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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena) La bocca del lupo IntraText CT - Lettura del testo |
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IX
Un sabato mattina che Angela, né meglio né peggio di salute, anzi, per dire la verità, piuttosto meglio, era andata a rendere un po' di lavoro, Pellegra venne di buon'ora dalla Bricicca a giuocarsi un terno secco: 6, 9, 60. Quella settimana tutti giuocavano gli stessi numeri che erano i numeri di quella serva sul piano di Sant'Andrea che la domenica prima era stata strangolata dai ladri, mentre i padroni erano al teatro e lei sola in casa; a Genova non si parlava d'altro. La Bricicca arricciò il naso. Non ci credeva a quei numeri, tutti li giuocavano, ma lei non ci credeva: il 6 — la serva — era già sortito due volte di fila, e gli altri — la corda e i ladri — quando in generale tutti se li aspettavano, giusto per qualche impiccamento di questo genere, insieme non volevano mai venire; l'uno o l'altro, ma insieme no. Numeri buoni erano il 18 e il 48, che glieli aveva dati il frate della Madonnetta, e quel giorno stesso, passando davanti all'Ospedale, lei coi suoi occhi aveva visto entrar dentro una donna con una coltellata nella gola, che versava sangue da tutte le parti come un Gesù Nazzareno. Sangue e coltello, 18 e 48, numeri tanto sicuri che le pareva già di vederli stampati sul listino delle otto ruote. Per lo piú la Bricicca i consigli se li teneva per sé e pigliava i numeri che le davano, senza metterci la sua salsa, ma con Pellegra era un altro affare. Dopo che in un certo pasticcio di polizze del Monte e di denari imprestati, avevano fatto comunella insieme e una aveva spalleggiato l'altra pèr dare addosso alla Bardiglia, erano diventate amiche, Pellegra portava ai sette cieli la Bricicca, la Bricicca guai toccarle Pellegra, servizi, piaceri, confidenze, insomma un'amicizia tra loro due che non la spartivano neppure i sassi, e Pellegra, che per gli intrighi era quella che Dio fece, giusto allora s'intrigava colle mani e coi piedi per trovare un uomo alla Bricicca, che le tirasse su il cuore. E l'aveva trovato l'uomo, un fornaio, vedovo, ancora di buon'età, senza figli, quello che ci voleva, ma c'erano delle difficoltà: punto primo, era fratello della Bardiglia; punto secondo, se si arrischiava a dire di sí e a sposare la Bricicca che per tante cose gli andava a genio, Angela e Marinetta in casa non se le pigliava; dal momento che lui figli non ne aveva, non voleva nemmeno quelli di sua moglie. E qui ragionava da persona seria, dargli torto non si poteva, e la Bricicca che lo capiva anche lei, domandava colle mani giunte che le dicessero un poco la maniera di levarsele dalle spalle le figlie! I mariti per Angela erano giusto lí che filavano e se la ragazza era riuscita a trovare finalmente la bottega dove Giacomino lavorava e discorreva di nuovo con lui, di nascosto perché le Testette non venissero a saperlo, tanto e tanto al matrimonio era inutile pensarci finché il galante non avesse avuto il coraggio di mostrare i denti ai suoi di casa. E Marinetta? imballarla pel paese; ma già lei non ci sarebbe andata, e ci fosse andata, nessuno l'avrebbe voluta, ché il suocero era in letto dal principio dell'inverno e stentava a mantenere Battistina, figuriamoci Marinetta! Voleva saperlo Pellegra, come sarebbe andata a finire? Sarebbe andata a finire a questo modo: ton, ton; — chi c'è? — io; — e senz'altro, alle due figlie si sarebbe aggiunta anche Battistina, morta di fame, colla notizia che il nonno era partito per l'altro mondo e la nonna non poteva piú darle da mangiare; ecco come sarebbe andata a finire. Dunque quel sabato mattina, la Bricicca ai numeri della donna strangolata non ci credeva e se fosse stata cosí certa di guadagnare centomila franchi com'era certa che di quei numeri non ne sarebbe sortito neppur uno, avrebbe potuto comprarsi il palazzo del marchese Durazzo e fissarlo subito. Pellegra non era buona a decidersi, e intanto, siccome il tempo era bello e non faceva freddo, aiutava la Bricicca a mettere fuori del portichetto, lí sull'angolo della casa, il