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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena)
La bocca del lupo

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XXV

 

Nella Pece Greca la chiesetta dell'Angelo Custode, dove una volta era impiantata una confraternita, da anni e anni era chiusa e cadeva a pezzi, diventata un magazzino di legnami. A chi sia venuto in mente pel primo di comprarla, ristorarla e riaprirla, non si saprebbe dire; ma i bottegai della Pece Greca e piú di tutti i tintori, che ce n'è dei grossi, l'avevano già da molto tempo questo chiodo nella testa, per l'ambizione di rimettere in piedi la loro antica confraternita e non scomparire davanti ai materassai del vicolo della Capra, che il loro oratorio l'avevano sempre tenuto aperto; fatto sta che a furia di lotterie, elemosine e sottoscrizioni, malgrado la guerra, accanita del parroco di Santa Dorotea, che a un altro contraltare in parrocchia non sapeva adattarcisi, finalmente un bel giorno ci riuscirono.

Sgombrato l'oratorio, ristorato, dipinto, messo a nuovo, fu un gaudio nella Pece Greca, piú che se il governo avesse fatto il miracolo di levare le tasse o tutti avessero vinto un terno secco di centomila franchi, la sera del primo ottobre, vigilia della festa degli Angeli Custodi e vigilia dell'apertura solenne con messa cantata, musica e panegirico. Nel vicolo principale, quello lungo e dritto che scende giú verso la Capra, tanti archi di lanternette a colori, illuminate le finestre fin sotto i tetti, illuminate le botteghe dentro e fuori, che pareva di giorno; sulla piazzetta, dove suonava la banda della società cattolica di Santa Zita, i muri apparati tutto intorno, fra una torcia e l'altra, con magnifici festoni di tela bianca e rossa. Era venuta mezza Genova, una folla strepitosa che stentava a muoversi in uno spazio cosí piccolo, e accalcandosi sempre piú, certi momenti non poteva andare né avanti né indietro, e gridava e seguitava a spingersi, un poco per necessità, un poco per divertimento.

Marinetta aveva voluto uscire insieme alla Rapallina, e Angela stava sopra a guardare lo spettacolo dalla finestra, dopo aver acceso anch'essa quattro lumini a olio nei cartocci dipinti; la Bricicca e Pellegra erano abbasso nel portico con altre donne a sentire la musica, che per essere dei paolotti suonava veramente bene ed era un peccato che con tanto fracasso non si potesse godere a piacimento, quando in un momento di calma, dopo che la banda aveva già terminato la seconda o terza suonata, all'improvviso intesero una voce nel mezzo della piazza: «l'inno!» poi un'altra, poi altre di qua e di : «l'inno!» poi cinquanta voci tutte insieme che non finivano piú di gridare «l'inno! l'inno! l'inno!». Erano i giovinotti delle società liberali, che domandavano l'inno di Garibaldi per fare dispetto ai suonatori della banda paolotta, e la banda paolotta avrebbe potuto suonarglielo per contentarli e farla finita; invece, come se niente fosse, attaccò un altro pezzo. Allora fischi e applausi che subissavano, secondo il gusto di quelli che volevano l'inno e quelli che non lo volevano, fischi, applausi, vituperi, urtoni, una confusione generale un serra-serra di chi voleva scappare o farsi avanti; le donne coi bambini in braccio, che strillavano cercando di levarsi da quel parapiglia, gli uomini che volevano tenerle perché non succedesse peggio e non restassero schiacciate dalla folla. «Abbasso i paolotti! abbasso i paolotti!» non si sentiva piú altro, e laggiù vicino alla musica qualche baruffa dev'esserci stata e delle botte in grande, almeno a giudicarne dalla maniera come si urtavano cattolici e liberali gridando tutti insieme, e qualche disgrazia seria sarebbe capitata, se in fretta non venivano le guardie di pubblica sicurezza e i carabinieri a mettere l'ordine.

