XVII
Manassola!? un bel paese, in
coscienza! un buco in mezzo a due montagne, che se non avesse davanti quel po'
di mare, sarebbe una tomba, e che gente! rustica, senza educazione, tagliata
altro che all'antica! buona a sentir delle messe e a dire dei rosari, questo
sí, e a far venire l'itterizia. Per le strade, quattro gatti la domenica e gli
altri giorni nemmeno quelli; nelle case, un gran sussiego, e un bicchier
d'acqua che è un bicchier d'acqua, manco a pagarlo di propria tasca; le
signore, mummie e pappagalli da dipingersi sui cartelloni dei ciarlatani, i
giovinotti, orsi veri, colle scarpe legate col filo di ferro. Stabilircisi a
Manassola? ma piuttosto nel fondo d'un pozzo! Frutta e verdura, niente; carne,
suola di stivali da caccia; quattro pesci in tutto e per tutto un giorno sí e
due giorni no, secondo il buon umore del mare, e grattarsi la pancia con una
striglia da cavalli!
Questo era il quadretto di
Manassola, che arrivata nella Pece Greca, Marinetta faceva alle sue amiche il
giorno dopo. Se non fosse stato pel cambiamento d'aria, invece di fermarcisi
tre mesi a rodersi di malinconia, sarebbe scappata subito fino dal secondo
giorno, ma il medico laggiú le aveva ordinato il cambiamento d'aria, e siccome
in quanto all'aria non c'era niente da dire, aveva dovuto rassegnarsi per
forza.
La rassegnazione era cosí fatta
che le sue amiche, sua madre, Angela e tutto il vicinato non la riconoscevano
piú, tanto era diventata benestante, vivendo in mezzo agli orsi e alle mummie e
grattandosi la pancia, per l'appetito, con una striglia da cavalli! Pellegra,
appena la vide, le domandò se l'avevano mantenuta a pollastri e a pesci da
taglio come una regina. ché questi per lei erano tutto quello al mondo che ci
potesse essere di buono e i pesci da taglio anzi non li aveva mai visti altro
che in mostra nelle vetrine delle trattorie; e il signor Costante, venuto anche
lui a salutarla, quantunque non fosse sabato e per lo piú non capitasse che il
sabato, le fece le sue congratulazioni: ci si stava stupendamente, nevvero, in
casa dei preti e ci si ingrassava a vista d'occhio!? A dire la verità, una
domenica sarebbe andato a farle una visita, dalla mattina alla sera, ma aveva
avuto paura di disturbarla, e poi lui coi preti, vescovi, canonici, non se
l'intendeva neppure a tavola e preferiva la sua povera pagnotta nera ai capponi
dei sacerdoti. Tante volte gliel'aveva detto la Bricicca che facesse una
corsa Manassola, che sarebbe stato ben ricevuto, e non si era mai deciso;
novità da portare non ce n'erano, meno il parrucchiere del Pontetto, che per
quella celebre coltellata a Giacomino, si era preso dal Tribunale sei mesi di
carcere, e del resto la
Pece Greca era rimasta sempre la stessa, con qualche debito
di piú e qualche lenzuolo di meno.
La Bricicca non gli aveva
mai detto niente al signor Costante d'andare a Manassola e tutta la sua paura
era appunto che un giorno gli saltasse capriccio di prendere il treno, come minacciava,
e se ne venisse giù con Marinetta. Chi sta ben tanto che basti, non toccare che
non guasti. Ed ecco che la sorella del canonico le faceva tutto ad un tratto
l'improvvisata, senza avvisarla prima con due righe di lettera, perché sarebbe
morta nella miseria se ci avesse rimesso i venti centesimi del francobollo, di
portarle la figlia giusto quando cominciava la stagione dei bagni di mare,
ingarbugliando fra i denti la scusa che al paese c'era il vaiuolo e lei e il
canonico avevano intenzione d'andare a Roma a trovare il papa. Scuse magre per
levarsela dalle spalle dopo tante offerte e tante promesse, che a sentirli loro
tre mesi prima, si sarebbero legate le vigne colle salsiccie; scuse magre,
perché in quanto al vaiuolo Marinetta era vaccinata e non poteva pigliarlo e
che essi andassero o non andassero a Roma, al papa non gliene importava un
accidente. Cosí, una bocca di piú in casa nel momento che alla Bricicca ogni
franco veniva a costare un marengo, guadagnato a goccie di sangue centesimo per
centesimo, e rimettendoci la salute si tirava coi denti fino a non spendere
nemmeno il necessario, per completare quella poca dote d'Angela, che aveva la
maledizione addosso.
Lo sposalizio, come si sa, era
stato fissato per Pentecoste alla piú lunga, Pentecoste era passata e non si
discorreva ancora di pubblicare gli sposi in chiesa, né di farli appendere al
Municipio, nome e cognome. La famiglia di Giacomino, colle Testette in prima
riga, teneva forte nelle sue pretese: stanza ammobigliata di tutto punto, coi suoi
letti gemelli, pagliericci elastici, materassi, origlieri, sei paia di
lenzuola, coperte imbottite, coperte di cotone; e poi guardaroba, comò di noce
col suo specchio, tavola grande, sedie, terraglia, posate, casseruole, insomma
la mobiglia d'un palazzo, e come se non ci fosse già abbastanza da spendere,
sempre delle domande nuove, ci voleva questo, quest'altro era necessario, che a
contentarle tutte, la vincita d'un terno non sarebbe stata sufficiente, senza
parlare dei vestiti e della biancheria da dosso. Compresi il parroco, la Madre superiora
dell'ospedale e la signora della Misericordia, dai benefattori non si era
ancora arrivati a mettere insieme un biglietto rosso, e sí che la supplica,
scritta apposta, aveva fatto il giro delle case ricche dei nobili, e quel
soccorso che si sperava dall'Opera delle Giovani pericolanti, era sfumato a
profitto di chi aveva saputo intrigare piú degli altri, secondo il solito.
