Per allora, non dovevano andarci
né lei né sua madre in prigione, ché, come aveva detto l'avvocato, promettendo
d'occuparsi lui di tutto quanto bisognava fare, c'era ancora l'appello e un
buon paio di mesi prima di dover pensare a mettere in ordine il fagotto.
Passato il primo momento di crepacuore, la Bricicca, che gridava e brontolava
per mestiere da una luce all'altra, in fondo poi, alle tribolazioni ci aveva
fatto il callo, se non se ne scordò della condanna, finí per pensarci il meno
possibile. Piglia tempo e camperai, diceva quel tale condannato a morte che
montando sulla forca cadde dalla scala e si ruppe una gamba; in due mesi ne
potevano succedere tante novità da cambiare la faccia del mondo, potevano
crepare d'un accidente a secco tutti i giudici, e prima che ne avessero
installato degli altri, il suo processo sarebbe rimasto sotto un palmo di
muffa, rosicchiato dai topi, e nessuno ci avrebbe piú potuto leggere dentro.
Non si scordò del tiro di
Pellegra; i giuramenti che prese di non perdonarglielo mai finché le restava in
corpo tanto fiato da dire amen, non si contano; ma cosa volete che facesse lei,
senza Pellegra? e Pellegra come avrebbe fatto a vivere senza la Bricicca, dopo
l'amicizia che c'era stata fra loro due, che se una voltava il canto per un
bisogno qualunque, l'altra le correva dietro, e giorno e notte avevano sempre
da cercarsi per combinare insieme la maniera di tirare il diavolo per la coda?
Ci fu benissimo una burrasca, e anche piú d'una, con gragnuola, lampi e saette,
che se non arrivarono a cacciarsi i diti negli occhi, possono ringraziare
Angela d'essersi intromessa, debole come era, a spartirle colla forza delle sue
braccia, e santa Lucia d'averle protette tutte tre; poi una mattina tornò il
tempo bello, e amiche di nuovo, amiche inseparabili piú di prima, come se
niente fosse stato.
Due punti si stabilirono nel
patto della riconciliazione: che Pellegra le avrebbe fatto trovare alla
Bricicca i pochi soldi necessari per rimettere su nel portichetto il banchino
di verdura, e si sarebbe impegnata a persuadere il signor Costante di far la
pace e d'aiutarla a tirare avanti, dopo che essa in Tribunale, sopportando
quello che aveva sopportato, si era tenuta dal rovinarlo; perfino le bestie lo
riconoscono il debito della gratitudine!
Bene o male, la botteghetta si
poté impiantare una seconda volta, ma circa il signor Costante, manco per
ombra: fece rispondere che alla Francisca le perdonava e non aveva piú niente
con lei, solo era di partenza per le vendemmie in Piemonte, e quando fosse
tornato, verso i Santi, l'avrebbero visto. Ecco la gratitudine! chi era nella
bagna per causa sua, ci restasse con comodo fino ai Santi, lui se ne andava in
Piemonte, nei suoi stabili, a tagliar l'uva come un signore. Infatti, il giorno
dopo Pellegra disse d'averlo incontrato che marciava in carrozza verso la
stazione, carico di sacchi da notte; non pareva niente soddisfatta neppur essa
di questa partenza, e non volle spiegarsi, per quanto Angela e sua madre le
domandassero, quasi indovinandolo dai suoi gesti, se anche lei col signor
Costante l'aveva rotta.
Non sarebbe mica cascato il
mondo, in fine dei conti! Da parte sua, Angela ne ringraziava il Signore come
d'un benefizio speciale: con certa gente senza timore dì Dio era meglio il
rotto dell'intiero per non doverci rimettere la salute dell'anima, prima, poi
quella del corpo; ma Angela sempre piú divota e sempre piú attaccata ai buchi
del confessionale, faceva da portavoce al parroco di Santa Dorotea, ch'era il
suo confessore, e nominargli il Costante Giroffo era nominargli l'Anticristo.