Nel suo buco, la Bricicca non aveva nulla da temere, ché a chiudere la porta avrebbe fatto presto e a rifugiarsi in casa, ma la sua paura era per Marinetta mischiata certamente in quel trambusto, lei e la Rapallina che cercavano il male come i medici, sempre pronte a ficcarsi senza giudizio dove c'erano delle novità; e non voleva muoversi per aspettarla, e alle persone di conoscenza che le passavano davanti, domandava se l'avevano vista. In mezzo a tanta confusione si può capire che risposte a sproposito le toccavano: chi l'aveva vista a due passi un minuto prima, chi egualmente un minuto prima l'aveva vista in lontananza verso il vicolo della Capra; ma i piú non ne sapevano niente, quand'ecco il tumulto, che sembrava quasi cessato, ricominciare piú forte, non si sa perché. Pare impossibile, non avevano trovato altro posto che la Pece Greca per venire a combattere e levarsi la pelle e spaventare tanta popolazione a motivo dell'inno? E tutt'a un tratto scappa scappa, musicanti e non musicanti, liberali e paolotti, cacciarsi in mezzo alla gente come anime perse, non badando a nessuno, facendosi largo a qualunque costo; fu il momento piú brutto. Cos'era successo, Maria Santissima!? Questa volta, o donne o bambini, qualcuno restava davvero sotto i piedi o colle coste rotte! Era successo che le guardie, stanche d'usare buone maniere, avevano abbrancato parecchi di quelli che si ostinavano dippiú nella cagnara, e siccome esse non facevano distinzione, tocca a chi tocca, per non lasciarsi ammanettare se la davano tutti quanti a gambe, sguisciando tra la calca il meglio che potevano. Fortunato chi poteva imboccare un vicolo o una porta; la Bricicca non ebbe neppure il tempo di vedere nel muso un tocco d'uomo che si precipitò dentro il portichetto dov'era lei con Pellegra, una bomba, una vera bomba, e sparí su per la scala in un attimo.

Com'era salito doveva scendere, ché se aveva l'idea, arrivato in cima, d'andare a passeggiare sui tetti, si sbagliava di grosso, e all'ultimo pianerottolo non trovavalucernaiofinestrino. Però stette un secolo prima di venir giú, probabilmente colla paura in corpo d'essere aspettato dalle braccia d'una guardia; e quando venne, la Bricicca rimase di cartapesta riconoscendo Pollino Gabitto, che aveva visto tante volte a Manassola e non sapeva neanche che fosse a Genova. Lui pure restò mezzo confuso nel trovarsi nei piedi, cosí all'improvviso, la madre di Marinetta; si salutarono, e siccome non si arrischiava ancora di mettere il naso fuori finché c'erano sulla piazza dei cappelli a due punte, fece quello che avrebbe fatto Orlando, stette dentro, e per non fare la figura del muto, raccontò che un passo dietro l'altro, s'era trovato nella Pece Greca venendo dietro alla banda per pura curiosità, se ne stava a sentire la musica fumando un sigaro, tranquillo come Battista, quando ai primi gridi un maresciallo dei carabinieri cominciò ad apostrofarlo, ch'era lui uno dei caporioni, che aveva delle cattive idee per la testa, e tante altre cose, mentre invece era innocente e innocentissimo; e poi dopo, durante la baruffa, lo stesso maresciallo aveva tentato d'agguantarlo pel colletto, solo perché cercava di spartire i litiganti, e cosí gli era toccato battersela di galoppo e svignarsela, per non andare a dormire sul tavolaccio; si vede che la sua faccia al maresciallo non gli piaceva, e lui, se l'aveva fatta a quel modo, poteva cambiarsela, forse? per fargli piacere, doveva lasciarsi mettere i ferri?

Dal suo discorso non si capiva troppo se l'avevano creduto caporione dei paolotti o dei liberali, ma a tutte le maniere i segni della battaglia li portava addosso, varie graffiature al collo, un occhio gonfio, il cappello Lobbia e la camicia e la giacchetta ridotti a pezzi, indizio che non si era contentato di pacificare e la sua parte nella rissa l'aveva avuta. Appena lo vide in quello stato, ché sul principio, all'oscuro, non se n'era accorta, la Bricicca per compassione l'invitò a salire sopra in casa sua, dove almeno si sarebbe lavato la faccia nell'acqua fresca e lei e Angela gli avrebbero dato due punti alla camicia; senza complimenti: voleva andarsene via tutto insanguinato, stracciato peggio d'un vagabondo?

