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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena)
La bocca del lupo

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XXIV

 

Per allora, non dovevano andarci né lei né sua madre in prigione, ché, come aveva detto l'avvocato, promettendo d'occuparsi lui di tutto quanto bisognava fare, c'era ancora l'appello e un buon paio di mesi prima di dover pensare a mettere in ordine il fagotto. Passato il primo momento di crepacuore, la Bricicca, che gridava e brontolava per mestiere da una luce all'altra, in fondo poi, alle tribolazioni ci aveva fatto il callo, se non se ne scordò della condanna, finí per pensarci il meno possibile. Piglia tempo e camperai, diceva quel tale condannato a morte che montando sulla forca cadde dalla scala e si ruppe una gamba; in due mesi ne potevano succedere tante novità da cambiare la faccia del mondo, potevano crepare d'un accidente a secco tutti i giudici, e prima che ne avessero installato degli altri, il suo processo sarebbe rimasto sotto un palmo di muffa, rosicchiato dai topi, e nessuno ci avrebbe piú potuto leggere dentro.

Non si scordò del tiro di Pellegra; i giuramenti che prese di non perdonarglielo mai finché le restava in corpo tanto fiato da dire amen, non si contano; ma cosa volete che facesse lei, senza Pellegra? e Pellegra come avrebbe fatto a vivere senza la Bricicca, dopo l'amicizia che c'era stata fra loro due, che se una voltava il canto per un bisogno qualunque, l'altra le correva dietro, e giorno e notte avevano sempre da cercarsi per combinare insieme la maniera di tirare il diavolo per la coda? Ci fu benissimo una burrasca, e anche piú d'una, con gragnuola, lampi e saette, che se non arrivarono a cacciarsi i diti negli occhi, possono ringraziare Angela d'essersi intromessa, debole come era, a spartirle colla forza delle sue braccia, e santa Lucia d'averle protette tutte tre; poi una mattina tornò il tempo bello, e amiche di nuovo, amiche inseparabili piú di prima, come se niente fosse stato.

Due punti si stabilirono nel patto della riconciliazione: che Pellegra le avrebbe fatto trovare alla Bricicca i pochi soldi necessari per rimettere su nel portichetto il banchino di verdura, e si sarebbe impegnata a persuadere il signor Costante di far la pace e d'aiutarla a tirare avanti, dopo che essa in Tribunale, sopportando quello che aveva sopportato, si era tenuta dal rovinarlo; perfino le bestie lo riconoscono il debito della gratitudine!

Bene o male, la botteghetta si poté impiantare una seconda volta, ma circa il signor Costante, manco per ombra: fece rispondere che alla Francisca le perdonava e non aveva piú niente con lei, solo era di partenza per le vendemmie in Piemonte, e quando fosse tornato, verso i Santi, l'avrebbero visto. Ecco la gratitudine! chi era nella bagna per causa sua, ci restasse con comodo fino ai Santi, lui se ne andava in Piemonte, nei suoi stabili, a tagliar l'uva come un signore. Infatti, il giorno dopo Pellegra disse d'averlo incontrato che marciava in carrozza verso la stazione, carico di sacchi da notte; non pareva niente soddisfatta neppur essa di questa partenza, e non volle spiegarsi, per quanto Angela e sua madre le domandassero, quasi indovinandolo dai suoi gesti, se anche lei col signor Costante l'aveva rotta.

Non sarebbe mica cascato il mondo, in fine dei conti! Da parte sua, Angela ne ringraziava il Signore come d'un benefizio speciale: con certa gente senza timore Dio era meglio il rotto dell'intiero per non doverci rimettere la salute dell'anima, prima, poi quella del corpo; ma Angela sempre piú divota e sempre piú attaccata ai buchi del confessionale, faceva da portavoce al parroco di Santa Dorotea, ch'era il suo confessore, e nominargli il Costante Giroffo era nominargli l'Anticristo. Si mischiava un poco troppo negli affari degli altri il parroco reverendo, aveva le sue informazioni, non si sa da chi, e trovava a ridire su tutto, ora per un motivo, ora per un altro, tutte le volte che la Bricicca gli capitava in sacristia a tastargli il polso. Ultimamente, prima di consegnarle mezzo franco, che pareva le consegnasse la reliquia del Santo Sepolcro, l'aveva tirata in un canto, dietro un armadio, per non farsi sentire dagli altri preti, e con un tono di voce da non dare tempo alla risposta, fulminandola cogli occhi, le aveva stappato ben bene le orecchie a proposito di Marinetta, che secondo lui, era sulla strada della perdizione in questa vita e dell'inferno nell'altra.