Si mischiava un poco troppo negli affari degli altri il parroco reverendo,
aveva le sue informazioni, non si sa da chi, e trovava a ridire su tutto, ora
per un motivo, ora per un altro, tutte le volte che la Bricicca gli capitava in
sacristia a tastargli il polso. Ultimamente, prima di consegnarle mezzo franco,
che pareva le consegnasse la reliquia del Santo Sepolcro, l'aveva tirata in un
canto, dietro un armadio, per non farsi sentire dagli altri preti, e con un
tono di voce da non dare tempo alla risposta, fulminandola cogli occhi, le
aveva stappato ben bene le orecchie a proposito di Marinetta, che secondo lui,
era sulla strada della perdizione in questa vita e dell'inferno nell'altra.
I preti, già, vedono il diavolo
dappertutto, chi non sente una dozzina di messe al giorno e non va a tutte le
novene che si fanno, e tridui e rosari e benedizioni, è un'anima persa, per cui
l'intemerata di quel sant'uomo non le toccò nemmeno la pelle alla Bricicca. Se
l'avesse lasciata parlare, invece d'inspiritarla per piú di un'ora e di
affibbiarle tutta la colpa, glieli avrebbe spiegati lei per la prima i torti di
Marinetta: non voleva aiutare la famiglia né colle dolci né colle brusche, il
guadagno se lo spendeva intorno fino all'ultimo soldo, e se per miracolo faceva
a sua madre l'elemosina d'un'inezia da ridere, o piuttosto da piangere, quando
si era proprio coll'acqua alla gola, pareva che tirasse fuori l'America dal
portamonete, eccoli i suoi torti! chi li negava? Nella circostanza della
vestizione di Battistina, laggiù a Mondovì, un regalo alle monache bisognava
farglielo — ossia, tutti dicevano che bisognava farlo per non scomparire, ché
la Bricicca, dopo le batoste prese, avrebbe regalato i suoi debiti — ebbene,
non si sapeva né dove mettere le mani né a che santo raccomandarsi, e lei, la
signorina, impassibile, non ci fu maniera di persuaderla, al punto che Angela,
si privò della poca biancheria nuova comprata pel matrimonio andato in fumo, e
la spedí a sua sorella. Scatole di cipria fina per rovinarsi la faccia,
stivaletti alti quasi fino al ginocchio, camicie e calze finissime di prima
qualità, ogni tanto un vestito di moda, questo sí, i denari si trovavano
sempre, ma per la casa era sempre al verde: eccoli i torti di Marinetta! in
quanto al resto, non c'entrava né l'inferno né il paradiso; una figliuola fin
troppo di giudizio da un pezzetto a questa parte, ché nella Pece Greca non c'era
un giovinotto che piú si arrischiasse di guardarla, anzi l'accusavano d'essere
superba, con delle arie da signora, giusto perché non dava confidenza a
nessuno.
Dunque il parroco aveva preso un
violino per un pulpito, ma sulle mura di Santa Chiara, oppure sulla strada di
Circonvallazione o in via Minerva, fuori di porta Pila, Marinetta e Pollino
Gabitto se la passeggiavano insieme tutti i giorni e cosa si dicessero lo
sapevano essi soli. Non trovando l'impiego, un'occupazione Pollino bisognava
bene che l'avesse, già seccato abbastanza di camminare dietro la musica coi
barabba e di girare pei Tribunali, e questa di passeggiare con Marinetta era
l'occupazione che faceva per lui, tanto piú che essa nel dimostrargli molto
bene d'avergli perdonato, un franchetto pei sigari se lo lasciava sgraffignare
volentieri, e andando a posarsi in qualche osteria fuori di mano o in campagna,
era lei che pagava. Resta a vedersi se dal canto suo non fosse altro che un
capriccio provvisorio e per Pollino una piccola speculazione in mancanza di
meglio; la verità è che già dai primi appuntamenti, dopo rinnovata l'amicizia
ed essersi accorti che a discorrere di Manassola e del Camillo Ramò, alla lunga
non c'era sugo, si erano messi sopra un altro paio di ruote, e per burla o per davvero,
camminavano a grande velocità, piú del vapore.