Il Gabitto non ci pensava manco per ombra a uscire dalla tana e non si fece pregare. Pochi momenti dopo, quando tornò Marinetta, la prima cosa che Pellegra le disse fu della visita che l'aspettava, pigliandosi il gusto di vederla venir pallida alla notizia che quel povero giovane era caduto sul passo della porta, ferito da mettere spavento, e a fargli salire le scale c'erano voluti gli argani, tanta era la debolezza; miracolo che ci si fossero trovate lei e la Bricicca per soccorrerlo e levarlo dalla strada, altrimenti chi sa come sarebbe andata a finire! — Marinetta non volle sentir altro, scappò sopra in un lampo, mentre Pellegra, riprendendo il discorso, raccontava a un crocchio di donne quel poco che sapeva sul conto del Pollino e delle sue passeggiate colla ragazza: andavano a passeggiare insieme per dire il rosario? e chi era lui? da dove era sbucato? Poteva sbagliarsi, ma per quell'individuo la mano sul fuoco non ce l'avrebbe messa e neppure una legna verde; un barcaiuolo, schiena dritta, che se in prigione non c'era stato, l'aveva vista da vicino, e quella sera, lui e la sua combriccola non erano venuti nella Pece Greca altro che per guastare la festa cattolica, una festapeccato! — da non scordarsela piú, se l'avessero lasciata terminare come doveva terminare; urlava piú forte di tutti e per divertimento menava le mani addosso a tutti quelli che gli capitavano sotto, cattolici e non cattolici, che pareva il gigante Golia; Pellegra l'aveva riconosciuto nel mucchio, e questo bel mobile la Bricicca se lo portava su in casa a ungerlo col balsamo, e per medicarlo meglio, adesso che ci stava pure Marinetta a indorargli e inargentargli le legnate, era capace di cedergli il suo letto o quello di sua figlia!

Avesse torto o ragione, Pellegra parlava cosí a motivo dell'astio che le friggeva sempre nel cuore contro Marinetta, quantunque in faccia la trattasse coi guanti, per non giuocarsi gli incerti del mestiere. Senonché, anche dietro le spalle, era donna prudente da tenere la lingua a posto circa quello che sapeva, non volendo compromettersi, e se delle voci erano trapelate e si pronunziava pure il nome della signora Barbara, la verità è la verità, dalla sua bocca non erano partite. — Dopo una lunga palinodia sui fatti successi, quando andò via, che la piazza era quasi vuota e i lumi cominciavano a spegnersi per mancanza d'olio nei bicchierini, il Gabitto non era ancora uscito, e all'indomani mattina, salita sopra con un pretesto a battere alla porta della Bricicca, indovinò subito che per ogni buon fine aveva passato la notte in casa, tanto da dar tempo alle guardie di non ricordarsi piú dei suoi connotati.

Pazienza quella notte, il peggio fu che da allora in poi, se non ci si stabilí addirittura, la casa della Bricicca diventò il suo quartiere generale, e lui e Marinetta si può dire che non si videro piú l'uno senza dell'altro, a segno che nella Pece Greca la gente si scandalizzava, Pellegra in prima riga, per non perdere l'abitudine. Gli era girata la boccia alla Bricicca o aveva perso gli occhi per lasciare quei due ragazzi insieme a tutte le ore del giorno, in pubblico e in privato? A maritarli non poteva pensarci per tanti motivi: prima perché una figlia non si a un vagabondo piovuto dai paesi della luna, che non si sa neppure se abbia tanto da comprarsi l'acqua necessaria per lavarsi la domenica e non ha altro mestiere per le mani che di tenerle in saccoccia al caldo; secondo, perché far passare la piccola davanti alla grande, non solo non stava bene, ma per la povera Angela sarebbe stato un affronto che non si meritava dopo la disgrazia dell'abbandono infame di Giacomino; terzo, perché sul punto d'andare in catorbia, non riusciva certamente in quindici o venti giorni a improvvisare la somma che ci voleva pel corredo e per la mobiglia della stanza.

Sottosopra queste cose la Bricicca le capiva da sé, ma sperando sempre che all'ultimo momento un'anima del purgatorio venisse ad aiutarla, alla sua entrata in prigione non ci credeva; da una parte Marinetta era risoluta a sposare Pollino o a scapparsene con lui, Pollino dall'altra assicurava d'aver trovato a Banchi pel primo del mese un buonissimo impiego, senza contare le terre che diceva di possedere a Manassola, e cosí lei, un poco per forza, un poco per amore, bisognava bene che si adattasse. L'avvocato Raibetta, avendola mandata a chiamare, fu quello che la persuase del tutto e le dimostrò che una fortuna piú bella non poteva capitarle nelle acque sporche in cui navigava, che Napoleone Gabitto era un giovane onesto, di buona famiglia, come non avrebbe mai avuto la pretesa di sognarlo, essa, che senza volerla offendere, non era né la duchessa di Galliera, né la moglie di Rotescilde. Marinetta colle sue qualità si meritava il Gabitto e molto meglio del Gabitto, ma aveva tanto talento di non aspirare a nessun trionfo straordinario, e già che si volevano bene, l'unica era di sposarli presto, a vapore, senza tanti discorsi.