I preti, già, vedono il diavolo dappertutto, chi non sente una dozzina di messe al giorno e non va a tutte le novene che si fanno, e tridui e rosari e benedizioni, è un'anima persa, per cui l'intemerata di quel sant'uomo non le toccò nemmeno la pelle alla Bricicca. Se l'avesse lasciata parlare, invece d'inspiritarla per piú di un'ora e di affibbiarle tutta la colpa, glieli avrebbe spiegati lei per la prima i torti di Marinetta: non voleva aiutare la famiglia né colle dolci né colle brusche, il guadagno se lo spendeva intorno fino all'ultimo soldo, e se per miracolo faceva a sua madre l'elemosina d'un'inezia da ridere, o piuttosto da piangere, quando si era proprio coll'acqua alla gola, pareva che tirasse fuori l'America dal portamonete, eccoli i suoi torti! chi li negava? Nella circostanza della vestizione di Battistina, laggiù a Mondovì, un regalo alle monache bisognava farglielo — ossia, tutti dicevano che bisognava farlo per non scomparire, ché la Bricicca, dopo le batoste prese, avrebbe regalato i suoi debiti — ebbene, non si sapeva né dove mettere le mani né a che santo raccomandarsi, e lei, la signorina, impassibile, non ci fu maniera di persuaderla, al punto che Angela, si privò della poca biancheria nuova comprata pel matrimonio andato in fumo, e la spedí a sua sorella. Scatole di cipria fina per rovinarsi la faccia, stivaletti alti quasi fino al ginocchio, camicie e calze finissime di prima qualità, ogni tanto un vestito di moda, questo , i denari si trovavano sempre, ma per la casa era sempre al verde: eccoli i torti di Marinetta! in quanto al resto, non c'entrava né l'inferno né il paradiso; una figliuola fin troppo di giudizio da un pezzetto a questa parte, ché nella Pece Greca non c'era un giovinotto che piú si arrischiasse di guardarla, anzi l'accusavano d'essere superba, con delle arie da signora, giusto perché non dava confidenza a nessuno.

Dunque il parroco aveva preso un violino per un pulpito, ma sulle mura di Santa Chiara, oppure sulla strada di Circonvallazione o in via Minerva, fuori di porta Pila, Marinetta e Pollino Gabitto se la passeggiavano insieme tutti i giorni e cosa si dicessero lo sapevano essi soli. Non trovando l'impiego, un'occupazione Pollino bisognava bene che l'avesse, già seccato abbastanza di camminare dietro la musica coi barabba e di girare pei Tribunali, e questa di passeggiare con Marinetta era l'occupazione che faceva per lui, tanto piú che essa nel dimostrargli molto bene d'avergli perdonato, un franchetto pei sigari se lo lasciava sgraffignare volentieri, e andando a posarsi in qualche osteria fuori di mano o in campagna, era lei che pagava. Resta a vedersi se dal canto suo non fosse altro che un capriccio provvisorio e per Pollino una piccola speculazione in mancanza di meglio; la verità è che già dai primi appuntamenti, dopo rinnovata l'amicizia ed essersi accorti che a discorrere di Manassola e del Camillo Ramò, alla lunga non c'era sugo, si erano messi sopra un altro paio di ruote, e per burla o per davvero, camminavano a grande velocità, piú del vapore.

L'idea di profittarne per attaccare il cappello al chiodo, anche uno meno furbo di Pollino l'avrebbe avuta subito: prender moglie o non prenderla, gli era indifferente, ma una moglie già bene incamminata, che colla sua professione di pettinatrice nelle case primarie guadagnava quello che voleva, non si scherza, gli avrebbe accomodato le ossa dello stomaco. Difficoltà non dovevano essercene: cosa gli mancava a lui? nient'altro che la borsa piena, sfido! e senza farle torto, chi poteva pretendere di sposare, Marinetta? un milordino delle Strade Nuove coi guanti e l'occhialetto, o addirittura qualche principe? eppure con tante proteste e tante prove di volergli bene, essa cercava delle scuse e si affannava a persuaderlo che c'era tempo a pensarci, almeno finché sua madre non avesse finito di regolare i conti colla giustizia e lui non si fosse trovato un impiego stabile.