banchino colla verdura. Quanto costavano i broccoli? La Bardiglia li dava a otto centesimi l'uno, ma ci perdeva di sicuro, ché sulla piazza di San Domenico li aveva visti lei a due palanche e piú piccoli, magri, magri, piú foglie che polpa. I denari la Bardiglia doveva trovarli in mezzo della strada, oppure c'era qualche anima buona che glieli regalava, perché i maschi non guadagnavano niente, le figlie ancora meno, e le spese che faceva, nella Pece Greca non le faceva nessun'altra, e la casa l'aveva piena di grazia di Dio; bastava guardare i lenzuoli appesi alle finestre, le camicie da uomo e da donna, le sottane, i corpetti di lana, tutta roba nuova e roba fina. «Roba di casa del diavolo», borbottava la Bricicca guardando lassù i lenzuoli e i corpetti messi fuori ad asciugare, «ce ne accorgererno al friggere se saranno pesci o anguille!» E arrabbiata, buttava la verdura. nelle ceste ammaccandola tutta, e pel gran bisogno di sfogarsi se la prendeva anche con quel povero spazzino civico che intanto puliva la strada, lento come una tartaruga; ché mentre da lei veniva appena qualche donnetta a comprare un soldo di prezzemolo e di basilico, quasi dirimpetto vedeva la Bardiglia affaccendata, che non le bastavano le braccia per servire gli avventori. Capitò un momento Marinetta, ma tocca e leva, il tempo di tirar giù un franco a sua madre, e via di corsa. Dopo che ci si era messa d'impegno, aveva da andare in tante case, e signore da pettinare ne aveva trovato tante, signore di quelle vere, che stentava a contentarle tutte, e se col guadagno, invece di spenderselo addosso, avesse dato un aiuto alla famiglia, sarebbe stato un bel vantaggio. Fra le altre, dal mese di dicembre pettinava una ballerina del teatro Carlo Felice, capricciosa e matta come una cipolla, ma brava, veramente brava, di buon cuore e piena di religione, ché nella sua stanza, sul comò, un quadretto della Madonna lo teneva sempre; ebbene, questa ballerina a Marinetta ci si era cosí affezionata che non la lasciava piú andar via e non finiva mai di raccontarle le sue disgrazie: che di nascita era nobile e suo padre una volta aveva a Milano una paga grossa dal governo e ora se ne stava in Grecia, e lei l'avevano fatta ballerina per forza, ma era troppo stanca di quella vita infame, e terminata la stagione al Carlo Felice, sarebbe andata a Costantinopoli da suo padre; un poco diceva Grecia, un poco Costantinopoli. Siccome sul principio, profittando dell'occasione, a Marinetta le era venuto in mente di dirle che l'aiutasse a entrare nel collegio di quelle che volevano farsi ballerine, lei prima s'era messa a ridere forte forte, ché a quattordici anni, con tanta carne addosso, il ballo non s'impara piú poi le aveva dato il consiglio da amica di partire piuttosto insieme per Costantinopoli dove esse due avrebbero aperto un negozio di qualche cosa, e l'idea del teatro lasciarla andare perché la vita delle ballerine era la peggio di tutte le vite, inventata dal diavolo apposta per fare le ragazze peggio delle bestie e bisognava esserci dentro per figurarsi quello che toccava soffrire. Cosí, sentendosi tanto intronare la testa, Marinetta al ballo ci aveva rinunciato una volta per sempre, altro che certi momenti, quando le lune giravano a tramontana, pestava i piedi e veniva fuori coll'antifona che voleva andare a Costantinopoli. La Rapallina, se fosse stata sua madre, l'avrebbe lasciata partire, ché lei alle cose nuove ci stava sempre, ma Pellegra le diceva se era matta, e giusto quel sabato discorrendone colla Bricicca, si meravigliava che una donna come la Rapallina mostrasse cosí poco criterio. Quello che non aveva mai avuto, la Rapallina non poteva mostrarlo, brontolava Angela tornata allora, e poteva darsi la mano col signor Costante, ché fra tutti e due erano stati essi che di Marinetta ne avevano fatto quello che ne avevano fatto, una capricciosa col pepe e le spezie, e senza religione, che era una vergogna. Quella mattina Angela doveva avere le corna inverse, perché di solito non diceva male di nessuno e di Marinetta meno degli altri, anzi la portava su alta e la compativa sempre, ma quella mattina non era piú lei, se la