Se di questo ritardo continuo Angela
ne soffriva senza neppure piú lamentarsi, aspettando rassegnata l'aiuto di
qualche santo, la Bricicca
non passava giorno che non si sfogasse a bestemmiare il suo destino, tante
volte anche colle persone che non conosceva e venivano per caso da lei a
comprare due soldi di pomidori. Perduto Bastiano, che dopo l'ultimo articolo
del Castigamatti nessuno l'aveva piú visto e si vociferava che fosse
andato a stabilirsi fuori di Genova, invece di darsene pace essa si era montata
la testa fino a spaccarsela contro le nuvole: Bastiano o non Bastiano, un tocco
d'uomo le altre l'avevano tutte e pure lei lo voleva; tormentava Pellegra e il
signor Costante, strizzava dell'occhio peggio d'una di quelle che verso sera
passeggiano sulle mura delle Grazie, se un paio di calzoni compariva nella Pece
Greca, s'informava nelle botteghe sul conto dell'uno e dell'altro, tanto ch'era
diventata la favola universale del sestiere e cento Castigamatti non
avrebbero piú potuto dir niente di nuovo.
Tutto il male proveniva dall'aver le figlie sempre nelle
coste attaccate come le patelle, specialmente Angela sul punto della partenza e
sempre ferma, ché in quanto alla piccola non c'era da darsene fastidio, una
donnetta sulle ruote d'argento, piú facile a volare nella luna che a far la muffa
in casa: bastava vederla. Ma che vederla! toccarla bisognava: un marmo! Se
avesse voluto, i primi signori le si buttavano sopra a occhi stretti, ma senza
cercare i primi signori, perché l'onestà passa avanti tutto, a maritarla, e
bene, era questione di scegliere nel mazzo. — Queste confidenze la Bricicca le faceva a
chiunque capitava, sempre colla speranza, d'imbroccare l'uomo per lei. Non
s'era messa a lisciarlo lo spazzino civico, un coso storto, che appestava
d'acquavite e di sporcizia a cinquanta passi, solo perché aveva saputo ch'era
vedovo? e da due giorni non se la faceva buona anche con una specie di
brigante, un forestiero mezzo calderaio e mezzo stagnino, che nella Pece Greca
prima non era mai comparso e ora, passando, si fermava da lei tutte le volte a
ciarlare del piú e del meno?
Colla Rapallina e colla
Bardiglia, musi duri, s'intende, e guai a parlarsi, dispetti sottomano,
continue letture di vita dietro le spalle, ma per provocarsi e mettersi le
unghie nella carne, si ricordavano troppo della baruffa già successa, un
giochetto da levarsene il gusto una volta per sempre, coi segni sulla faccia
che non se ne andavano piú. Incontrandosi, ognuna tirava dritta per la sua
strada o badava alle sue faccende, e la Bricicca non aveva mai respirato tanto, ma ecco
che appena tornata, Marinetta, lasciò che sua madre e il signor Costante
cantassero a loro piacere e le rinfacciassero, con Pellegra per violino di
spalla, che si metteva sotto i piedi l'onore della famiglia, e si riconciliò
colla Rapallina.
Dopo i fatti successi, questo
era darle uno schiaffo a sua madre, però dall'altra parte Marinetta ne aveva
bisogno della Rapallina per potersi aprire di nuovo la strada nelle case,
rifarsi la mano e imparare le ultime pettinature di moda, ché lei voleva essere
una pettinatrice fina, apposta per le persone fine, in corrente delle novità.
Non solo questo: ne aveva bisogno perché la Rapallina conosceva a un
dipresso tutti i suoi segreti, massime la faccenda imbrogliata del veglione del
Carlo Felice colla coda ancora piú imbrogliata della cena alla trattoria del
Genio, e avendola nemica, alla prima occasione non si sarebbe tenuta dal
distenderle in pubblico i drappi sporchi sotto il naso. In privato, ora a
quattr'occhi con qualche vicina, ora in un gruppetto di persone, l'aveva già
fatto diecimila volte, non se ne dubita, questo servizio, ma l'importante per
Marinetta era d'impedire la cagnara pubblica, ché dei discorsi privati gliene
importava poco e non poteva essere sempre lí a tappar la bocca alla gente con un
gomitolo.
Volere o non volere se la Rapallina aveva i suoi
difetti, in certe occorrenze era donna di polso e di buon cuore, da saper dare
un consiglio sul serio, meglio di tante altre che passavano per infallibili e
per colombe immacolate, e se si fosse trovata a Manassola nel pasticcio di
Camillo Ramò e di Pollino Gabitto, le cose sarebbero andate diversamente.
Inimicarsela per far piacere al signor Costante? per far piacere alle Testette,
che lei, Marinetta, la vedevano volentieri come una macchia d'olio sopra un
vestito nuovo, e Angela la tormentavano già come una martire? Se Angela, tre
volte buona, sopportava tutto con pazienza per via di Giacomino, innamorata
all'ultimo segno, e alle future cognate, alla suocera idropica, al suocero
idropico anche lui, ma di tutto fuori che d'acqua, gli avrebbe baciato i piedi,
lei per queste prepotenti non si scomodava di sicuro. Un bell'albero da
appendersi se l'era trovato, Angela! quel pataccone di Giacomino, per non
rompersi le dita, non sapeva farla rispettare, e se tanto mi dà tanto,
l'indomani del matrimonio la pigliavano a legnate, sotto i suoi occhi, poi
gliel'assassinavano in letto.
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