Le ragioni vere di Marinetta e del suo voglio e non voglio, Pollino non le capiva e non poteva capirle, come la Bricicca non capiva e non poteva capire chi fosse quel barcaiuolo a spasso, un bel giovinotto quadro come un sacripante, che Pellegra e altre persone venivano a riferirle in aria di mistero d'aver visto a braccetto con sua figlia, qua e sotto gli alberi, dove non erano disturbati dal troppo transito. Pazienza un signore, ma un barcaiuolo non entrava proprio niente nei suoi calcoli, e pareva che questi zelanti avessero presa l'imbeccata dal parroco per metterle delle pulci nelle orecchie, massimamente Pellegra, che oltre essere diventata intrattabile dopo la partenza del signor Costante, certe frecciate perfide all'indirizzo di Marinetta non le risparmiava, nemmeno se c'era Angela presente e borbottando da sé i gloriapatri della scimmia, spiegazioni non voleva darne di nessuna specie.

Una mattina la Bricicca, nello scendere dall'avvocato Raibetta, la trovò nel portico, Pellegra, ai piedi della scala, in confabulazione segreta con quella signora grassa, la vedova del ministro, che come aveva detto il giovine di scagno, doveva guadagnare la celebre causa contro la regina d'Inghilterra. Vide che discorrevano molto riscaldate tutte due, e tirò via subito, da persona educata, perché non l'accusassero di stare a sentire i fatti degli altri, fermandosi però sulla piazza ad aspettare Pellegra, colla curiosità in corpo di sapere da che santo era stata aiutata per conoscere una signora cosí d'alto bordo4. Le piovevano a lei simili fortune! chi sa che pasticci ingarbugliava, capacissima di prepararsi colla sua politica una vignetta da sfruttare tutte le settimane, se pure non aveva già cominciato a goderne; a buon conto, si era guardata bene dal parlarne, per la paura che gli altri venissero a pescare nella sua cisterna.

La conversazione non finiva piú. E aspetta un quarto d'ora, e aspetta una mezz'ora, finalmente Pellegra uscí fuori dal portico, ma piú nera d'un temporale, e alle prime domande della Bricicca, scoppiò: anche la spia le facevano, adesso? Sarebbe stato assai meglio farla alle signorine che andavano a pettinare i sassi nella strada di Circonvallazione e le teste d'asino in certe camere mobigliate di via Fieschi! si voleva sapere chi era quella signora, grassa? peccato che non ci fosse il Costante, avrebbe potuto dirlo lui chi era! e se la Bricicca ci teneva proprio a saperlo, perché non lo domandava a sua figlia Marinetta?

Taroccando sempre su questo piede, entrò dal liquorista in Piazza Nuova e si fece dare un cicchetto, il terzo o quarto della mattinata. — Nessuno meglio informato di Marinetta, se avesse voluto parlare, ma non importa: Pellegra era pronta a soddisfarla pienamente la Bricicca, tanto il ghiaccio l'aveva già rotto e le magagne dovevano venire a galla, e i miracoli di quella signora glieli diceva lei, anzi no, per essere creduta glieli faceva dire da un'altra persona qualunque: ecco: il padrone del negozio, presente, l'aveva mai sentita nominare la signora Barbara di via Fieschi?

Il padrone del negozio non l'aveva mai sentita nominare al mondo e si strinse nelle spalle, ma un cittadiniere, entrato in discorso, domandò se per combinazione si trattava di una signora Barbara famigerata, quella grassa, coi baffi a uso granatiere, che sulla finestra del suo alloggio al primo piano, teneva un pappagallo bianco a cresta gialla, che a Genova non ce n'era altri, fuori che nella gabbia dei giardinetti all'Acquasola, e quando intese che si trattava della stessa, non si fece pregare per applicarle il titolo vero che le spettava; giorno e notte un porto di mare la sua casa, e lo sapeva lui per la gente che le posava davanti. Pellegra si voltò verso la Bricicca in aria di trionfo, ma non aggiunse nulla; buttò sul banco i cinque centesimi del suo cicchetto, e via, senza direasinobestia.

Pigliò un passo cosí svelto e risoluto da far capire che non voleva piú essere seccata e a casa sapeva andarci da sé, altro che invece di voltare da San Donato e su per lo stradone di Sant'Agostino prendere per la Pece Greca, tirò verso i Sellai e la salita del Fondaco. — Spiegare perché era tanto indragata contro il signor Costante, la signora Barbara, e mettiamoci pure Marinetta, è un poco difficile, ma due parole bastano: la possedeva o non la possedeva una figlia anche lei, giovine e fresca come una brocca di gelsomino, che senza la disgrazia di quell'occhio bisbetico, non scompariva rimpetto a tante e tante portate in trionfo?