pigliava con tutti, agra come un limone; non poteva star ferma, un poco nel portico, un poco nella strada, si levava la veletta, se la metteva di nuovo, e dovendo scrivere i numeri delle donne che venivano a giuocare, non aveva in bocca tanta saliva da bagnare la punta del lapis e i numeri li capiva male e li scriveva peggio, oppure voleva per forza cambiarli e scrivere quelli che le piacevano a lei, tanto che attaccò questione colla Linda, la figlia della Bardiglia. La Linda non era farina da far ostie, e dopo che sua madre colla Bricicca non si parlavano piú, veniva apposta per pungere, e la lingua la teneva affilata come una lancetta; ma questa volta il torto era d'Angela, che a Pellegra e alla Bricicca giurava di non aver niente, eppure per essere così diversa dal solito, qualche verme grosso sul cuore doveva averlo. All'ultimo, dopo che Pellegra se n'era andata, lo cacciò fuori il verme, piangendo come un'anima del purgatorio: sicuro che avea qualche cosa.! aveva che quella mattina Giacomino in bottega non s'era visto, e il principale e gli altri garzoni le avevano detto che era andato a passare la notte in una festa da ballo nel vicolo dritto di Ponticello. Doveva essere contenta e mettersi a ballare anche lei? Se era andato alla festa da ballo voleva dire che s'era trovato una compagnia, e se s'era trovato una compagnia voleva dire che lei non contava piú nulla, e dopo tanti patimenti il galante l'aveva abbandonata per un'altra. Cosa serviva parlarsi di nuovo e vivere di speranza, se poi lui l'ingannava cercandosi delle altre amorose? Ecco perché era diversa dal solito e si sentiva mangiare l'anima dal disgusto. Le altre amorose non c'erano e non ci potevano essere, e la Bricicca si sforzava di ragionarla, ché insomma per un giovinotto andare nel carnevale a una festa da ballo, non voleva dir niente, ma Angela non si lasciava persuadere a nessun modo; era il tradimento quello che non poteva soffrire; se Giacomo le avesse detto chiaro che aveva cambiato idea, pazienza, ma il tradimento, no! E testarda, batteva sempre la stessa musica, disperandosi. Sua madre non riuscí neppure a mandarla su in casa a far colazione, ché era tosto mezzogiorno e a stomaco vuoto il mal di cuore si sente ancora di piú, e sopra, vicino al fuoco, c'era il caffèlatte nel pignattino che l'aspettava. Un poco prima era arrivata una lettera da Manassola, nella quale Battistina scriveva che un prete l'aveva messa provvisoriamente nell'ospedale come serva delle monache, e Angela sentendo nominare le monache, giurava che voleva farsi monaca, cosí almeno sarebbe finito tutto. Al punto com'era non le restava che prendere il Signore colle buone, e non c'era piú altri che il Signore che potesse aiutarla. Dopo ch'era legata in oro colla Bricicca, Pellegra andava e veniva tutti i momenti. Tornò sul mezzogiorno, e per non avere rimorsi diede ad Angela, che glieli giuocasse in due biglietti, ambo e terno, i numeri della donna strangolata e quelli del sangue; se i numeri non fossero venuti, la colpa non sarebbe stata sua, ché questa volta, crepi l'avarizia, rischiava mezzo franco per biglietto, e per metterli insieme i denari, nella mattinata ne aveva fatto dei passi, da Ponzio a Pilato, dal parroco alla signora della Misericordia! Mentre la Bricicca le raccontava di Angela, che facesse un po' lei il piacere di capacitare quella sciocca e di levarle i chitarrini dalla testa, e Angela se ne stava a sentire in fondo del portichetto, seduta sulla scala, senza parlare, cogli occhi fissi sul lastrico a contare i mattoni, ecco una delle figlie di Pellegra, Carlotta, arrivare di corsa, con un palmo di lingua fuori. Sua madre, Angela, la Bricicca, non sapevano niente? brave! non sapevano niente? Giacomo s'era preso cinque o sei coltellate nella pancia, nello stomaco, e l'avevano portato all'ospedale! Angela, che appena sentito il nome di Giacomo si era alzata in piedi, gridò: «bella Madonna cara!» e cadde in terra, giú come uno straccio: un miracolo se non si spaccò la testa sugli scalini, perché con un colpo cosí avrebbe dovuto spaccarsela e restar secca. Invece di tirarla su, le donne si misero a urlare tutte tre insieme, ma