A vapore! Marinetta aveva premura, la bragia sotto i piedi, e il perché lo sapeva lei; senza tanti discorsi, e discorsi non se ne fecero, meno poche parole colla sorella di Pollino, la moglie del fuochista, venuta una domenica per figura. Il matrimonio rimase stabilito quasi da sé, alla piú lunga tra un mese, appena il tempo necessario pei preparativi piú urgenti e per mettere insieme a Genova e a Manassola le carte della chiesa e del municipio. La prima cosa, la piú importante, erano i denari, il mucchietto che l'avvocato le teneva in custodia, Marinetta dovette toccarlo e di dieci in dieci franchi vederselo sparire, ma se ora se ne andavano allegramente, piú tardi sarebbero tornati a casa: in quanto a questo essa era tranquilla, e sua madre non si capacitava che, malgrado l'avarizia, avesse potuto risparmiarne tanti. Incamminata a quel modo, seguitando a fare la pettinatrice e guadagnando di quelle somme, in pochi anni si comprava un palazzo! Perché rideva Pellegra? Non c'era niente da ridere: basta nascere fortunati; lei, Bricicca, in quarant'anni d'economie non sarebbe arrivata a comprarsi neppure una cassa da morto di legno bianco! E Pellegra rideva sempre: voleva dire che Marinetta non era nata colla fortuna per camicia? Lasciando da parte tutto il resto, non c'era che da paragonarla con Angela, con quella povera figlia del Signore cosí tribolata per un verso e per l'altro, piantata sul lastrico da un mascalzone, in procinto di vedersi passare avanti sua sorella piú giovane, e adesso deperita di salute, a due palmi dal cataletto! E per dirla a quattr'occhi, senza vantarsi, il Pollino Gabitto, il giorno che l'aveva incontrata, Marinetta, sulla sua strada, non poteva giurare anche lui d'avere incontrato la fortuna a braccia aperte? — Pellegra non rispondeva né no e rideva sempre.

Le sue spese di biancheria e di vestiario Marinetta le faceva in compagnia della Rapallina che non era donna da lasciarsi imbrogliare nei negozi dove metteva i piedi, e per saper scegliere la roba migliore a meno prezzo e tirare il soldo, quand'era di luna sembrava fatta apposta, purché avesse carta bianca. Fu in questa occasione che si rappacificò colla Bricicca, quantunque la Bricicca ne avesse poca voglia dopo le questioni avute, in ispecie dopo l'affare del Castigamatti e la famosa baruffa, andando e venendo tutto il giorno per casa con quell'aria di padronanza ch'era sempre stata la sua specialità, comandando a bacchetta, insegnando alla sarta, e per non perdere tempo mettendosi lei pure a tagliare e cucire. Due mesi prima, pel matrimonio della Linda col figlio d'uno spedizioniere, aveva fatto lo stesso, anzi nella Pece Greca non c'era matrimonio o ragazza della comunione di qualche importanza, senza che lei c'entrasse come direttrice dei preparativi, con grande scandalo delle persone timorate di Dio, Pellegra per esempio, che non capivano come si potesse spalancare la porta a una donna di quella risma, infarinata da capo a piedi nel peccato mortale; dopo il parrucchiere del Pontetto, messo in prigione, s'era aggiustata con un barcaiuolo, un tocco d'uomo di pelo rosso, che la mangiava viva, poi col garzone del macellaio nel vicolo della Capra, un ragazzotto col latte ancora sulle labbra, che questo se lo mangiava lei; poi uscito fuori dagli esercizi spirituali il parrucchiere, di nuovo l'amico vecchio, si sa, e cosí di divertimento in divertimento, alla barba e sotto il naso del marito. Mormoravano le cattive lingue che pel gusto di cambiare, adesso aveva posato gli occhi sul Pollino Gabitto, e il Pollino Gabitto bisogna anche dire che dal giorno che l'aveva conosciuta per mezzo di Marinetta, c'era sempre in casa; ma in quanto a questo è meglio star zitti per non correre il rischio di calunniare le persone, non essendoci niente di positivo e i maligni diventando grassi piú si contano grosse.

 

 




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