L'idea di profittarne per
attaccare il cappello al chiodo, anche uno meno furbo di Pollino l'avrebbe
avuta subito: prender moglie o non prenderla, gli era indifferente, ma una
moglie già bene incamminata, che colla sua professione di pettinatrice nelle
case primarie guadagnava quello che voleva, non si scherza, gli avrebbe
accomodato le ossa dello stomaco. Difficoltà non dovevano essercene: cosa gli
mancava a lui? nient'altro che la borsa piena, sfido! e senza farle torto, chi
poteva pretendere di sposare, Marinetta? un milordino delle Strade Nuove coi
guanti e l'occhialetto, o addirittura qualche principe? eppure con tante
proteste e tante prove di volergli bene, essa cercava delle scuse e si affannava
a persuaderlo che c'era tempo a pensarci, almeno finché sua madre non avesse
finito di regolare i conti colla giustizia e lui non si fosse trovato un
impiego stabile.
Le ragioni vere di Marinetta e
del suo voglio e non voglio, Pollino non le capiva e non poteva capirle, come
la Bricicca non capiva e non poteva capire chi fosse quel barcaiuolo a spasso,
un bel giovinotto quadro come un sacripante, che Pellegra e altre persone
venivano a riferirle in aria di mistero d'aver visto a braccetto con sua
figlia, qua e là sotto gli alberi, dove non erano disturbati dal troppo
transito. Pazienza un signore, ma un barcaiuolo non entrava proprio niente nei
suoi calcoli, e pareva che questi zelanti avessero presa l'imbeccata dal
parroco per metterle delle pulci nelle orecchie, massimamente Pellegra, che
oltre essere diventata intrattabile dopo la partenza del signor Costante, certe
frecciate perfide all'indirizzo di Marinetta non le risparmiava, nemmeno se
c'era Angela presente e borbottando da sé i gloriapatri della scimmia,
spiegazioni non voleva darne di nessuna specie.
Una mattina la Bricicca, nello
scendere dall'avvocato Raibetta, la trovò nel portico, Pellegra, ai piedi della
scala, in confabulazione segreta con quella signora grassa, la vedova del
ministro, che come aveva detto il giovine di scagno, doveva guadagnare la
celebre causa contro la regina d'Inghilterra. Vide che discorrevano molto
riscaldate tutte due, e tirò via subito, da persona educata, perché non
l'accusassero di stare a sentire i fatti degli altri, fermandosi però sulla
piazza ad aspettare Pellegra, colla curiosità in corpo di sapere da che santo
era stata aiutata per conoscere una signora cosí d'alto bordo4. Le
piovevano a lei simili fortune! chi sa che pasticci ingarbugliava, capacissima
di prepararsi colla sua politica una vignetta da sfruttare tutte le settimane,
se pure non aveva già cominciato a goderne; a buon conto, si era guardata bene
dal parlarne, per la paura che gli altri venissero a pescare nella sua
cisterna.
La conversazione non finiva piú.
E aspetta un quarto d'ora, e aspetta una mezz'ora, finalmente Pellegra uscí
fuori dal portico, ma piú nera d'un temporale, e alle prime domande della
Bricicca, scoppiò: anche la spia le facevano, adesso? Sarebbe stato assai
meglio farla alle signorine che andavano a pettinare i sassi nella strada di
Circonvallazione e le teste d'asino in certe camere mobigliate di via Fieschi!
si voleva sapere chi era quella signora, grassa? peccato che non ci fosse il
Costante, avrebbe potuto dirlo lui chi era! e se la Bricicca ci teneva proprio
a saperlo, perché non lo domandava a sua figlia Marinetta?