tirarla su era niente, bisognava farla rinvenire e non c'era nemmeno un po' d'acqua da gettarle sulla faccia, e la Bricicca, vedendola cogli occhi stralunati, dura come un pezzo di legno, gridava che sua figlia era già morta, e uscita fuori in mezzo della strada, che pareva una matta, chiamava gente per amor di Dio! Tutto questo fu l'affare d'un momento, subito ne venne fuori tanta gente dalle botteghe e dalle case, che se fossero piovuti marenghi d'oro nella Pece Greca, non avrebbe fatto cosí presto, e si ammucchiò davanti al portichetto. Cosa succedeva? Si bastonavano? Si ammazzavano? chi era morto? Sempre urlando, la Bricicca faceva un imbroglio di coltellate, d'Angela, di Giacomino, che nessuno la capiva, e Carlotta perdeva il fiato a contare che lei era in via Giulia, lí dalla scaletta dove ci sono le gabbie dei pappagalli, e una cugina delle Testette l'aveva fermata per dirle cosí e cosí, e lei era venuta di fuga a portare la notizia. Intanto Pellegra e quei pochi, uomini e donne, che avevano potuto entrare nel portichetto, s'erano messi intorno ad Angela per farla tornare in sensi, fregandole le mani e bagnandole la faccia con acqua e aceto che una vicina era andata a prendere. Chi se ne intendeva di piú era Bastiano, il fratello della Bardiglia, venuto uno dei primi, e anche lui tutto in faccende: roba da ridere, mali di donne, che passavano subito; c'era bisogno di gridar tanto per uno svenimento? ci voleva dell'aria e nient'altro; in un luogo cosí stretto, con tante persone addosso che la soffocavano, come faceva la ragazza a respirare? bisognava levarla di lí e portarla su in casa, altrimenti fregavano fino a domani e finivano per ammazzarla. Ecco come si doveva fare: e tiratesi su le maniche, la prese sotto le ascelle, lo spazzino civico pei piedi, e fra essi due l'alzarono come una piuma, facendosi largo in mezzo alla gente. La Bricicca che s'era calmata un poco, ad un tratto, mentre saliva le scale con Pellegra per accompagnare sua figlia in casa e metterla a letto, si fermò sul primo pianerottolo, colle mani sui fianchi: 18 e 48, sangue e coltello, aveva ragione o non l'aveva di crederci a quei due numeri? Pellegra rispose di sí, che i numeri dovevano sortire per forza dopo quello che era successo e che anzi lei ci avrebbe aggiunto volentieri l'86, l'abbaco dell'uomo ferito e del pane. L'uomo ferito si capiva, in quanto al pane la Bricicca non vedeva cosa ci avesse da fare in quella cabala, ma Pellegra glielo spiegò subito: il pane, sissignora; non era stato il fornaio quello che pel primo era venuto ad aiutare Angela e sulle braccia l'aveva trasportata in casa? 18, 48, 86, terno secco e sicuro, da giuocarlo senza scrupolo. E salendo le scale, che a salire in cima sotto i tetti dove stava la Bricicca era un viaggio in paradiso, cominciò a parlare di Bastiano, sottovoce perché le persone che venivano dietro non sentissero. Era cotto l'uomo, era cotto al suo vero punto e non restava piú che da tirarlo su con politica; se si fosse trattato della figlia d'un'altra, prima di muoversi ci avrebbe pensato due volte, invece era corso subito sul momento a portare aiuto, e questo era segno che aveva paglia in becco e che era pieno di buone intenzioni; no? L'affare si metteva bene, tutto stava a saper prendere, come si dice, il genovese caldo. Mentre il fornaio e gli altri che l'avevano portata sopra, distendevano Angela sul letto, la Bricicca per prendere il genovese caldo, si mise di nuovo a urlare, appena entrata in casa, peggio che se la spellassero. Il male è che siccome Bastiano quello che doveva fare l'aveva fatto e rompimenti d'anima non ne voleva, invece di compatirla se ne andò via senza manco guardarla, accendendosi la pipa. Sulla scala glielo disse a Pellegra, che la Bricicca era una brava donna e tutto quanto, ma a lui le convulsioni delle donne gli facevano venire il latte ai gomiti e bisognava che scappasse. Piú tardi, quando Angela già era tornata in sensi e a tutti i conti voleva saltare giù dal letto per andare da Giacomo, venne la Rapallina, venne Marinetta e un poco dopo il signor Costante. La Rapallina sapeva già tutto; non c'era mica da disperarsi tanto, non