Questa sua figlia, Carlotta, grande fortuna non l'aveva avuta di sicuro, dal giorno che il signor Costante, promettendo di trovarle piú tardi qualche cosa di meglio, l'aveva impiegata per serva d'una madama ebrea che affittava stanze mobigliate in via Nino Bixio, fino adesso che giusto nella salita del Fondaco, dopo aver cambiato cinquecento padroni e padrone di tutti i generi e di tutte le qualità, si trovava in casa d'un dentista imbroglione, coi denti all'asciutto, lui e la sua famiglia, per mancanza di denti da accomodare. Se essa si lamentava, possiamo immaginarcelo, e anche Pellegra, all'ultimo, nel vedere Marinetta salire su in un lampo, e sua figlia invece scendere sempre piú bassa, quando i numeri li avrebbe avuti tutti per godersi una fetta di sole, aveva perso la pazienza: pregare, supplicare, e non ottenere niente dal signor Costante, nientissimo dalla signora Barbara, che qualche obbligazione gliel'avevano, la pazienza sarebbe scappata a un santo! Si sa che circa gli scrupoli era piú forte d'una torre di ferro, e Carlotta non si ricordava neppure d'averli mai visti da lontano in quella mescolanza di gente dove viveva da mesi e mesi, teatranti, levatrici, fotografi misteriosi, tutta roba che era un'ira di Dio, in certe strade da doverci passare col parapioggia aperto, ché andando in su, una porta e l'altra no era bollata e venendo in giù lo erano tutte.

Ma dei motivi che a Pellegra le avevano fatto girare l'anima, la Bricicca non se ne occupava, rimasta peggio d'un cane bastonato dopo quanto aveva inteso sul conto di Marinetta e di quella che chiamavano la signora Barbara; tutte invenzioni, tutte malignità, che a crederle mezzo minuto ci si rimetteva quel poco olio della mente, ma andata in via Fieschi per levarsi la curiosità, il pappagallo bianco sulla finestra lo vide anche lei! Non si scappa: se questa signora era davvero quella che dicevano e Marinetta aveva relazione con essa, altro che frittata! Corse a casa, decisa di prendere sua figlia pel collo appena le capitava nei piedi, obbligarla a confessare e poi tirargli il collo come a una gallina, perché l'onore in commercio non ci si mette né per oro né per argento, massime quando si ha il coraggio di lasciare la propria famiglia nella peste! Questo non poteva perdonarle: il cattivo cuore; a tutto c'è sempre rimedio, il guasto, per guasto che sia, si può sempre riparare o coprirlo alla meglio, ma se il sangue non parla oppure si hanno le orecchie imbottite e gli si fa il sordo, siamo lesti, padre Pero! a cosa serve l'accomodamento? tanto vale un cerotto sopra una gamba di legno!

Tirare il collo a una gallina, purché la gallina ci sia, niente di piú facile, però Marinetta a quell'ora in casa non c'era, naturale, cosí sua madre non poté tirarglielo. Ci fosse anche stata, fino dagli anni delle scarpette rosse era riuscita a imporsi, sapeva tanto bene farsi temere da sua madre, e occorrendo mettersela sotto i piedi, che la Bricicca davanti a lei avrebbe abbassato le ali, umilissima serva, come infatti le abbassò piú tardi, quando la vide tornare, e invece di prenderla pel collo non si arrischiò di dirle una parola per paura di scontrarla. Toccò alla povera Angela, che nel suo stato non aveva certo bisogno di scosse, asciugarsi la burrasca, ossia lamenti e furie, invece di sua sorella, ma per fortuna l'indomani mattina, fatti bene i suoi conti sulle dita, Pellegra venne dalla Bricicca a scusarsi d'aver avuto la lingua troppo lunga in un momento di rabbia, e a giurare sull'anima dei suoi morti che in quanto a Marinetta e al signor Costante li aveva accusati a torto per isbaglio, senza sapere quello che dicesse; tante volte una ora grigia l'imbrocchiamo tutti, si ha la testa a caccia, e non si misurano abbastanza le parole. Circa la signora Barbara di via Fieschi, era un altro affare: di quello che aveva detto non cambiava un ette, ma la signora Barbara alla Bricicca doveva importargliene come del santo della settimana passata, ché non la conosceva neppure o se la conosceva di vista, grazie al cielo aveva con lei niente da spartire né per la pace né per la guerra.