Taroccando sempre su questo
piede, entrò dal liquorista in Piazza Nuova e si fece dare un cicchetto, il
terzo o quarto della mattinata. — Nessuno meglio informato di Marinetta, se
avesse voluto parlare, ma non importa: Pellegra era pronta a soddisfarla
pienamente la Bricicca, tanto il ghiaccio l'aveva già rotto e le magagne
dovevano venire a galla, e i miracoli di quella signora glieli diceva lei, anzi
no, per essere creduta glieli faceva dire da un'altra persona qualunque: ecco:
il padrone del negozio, lí presente, l'aveva mai sentita nominare la signora
Barbara di via Fieschi?
Il padrone del negozio non
l'aveva mai sentita nominare al mondo e si strinse nelle spalle, ma un
cittadiniere, entrato in discorso, domandò se per combinazione si trattava di
una signora Barbara famigerata, quella grassa, coi baffi a uso granatiere, che
sulla finestra del suo alloggio al primo piano, teneva un pappagallo bianco a
cresta gialla, che a Genova non ce n'era altri, fuori che nella gabbia dei
giardinetti all'Acquasola, e quando intese che si trattava della stessa, non si
fece pregare per applicarle il titolo vero che le spettava; giorno e notte un
porto di mare la sua casa, e lo sapeva lui per la gente che le posava davanti.
Pellegra si voltò verso la Bricicca in aria di trionfo, ma non aggiunse nulla;
buttò sul banco i cinque centesimi del suo cicchetto, e via, senza dire né
asino né bestia.
Pigliò un passo cosí svelto e
risoluto da far capire che non voleva piú essere seccata e a casa sapeva
andarci da sé, altro che invece di voltare da San Donato e su per lo stradone
di Sant'Agostino prendere per la Pece Greca, tirò verso i Sellai e la salita
del Fondaco. — Spiegare perché era tanto indragata contro il signor Costante,
la signora Barbara, e mettiamoci pure Marinetta, è un poco difficile, ma due
parole bastano: la possedeva o non la possedeva una figlia anche lei, giovine e
fresca come una brocca di gelsomino, che senza la disgrazia di quell'occhio
bisbetico, non scompariva rimpetto a tante e tante portate in trionfo?
Questa sua figlia, Carlotta,
grande fortuna non l'aveva avuta di sicuro, dal giorno che il signor Costante,
promettendo di trovarle piú tardi qualche cosa di meglio, l'aveva impiegata per
serva d'una madama ebrea che affittava stanze mobigliate in via Nino Bixio,
fino adesso che giusto nella salita del Fondaco, dopo aver cambiato cinquecento
padroni e padrone di tutti i generi e di tutte le qualità, si trovava in casa
d'un dentista imbroglione, coi denti all'asciutto, lui e la sua famiglia, per
mancanza di denti da accomodare. Se essa si lamentava, possiamo immaginarcelo,
e anche Pellegra, all'ultimo, nel vedere Marinetta salire su in un lampo, e sua
figlia invece scendere sempre piú bassa, quando i numeri li avrebbe avuti tutti
per godersi una fetta di sole, aveva perso la pazienza: pregare, supplicare, e
non ottenere niente dal signor Costante, nientissimo dalla signora Barbara, che
qualche obbligazione gliel'avevano, la pazienza sarebbe scappata a un santo! Si
sa che circa gli scrupoli era piú forte d'una torre di ferro, e Carlotta non si
ricordava neppure d'averli mai visti da lontano in quella mescolanza di gente
dove viveva da mesi e mesi, teatranti, levatrici, fotografi misteriosi, tutta
roba che era un'ira di Dio, in certe strade da doverci passare col parapioggia
aperto, ché andando in su, una porta sí e l'altra no era bollata e venendo in
giù lo erano tutte.