c'era mica! Si sa, uscendo dalla festa da ballo un po' di vino in corpo l'avevano tutti, Giacomino come gli altri; due amici della comitiva s'erano presi a parole e avevano tirato fuori i coltelli, lui pel suo buon cuore aveva voluto spartirli, e tra il vino, tra che non ci si vedeva, gli era toccato nel braccio un taglio da ridere; non poteva nemmeno dirsi una coltellata, un taglio sulla pelle, grosso come l'unghia, e dopo due giorni non ci sarebbe rimasto neanche piú il segno. Ma Angela gridava che non era vero niente, che volevano ingannarla per non dirle che Giacomino era morto, e si dava degli schiaffi e faceva dei salti sul letto come una palla di gomma, che se non l'avessero tenuta ferma in cinque o sei, si sarebbe buttata dalla finestra. Il signor Costante secondo il suo solito sbuffava nel barbone; era venuto per riscuotere le giuocate e invece, lui che era cosí nervoso e le scene non poteva soffrirle, si trovava a dover tenere per le braccia una matta furiosa, che sarebbe stato meglio portarla dritta al manicomio, dal signor Verdona. Per quel sabato, di regolare i conti non se ne parlava, la Briciccaa aveva la testa a caccia piú di sua figlia, e stiamo a vedere che in quel bosco di Baccano s'erano perduti i pezzetti di carta dove Angela segnava i numeri. Se si erano perduti, lui era in un bell'imbroglio! senza denari e senza carte, al principale cosa gli portava? E la brutta figura chi la faceva, per bacco baccone? Queste cose le borbottava a mezza voce. Del resto, diceva anche lui che era tempo di venire a una conclusione e cantar chiaro alla famiglia di Giacomo che per Angela era questione di vita o di morte. Dal momento che essa voleva Giacomo, Giacomo, Giacomo, e moriva se non glielo davano, colle buone o colle cattive bisognava darglielo, che se lo tenesse stretto e finisse di far venire i vermi alla gente. Non c'era uno capace di prendere le Testette e obbligarle per l'osso del collo a lasciare che un galantuomo sposasse quella che gli comodava? Lui non le conosceva nemmeno di vista, ma se le avesse conosciute!... — Pellegra fece la proposta di parlarne alla signora della Misericordia che aveva delle doti da distribuire alle figlie povere; se Angela riusciva a ottenere una di queste doti, tanto da poter stare all'onore del mondo, se qualche benefattore s'incaricava di ragionare le Testette e ungerle un poco, le Testette diventavano buone come il pane, perché anch'esse, con tutto il loro naso e la loro prepotenza, quando, per combinazione, avevano uno scudo, gli accendevano due candele di qua e di là e diventavano subito morbide. Tutto stava a trovarlo il benefattore disposto a ungere le Testette, ma il signor Costante se ne incaricò lui; in quanto a questo sapeva dove mettere le mani e si provava ancora una volta a far dei piaceri, pel gusto d'essere ringraziato a uso Bricicca, Marinetta e compagnia, che sapevano ringraziarlo cosí bene! Verso notte Pellegra uscí un momento per sapere che numeri erano venuti: dei suoi neppur uno, né quelli dell'uomo ferito, né quelli della donna strangolata. Quando si dice non aver fortuna! se per la donna strangolata avesse giuocato il 39 e il 41 che erano i due veri numeri da giuocare, l'ambo almeno l'avrebbe preso, invece aveva fatto un'altra cabala e vatti a far leggere. Ma questo era niente; erano sortiti tutti cinque chiari e lampanti i numeri d'una signora di via Caffaro che Marinetta andava a pettinare e che il venerdí aveva partorito due gemelli, maschio e femmina, a mezzogiorno in punto. Anni della signora, venerdì, mezzogiorno, i numeri precisi erano venuti tutti e bastavano tre soli per guadagnarne tanti denari da non sapere piú dove metterseli, ma chi ci aveva pensato a giuocarli? Cosa gli sarebbe costato a quello lassù di guardarla, lei Pellegra, da un buco del Paradiso, e farle nascere l'ispirazione santa di portare quei numeri a un banco del lotto, non alle solite donnette, proprio al banco del governo e arrischiarci sopra magari un marengo? Non ci sarebbe costato niente a quello lassù, ma non aveva voluto farlo, e gratta tu che gratto io, grattamento generale.
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