Questa filastrocca la sgomitolava su in casa, mentre Angela era abbasso a vendere nel portichetto gli ultimi fichi e le prime castagne. Un'altra, nei panni della Bricicca, non si sarebbe contentata di così poco, avrebbe preteso da Pellegra qualche spiegazione piú chiara o almeno delle scuse non tanto posticcie, che sembravano foglie di vigna messe in fretta sulla tavola per coprire un empiastro; è vero però che il discorso fu interrotto dall'arrivo di Marinetta, capitata all'improvviso: le doleva la testa e voleva buttarsi un momento sul letto.

Già da otto o nove giorni non pareva piú lei, colla faccia piena di lenticchie e la pelle gialla e tirata, cogli occhi infossati nel mezzo di due ruote pavonazze, larghe come le ruote d'un carro, essa ch'era sempre stata il ritratto della salute. A sua madre, che si era subito accorta del cambiamento e tutte le mattine e tutte le sere altro non le raccomandava che d'aversi riguardo, scrollava le spalle; ma intanto aveva addosso una malinconia grande, una specie di paura e di scoraggiamento, che non poteva nascondere per quanti sforzi facesse; se le domandavano cosa si sentiva, rispondeva sempre lo stesso: niente — tale quale come sul finire dell'inverno, quando l'aveva presa la frenesia di scappare a Manassola; con questa piccola differenza, che allora s'era sbagliata in pieno nella sua fissazione, e adesso non c'era piú da dubitarne.

Oggi o domani avrebbe dovuto aspettarsela l'improvvisata e pigliare il vento come veniva, ché quando si è in barca, alle raffiche bisogna prepararcisi e non era essa la prima a trovarsi in quelle acque. Annegava in un bicchiere dopo che di sua volontà s'era cacciata nel mezzo del mare, notte e giorno non aveva piú pace, figurandosi la fine del mondo, essa che il mondo se lo metteva in saccoccia, almanaccando i progetti piú strambi per cercare un riparo. L'avvocato Raibetta, a cui si confidò, piú disperata che se avesse perso tutti i denti che aveva in bocca, da uomo pratico e positivo e pel bene che le voleva, l'unico consiglio veramente da amico glielo diede lui: andarsi a rintanare in campagna per la seconda volta, era lo stesso che appendere alla finestra i drappi sporchi, saltare il fosso e mettersi nel gran commercio addirittura senza rispetti umani, peggio che andar di notte, se le premeva non giuocarsi l'ultima carta, e di giuocarsela non gliel'avrebbe mai consigliato, neppure fosse stata col laccio al collo, per mille ragioni. Ci voleva tanto, una figliuola come lei, a cercarsi un coperchio?

Non ci voleva niente e Marinetta sapeva benissimo dove trovarlo senza lanterna, senonché prima di decidersi bisognò che l'avvocato la ragionasse per delle ore e anche in varie sedute, per levarle dalla testa la fantasia di pigliare il volo e persuaderla che maritandosi, purché scegliesse con criterio, avrebbe guadagnato il cento per cento, libero dalla ricchezza mobile. Non si diceva mica di chiudersi in un monastero dietro un'inferriata e darsi la disciplina! anzi! tutto stava nel saper scegliere l'uomo.

Siamo giusti: quanti ce n'entrava in tasca al signor avvocato Raibetta per accollarsi di queste brighe, che in definitiva non lo riguardavano né da vicino né da lontano? glielo diceva lui stesso a Marinetta, non c'entrava altro che la soddisfazione d'un'opera buona, perché se nel suo scagno era professionista e in materia d'affari non transigeva d'un centesimo, levato di , nelle cose tenere il cuore gli si allargava come l'Ospizio dei quattro venti. Oltre l'affezione quasi paterna per lei, da vecchio dilettante aveva toccato con mano che in generale, sieno pure stelle mattutine di bellezza e abbiano la migliore volontà del mondo, le genovesi assolutamente non sono fatte per far carriera né a Genova né fuori, differenti in questo dalle milanesi e dalle piemontesi; non conoscono l'arte, e prima d'un anno precipitano a rompicollo e si perdono in un collegio di quarta classe, col bollo del governo. Lui parlava chiaro, senza giri e rigiri: se hanno la vocazione, e anche da noi ce n'è tantissime che l'hanno, non riescono bene che nel contrabbando onesto, che non nell'occhio e aiuta a far camminare la baracca, sotto il coperchio d'un marito che non ci vede o fa mostra di non vederci. Può essere un difetto, può essere un merito, secondo come si piglia, ma è cosí, e da galantuomo e da persona che a Marinetta le voleva bene sinceramente, l'avvocato non poteva darle altro consiglio.

 

 




4 "borbo" nel testo. Effettuata la correzione dopo verifica con edizione Treves 1892 [nota edizione elettronica Manuzio]






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