Ma dei motivi che a Pellegra le
avevano fatto girare l'anima, la Bricicca non se ne occupava, rimasta peggio
d'un cane bastonato dopo quanto aveva inteso sul conto di Marinetta e di quella
che chiamavano la signora Barbara; tutte invenzioni, tutte malignità, che a
crederle mezzo minuto ci si rimetteva quel poco olio della mente, ma andata in
via Fieschi per levarsi la curiosità, il pappagallo bianco sulla finestra lo
vide anche lei! Non si scappa: se questa signora era davvero quella che
dicevano e Marinetta aveva relazione con essa, altro che frittata! Corse a
casa, decisa di prendere sua figlia pel collo appena le capitava nei piedi,
obbligarla a confessare e poi tirargli il collo come a una gallina, perché
l'onore in commercio non ci si mette né per oro né per argento, massime quando
si ha il coraggio di lasciare la propria famiglia nella peste! Questo non
poteva perdonarle: il cattivo cuore; a tutto c'è sempre rimedio, il guasto, per
guasto che sia, si può sempre riparare o coprirlo alla meglio, ma se il sangue
non parla oppure si hanno le orecchie imbottite e gli si fa il sordo, siamo
lesti, padre Pero! a cosa serve l'accomodamento? tanto vale un cerotto sopra
una gamba di legno!
Tirare il collo a una gallina,
purché la gallina ci sia, niente di piú facile, però Marinetta a quell'ora in
casa non c'era, naturale, cosí sua madre non poté tirarglielo. Ci fosse anche
stata, fino dagli anni delle scarpette rosse era riuscita a imporsi, sapeva
tanto bene farsi temere da sua madre, e occorrendo mettersela sotto i piedi,
che la Bricicca davanti a lei avrebbe abbassato le ali, umilissima serva, come
infatti le abbassò piú tardi, quando la vide tornare, e invece di prenderla pel
collo non si arrischiò di dirle una parola per paura di scontrarla. Toccò alla
povera Angela, che nel suo stato non aveva certo bisogno di scosse, asciugarsi
la burrasca, ossia lamenti e furie, invece di sua sorella, ma per fortuna
l'indomani mattina, fatti bene i suoi conti sulle dita, Pellegra venne dalla
Bricicca a scusarsi d'aver avuto la lingua troppo lunga in un momento di
rabbia, e a giurare sull'anima dei suoi morti che in quanto a Marinetta e al
signor Costante li aveva accusati a torto per isbaglio, senza sapere quello che
dicesse; tante volte una ora grigia l'imbrocchiamo tutti, si ha la testa a
caccia, e non si misurano abbastanza le parole. Circa la signora Barbara di via
Fieschi, era un altro affare: di quello che aveva detto non cambiava un ette,
ma la signora Barbara alla Bricicca doveva importargliene come del santo della
settimana passata, ché non la conosceva neppure o se la conosceva di vista,
grazie al cielo aveva con lei niente da spartire né per la pace né per la
guerra.
Questa filastrocca la
sgomitolava su in casa, mentre Angela era abbasso a vendere nel portichetto gli
ultimi fichi e le prime castagne. Un'altra, nei panni della Bricicca, non si
sarebbe contentata di così poco, avrebbe preteso da Pellegra qualche
spiegazione piú chiara o almeno delle scuse non tanto posticcie, che sembravano
foglie di vigna messe lí in fretta sulla tavola per coprire un empiastro; è
vero però che il discorso fu interrotto dall'arrivo di Marinetta, capitata
all'improvviso: le doleva la testa e voleva buttarsi un momento sul letto.
