi, perché la stanza le girava intorno, beveva dell'acqua fresca, e s'era ficcata nelle corna che sua madre andasse in cerca di Battistina e gliela portasse bella calda.

 

 




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