Già da otto o nove giorni non
pareva piú lei, colla faccia piena di lenticchie e la pelle gialla e tirata,
cogli occhi infossati nel mezzo di due ruote pavonazze, larghe come le ruote
d'un carro, essa ch'era sempre stata il ritratto della salute. A sua madre, che
si era subito accorta del cambiamento e tutte le mattine e tutte le sere altro
non le raccomandava che d'aversi riguardo, scrollava le spalle; ma intanto
aveva addosso una malinconia grande, una specie di paura e di scoraggiamento,
che non poteva nascondere per quanti sforzi facesse; se le domandavano cosa si
sentiva, rispondeva sempre lo stesso: niente — tale quale come sul finire
dell'inverno, quando l'aveva presa la frenesia di scappare a Manassola; con
questa piccola differenza, che allora s'era sbagliata in pieno nella sua
fissazione, e adesso non c'era piú da dubitarne.
Oggi o domani avrebbe dovuto
aspettarsela l'improvvisata e pigliare il vento come veniva, ché quando si è in
barca, alle raffiche bisogna prepararcisi e non era essa la prima a trovarsi in
quelle acque. Annegava in un bicchiere dopo che di sua volontà s'era cacciata
nel mezzo del mare, notte e giorno non aveva piú pace, figurandosi la fine del
mondo, essa che il mondo se lo metteva in saccoccia, almanaccando i progetti
piú strambi per cercare un riparo. L'avvocato Raibetta, a cui si confidò, piú
disperata che se avesse perso tutti i denti che aveva in bocca, da uomo pratico
e positivo e pel bene che le voleva, l'unico consiglio veramente da amico
glielo diede lui: andarsi a rintanare in campagna per la seconda volta, era lo
stesso che appendere alla finestra i drappi sporchi, saltare il fosso e
mettersi nel gran commercio addirittura senza rispetti umani, peggio che andar
di notte, se le premeva non giuocarsi l'ultima carta, e di giuocarsela non
gliel'avrebbe mai consigliato, neppure fosse stata col laccio al collo, per
mille ragioni. Ci voleva tanto, una figliuola come lei, a cercarsi un
coperchio?
Non ci voleva niente e Marinetta
sapeva benissimo dove trovarlo senza lanterna, senonché prima di decidersi
bisognò che l'avvocato la ragionasse per delle ore e anche in varie sedute, per
levarle dalla testa la fantasia di pigliare il volo e persuaderla che
maritandosi, purché scegliesse con criterio, avrebbe guadagnato il cento per
cento, libero dalla ricchezza mobile. Non si diceva mica di chiudersi in un
monastero dietro un'inferriata e darsi la disciplina! anzi! tutto stava nel
saper scegliere l'uomo.
Siamo giusti: quanti ce
n'entrava in tasca al signor avvocato Raibetta per accollarsi di queste brighe,
che in definitiva non lo riguardavano né da vicino né da lontano? glielo diceva
lui stesso a Marinetta, non c'entrava altro che la soddisfazione d'un'opera
buona, perché se nel suo scagno era professionista e in materia d'affari non
transigeva d'un centesimo, levato di lí, nelle cose tenere il cuore gli si
allargava come l'Ospizio dei quattro venti. Oltre l'affezione quasi paterna per
lei, da vecchio dilettante aveva toccato con mano che in generale, sieno pure
stelle mattutine di bellezza e abbiano la migliore volontà del mondo, le
genovesi assolutamente non sono fatte per far carriera né a Genova né fuori,
differenti in questo dalle milanesi e dalle piemontesi; non conoscono l'arte, e
prima d'un anno precipitano a rompicollo e si perdono in un collegio di quarta
classe, col bollo del governo. Lui parlava chiaro, senza giri e rigiri: se
hanno la vocazione, e anche da noi ce n'è tantissime che l'hanno, non riescono
bene che nel contrabbando onesto, che non dà nell'occhio e aiuta a far
camminare la baracca, sotto il coperchio d'un marito che non ci vede o fa
mostra di non vederci. Può essere un difetto, può essere un merito, secondo
come si piglia, ma è cosí, e da galantuomo e da persona che a Marinetta le
voleva bene sinceramente, l'avvocato non poteva darle altro consiglio.
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